Nuraghe di Palmavera / Complesso Nuragico di Palmavera

Comune di ALGHERO

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Fra il Golfo di Alghero e quello di Porto Conte, in provincia di Sassari, si trova il nuraghe di Palmavera, ai piedi dell’omonimo promontorio. Rinvenuto a inizio Novecento, è stato oggetto di scavi solo a partire dagli anni Sessanta, divenendo in breve uno dei più importanti siti archeologici della Sardegna. Per quanto vasto, ciò che si può ammirare oggi del complesso nuragico è stato calcolato essere pari a un quarto dell’originaria superficie del villaggio, che doveva comporsi di oltre 200 abitazioni. Le circa cinquanta ancora visibili sono però sufficienti a farsi un’idea di come doveva essere la vita fra il XV e il X a.C. Fra le costruzioni più imponenti ci sono il Mastio Centrale, alto otto metri e con un diametro di dieci metri, sormontato da una caratteristica copertura a tholos, e la Capanna delle Riunioni, all’interno della quale si può osservare una sorta di “modellino” di nuraghe realizzato all’epoca. Quello in situ è in realtà una copia, mentre l’originale si trova presso il Museo Nazionale Archeologico ed Etnografico G. A. Sanna di Sassari, insieme a ceramiche e bronzi rinvenuti nelle prime campagne di scavo degli anni Sessanta. Stando a quanto raccontano reperti e stato di conservazione delle abitazioni, il villaggio fu con ogni probabilità abbandonato verso la fine dell’VIII secolo a.C. a causa di un devastante incendio, per poi rinascere in epoca punica e romana, vale a dire a partire dal III secolo a.C.

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Area Archeologica di Sant’Anastasia

Sardara, Sardegna

Sardara è forse il paese della provincia del Sud Sardegna con la più alta concentrazione di nuraghe, ognuno con caratteristiche uniche. I quattro pozzi sacri nuragici dell’area archeologica di Santa Anastasia, di cui uno solo già scavato e riemerso dal suolo, costituiscono infatti l’unico sito di tutta la Sardegna all’interno di un centro abitato. Il primo pozzo sacro fu scavato nel 1913, ed era originariamente all’interno della Chiesa di Santa Anastasia, edificio che fra l’altro è fra i più antichi di tutta l’isola. Per rendere il pozzo accessibile dall’esterno fu realizzata un’opera non da poco per l’epoca: la facciata della chiesa fu smontata e spostata di qualche metro. Il luogo vanta inoltre la certificazione Herity, vale a dire l’avallo dell’Organismo Internazionale non Governativo per la Gestione di Qualità del Patrimonio Culturale.

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Complesso Nuragico di Riu Mulinu o Cabu Abbas

Olbia, Sardegna

Dall’alto dei suoi 250 metri, Cabu Abbas era una sorta di vedetta del Golfo e il porto di Olbia. Per questo, fra il 1300 e il 1200 a.C. fu scelto questo luogo per erigere una costruzione fortificata, nota oggi come Nuraghe Riu Mulinu. La torre centrale era circondata da una possente muraglia, peculiare per gli spuntoni rocciosi inglobati lungo il perimetro.
Il nuraghe è monotorre e ha forma circolare, per circa 8 metri di diametro, e presenta una sovrapposizione di blocchi di granito. Le passate campagne di scavo hanno riportato alla luce una fossa sacrificale con frammenti di ossa bruciate e reperti ceramici, e un bronzetto che raffigura una donna con un’anfora sulla testa, tassello prezioso che ha fatto immaginare come il sito di Riu Mulinu fosse un luogo destinato al culto dell’acqua e ai riti sacri.

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Parco Archeologico Nuraghe Appiu

Villanova Monteleone, Sardegna

Sughere e lecci monumentali circondano il Parco Archeologico Nuraghe Appiu, situato
nelle campagne di Villanova Monteleone, ai piedi del Monte Cuccu, lungo la fascia costiera di Capo Marargiu e Capo Caccia. Aree naturalistiche protette che fanno da “barriera” al sito, che comprende il Nuraghe Appiu trilobato, in parte crollato ma con tre ampie stanze rimaste intatte, un villaggio di circa 200 capanne, un secondo nuraghe monotorre, una Tomba di Giganti e due dolmen di piccole dimensioni. Chi volesse prolungare la passeggiata, lungo i sentieri tracciati potrà socrgere anche i resti di
un circolo megalitico e di un tempio “a megaron”.

Pietre per affilare, macine, mortai, schegge di selce e ossidiana, falcetti in bronzo, vasellame, tegami, fusi e pesi da telaio sono solo alcuni dei reperti rinvenuti nelle capanne, che hanno permesso di attribuire a ciascun ambiente la sua originaria funzione, di bottega piuttosto che di abitazione privata, e di datare l’insediamento agli inizi dell’Età del Ferro, tra il X e IX secolo a.C.

