Agriturismo Pericle
Agriturismo Agriturismo ricettivo
Montella (AV), Campania
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Scopri tutti i comuni del territorioL’Irpinia è una terra di passaggio tra due mari. il Tirreno e l’Adriatico, ricca di storia e cultura, di tradizioni religiose e popolari, di produzioni enogastronomiche di qualità. Il fascino dei piccoli borghi arroccati, che spesso ospitano fortificazioni e palazzi di pregio, ed il paesaggio naturale, fatto di boschi e corsi d’acqua ma anche di distese destinate a pascolo o a coltivazioni di grano e foraggio, costituiscono lo scenario per un’accoglienza calorosa, meta ideale per un turismo lento.
Il territorio, che corrisponde a quello della provincia di Avellino, è attraversato da itinerari culturali di grande valore storico: la Valle dell’Ofanto, la Via Francigena, la Via Appia e da cammini religiosi. È sede di due Parchi Naturali, il Parco regionale dei Monti Picentini e il Parco del Partenio, nel territorio dei quali sono presenti anche attrattori di interesse culturale oltre che naturalistico.
Tra le località che registrano il maggior numero di presenze di visitatori, in quanto meta di pellegrinaggio religioso, vi sono Montevergine con il Santuario dedicato alla Madonna “Mamma Schiavona” e l’Abbazia di Loreto e Materdomini, con il Santuario di San Gerardo Maiella. Entrambi richiamano ogni anno più di un milione di pellegrini in quanto luoghi di culto caratterizzati da una fervente spiritualità. Si trovano, inoltre, ubicati in aree di grande interesse naturalistico.
Il Santuario di Montevergine si trova nel territorio del Parco del Partenio che ospita al suo interno diversi sentieri sia di pellegrinaggio sia per gli amanti del trekking o del cicloturismo. In particolare, il Massiccio del Partenio è attraversato dal “Sentiero Italia” nel quale sono fatti convergere quasi tutti i 33 sentieri del Parco, in modo tale che l’intero territorio possa essere percorso da est (Ospedaletto-Summonte) ad ovest (Arienzo S. Felice a Cancello) per circa 35 chilometri e da sud (Valle di Lauro e Baianese) a nord (Valle Caudina), unendo simbolicamente in una unica rete ben 19 Comuni e 4 Province. Nel territorio del Parco del Partenio si trova anche l’Oasi gestita dal WWF, la “Montagna di Sopra di Pannarano”.
Il territorio di Caposele dove si trova il Santuario di San Gerardo Maiella è noto per la presenza delle sorgenti del Sele che alimentano l’“Acquedotto Pugliese” e fa parte della comunità montana Terminio Cervialto e gran parte del territorio comunale ricade per l’appunto nel Parco Regionale Monti Picentini. Il fiume Sele è citato da Virgilio nelle Georgiche, successivamente anche da Plinio il Vecchio e Strabone.
Dati ottenuti tramite l’analisi delle recensioni sul web
Le attività del turista Culturale
La Torre Angioina di Summonte, fra i “Borghi più belli d’Italia” della Campania, è solo uno degli innumerevoli manieri e fortilizi che caratterizzano il distretto del Partenio, nell’avellinese. Fra quelli di maggior rilievo ci sono il Castello di Monteforte Irpino, di Pietrastornina, di Mercogliano e di Avella. In particolare, questi ultimi due borghi meritano un’attenzione in più: ad Avella si può visitare anche un sito archeologico di epoca romana e tarda ellenica con tanto di Anfiteatro e Necropoli Monumentale, mentre a Mercogliano non si può non fare una sosta al bellissimo Santuario di Montevergine e al museo all’interno dell’Abbazia di Loreto.
Nel piccolo comune di Gesualdo, poco più di tremila abitanti in provincia di Avellino, tutto parla ancora di colui che alla fine del ‘500 fu il suo Signore. La complessa figura del Principe Carlo Gesualdo è una di quelle capaci di suscitare leggende di ogni genere che travalicano i secoli. Esponente in vista della nobiltà del Regno di Napoli in quanto principe di Venosa, conte di Conza e barone di Montefusco, Gesualdo è passato alla storia in quanto musicista talentuoso ma anche spietato assassino. Da una parte infatti sono noti i suoi componimenti musicali, in particolare i madrigali, e dall’altra l’omicidio della prima moglie e del suo amante. In paese, a sua memoria oggi ci sono la Fondazione Gesualdo e la Mostra permanente “Carlo Gesualdo. Gli strumenti musicali”, allestita all’interno del Castello.
Negli anni addietro Gesualdo ha visto svolgersi anche una delle prime edizioni della manifestazione Irpinia Madre Contemporanea, che tocca diversi comuni dell’avellinese con l’intento di valorizzare tradizione, storia e natura, attraverso diverse forme di arte contemporanea. A fare da scenario a letture di opere teatrali e concerti, ci sono fra gli altri i borghi di Calabritto, Montaguto e Petruro Irpino, zone d’origine di prodotti da esportazione di una cultura di ben altro genere, quella della buona tavola. Autoctoni sono infatti i pregiati vitigni DOCG di Taurasi, Fiano di Avellino e Greco di Tufo, spesso a loro volta protagonisti di eventi enogastronomici che fanno da motore all’economia locale e alla scoperta del territorio. Un esempio? La Fiera Enologica di Taurasi, il cui calendario prevede sempre laboratori del gusto, musica live, convegni, visite alle cantine e spettacoli itineranti.
