Castello di Montegiove
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Montegabbione (TR), Umbria
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Scopri tutti i comuni del territorioUn affascinante luogo intriso di storia, arte, cultura e tradizioni millenarie. Tra le maggiori attrazioni una delle chiese più affascinanti d’Italia, importanti testimonianze etrusche nascoste nei sotterranei di Orvieto e numerose necropoli disseminate nel territorio. Borghi che mantengono intatte le loro originarie strutture castellane e il progetto visionario noto come Città Buzziana “La Scarsuola”, una grandiosa creazione globale in cui elementi del passato si fondono con quelli del presente e del futuro. Inoltre, paesaggi dipinti da vigneti, oliveti, boschi e pinete si estendono in un territorio mozzafiato.
Orvieto è una città intrisa di un patrimonio artistico e culturale tra i più ricchi dell’Umbria. Il suo Duomo, un’opera maestosa dell’architettura italiana, si erge in modo imponente sulla città con la sua facciata di stile gotico. All’interno, tra le numerose opere d’arte conservate, si trova uno dei capolavori della pittura rinascimentale: il ciclo di affreschi raffiguranti il Giudizio Universale, realizzato dal celebre pittore Luca Signorelli tra il 1499 e il 1504. Appena fuori dalle mura della città si trova la necropoli etrusca di Crocifisso del Tufo, risalente al IV-V secolo a.C., caratterizzata da tombe a camera costruite con blocchi di tufo, ognuna con il nome del capostipite inciso sull’architrave. Questa necropoli è facilmente raggiungibile a piedi dal centro storico, attraverso un suggestivo percorso all’interno del parco archeologico della rupe. Da non dimenticare di visitare il pozzo di San Patrizio, un capolavoro di ingegneria costruito nel 1537 per fornire acqua alla città.
Orvieto è anche riconosciuta come la capitale delle Città Slow, grazie alla sua profonda radicazione nella tradizione enogastronomica. Qui potrete degustare il prestigioso vino di Orvieto lungo la strada dei vini Etrusco-Romana, che si estende in tutta la provincia di Terni, con punti di riferimento come l’Enoteca Regionale e il Palazzo del Gusto.
L’ambiente naturale e il paesaggio di questa regione sono incontaminati e di inestimabile bellezza. Un esempio tangibile è la recente istituzione, nel 2018, della Riserva Mondiale della Biosfera UNESCO del Monte Peglia, un ecosistema di grande pregio costituito da una vasta area boschiva. Inoltre, nel territorio si trovano l’area protetta del Parco Fluviale del Tevere e l’area delle Gole del Forello, entrambe di notevole interesse naturalistico ed ecologico. In questo scenario di natura incontaminata, il fiume Tevere si insinua tra imponenti pareti rocciose di travertino, offrendo la possibilità di avvistare grotte e una varietà di animali selvatici.
Le attività del turista Enogastronomico
Le principali cantine vitivinicole della zona di Orvieto sono un retaggio di un’epoca antichissima, perché sfruttano spazi sotterranei scavati nel tufo addirittura dagli Etruschi, e poi usati dai Romani per il periodo di fermentazione. I primi a esportare extra confine il vino di Orvieto furono proprio i Romani: grazie a loro, anche nelle Gallie era giunta la fama di questa terra florida e perfetta per produrre vino di qualità, apprezzato nei secoli anche dai Papi, vedi Papa Paolo III Farnese e Gregorio XVI, che pare abbia addirittura voluto che il suo corpo fosse lavato con questo vino prima di essere inumato. Ad oggi, sono ben 11 le DOC, 2 le DOCG e 6 le etichette IGT, da scoprire lungo quattro Strade del Vino, dette del Cantico, Etrusco Romano, del Sagrantino e dei Colli del Trasimeno. Qualche numero può sintetizzare la forza straordinaria di questo settore sempre più trainante dell’economia locale: con una superficie vitata pari a 17.000 ettari, di cui il 30% in montagna e il restante 70% in collina, l’Umbria ha decisamente un elevato rapporto fra superficie coltivata a vite e disponibile, la maggior parte della quale produce appunto Orvieto Doc, con vigneti che si distribuiscono su entrambi i lati del Paglia, il fiume che scorre attraverso la città di Orvieto fino a confluire nel Tevere.
Da una parte il sacro e l’ultraterreno, dall’altra l’immaginifico e il sogno. Due “mondi” che si incontrano a Montegiove, piccola frazione del Comune di Montegabbione, in provincia di Terni: qui, fra il 1958 e il 1978, accanto a un convento medievale dove avrebbe soggiornato San Francesco, l’architetto Tomaso Buzzi – già artefice insieme a Piero Portaluppi di Villa Necchi Campiglio a Milano – realizza La Scarzuola, modello di “città ideale” composto dall’insieme di sette diverse scene teatrali, metafore di vita anche per la loro voluta incompiutezza, allusive al mistero assoluto dell’esistenza.