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Altare Prenuragico Monte d’Accoddi

Sassari, Sardegna

Cosa ci fa uno ziqqurat mesopotamico in Sardegna? Di primo acchito, quando si arriva di fronte all’altare prenuragico di Monte d’Accoddi, nella campagna della Nurra, nel sassarese, è a questo che si pensa, ai molti rimandi architettonici a un modello lontano nel tempo e nello spazio che fanno di questo monumento un unicum in tutto il bacino del Mediterraneo occidentale. Molte le leggende nate attorno alle sue origini, risalenti a circa 5000 anni fa, fra cui quella che vuole l’edificio costruito da un principe-sacerdote fuggito dal Medio Oriente. Altro enigma quello della sua funzione, probabilmente religiosa: secondo alcuni studiosi si doveva trattare di un “villaggio-santuario” dedito allo svolgimento di riti legati alla fertilità.

Lungo la ‘vecchia’ statale 131, nel tratto tra Porto Torres e Sassari, appare la sua sagoma tronco-piramidale, con una lunga rampa di accesso. L’altare si erge nello stesso luogo di un precedente “Tempio Rosso”, forse distrutto da un incendio, di cui rimangono alcune tracce. Il “nuovo” tempio a gradoni è oggi circondato da un vasto villaggio nel quale si nota la “capanna dello stregone”, 1600 mq per 6 metri di altezza che si fanno scorgono anche a lunga distanza. Un richiamo a questo sito, con alcuni approfondimenti sulle varie teorie del caso, si trova nel Museo Archeologico Sanna di Sassari, dove sono custoditi i molti reperti rinvenuti in loco.

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Reggia Nuragica Santu Antine

Torralba, Sardegna

Sa Domu de su Re. La dimora del re. Per essere chiamato così, il Nuraghe Santu Antine di Torralba, in provincia di Sassari, doveva avere forma e dignità da reggia, che in parte conserva ancora. È infatti considerato uno dei gioielli dell’architettura protosarda, ossia di quei secoli cosiddetti dell’Età del Bronzo medio e dell’età del Ferro, compresi fra il XVI e il IX secolo a.C.. Mastio centrale e bastione trilobato con attorno un abitato di 14 capanne circolari e di edifici rettangolari di età romana: questo era un tempo e questo in parte è ancora visibile in loco e nelle sale dedicate del Museo della Valle dei Nuraghi nel Logudoro Meilogu, nel centro urbano di Torralba, dove hanno trovato giusto spazio i reperti delle varie campagne di scavo effettuate negli ultimi anni. Una curiosa serie di pani di bronzo, rinvenuta in una delle 14 capanne, è invece custodita nel Museo Sanna di Sassari.

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Nuraghe Majore

Ittiri, Sardegna

Complesso e bilobato. Si definisce così la struttura del Nuraghe Majore, situato in posizione sopraelevata nei pressi del Comune di Ittiri. Lo si raggiunge percorrendo la strada Monte Untulzu, fino alla località Musellos. Qui, i blocchi di trachite sono disposti in filari irregolari, a comporre due torri, fra cui una centrale alta circa 15 metri, e una secondaria, volta verso Est, di forma leggermente ellittica. Nonostante il passaggio di più di tremila anni di storia si faccia sentire, il Nuraghe Majore di Ittiri è considerato uno dei più importanti della provincia di Sassari, soprattutto per via della struttura in muratura isodoma – realizzata cioè con blocchi di pietra tutti delle stesse dimensioni – e di forma circolare, racchiusa nella torre secondaria, originariamente coperta a falsa cupola e utilizzata per cerimonie e rituali.

Il sito di Ittiri riporta però anche tracce di un’epoca ancora precedente, come evidenzia un
grande menhir in trachite, detto Sa Pedra Fichida, mentre tracce di muri rettilinei, sempre in grossi blocchi trachitici, rimandano al periodo della dominazione romana, lasciando intendere che in realtà l’area non fu mai abbandonata per secoli.

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Nuraghe Voes

Nule, Sardegna

Un frammento di ceramica punica e un tesoretto di monete in rame e argento di età imperiale sono stati rinvenuti nei pressi del Nuraghe Voes. Ciò lascia intendere che questo monumento icona della civiltà nuragica, eretto fra il Bronzo medio e finale, ossia fra il 1600 e il 1000 a.C., fu abitato ininterrottamente per più di duemila anni. Ad oggi, dell’antica struttura complessa con bastione trilobato, è possibile visitare il piano inferiore della torre principale, ancora integro, e parte del secondo livello. L’agro di Nule, nel sassarese, è però prodigo anche di altre importanti tracce del passato: 18 nuraghi, alcuni circondati dai villaggi, tre Tombe di Giganti e il Villaggio Santu Lesei, luogo di ritrovamento del celebre bronzetto di Nule, una statuetta con corpo di toro e testa d’uomo custodita oggi nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