Le attività del turista Enogastronomico
Il suo nome è Irpinia Express, ma localmente lo chiamano anche il “treno delle tre DOCG”. Un modo inconsueto per viaggiare ma che permette di sintonizzarsi subito sul “canale” dello slow travel, utile per assaporare quanto ci attende nelle varie stazioni. Mentre procede, il treno si fa largo fra valli e colline ammantate di vigneti e oliveti, colture cui la zona è particolarmente vocata. La produzione di quest’ultima, per esempio, si concentra a Frigento, originando uno straordinario olio extravergine d’oliva DOP, denominato Irpinia – Colline dell’Ufita.
In alternativa al treno si può percorrere la “Strada dei vini e dei sapori di Irpinia”, che comprende tre distinti percorsi, uno per ciascuna delle tre DOCG. Quella del Taurasi ha il fascino di paesaggi montani coperti da boschi di querce e faggi. Quella del Fiano di Avellino tocca antichi manieri e luoghi di fede, come l’Abbazia di Loreto e il Santuario di Montevergine, entrambi a Mercogliano, mentre quella del Greco di Tufo porta alla scoperta delle origini di questo particolare nome, facendo tappa in miniere di zolfo e cave di tufo, e poi ancora nei centri medievali di Montefusco e di Tufo.
Il Taurasi, il re dei rossi campani, è prodotto in 17 comuni situati a un’altezza compresa fra 400 e 700 metri di quota, e per l’85% da vitigno Aglianico e invecchiato tre anni in botti di rovere. Il Fiano di Avellino ne comprende 26 di comuni, tra la Valle del Calore, la Valle del Sabato, le falde del Monte Partenio e le colline del Vallo di Lauro. Il suo nome deriva dal vitigno, l’antica Vitis Apiana, detta così perché con la dolcezza delle sue uve attira le api. Già apprezzato ai tempi di Federico II di Svevia e prima ancora dagli imperatori romani, il Fiano si colloca oggi fra i migliori bianchi d’Italia. La terza DOCG è quella del Greco di Tufo, bianco emblema del grande contributo che questo territorio ha dato al patrimonio vinicolo italiano. Deve probabilmente il suo nome all’origine del vitigno, importato dai Greci attorno all’VIII secolo a.C. Coltivato su terreni generalmente argillosi e ricchi di potassio e magnesio, ha un sapore fresco e minerale, ed è proposto anche spumantizzato.
Il Consorzio tutela vini d’Irpinia conta circa 500 produttori di uve e aziende vitivinicole, e rappresenta il 75% dei vini prodotti e certificati DOCG. Fra le sue attività c’è Ciak Irpinia, evento che si tiene annualmente ad Atripalda per promuovere la conoscenza di quelle che sono considerate a tutti gli effetti tre eccellenze del Sud. Nel borgo di Taurasi, in estate si svolge invece l’annuale Fiera Enologica, che si articola in cinque serate dedicate a musica, spettacolo, degustazioni, convegni, mostre, artigianato locale e visite ad aziende vitivinicole e cantine.
Un mix di tutto questo e in forma permanente lo offre il MAVV, il Museo Dell’Arte, Del Vivo e Della Vite, noto anche come Wine Art Museum, con sede nella Reggia di Portici, in provincia di Napoli. Da qui sono coordinate una serie di attività realizzate in loco e in collaborazione con alcune aziende irpine, fra cui le Tenute Cavalier Pepe. Fra le più proattive e indipendenti anche nel promuovere il territorio ci sono poi la Tenuta del Meriggio e Feudi di San Gregorio.
Come si diceva, in Irpinia, itinerari naturalistici e religiosi trovano spesso una sovrapposizione con percorsi di tutt’altro genere, legati ai molti prodotti di cui questo territorio è generoso. Ospedaletto d’Alpinolo, per esempio, punto di partenza per l’escursione che conduce fino al Santuario di Montevergine e da qui ai trekking nel Parco Naturale del Partenio, è celebre anche per la produzione di torrone e ”castagne del prete”, così chiamate proprio perché fu un frate a scoprire il particolare processo di cottura che ancora oggi viene usato anche su scala industriale. Un accorgimento tecnico, per così dire, che conferisce al prodotto finale un sapore speciale, unico, che c’è solo a Ospedaletto. Alla sapienza dei Padri Benedettini di Montevergine si deve invece la produzione di ottimi liquori e prodotti erboristici dalle proprietà curative.
Avella è invece legata alla coltivazione della nocciola, orgoglio del piccolo Comune che ancora oggi vede il proprio nome legato a questo frutto tradotto in varie lingue: in catalano e spagnolo è avellana, in portoghese avela e in occitano avelana. La nocciola è una delle prelibatezze attorno alla quale sono stati creati cinque Tour di Degustazioni, con visite alle aziende locali alternate a quelle ai siti archeologi e monumenti di maggior interesse.
Le attività del turista Naturalistico
Le aree tutelate del Parco Regionale dei Monti Picentini ricoprono gran parte dell’Alta Irpinia, facendo quindi di quest’ultima una destinazione vocata all’escursionismo naturalistico. All’interno del Parco sono identificati sei diversi percorsi principali, che consentono di entrare in contatto con le piccole comunità montane e di scoprirne le bellezze monumentali e di flora e fauna più nel dettaglio.
