Pampepato

Il pranzo della domenica in una casa ternana ha il profumo del Pampepato, dolce tipico che ritrova le sue radici in tempi antichissimi. Cioccolato fondente, frutta secca, miele, caffè e spezie sono gli ingredienti principali, amalgamati per formare un panetto di forma tonda, dal 23 ottobre 2020 riconosciuto prodotto IGP. A questi si aggiunga anche il mosto cotto, l’antica sapa, di derivazione etrusca e romana.

Il nome trae spunto dalla tradizione umbra, diffusa anche nella provincia ternana, secondo la quale per ottenere il piccante si utilizzava solo il pepe, e non il peperoncino rosso. Questo faceva virare il sapore di un piatto verso il dolce/piccante/odoroso e l’amaro/piccante/odoroso, che è anche la nota più accesa del Pampepato.

Saline della Laguna

Come scrisse Voltaire alla fine del Settecento, “chi di saline vuole veramente discorrere, occorre che giunga qui, nell’occidente della Sicilia…vecchie, vecchissime saline fondate già dai Fenici…”. Una meta da appuntarsi in un viaggio alla scoperta della costa occidentale della Sicilia, fra Trapani e Marsala, insieme all’Isola di Mothia, museo archeologico a cielo aperto con i resti di un’antica conolia fenicia e alla Riserva Naturale Orientata Isole dello Stagnone, straordinario ecosistema che racchiude il tutto. Attorno alle “SEI”, Saline Ettore e Infersa, è nato il cosiddetto saliturismo, neologismo creato proprio qui nel 2016 che sta a indicare un insieme di attività di turismo esperienziale di tipo culturale, storico ed enogastronomico, che punta a promuovere la “civiltà” del sale marino e di tutto ciò che questa attività ha rappresentato per il territorio dall’antichità a oggi. L’esperienza inizia con la visita del Mulino d’Infersa e l’annesso percorso multimediale del museo, e poi può proseguire con la degustazione di piatti al Mamma Caura, struttura ricettiva ricavata in una caserma degli anni ’30. Magari al tramonto, con l’ultimo sole che illumina le vasche di “fioritura” del sale creando emozionanti giochi di luce.

Alta Via dei Monti Liguri

Quarantaquattro tappe per 400 km di lunghezza. L’Alta Via dei Monti Liguri (AVML), nota anche più semplicemente come Alta Via, partendo da Ventimiglia arriva fino a Ceparana, nella piana di Bolano, al confine con la Toscana. Correndo lungo la costa, attraversa tutta la Regione e una serie di Parchi naturali regionali: quello del Beigua, delle Alpi Liguri, delle Capanne di Marcarolo, dell’Aveto e dell’Antola, toccando il suo punto più alto sul Monte Saccarello, a 2201 metri s.l.m.
Diverse le lunghezze e le difficoltà delle tappe, percorribili interamente a piedi e per lunghi tratti a cavallo e in mountain bike, e talvolta anche in auto e moto.

Creata nel 1983, l’Alta Via fa parte del progetto escursionistico chiamato Sentiero Italia, itinerario lungo oltre 6000 km che, partendo da Trieste, transita lungo l’intero arco alpino, gli Appennini, la Sicilia e la Sardegna fino a Santa Teresa di Gallura utilizzando anche le Alte Vie Valdostane, la rete piemontese GTA, la rete toscana GEA e i sentieri umbri. In questo peregrinare fra territori di diversa natura, cultura e tradizione, l’Alta Via è un’occasione unica per conoscere e apprezzare
prodotti locali e specialità gastronomiche locali e per visitare affascinanti complessi monumentali e micro realtà fuori dalle solite rotte.

Piccolo Teatro

Nel Dopoguerra l’Italia ha dovuto affrontare una fase di ricostruzione non solo materiale, ma anche culturale. A Milano, Giorgio Strehler, Paolo Grassi e Nina Vinchi, nel 1947, fondarono il Piccolo Teatro, sancendo la nascita del primo teatro stabile italiano. Attualmente, il Piccolo Teatro comprende tre sedi distinte: il Teatro Grassi, ubicato nella storica via Rovello; il Teatro Studio Melato, situato in via Rivoli, uno spazio sperimentale che ospita anche la scuola di teatro; e il Teatro Strehler in Largo Greppi, a Lanza, che ne è la sede principale.