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Nuraghe Paddaggiu

Castelsardo, Sardegna

Chi è pratico della costa della Sardegna via mare sa che fra Castelsardo e Valledoria, nel nord dell’isola, c’è un punto dove si può ammirare la famosa roccia dell’elefante, curiosa conformazione plasmata dal vento. Viaggiando via terra, sempre in questa zona, si fa tappa anche in un altro luogo iconico, il Nuraghe Passaggiu, fra i siti più significativi dell’età nuragica di tutta la provincia di Sassari. La struttura originaria del nuraghe era a tholos, con un bastione, due torri laterali e uno spesso muro di cinta slto 27 metri che includeva il villaggio di capanne, realizzate in pietra e con tetto in paglia.

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Nuraghe Ruju

Chiaramonti, Sardegna

Con la sua imponente forma a tronco di cono, il Nuraghe Ruju è un punto di riferimento nel territorio di Chiaramonti, nel sassarese, tappa obbligata lungo la strada Sassari-Tempio Pausania. Lo si nota subito in mezzo alla macchia mediterranea, con i suoi grossi massi squadrati di trachite rossa (da cui “ruju”, rosso), che gli conferiscono una caratteristica colorazione bruna. L’architettura è semplice ma d’impatto: venti filari di pietre disposte, partendo dal basso con le più grandi e salendo verso quelle più piccole, che racchiudono una camera centrale e tre laterali, più una superiore raggiungibile con una scala a spirale.

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Nuraghe Corvos

Florinas, Sardegna

Lungo le sponde del fiume Mannu si possono scorgere alcune costruzioni antichissime risalenti alla prima età del Ferro. Nuraghi come il cosiddetto Corvos, situato a pochi minuti dal borgo di Florinas. La sua conformazione è quella classica di un nuraghe complesso:
una torre principale di pianta circolare alta circa 8 metri, e un bastione con due torri secondarie. La sua particolarità è quella di presentare tracce di restauri effettuati già in epoca remota, per via di alcuni cedimenti strutturali. Per esempio, la torre principale, costruita con grossi blocchi di calcare, è stata rimaneggiata con conci di trachite scura ben lavorati.

Per raggiungere il sito, si percorre la SS 131 e all’altezza di Sassari, in direzione Oristano-Cagliari, si prende il bivio di Florinas e si svolta a sinistra, sulla Provinciale 3. Giunti a Florina, si prosegue verso Cargeghe e, dopo la Chiesa di Sant’Antonio, si svolta a sinistra e si prosegue per alcuni chilometri.

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Nuraghe Oes

Giave, Sardegna

La “Valle dei Nuraghi”. La definizione della piana di Campu Giavesu, vicino a Giave, nel sassarese, anticipa ciò che si può trovare in prossimità del fiume riu Mannu: qui, fra il IX e il VI secolo a.C., con grossi massi di basalto fu realizzato il Nuraghe Oes, il cui edificio principale è costituito da una torre a tre piani con 29 filari di pietre, alta 16 metri e con un diametro di 11 e mezzo. Il bastione bilobato che si diparte dalla torre ha 50 metri di perimetro e racchiude un cortile e due torri secondarie. Il complesso nuragico di Oes si sviluppa su una superficie di 450 metri quadrati e include un’area sacra con un recinto a forma esagonale, un tempietto a megaron, un vasto insediamento abitativo di capanne circolari ed ellittiche e i resti di una tomba di Giganti.

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Nuraghe Funtana

Ittireddu, Sardegna

Fra il 1400 e il 1000 a.C., vicino a Ittireddu, nel sassarese, veniva eretto il Nuraghe Funtana, di tipo complesso, costruito in blocchi irregolari di trachite, composto da una torre centrale e da due torri a chiudere un cortile centrale. Il sito archeologico trova però la sua rilevanza e peculiarità nei molti reperti rinvenuti durante le campagne di scavo, l’ultima delle quali risalente al 2012: materiali ceramici e bronzei, ma soprattutto un vero e proprio “tesoretto” composto da una serie di lingotti di rame di tipo egeo custoditi all’interno di un vaso. Un ritrovamento eccezionale per il valore in sé delle materie prime ma anche per il significato di quanto riportato alla luce: tali lingotti erano infatti la moneta di scambio di importanti traffici commerciali ma anche il risultato di un’intensa attività metallurgica cui era dedito questo villaggio. Tesoretto e reperti sono oggi il vanto del Museo Civico di Ittireddu.

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Capodanno di Alghero / Cap d’Any de l’Alguer

Culturale

Comune: Alghero

Mese di inizio: Dicembre

Durata: 30 Giorni

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