Durante la visita del complesso, che si sviluppa dentro una spirale formata da vari pergolati, basta guardarsi attorno per cogliere molti riferimenti simbolici, esoterici, illuministi, anche a precedenti architettonici importanti: passando dall’anfiteatro al Teatro Agnostico, al Teatro Erboso a quello delle api e al labirinto musicale, ecco sfilare i riferimenti a Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli, all’Acropoli di Atene, al Parco di Bomarzo, ai ben noti stilemi di Andrea Palladio.
Il risultato è che La Scarzuola è oggi un compendio del meglio dell’architettura di tutti i tempi, ulteriormente arricchito e reso disponibile al pubblico dal proprietario succeduto al Buzzi, Marco Solari, nipote dell’architetto milanese.
I 40 mila ettari della Riserva Naturale del Monte Peglia si distribuiscono sul territorio di quattro comuni del ternano – San Venanzo, Orvieto, Parrano e Ficulle – preservati nel tempo dal forte incremento demografico registrato da altri centri dell’Umbria e dalla conseguente urbanizzazione della campagna.
Anzi, se c’è una caratteristica che salta subito all’occhio visitando la zona, dal 2018 Riserva Mondiale Biosfera Unesco, è proprio il suo essere rimasta selvaggia, racchiusa tra i bacini fluviali del Tevere e del Peglia, fra le colline del Lago Trasimeno e i rilievi maggiori dell’Appennino Umbro, quali per esempio il Monte Peglia.
La grande varietà di flora comprende leccio, cerro, quercia e acero, carpino nero, erica arborea e corbezzolo, popolata da ben 44 specie di mammiferi selvatici. Un’escursione sul Monte Peglia può poi portare ad ammirare giacimenti preistorici risalenti a più di 700.000 anni fa, e ciò che rimane di due vulcani spenti a San Venanzo, borgo sorto sul crinale di uno di essi.
Gli appassionati di geologia saranno contenti di sapere che qui è possibile osservare un ensemble di rocce rarissime che in tutto il globo sono presenti solo a Quing Ling in Cina, a Bunyaruguru, Katwe Kykorongo in Uganda e a Mata de Corda in Brasile.
Il Pozzo di San Patrizio a Orvieto è un autentico capolavoro di ingegneria, ancora oggi ammirato da chi per mestiere costruisce, progetta, sogna di realizzare qualcosa di unico e originale. Caratteristiche che distinguono appunto il pozzo da cinque secoli.
A disegnarlo fu fra il 1527 e il 1537 Antonio da Sangallo il Giovane, per volere di Clementi VII che, dopo la tragica esperienza del Sacco di Roma, volle così tutelare la città di Orvieto da eventuali incursioni nemiche, garantendo un afflusso costante di acqua, alimentato da una sorgente naturale posta sul fondo. Due rampe elicoidali scavate nel tufo, una per la discesa e una per la risalita disposte a formare un cilindro di 13 metri di diametro con 72 finestroni, consentivano di trasportare con i muli l’acqua estratta a una sessantina di metri di profondità.
Oggi, i 248 gradini sono percorsi da una media di 175.000 visitatori all’anno, affascinati da questa straordinaria struttura, simbolo della città insieme al Pozzo della Cava, voluto sempre da Papa Clemente VII, generato dal complesso di nove grotte ricche di ritrovamenti etruschi, medioevali e rinascimentali.
Questi luoghi sono solo un entrée di ciò che offre Orvieto Sotterranea, il cui tour guidato rende accessibili un intricato labirinto di cunicoli, gallerie, cisterne, pozzi, cave e cantine.
In una delle cappelle del Duomo di Orvieto è conservato il Corporale di Bolsena, la tovaglia dell’altare su cui nel 1263 caddero alcune gocce di sangue al momento della consacrazione dell’ostia. Il fatto sarebbe avvenuto nella Grotta di Santa Cristina, vicino Bolsena, fra le mani di una sacerdote che non credeva più alla transustanziazione, cioè alla presenza del Cristo nell’eucarestia. Da allora, si narra che il Duomo di Orvieto sarebbe stato eretto per onorare e tramandare nei secoli questo miracolo, ma la storia riporta invece che a volerne la realizzazione fu Papa Niccolò IV nel 1290.
La reliquia, o presunta tale, è ancora lì, custodita sotto le volte in stile gotico della cattedrale, fra gli esempi più eccelsi di questo stile in Italia e perciò dichiarata Monumento Nazionale. Bellissime le decorazioni architettoniche della facciata che vanno dal XIV al XX secolo, fra cui spiccano il grande rosone, i mosaici dorati e le tre maestose porte bronzee, e le cappelle affrescate da alcuni dei più grandi pittori italiani del periodo, tra le quali si può ammirare il famoso Giudizio Universale di Luca Signorelli.
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