Fin dall’inizio il repertorio del Piccolo Teatro si è caratterizzato per la sua natura internazionale, mirando a coinvolgere un pubblico diversificato. In circa sessant’anni di attività, sono state messe in scena oltre 300 produzioni teatrali, di cui 200 dirette da Strehler. Tra le opere memorabili, spiccano “Re Lear” e “La Tempesta” di Shakespeare, “La Vita di Galileo” e “L’opera da tre soldi” di Brecht, e “Il Giardino dei ciliegi” di Cechov.

Particolarmente significativo è “Arlecchino servitore dei due padroni” di Carlo Goldoni, presente nel cartellone sin dal 1947 e che, ancora oggi, registra sempre il tutto esaurito.

Nel 1991 il Piccolo Teatro di Milano ha ricevuto il titolo di “Teatro d’Europa”, sottolineando il suo impegno e la sua rilevanza a livello internazionale.

Castello Sforzesco

Il Castello Sforzesco, noto tra i milanesi come la “torta degli sposi”, è un simbolo intramontabile della città, in perfetto connubio con il celebre Duomo. La Torre del Filarete emerge nel contesto cittadino, a metà strada fra Piazza Duomo e l’Arco della Pace, tra Via Dante e Corso Sempione.

Nato per scopi difensivi, il castello si distingue per una struttura imponente ma allo stesso tempo di grande eleganza, soprattutto nei suoi cortili interni, che ospitano diverse esposizioni museali tra cui il Museo della Pietà Rondanini – Michelangelo, la Sala delle Asse – Leonardo da Vinci e il Museo Egizio. Il Parco Sempione, un polmone verde di 47 ettari al centro di Milano, arricchisce l’esperienza di visita del castello con piante secolari, laghetti e punti di interesse come la Triennale e la Torre Branca.

Questo parco conduce alla magnifica Arena Civica e all’Arco della Pace, affascinanti testimonianze della dominazione di Napoleone, che vedeva in Corso Sempione una versione milanese degli Champs Elysees.

Museo dell’Olivo Carlo Carli

I furgoncini verdi dei Fratelli Olio Carli viaggiano da sempre per le strade d’Italia portando direttamente a casa l’”oro giallo” della Riviera di Ponente. Oggi, si clicca online, si fa l’ordine e poco dopo si può gustare l’olio extravergine di olive ligure ovunque ci si trovi. Il concetto del delivery lo conoscono sin dalle loro origini i Fratelli Carli, da quel lontano 1911 che a Imperia Oneglia vide aprire i battenti di un frantoio diventato poi negli anni un punto di riferimento della produzione olearia regionale. Nella sede storica, dal 1992 è allestito il Museo dell’Olio Carlo Carli, il cui percorso espositivo illustra la storia della cultura olearia, per secoli principale risorsa dell’economia locale, nonché elemento caratterizzante del paesaggio di ieri e di oggi di tutta la Riviera di Ponente.

Rari utensili da lavoro, reperti archeologici di pregio, lumi a olio e oliere, oggetti e cimeli di ogni genere raccontano una storia che attraversa secoli, dai tempi dei Romani fino ai giorni nostri, passando dall’ambito culturale a quello economico, dal costume alle tradizioni del territorio. Un viaggio affascinante e coinvolgente per una delle collezioni archeologiche private più importanti in Italia.

Museo Storico della Campana – Pontificia Fonderia Marinelli

Nella provincia di Isernia, si trova un’altra importante emergenza culturale dell’Alto Molise, il Museo Storico della Campana, proseguo espositivo della Pontificia Fonderia Marinelli.