Un esempio concreto è offerto dall’itinerario denominato Dal Monte Terminio al Monte Cervialto: nella sola prima tappa, identificata con il Comune di Serino, si possono vedere il duecentesco Convento dei Frati Minori, i resti del Castello Medievale e la Grotta di San Salvatore, ricca di stalattiti. Nell’itinerario della Valle del Sele, ci si imbatte invece nella natura rigogliosa che circonda le sorgenti del Sele, le cui acque trovano il mare 250 km più a sud, a Santa Maria di Leuca, punta estrema della Puglia, incanalate nel cosiddetto Acquedotto Pugliese, il più lungo del mondo. Nelle vicinanze della sorgente si trovano poi il Santuario di San Gerardo Maiella, luogo di culto frequentato da pellegrini, e l’Oasi WWF Valle della Caccia – Senerchia. Una seconda Oasi WWF è in zona Lago di Conza, con sentieri anche di facile percorribilità.
Nell’incrocio tra le province di Napoli, Salerno e Avellino, nel Vallo di Lauro ricade Pizzo Alvano, che dall’alto dei suoi 1133 metri domina la Piana Salernitano-Napoletana fino a intravvedere l’inconfondibile profilo del Vesuvio. Questa vetta, insieme all’intero massiccio dei Monti di Avella e Partenio e alle aree tutelate come SIC (Sito di Interesse Comunitario) di Pietra Maula e dei Monti di Lauro, è oggi compresa nel vasto Parco Naturalistico Valle Lauro – Pizzo Alvano, che ricade sotto ben tre province, quelle di Napoli, Salerno e Avellino.
Al suo interno si sviluppano circa 50 km di sentieri naturalistici – segnalati secondo le indicazioni internazionali del CAI e identificate con il numero 400 – percorrendo i quali si ha la possibilità di avvistare molte specie di volatili, fra cui la maestosa aquila reale, la poiana, l’astore, il picchio rosso e il picchio nero, l’upupa e il falco pellegrino. Birdwatching da fare a piedi o su due ruote, meglio se in mountain bike, pronti a deviazioni nei piccoli borghi lungo la strada, quali Marzano, Pago, Vallo di Lauro, Taurano, Lauro, Moschiano, Quindici e Domicella, per scoprire prodotti e piatti locali che affondano le radici nel territorio.
Percorrere i 200 km del Trekking Partenio è come camminare indietro nel tempo. Tralasciando per un attimo l’aspetto preponderante, quello naturalistico, e concentrandosi invece sui segni lasciati dall’uomo, si può cogliere come questo tracciato sia un insieme di mulattiere, carrarecce, viottoli, sentieri più o meno comodi, ma sempre segnalati dal CAI, lungo i quali sono passati pastori, taglialegna, rifugiati e sfollati di guerre, briganti, contrabbandieri o semplici cercatori dei tesori del bosco, i funghi. Transiti che hanno cambiato, chi in un senso e chi in un altro, la storia stessa della Campania, e prima ancora della Valle Lauro e dell’Irpinia tutta. Dopo decenni di abbandono dovuto al fenomeno dell’emigrazione e della motorizzazione, l’esigenza di un ritorno alla natura ha permesso di ripristinare tali sentieri, coniugando attività sportiva e culturale e ridando al territorio il suo giusto ruolo, tanto che oggi il Partenio è considerato una delle oasi naturali più belle e incontaminate del Paese.
Il Trekking Partenio è l’itinerario principale che insiste sul Monte Partenio, mettendo in comunicazione i vari comuni attraverso un percorso che si snoda lungo la dorsale principale fra i passi dei Monti di Avella, Piano di Lauro e Mafariello, toccando le zone più alte del territorio e collegandole direttamente con le aree a valle. Un altro percorso che dà grande soddisfazione è quello che parte dal centro di Ospedaletto d’Alpinolo ed è detto Sentiero di Mamma Schiavona dedicato alla Madonna di Montevergine, meta che si raggiunge in circa 2 ore, a quota 1260 metri.
Per chi cerca l’emozione di camminare sospeso nel vuoto o fra le chiome di castagni e faggi secolari, sempre in località Ospedaletto d’Alpinolo c’è il Parco Avventura Montevergine, dove si entra in una modalità slow e di totale contatto con la natura. Le attività proposte hanno diversi gradi di difficoltà, fra liane, ponti tibetani o oscillanti, passerelle di cavo e ponti di corda per tutte le età.
A fare da raccordo a tutti i 33 sentieri del Parco e, simbolicamente, di 4 Province e 19 Comuni, è il Sentiero Italia, che attraversa il Massiccio del Partenio da Mercogliano a S. Martino Valle Caudina, passando per la cresta dei Monti di Avella.
Il Parco del Partenio offre quattro rifugi, situati in pianori di natura carsica, tappa ideale per spezzare cammini che possono durare anche svariate ore. Ne bastano invece due per effettuare il Percorso Ambientale Summonte-Campo San Giovanni che parte dal centro storico di Summonte per poi raggiungere località naturalistiche come Urupreta, Castellone e Becco dell’Aquila, terminando in zona Campo San Giovanni, a 1150 metri di quota.
Per organizzare un’escursione nel Parco Regionale del Partenio e ci si può rivolgere all’associazione Irpinia Trekking o al WWF che qui gestisce due Oasi. In alternativa è possibile consultare la Mappa Escursionistica del Partenio – Alta Via del Partenio, nata dalla collaborazione tra la sezione di Avellino del CAI e la Comunità Montana del Partenio.
