Si deve all’origine vulcanica dell’Arcipelago delle Isole Eolie la presenza di numerosi anfratti e grotte marine lungo le coste delle “sette sorelle”, e di tutte queste, la più grande si trova sul versante nord occidentale di Filicudi. La Grotta del Bue Marino di Filicudi ha una larghezza di 30 metri, il che la rende accessibile anche con piccole imbarcazioni, oltre che a nuoto. Due le caratteristiche che la distinguono e la rendono una delle più suggestive del Mediterraneo: i favolosi effetti di bioluminescenza, e il rumore del mare che si infrange sulle rocce, che sembrando il muggito di un bue dà il nome alla grotta stessa. Un luogo da visitare, per apprezzare la bellezza selvaggia di quest’isola.
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A Point of Interest is a tourist attraction, a place of interest that tourists visit. For example: a museum, a park, a monument, a castle etc.
Salita al Piano Filo dell’Arpa, Alicudi
Arpa, in dialetto siculo, arpazza. Si tratta di un rapace, una poiana abbastanza comune nell’Arcipelago delle Eolie, che sulla piccola Alicudi dà il nome alla vetta dell’isola, il Piano Filo dell’Arpa, un vulcano spento con pareti scoscese e ripide che superano i 2000 metri di quota, calcolando i 675 metri emersi e i 1500 metri sprofondati negli abissi marini. Per raggiungere questo punto di osservazione a dir poco spettacolare si prende il sentiero che parte dal piccolo scalo di Alicudi porto, si segue la scalinata di pietra lavica che arriva alla Chiesa del Carmine, e da qui si prosegue per la Chiesa di San Bartolo, eretta nel 1821 sui resti di una sacrestia del XVII secolo. Si sale ancora fino a raggiungere i resti dell’insediamento urbano originario e i vecchi terrazzamenti abbandonati, e dulcis in fundo ecco il Piano dell’Arpa, sulla sommità del vulcano spento. Flora e fauna offrono a ogni stagione uno spettacolo diverso, persino in autunno inoltrato, quando quassù sbocciano narcisi e ciclamini selvaggi in quantità. A primavera è la volta delle numerose piccole orchideacee, fra cui la più comune orchidea cornuta, bella da guardare ma da non toccare, a tutela dell’equilibrio di questo fragile ecosistema.
Rupe del Perciato, Alicudi
Bruno-arancio, rosso vinaccia e grigio antracite. L’Isola di Alicudi è una tavolozza di colori dalle sfumature intense, le cui rocce sono ora granulose, ora lisce e tondenggianti, ora plasmate dalle onde e dal vento come opere d’arte, o semplicemente solcate da spaccature impressionanti. Ecco così, in un ideale periplo dell’isola, sfilare una dopo l’altra la Rupe del Perciato, lo Scoglio della Palumba davanti alla Praia della Palumba e lo Scoglio Galera. Fra queste, una delle più iconiche è proprio la Rupe del Perciato, uno splendido arco naturale poco distante dal porto, che sembra quasi il risultato di una antichissima colata lavica lungo il fianco della montagna. Una foto accanto a questa opera naturale, soprattutto al tramonto, è uno dei riti d’obbligo per chiunque scelga Alicudi come buen retiro.
Terme di Contursi
Affermare che le acque di Contursi Terme, nel salernitano, siano fra le più prodigiose al mondo può sembrare un’iperbole, ma vero è che contengono la più alta percentuale di anidride carbonica di tutta Europa, caratteristica che le rende particolarmente utili per curare la forma cronica delle vascolopatie, oltre ad artrosi, artriti, reumatismi, gotta, malattie della pelle e dell’apparato respiratorio. Acque altamente curative e pure abbondanti: quindici le sorgenti termali del fiume Sele, distinte in tre gruppi in base alla composizione: salso-bromo-iodiche, solfuree e bicarbonato-alcaline. Ognuna delle sorgenti ha quindi una sua peculiarità terapeutica.
