Elementi – Cocktail e Pizza Prato
Ristorante
Prato (PO), Toscana
Leggendo le statistiche demografiche del Paese, spesso si incappa in numeri e dettagli a dir poco curiosi. Un paio di questi riguardano Prato. Con quasi 195.000 abitanti, Prato è la seconda città più popolosa della Toscana, e prima del 1992, anno della creazione dell’omonima provincia, è stato il comune non capoluogo di provincia più popolato d’Italia.
Motore di questa esplosione demografica, avvenuta soprattutto a partire dall’’Ottocento, è stato lo sviluppo repentino di un importante distretto tessile, tradizione peraltro già presente sul territorio a partire dal Medioevo.
Alcuni documenti attestano infatti nel Trecento i traffici commerciali di un certo mercante di stoffe, Francesco di Marco Datini, noto alle cronache con il soprannome de Il Mercante di Prato. La sua fama si diffuse però solo nel XIX secolo, quando in una stanza segreta del suo Palazzo, fu rinvenuto un ricchissimo archivio di lettere, da alcuni considerate lettere di cambio o addirittura le prime cambiali della storia.
Di origini etrusche, Prato viene fondata nel X secolo, dall’unione di Borgo al Cornio e Castrum Prati, andando via via ad arricchire quello che è poi diventato il suo Centro Storico di preziosi capolavori, alcuni dei quali firmati da Donatello, Filippo Lippi e Botticelli.
Dati ottenuti tramite l’analisi delle recensioni sul web
Da Piazza Duomo a Prato a Piazza Maggiore a Bologna, 130 km che tracciano la “Via della lana e della seta”, un percorso trekking che tocca borghi, cime e vallate in un cammino che unisce due centri storici di grande valore. Inaugurata nel giugno del 2018, la “Via della lana e della seta” è un omaggio alle tradizionali produzioni delle due città: da una parte Bologna, per secoli capitale della seta; e dall’altra Prato, capitale del distretto della lana e del tessile. Nei dintorni di Prato si fa tappa presso gli impianti idraulici del Cavalciotto e del “Gorone” di Santa Lucia, lungo il fiume Bisenzio, un’area che di recente è diventata oggetto del progetto “Riversibility – il parco fluviale del Bisenzio” che porterà alla costituzione di una zona verde sul lungo fiume ideale per le attività all’aria aperta alle porte della città. Sul massiccio della Calvana invece, si ha la possibilità di ammirare da vicino alcuni esemplari di razza bovina “Calvana” e poco oltre, su Poggio Corolla, di cavalli allo stato brado. A Vaiano non si può non fare sosta nella bella Badia di San Salvatore, un gioiello architettonico di epoca longobarda. A Vernio è la volta della famosa Badia di Montepiano, risalente alla fine dell’anno mille e situata nei pressi del romitorio del beato Pietro. Qui, si apre infine il Parco Memoriale della linea Gotica, altra meta per appassionati di outdoor.
Con circa 60.000 volumi consultabili, auditorium-cinema, bookshop, ristorante-bistrot e teatro all’aperto, il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci è una di quelle piacevoli scoperte che si possono fare sulla direttiva Firenze-Pistoia. L’uscita è la Prato-Est, e una volta arrivati ci si ritrova in una realtà a se stante pensata e dedicata interamente al mondo dell’arte del XX e XXI secolo. A volerne la costruzione fu il Cavaliere del lavoro Enrico Pecci, che affidò il progetto all’architetto fiorentino Italo Gamberini (1907-1990), fra i maggiori protagonisti del movimento razionalista toscano. Disegni e tavole architettoniche, datati dal 1978 al 1989, sono ora conservati all’Archivio di Stato di Firenze. La visita al Centro è il segno tangibile del carattere intraprendente e dinamico di una realtà improntata all’industria come ha saputo ed è Prato, attenta alla ricerca e all’innovazione sia in ambito economico che culturale.
Inaugurato il 25 giugno 1988 sul modello polifunzionale del Centre Georges Pompidou di Parigi, il polo artistico di Pecci è stato di recente oggetto di un ampio restauro, che ha visto aggiornare gli oltre 3.000 mq di sale espositive, l’archivio e la biblioteca specializzata sull’arte e l’architettura contemporanea del CID/Arti Visive.
Dal 1975 a oggi, il Museo del Tessuto di Prato ha cambiato più volte sede, fino ad approdare definitivamente nel 2003 nell’ex cimatoria Campolmi, monumento di archeologia industriale tessile del XIX e XX secolo acquistato e restaurato dal Comune per essere riconvertito da polo produttivo a importante polo culturale della città. Costituito dal Museo del Tessuto e dalla Biblioteca Comunale Lazzerini, deve la sua fondazione all’opera di Loriano Bertini, imprenditore tessile e collezionista di arti applicate che una cinquantina di anni fa intuì la necessità di creare un luogo deputato a tramandare la storia della lunga tradizione tessile di Prato e provincia.
Il Museo del Tessuto a Prato ebbe come prima sede l’Istituto Tecnico Industriale Tullio Buzzi, dove confluì l’importante nucleo di tessuti antichi donati dal Bertini, per poi essere trasferito nel 1997 nel Palazzo Comunale. La successiva collocazione del Museo presso la ex fabbrica Campolmi conferisce un importante valore aggiunto alle collezioni, che hanno finalmente trovato la giusta corrispondenza fra contenuto e contenitore.
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