Sempre nell’avellinese, altro punto di riferimento e di arrivo dei numerosi percorsi di trekking in Alta Irpinia è il Monte Cervialto, che con i suoi 1809 metri di quota è la seconda cima della Campania. Il suo nome lo deve al cospicuo numero di cervi che un tempo popolavano la zona, ma a essere rimasto inalterato è il panorama che spazia dalla Piana del Sele al Golfo di Salerno, fino a intravvedere il Tavoliere delle Puglie. Assieme al Montagnone di Nusco, il Cervialto costituisce un complesso orografico di grande interesse faunistico, tale da essere riconosciuto come area SIC (Sito di Interesse Comunitario). Attraverso fitti boschi di castagni, principale coltura arborea del territorio, si raggiunge l’Altopiano di Sazzano, a circa 1330 metri, e da qui quello di Gaudo, nei pressi del Santuario della Madonna della Neve.
Il vicino borgo di Calabritto con le sue 14 cascate formate dal rio Zagarone è una di quelle mete imperdibili, soprattutto se al trekking si vuole alternare il canyoning nella Forra di Calabritto.
I 1809 metri di quota del Monte Cervialto, nell’avellinese, rappresentano la seconda cima della Campania ma soprattutto uno dei punti di riferimento e di arrivo dei numerosi percorsi di trekking in Alta Irpinia. Il suo nome lo deve al cospicuo numero di cervi che un tempo popolavano la zona, ma a essere rimasto inalterato è il panorama che spazia dalla Piana del Sele al Golfo di Salerno, fino a intravvedere il Tavoliere delle Puglie. Assieme al Montagnone di Nusco, il Cervialto costituisce un complesso orografico di grande interesse faunistico, tale da essere riconosciuto come area SIC (Sito di Interesse Comunitario). Attraverso fitti boschi di castagni, principale coltura arborea del territorio, si raggiunge l’Altopiano di Sazzano, a circa 1330 metri, e da qui quello di Gaudo, nei pressi del Santuario della Madonna della Neve.
Il vicino borgo di Calabritto con le sue 14 cascate formate dal rio Zagarone è una di quelle mete imperdibili, soprattutto se al trekking si vuole alternare il canyoning nella Forra di Calabritto.
Camminate con vari livelli di difficoltà, escursioni in MTB, quad, cavallo e, in stagione, con gli sci ai piedi sono invece praticabili sull’Altopiano di Laceno, nei dintorni di Bagnoli Irpino, alle pendici dei Monti Picentini. Qui si trova anche il borgo di Caposele, da dove inizia il cosiddetto Anello delle 7 Fontane: nella pratica, 18 km di lunghezza per 800 metri di dislivello e una difficoltà classificata E, quindi non per tutte le gambe, che conduce alle sorgenti del Sele, incipit dell’Acquedotto Pugliese. Un’opera ingegneristica di tutto rispetto, perché grazie ai 250 km di lunghezza, che dall’Irpinia portano fino a Santa Maria di Leuca, in Puglia, detiene il record di acquedotto più lungo del mondo.
Se poi non si è ancora sazi di natura, a Senerchia, delizioso borgo medievale con i resti di un castello longobardo, c’è l’Oasi WWF Valle della Caccia, popolata da falchi pellegrini, aquile, poiane e picchi neri, oltre che da volpi, martore e lupi. Per saperne di più su quest’ultima specie, c’è persino il Museo del Lupo.
Le attività del turista Spirituale
Monasteri, abbazie e luoghi di culto fanno dell’Irpinia un territorio meta di viaggi dello spirito. La località di Ospedaletto d’Alpinolo, in provincia di Avellino, deve il suo nome al cospicuo numero di ostelli che nei secoli sono sorti attorno al Santuario di Montevergine per accogliere i tanti pellegrini devoti a Guglielmo da Vercelli, vissuto a cavallo fra XI e XII secolo. Il Santuario è un complesso monastico dedicato alla Madonna la cui storia, iniziata nel 1126 con la costruzione di una serie di celle fatte di solo fango e malta per accogliere i molti proseliti di Guglielmo, lo ha visto passare attraverso momenti di grande splendore ma anche di gravi difficoltà, per lo più economiche ma anche strutturali a causa di un incendio, fino a essere dichiarato Monumento Nazionale e a custodire segretamente la Sacra Sindone nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
I pellegrinaggi a Montevergine sono tuttora un fenomeno importante, tanto che arrivano a sfiorare il milione e mezzo di presenze all’anno. Un tempo, chi decideva di salire lungo il percorso che oggi coincide in gran parte con il Sentiero di Mamma Schiavona, era tenuto al digiuno o all’astinenza di carni, uova e formaggi. La tradizione prevedeva anche che a recarsi in pellegrinaggio fossero ragazze e donne nubili, promettendo alla Madonna di tornare l’anno successivo con lo sposo. Scendendo a valle, gli uomini dovevano invece compiere la “recanata”, una corsa su carri, accompagnati dai canti delle mogli.
Un’altra festività molto sentita è quella della Candelora, coincidente con il 2 febbraio, che ricorda un episodio datato al 1200: una coppia di amanti omossessuali fu scoperta e imprigionata in lastre di ghiaccio, che per intercessione della Vergine si sciolsero grazie a un improvviso raggio di sole, permettendo ai due di scappare. Da allora, il Santuario è considerato un luogo di culto anche per i gay, che ogni 2 febbraio celebrano la Mamma Schiavona, o “juta dei femminielli”, con le “tammurriate”, le tradizionali danze locali.