In una sequenza data dalla temperatura delle acque, queste sono le varie sorgenti cui ci si può risanare: le Fonti di S. Antonio, ricche di sostanze sulfuree e alcaline e con una temperatura di 40°C, sono indicate per la cura delle malattie delle mucose, dell’apparato genitale, nel recupero di fratture e lussazioni ma anche per l’anemia, l’asma bronchiale e il linfatismo. Le acque della Fonte di Pruno Sottano, invece, sgorgano a 31°C e sono ricche di sostanze carboniche, alcaline, calcaree e boriche. Ciò le rende indicate per la cura delle affezioni croniche dell’apparato respiratorio, delle malattie reumatiche, per l’artrosi e le artriti. La Fonte Radium, la cui acqua sgorga a 23°C, è utile per curare le malattie della pelle, i reumatismi, l’artrosi, l’obesità, le malattie respiratorie e vari disturbi dell’apparato genitale femminile. L’acqua della Fonte del Volpacchio, 12°C di temperatura, alcalina e ricca di sostanze oligominerali e bicarbonato, è utile per la cura di malattie epatiche, pancreatiche, gastrointestinali, uricosuriche, dell’apparato respiratorio e per le malattie dermatologiche.
Queste acque alimentano ben cinque stabilimenti termali presenti in zona, con annesse strutture ricettive confortevoli e ben organizzate: le Terme Capasso, le Terme Cappetta, le Terme Forlenza, le Terme Rosapepe e le Terme Volpacchio.
Ceramica di Vietri sul Mare
Salerno, Vietri sul Mare, il cuore della Costiera Amalfitana. Un viaggio lungo uno dei tratti di costa più spettacolari e ricchi di colpi di scena di tutta Italia, non si può non fare tappa qui, in questo borgo dove, nonostante le molte suggestioni naturalistiche, grazie a un mare da cartolina e alle verdi montagne verso l’interno che invitano a passeggiate e sport di terra, tutto riporta a un’arte sola, quella della produzione ceramica. Non c’è viuzza dell’antico borgo che non mostri un’insegna di una bottega artigiana, o di veri e propri colossi industriali diventati icona di questo angolo d’Italia. Una realtà sui generis, unica al mondo, che per queste sue caratteristiche dal 1997 è stata riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
L’antica Marcina, questo il primo toponimo, era un insediamento etrusco-sannita, diventato poi un piccolo porto romano. A partire dall’XI secolo, tutta la zona incomincia ad avere un’economia che ruota attorno alla produzione ceramica, e in particolare a quella commissionata dalla vicina Badia della SS. Trinità di Cava de’ Tirreni, di cui Vietri diventa lo scalo commerciale. Passano i secoli, e intanto l’arte del decoro vietrese muta e si evolve. Nel Seicento, prende piede lo stile compendiario, con lo sfondo bianco e pochi tocchi di colore, in turchino, giallo e arancio, che conquista Napoli e i suoi danarosi committenti. Il Settecento è il secolo in cui esplode la produzione di vasi farmaceutici, con tocchi di colore marrone di manganese e decori di paesaggi mai usati prima. Se l’Ottocento vede le grandi esportazioni in Sicilia e all’estero, il Novecento è il periodo del rilancio su scala europea, con l’arrivo a Vietri di artisti di fama internazionale come Stüdemann, Dölker, Irene Kowaliska, Elle Schwarz, che danno slancio alla creazione di cicli produttivi su scala più ampia di quella di una semplice bottega.
Sotto questo forte impulso produttivo, nascono le prime associazioni locali, fra cui l’ICS (Industria Ceramica Salernitana), poi diventata MACS (Manifattura Artistica Ceramica Salernitana), la CAS (Ceramica Artistica Solimene) e l’ICA (Industria Ceramica Avallone).
Oggi, ogni bottega, piccola o grande che sia, tramanda quest’arte antica arricchendola del proprio stile, secondo la propria sensibilità, rivestendola con la miscela segreta a base di stagno che rende straordinariamente brillante e unico ogni singolo pezzo vietrese.
Giffoni Film Festival
Tremila giurati provenienti da 41 Paesi di tutti i Continenti. Quando nel 1971, Claudio Gubitosi fondò il Giffoni Film Festival (GFF), di certo non si immaginava un successo così, né che a Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno, in questi cinquant’anni giungessero attori e registi del calibro di Robert De Niro, Oliver Stone, Meryl Streep, Jeremy Irons, John Travolta, Wim Wenders, Roman Polanski, Danny de Vito. Tutta Hollywood è passata di qui, e prima ancora tutta Cinecittà. Scopo della manifestazione, promuovere e far conoscere il cinema per ragazzi e stimolare un ambiente povero di iniziative culturali. Da allora, ogni anno a luglio, per dieci giorni il paese di Giffoni si anima di ragazzi fra i 3 e i 18 anni, divisi in fasce d’età in 5 sezioni di concorso ufficiale. Non solo. Con la creazione di Giffoni Experience, il Festival non si esaurisce lì, ma si amplia a 250 giorni di attività di vario genere, con oltre 200.000 studenti in arrivo da tutto il mondo per il progetto Movie Days. Insomma, un festival che va oltre il festival, creando un importante indotto sul territorio e puntando i riflettori su una fascia di mercato del cinema fino a ieri trascurata.
Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano
La visita del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano assomiglia a un gioco di “scatole cinesi”, perché nei suoi 181.000 ettari di superficie tutti in provincia di Salerno, assomma un’incredibile quantità e varietà di paesaggi ed emergenze meritevoli di attenzione da risultare una destinazione a se stante, in una Campania già ricca di per sé di attrattive. Compreso fra i Golfi di Salerno e Policastro e proteso verso l’interno fino ai piedi dell’Appennino campano-lucano, il Parco presenta alternativamente coste con spiagge di sabbia, falesie, scogliere e grotte, zone collinari ammantate di olivi e viti e rilievi montuosi con fenomeni carsici e fitte boscaglie di macchia mediterranea, piccole piane e infine il Vallo di Diano, con un’escursione che va da zero ai 1742 metri del Monte Alburno. Flora e fauna endemiche fanno il resto, animando questa natura prorompente, rendendola ancor più una meta ideale per appassionati di outdoor.
Partendo dal borgo marinaro di Agropoli, nell’Area Marina Protetta di Santa Maria di Castellabate si incontra la bellissima Punta Tresino, un perfetto incipit per un itinerario che poco dopo tocca il suggestivo Promontorio di Licosa – legato al mito della sirena Licosa che qui davanti si inabissò per amore di Ulisse – i borghi di San Marco e Ogliastra Marina e le Ripe Rosse di Montecorice, dove si concentrano alcuni significativi spunti architettonici: la Torre dell’Arena, la cappella della Madonna delle Grazie con il suo mulino a vento, la chiesa di San Biagio del XVI secolo, e poco fuori dall’abitato, il Santuario rupestre di San Mauro Martire.
Vicino all’antico centro agricolo di Pollica si trova il MuSea, il Museo Vivo del Mare di Pioppi: allestito all’interno dello storico Palazzo Vinciprova, tutelato dai Beni Culturali e noto come “Il Castello” per la sua architettura, dal 2013 è gestito da Legambiente Onlus, e comprende una serie di acquari che illustrano le varie forme di vita marina. Di meraviglie sommerse si parla anche a Palinuro, nota per le grotte disseminate lungo la costa, verde di oliveti e macchia. Si chiama per esempio Grotta della Cala dei Monti uno degli antri ricavati nelle scogliere frastagliate dell’Area Marina Protetta Costa degli Infreschi e della Masseta, attrazione del borgo di Marina di Camerota, insieme al Vallone del Marcellino e alla Cala degli Infreschi, così chiamata per le innumerevoli vene d’acqua dolce che sgorgano sotto la sabbia.
Volgendosi verso l’entroterra, ci si stupisce invece per la presenza di marmitte dei giganti, rapide, cascate e due stupendi ponti medievali a schiena d’asino, da cui si parte alla scoperta della Valle Soprana, zona nota agli appassionati di speleologia per la spettacolare Grava di Vesalo. Si tratta di un inghiottitoio, vale a dire una particolare conformazione carsica costituita da un doppio pozzo di 43 e 100 metri sul cui fondo si apre una caverna a galleria. Un luogo accessibile solo ad esperti speleologici, mentre agli altri rimane da immaginare il groviglio di pozzi, cascate e laghetti che si dipanano nell’oscurità, così come per la Grava di Raccio, vicino a Piaggine, profonda ben 224 metri. Di grande fascino anche il borgo fantasma di Roscigno Vecchio, di cui si ricordano usi e costumi nel piccolo Museo Etnografico allestito nei locali dell’ex casa canonica e del vecchio municipio.
Nel Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano si colloca anche il Santuario della Madonna di Novi Velia, sulla vetta del Monte Gelbison o Monte Sacro, memoria del passaggio dei monaci Basiliani in questa terra e di un’antica leggenda che vuole il luogo consacrato dagli Angeli, evento ancora oggi ricordato con una suggestiva processione in cui uno o più donne procedono cantando litanie e tenendo in equilibrio sul capo la “centa”, una sorta di corona di cento candele adorne di nastri colorati.