Una volta giunti fin qui non si può omettere una visita anche alla vicina Abbazia del Loreto, residenza invernale dei monaci benedettini di Montevergine, soprattutto per la Biblioteca, custode di preziosi incunaboli e manoscritti, e per la Farmacia, dove si conserva una collezione di maioliche antiche degne di un museo.
Di eventi prodigiosi o presunti tali si narra anche in altri due luoghi sacri della zona. Piccola ma dall’atmosfera mistica per la presenza di una grotta naturale dalla quale trasudano acque ritenute “miracolose” è la chiesetta rurale di San Silvestro Papa, nei pressi di Sant’Angelo a Scala. Qui, a generare la fama delle proprietà terapeutiche delle acque è la leggenda riguardante la guarigione di Costantino per intercessione di Papa Silvestro. Il Santuario di Santa Filomena a Mugnano del Cardinale custodisce invece le reliquie della Santa, meta di migliaia di pellegrini carichi di devozione in cerca di un aiuto celeste. La bellezza dell’edificio, eretto nel 1641, merita comunque una visita: splendida la cupola sormontata da una piccola torre cilindrica e da due torri quadrate gemelle.
La toponomastica è una scienza esatta. La località di Ospedaletto d’Alpinolo, in provincia di Avellino, deve il suo nome al cospicuo numero di ostelli che nei secoli sono sorti attorno al Santuario di Montevergine per accogliere i tanti pellegrini devoti a Guglielmo da Vercelli, vissuto a cavallo fra XI e XII secolo.
Il Santuario è un complesso monastico dedicato alla Madonna la cui storia, iniziata nel 1126 con la costruzione di una serie di celle fatte di solo fango e malta per accogliere i molti proseliti di Guglielmo, lo ha visto passare attraverso momenti di grande splendore ma anche di gravi difficoltà, per lo più economiche ma anche strutturali a causa di un incendio, fino a essere dichiarato Monumento Nazionale e a custodire segretamente la Sacra Sindone nel corso della Seconda Guerra Mondiale. I pellegrinaggi, tradizione molto radicata non solo in Campania ma anche in tutto il resto del Sud Italia, sono tuttora un fenomeno importante, tanto che arrivano a sfiorare il milione e mezzo di presenze all’anno.
Dal centro di Ospedaletto d’Alpinolo prende abbrivio l’itinerario detto Sentiero di Mamma Schiavona dedicato alla Madonna di Montevergine, meta che si raggiunge in circa 2 ore, a quota 1260 metri. Questo è solo uno dei tanti percorsi del Parco Regionale del Partenio: per organizzare un’escursione ci si può rivolgere all’associazione Irpinia Trekking o al WWF che qui gestisce due Oasi. In alternativa è possibile consultare la Mappa Escursionistica del Partenio – Alta Via del Partenio, nata dalla collaborazione tra la sezione di Avellino del CAI e la Comunità Montana del Partenio. Uno dei più significativi è il Sentiero Italia, che attraversa il Massiccio del Partenio da Mercogliano a S. Martino Valle Caudina, passando per la cresta dei Monti di Avella, punto di incontro di quasi tutti i 33 sentieri del Parco e, simbolicamente, di 4 Province e 19 Comuni.
Le attività del turista Sportivo
Percorrere i 200 km del Trekking Partenio è come camminare indietro nel tempo. Tralasciando per un attimo l’aspetto preponderante, quello naturalistico, e concentrandosi invece sui segni lasciati dall’uomo, si può cogliere come questo tracciato sia un insieme di mulattiere, carrarecce, viottoli, sentieri più o meno comodi, ma sempre segnalati dal CAI, lungo i quali sono passati pastori, taglialegna, rifugiati e sfollati di guerre, briganti, contrabbandieri o semplici cercatori dei tesori del bosco, i funghi. Transiti che hanno cambiato, chi in un senso e chi in un altro, la storia stessa della Campania, e prima ancora della Valle Lauro e dell’Irpinia tutta. Dopo decenni di abbandono dovuto al fenomeno dell’emigrazione e della motorizzazione, l’esigenza di un ritorno alla natura ha permesso di ripristinare tali sentieri, coniugando attività sportiva e culturale e ridando al territorio il suo giusto ruolo, tanto che oggi il Partenio è considerato una delle oasi naturali più belle e incontaminate del Paese.
Il Trekking Partenio è l’itinerario principale che insiste sul Monte Partenio, mettendo in comunicazione i vari comuni attraverso un percorso che si snoda lungo la dorsale principale fra i passi dei Monti di Avella, Piano di Lauro e Mafariello, toccando le zone più alte del territorio e collegandole direttamente con le aree a valle. Un altro percorso che dà grande soddisfazione è quello che parte dal centro di Ospedaletto d’Alpinolo ed è detto Sentiero di Mamma Schiavona dedicato alla Madonna di Montevergine, meta che si raggiunge in circa 2 ore, a quota 1260 metri.
Per chi cerca l’emozione di camminare sospeso nel vuoto o fra le chiome di castagni e faggi secolari, sempre in località Ospedaletto d’Alpinolo c’è il Parco Avventura Montevergine, dove si entra in una modalità slow e di totale contatto con la natura. Le attività proposte hanno diversi gradi di difficoltà, fra liane, ponti tibetani o oscillanti, passerelle di cavo e ponti di corda per tutte le età.
A fare da raccordo a tutti i 33 sentieri del Parco e, simbolicamente, di 4 Province e 19 Comuni, è il Sentiero Italia, che attraversa il Massiccio del Partenio da Mercogliano a S. Martino Valle Caudina, passando per la cresta dei Monti di Avella.
Il Parco del Partenio offre quattro rifugi, situati in pianori di natura carsica, tappa ideale per spezzare cammini che possono durare anche svariate ore. Ne bastano invece due per effettuare il Percorso Ambientale Summonte-Campo San Giovanni che parte dal centro storico di Summonte per poi raggiungere località naturalistiche come Urupreta, Castellone e Becco dell’Aquila, terminando in zona Campo San Giovanni, a 1150 metri di quota.
Per organizzare un’escursione nel Parco Regionale del Partenio e ci si può rivolgere all’associazione Irpinia Trekking o al WWF che qui gestisce due Oasi. In alternativa è possibile consultare la Mappa Escursionistica del Partenio – Alta Via del Partenio, nata dalla collaborazione tra la sezione di Avellino del CAI e la Comunità Montana del Partenio.
Sempre nell’avellinese, altro punto di riferimento e di arrivo dei numerosi percorsi di trekking in Alta Irpinia è il Monte Cervialto, che con i suoi 1809 metri di quota è la seconda cima della Campania. Il suo nome lo deve al cospicuo numero di cervi che un tempo popolavano la zona, ma a essere rimasto inalterato è il panorama che spazia dalla Piana del Sele al Golfo di Salerno, fino a intravvedere il Tavoliere delle Puglie. Assieme al Montagnone di Nusco, il Cervialto costituisce un complesso orografico di grande interesse faunistico, tale da essere riconosciuto come area SIC (Sito di Interesse Comunitario). Attraverso fitti boschi di castagni, principale coltura arborea del territorio, si raggiunge l’Altopiano di Sazzano, a circa 1330 metri, e da qui quello di Gaudo, nei pressi del Santuario della Madonna della Neve.
Il vicino borgo di Calabritto con le sue 14 cascate formate dal rio Zagarone è una di quelle mete imperdibili, soprattutto se al trekking si vuole alternare il canyoning nella Forra di Calabritto.
I 1809 metri di quota del Monte Cervialto, nell’avellinese, rappresentano la seconda cima della Campania ma soprattutto uno dei punti di riferimento e di arrivo dei numerosi percorsi di trekking in Alta Irpinia. Il suo nome lo deve al cospicuo numero di cervi che un tempo popolavano la zona, ma a essere rimasto inalterato è il panorama che spazia dalla Piana del Sele al Golfo di Salerno, fino a intravvedere il Tavoliere delle Puglie. Assieme al Montagnone di Nusco, il Cervialto costituisce un complesso orografico di grande interesse faunistico, tale da essere riconosciuto come area SIC (Sito di Interesse Comunitario). Attraverso fitti boschi di castagni, principale coltura arborea del territorio, si raggiunge l’Altopiano di Sazzano, a circa 1330 metri, e da qui quello di Gaudo, nei pressi del Santuario della Madonna della Neve.
Il vicino borgo di Calabritto con le sue 14 cascate formate dal rio Zagarone è una di quelle mete imperdibili, soprattutto se al trekking si vuole alternare il canyoning nella Forra di Calabritto.
Camminate con vari livelli di difficoltà, escursioni in MTB, quad, cavallo e, in stagione, con gli sci ai piedi sono invece praticabili sull’Altopiano di Laceno, nei dintorni di Bagnoli Irpino, alle pendici dei Monti Picentini. Qui si trova anche il borgo di Caposele, da dove inizia il cosiddetto Anello delle 7 Fontane: nella pratica, 18 km di lunghezza per 800 metri di dislivello e una difficoltà classificata E, quindi non per tutte le gambe, che conduce alle sorgenti del Sele, incipit dell’Acquedotto Pugliese. Un’opera ingegneristica di tutto rispetto, perché grazie ai 250 km di lunghezza, che dall’Irpinia portano fino a Santa Maria di Leuca, in Puglia, detiene il record di acquedotto più lungo del mondo.
Se poi non si è ancora sazi di natura, a Senerchia, delizioso borgo medievale con i resti di un castello longobardo, c’è l’Oasi WWF Valle della Caccia, popolata da falchi pellegrini, aquile, poiane e picchi neri, oltre che da volpi, martore e lupi. Per saperne di più su quest’ultima specie, c’è persino il Museo del Lupo.
Il Tartufo Nero di Bagnoli Irpino PAT e la Castagna di Montella IGP sono due delle eccellenze più rappresentative del territorio dell’Irpinia e del Parco dei Monti Picentini, giustamente celebrate dall’annuale Sagra della Castagna e del Tartufo Nero che si svolge a Bagnoli Irpino nel periodo autunnale.
Tartufo e castagna, accompagnati da funghi e prodotti caseari, fra cui spicca il pecorino bagnolese a base di latte di pecore autoctone, fanno di questa Sagra un appuntamento fra i più attesi, popolato da circa un centinaio di stand distribuiti per le vie del borgo.
Spettacoli, concerti di musica popolare e danze folkloristiche completano il calendario, cui si aggiungono visite guidate ai siti di interesse nella zona. Un’occasione da non perdere per una full immersion in cultura, storia, arte ed enogastronomia dell’Irpinia.