A chiudere questo itinerario intessuto di storia, arte, tradizioni e molta natura, nulla di meglio che la visita a due borghi davvero sui generis: Roccagloriosa, risalente al IV secolo a.C., dove si trovano resti di tombe del periodo lucano, e San Severino di Centola, borgo medievale di cui rimangono il castello, il palazzo baronale e alcune antiche abitazioni sul ciglio di uno strapiombo detto la “Gola del Diavolo”. Solo un esempio dei molti spettacoli offerti dalla natura nel Parco, che conta più di 400 fra grotte, gallerie e cavità sotterranee, alcune con tracce umane del Paleolitico.
Via della Lana e della Seta
Da Piazza Duomo a Prato a Piazza Maggiore a Bologna, 130 km che tracciano la “Via della lana e della seta”, un percorso trekking che tocca borghi, cime e vallate in un cammino che unisce due centri storici di grande valore. Inaugurata nel giugno del 2018, la “Via della lana e della seta” è un omaggio alle tradizionali produzioni delle due città: da una parte Bologna, per secoli capitale della seta; e dall’altra Prato, capitale del distretto della lana e del tessile. Nei dintorni di Prato si fa tappa presso gli impianti idraulici del Cavalciotto e del “Gorone” di Santa Lucia, lungo il fiume Bisenzio, un’area che di recente è diventata oggetto del progetto “Riversibility – il parco fluviale del Bisenzio” che porterà alla costituzione di una zona verde sul lungo fiume ideale per le attività all’aria aperta alle porte della città. Sul massiccio della Calvana invece, si ha la possibilità di ammirare da vicino alcuni esemplari di razza bovina “Calvana” e poco oltre, su Poggio Corolla, di cavalli allo stato brado. A Vaiano non si può non fare sosta nella bella Badia di San Salvatore, un gioiello architettonico di epoca longobarda. A Vernio è la volta della famosa Badia di Montepiano, risalente alla fine dell’anno mille e situata nei pressi del romitorio del beato Pietro. Qui, si apre infine il Parco Memoriale della linea Gotica, altra meta per appassionati di outdoor.
Parco Sempione
Il Parco Sempione, situato nel cuore di Milano, è un’oasi verde caratterizzata da una ricca varietà di alberi e arbusti. Fondata nel 1890, questa area verde è il secondo parco più grande della città e trae il suo nome dalla sua posizione sulla linea che collega il Duomo al Passo del Sempione, attraverso l’Arco della Pace.
Importanti monumenti e edifici storici fanno da confini del parco, come il maestoso Castello Sforzesco, l’arena sportiva Gianni Brera, l’imponente Arco della Pace, la Triennale di Milano e l’Acquario Civico. All’interno di questo spazio affascinante, gli appassionati di natura possono ammirare una vasta gamma di alberi e arbusti, tra cui agrifoglio, catalpa, cedro dell’Atlante, dell’Himalaya e della California, faggi, pini, ginkgo, ippocastani, noci, pioppi, magnolie, querce rosse, ortensie, camelie, rododendri e molti altri.
Il laghetto recintato ospita graziose anatre e presenta un pittoresco ponte in ghisa noto come “delle Sirenette”, un romantico luogo per gli innamorati. La fontana dell’acqua marcia, un tempo ritenuta miracolosa per le sue acque solforose dalle presunte proprietà benefiche è un altro punto di interesse. Il parco offre anche una vasta area giochi per i bambini, percorsi vita e sentieri sterrati ideali per passeggiate a piedi o in bicicletta, quattro aree canine, chioschi e bar per pause rilassanti.
Oltre a essere uno spazio di relax, il Parco Sempione è un luogo di cultura e intrattenimento. I visitatori possono godere di mostre artistiche e botaniche o partecipare agli spettacoli presso l’Arena Civica Gianni Brera.
Cala Ponte Marina
Polignano a Mare è un borgo medievale che dall’alto di una scogliera ricca di anfratti e grotte da scoprire si tuffa in un mare cristallino e che proprio nel centro storico è tagliato a metà da una lingua di sabbia, quella di Lama Monachile, una delle spiagge più famose e spettacolari del tratto di costa barese. Se qui il fascino è dato dalle case bianche che incombono sulla rena, creando una sorta di quinta spettacolare che si apre verso l’orizzonte blu, a 2 km si approda in un contesto assai più contemporaneo, quello del porto turistico Cala Ponte Marina, “marina-resort” di recente realizzazione che offre 316 posti barca da 5 a 40 metri. La struttura fa parte del gruppo della Camper&Nicholsons Marinas, vale a dire un circuito internazionale di porti turistici presenti in 25 Paesi, il cui marchio di fabbrica è l’alto standard dei servizi necessari per la nautica da diporto.