Calitri è un antico borgo dell’ avellinese, in Irpinia, che deve la sua fama alla lunga e ricca tradizione delle ceramiche dipinte. A testimoniarlo sono le numerose botteghe presenti in zona e nell’intera Alta Valle dell’Ofanto, da quelle a conduzione familiare fino a veri e propri colossi per la produzione di laterizi e vasi in terracotta, e ovviamente il Museo della Ceramica situato nel Borgo Castello di Calitri.
Inaugurato nel 2008, il museo raccoglie oggetti databili dalla protostoria alle mezze maioliche dell’epoca medievale, dalle maioliche rinascimentali fino a quelle del XX secolo. Una collezione preziosa che assomma reperti provenienti dai numerosi scavi archeologici effettuati in zona, a donazioni e prestiti fatti da cittadini privati e associazioni culturali.
L’Irpinia e la ceramica. Una storia plurisecolare che affonda le radici nel passato, e che in ogni epoca ha visto compiersi evoluzioni, di stile, tecnica, gusto. A raccontare tutta questa ricchezza sono gli oltre 250 pezzi della collezione del Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino, situato all’interno di Palazzo Forte.
Si va da ceramiche del IX secolo a maioliche dal Trecento in poi fino a opere contemporanee: in questo ampio excursus, brocche, piatti, fiasche e boccali dai colori solari illustrano gli usi, i costumi, le abitudini e i valori di un popolo e del suo territorio nell’arco di oltre dieci secoli.
Momento clou della ceramica arianese fu il Settecento, periodo in cui erano attestate ben 11 fornaci e circa 29 artigiani con diverse mansioni: faenzari, cretai, rovagnari e stovigliai, artefici di alcuni dei pezzi più notevoli conservati nel Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino. Fra questi, lucerne antropomorfe e zoomorfe, brocche e fiasche a segreto, estrose saliere, scaldamani a foggia di scarpetta, grandi piatti e piatti devozionali e così via.
Bagnoli Irpino, 1959. Pier Paolo Pasolini e Camillo Marino fondano il primo festival dedicato al “cinema del reale” in Italia. Nasce l’evento che da lì a breve diventerà il Festival Internazionale del Film “Laceno d’Oro”, con un chiaro imprinting che mette al centro i problemi sociali, stimolando il dibattito e l’approfondimento, ma spesso rimanendo fuori dai circuiti della grande distribuzione.
Da allora, il festival prevede ogni anno a dicembre la proiezione di opere significative del cinema indipendente e di ricerca, oltre a una serie di iniziative collaterali in grado di attrarre un pubblico molto trasversale, per età e cultura.
L’Oasi WWF Lago di Conza è una delle più vaste aree umide della Campania e una delle più importanti stazioni di ristoro e riposo per le specie di uccelli migratori che attraversano il territorio tra il Tirreno e l’Adriatico. Data la sua importanza, l’area assume un rilievo sia nazionale che sovranazionale, specialmente per la varietà e la ricca avifauna che vi trova rifugio durante le migrazioni. L’ambiente si integra nel paesaggio Sannitico-Lucano, situato in un’area di basse montagne. La presenza di una diga influenza periodicamente il livello dell’acqua del lago.
La fruizione dell’Oasi è concentrata principalmente nella zona prossima al centro visite, da cui partono tre diversi sentieri in terra battuta, brecciolino o assi di legno, presentando un andamento prevalentemente pianeggiante, adatto a tutti i tipi di visitatori.
Il primo sentiero, chiamato “Sentiero Natura,” è un percorso ad anello accessibile tutto l’anno. Si sviluppa su un camminamento in legno, fruibile da tutti i visitatori. Lungo questo sentiero, sono posizionate bacheche e pannelli illustrativi che forniscono informazioni sull’habitat, la fauna e la flora dell’Oasi. Lungo il percorso si trovano numerosi punti di interesse come il Belvedere sul lago, che offre una vista panoramica sull’Oasi, gli antichi borghi di Conza e Cairano e lo Stagno Didattico.
Il secondo sentiero, conosciuto come “Sentiero della Cicogna Bianca,” è accessibile tutto l’anno ed è costituito da un camminamento in pietrisco che circonda l’area abitata dalle cicogne. Esso permette l’accesso a un capanno d’osservazione, da cui è possibile ammirare alcune esemplari di Cicogna Bianca. Quest’area ospita cicogne bianche nate in cattività, destinate a un progetto di ripopolamento nell’alta Irpinia. Il sentiero conduce anche al giardino delle Testuggini, dove sono ospitate quattro diverse specie di tartarughe affidate all’Oasi dal Corpo Forestale dello Stato.
Il terzo sentiero, conosciuto come “Sentiero Mountain Bike,” si estende per quasi 4 km lungo la sponda del lago, dalla diga al centro visite. Fanno parte di questo percorso delle vecchie strade di campagna, che attraversavano le case coloniche e offrono un paesaggio suggestivo. Lungo il sentiero è possibile avvistare diverse specie di uccelli tipiche degli ambienti prativi, come Cappellaccie, Allodole e Cardellini. Il sentiero offre numerosi punti di osservazione dell’avifauna acquatica.
I diversi ambienti presenti nell’Oasi includono il bosco igrofilo, i pascoli e gli ambienti steppici. Il bosco igrofilo è composto da varie piante, tra cui il salice bianco, la tamerice, l’ontano e il pioppo italico. La vegetazione palustre è estesa e comprende specie come il salice bianco, diverse varietà di pioppo, cannuccia di palude, tifa, scirpo, iris palustre, sagittaria e ranuncolo d’acqua. I pascoli e gli ambienti steppici sono caratterizzati dalla presenza predominante di Bromus erectus, accompagnato da avena selvatica, rovo, sambuco, biancospino, prugnolo e rosa canina.
L’Oasi WWF Lago di Conza è un ambiente ideale per lo studio dell’avifauna acquatica e delle migrazioni degli uccelli. Nel Centro Visite, è presente una sala conferenze, un laboratorio di educazione ambientale e un’aula all’aperto. La gestione dell’Oasi è affidata all’Associazione Campana per le Oasi del WWF (A.C.O.WWF), in collaborazione con l’Ente Irrigazione di Puglia, Lucania e Irpinia e la Provincia di Avellino. Il centro visite offre diverse strutture, tra cui una sala per conferenze, un laboratorio didattico, un percorso natura, capanni di osservazione e un’area attrezzata per la sosta.
Le visite guidate sono condotte da operatori esperti e includono parti dei sentieri natura, delle cicogne e delle mountain bike. Durano circa un’ora e mezza, sono su prenotazione e si svolgono per gruppi di almeno 10 persone. Inoltre, l’Oasi WWF Lago di Conza offre ai visitatori la possibilità di esplorare l’area protetta in modo indipendente, grazie alla tecnologia QRcode, che fornisce narrazioni guidate attraverso dispositivi abilitati come smartphone e tablet.
La Campania, terra dai ricchi e antichi vitigni, offre una produzione vinicola autentica e radicata nella storia millenaria della regione. Questa tradizione affonda le sue radici in insediamenti secolari, con molti vigneti che ancora oggi ospitano viti plurisecolari. I “vini degli imperatori” come la Vitis Hellenica, il Vinum Album Phalanginum e la Vitis Apiana, menzionati da autori come Virgilio, Plinio, Cicerone e Marziale, sono gli antenati di celebri vini quali il Greco, la Falanghina e il Fiano. Una regione ricca di varietà di uve autoctone, da cui si originano oltre cento vini bianchi e rossi, rinomati per la loro autenticità e pregio.
Il distretto dell’ Irpinia dei Principi e dei tre Re, intitolato al Principe Carlo Gesualdo da Venosa e ai tre vini che nascono in queste terre ovvero il Taurasi DOCG, il Fiano di Avellino DOCG e il Greco di Tufo DOCG, racchiude comuni come Bonito, Gesualdo, Taurasi e altri. Il Taurasi, un vino rosso DOCG, è prodotto in un territorio dalle radicate tradizioni vitivinicole, comprendente 17 comuni dell’Irpinia. Di un rubino intenso, virante al granato, il Taurasi è adatto a un invecchiamento prolungato che ne esalta gli aromi e i sapori complessi. Elaborato principalmente dall’Aglianico, può includere fino al 15% di altre uve rosse non aromatiche. Questo vino rappresenta un’armoniosa combinazione tra terreno, clima e uve coltivate tra i 400 e i 700 metri sulle colline irpine.
Il Fiano, rinomato bianco, è prodotto in un’area che abbraccia 26 comuni, dalle Valli del Calore e del Sabato al Monte Partenio e le colline del Vallo di Lauro. Questo vino bianco secco, citato dal Gambero Rosso tra i migliori, sposa finezza e sapidità in perfetta armonia, grazie a un’acidità armonicamente integrata.
Il Greco di Tufo, uno dei vini bianchi italiani più rinomati, porta con sé una tradizione millenaria. Con una corposità ben bilanciata, questo vino presenta un colore giallo paglierino e un sapore fresco e minerale, con sentori di agrumi e fiori di ginestra. Si abbina a piatti di pesce, crostacei, molluschi e carni bianche, risultando un’ottima scelta per l’aperitivo.
Per immergersi nel mondo enologico dell’Irpinia, la Fiera Enologica Taurasi rappresenta un evento imperdibile, organizzato da Taurasi Wine City. Questa manifestazione di cinque giorni unisce enogastronomia, cultura e musica, offrendo un’ampia panoramica delle eccellenze enologiche della regione. Le attività includono degustazioni, visite, convegni, esposizioni, artigianato locale, concerti e ovviamente una vasta selezione di vini.
Il “Consorzio tutela vini d’Irpinia” rappresenta un’importante realtà, composta da circa 500 produttori di uve e aziende vitivinicole. Questo consorzio rappresenta il 75% dei vini certificati DOCG Taurasi, DOCG Fiano di Avellino, DOCG Greco di Tufo e DOC Irpinia prodotti nell’Irpinia. L’organizzazione di eventi come Ciak Irpinia, presso Atripalda, e Wine Art Museum, che offre esperienze di degustazione e percorsi immersivi, promuove l’arte del vino in tutta la sua bellezza e complessità.
Scegliendo di esplorare cantine come Tenuta del Meriggio e Feudi di San Gregorio, si può scoprire l’equilibrio tra tecnologie moderne e tradizioni antiche. Queste cantine offrono tour degustativi e un’esperienza completa nella scoperta dei vini irpini. In alternativa, The Grand Wine Tour offre visite guidate che portano alla scoperta delle eccellenze vinicole dell’Irpinia.
La Campania, terra di antichi sapori e profonde radici enogastronomiche, si svela attraverso i suoi vini pregiati e le esperienze uniche offerte dalle cantine e dagli eventi enologici del territorio.
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