La meta da raggiungere è Agnone, borgo sin dal Medioevo legato alla produzione di campane, tradizione oggi portata avanti dagli ultimi discendenti dei Marinelli. Si tratta di un’azienda familiare attiva da oltre mille anni, che dal 1924 si fregia dello Stemma Pontificio, dal 1954 della medaglia d’oro “quale premio ambitissimo alla Ditta più anziana per attività e fedeltà al lavoro in campo Nazionale” e che con ogni probabilità è la più antica al mondo nel settore.

Fra le tante memorabilia, negli annali di Casa Marinelli c’è l’aneddoto che nel 1339 vide Nicodemo “Campanarus” realizzare per una chiesa del frusinate una campana mastodontica per quell’epoca, pari a circa 2 quintali.

Mentre venendo a tempi più recenti, c’è una data che non si può scordare: il 19 marzo 1995, giorno in cui San Giovanni Paolo II fece loro visita per assistere al miracolo della nascita di una campana. Indimenticabile anche il momento in cui qui furono fuse le nuove campane dell’Abbazia di Montecassino, in seguito alla distruzione dell’edificio durante la Seconda Guerra Mondiale.

Se dunque oggi ad Agnone dominano la scena i Marinelli, un tempo per le vie del borgo era tutto un riecheggiare di colpi di incudine e martello. Per saperne di più su questo antico mestiere, dal 1999 è possibile visitare il Museo Marinelli, dove è conservato un raro esemplare di campana gotica che la tradizione vuole fusa 1000 anni fa proprio qui nel borgo molisano, oltre a manoscritti, antichi documenti e testi rari come l’edizione olandese, del 1664 del “de tintinnabulis”, definita la “bibbia” dell’arte campanaria.

Villa Reale di Monza

Nel 1777, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria diede l’ordine di erigere l’incantevole reggia di Monza come residenza estiva per suo figlio Ferdinando I, Governatore della Lombardia, incaricandone l’architetto Piermarini, già artefice della Reggia di Caserta. La Villa Reale di Monza, un maestoso edificio a ferro di cavallo in stile neoclassico, di circa 700 stanze arredate con un incredibile sfarzo, impreziosite da stucchi, sete, affreschi, pavimenti in marmo pregiato o in legno intarsiato, camini, fregi, boiseri e vasche da bagno in marmo e lunette con sculture lignee. Imponente anche lo scalone d’onore.

Da non perdere anche i giardini della Reggia, estesi su circa 40 ettari. Un parco di rara bellezza che svolge un ruolo significativo nell’ambito ecologico e naturalistico di Monza, ospitando numerose specie animali e vegetali. Merita di una visita anche il roseto, nell’avancorte della Villa che si adagia su un terreno ondulato, con uno splendido laghetto al suo interno.

Teatro alla Scala

Il Teatro alla Scala di Milano, fortemente voluto dall’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, fu inaugurato il 3 agosto 1778, come da progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini. Il nome del teatro è un omaggio alla chiesa di Santa Maria alla Scala, il luogo dove fu edificato.

Questo prestigioso palcoscenico ha visto la rappresentazione di alcune delle opere più celebri dell’Ottocento, tra cui la “Norma” di Bellini, l'”Otello” e il “Falstaff” di Verdi, “La Gioconda” di Ponchielli, il “Mefistofele” di Boito e la “Turandot” di Puccini.

Il Teatro alla Scala è stato il palcoscenico di esibizioni straordinarie di artisti di fama mondiale, tra cui le voci indimenticabili di Maria Callas, Luciano Pavarotti e Placido Domingo e i balletti di Leonide Massine, George Balanchine, Rudolf Nureyev e Carla Fracci.

Dal 1951, la Stagione della Scala si apre il 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio, patrono del capoluogo, e questa tradizione è rimasta intatta. Se siete appassionati di opera o balletto, una serata alla Scala durante il vostro soggiorno a Milano si rivelerà un’esperienza indimenticabile.

Ricetto di Candelo

Ricetto, da “receptum”, rifugio. Tale l’origine del nome, che sta a indicare un rifugio fortificato protetto da mura a difesa di beni quali cereali, cibo in generale, acqua e vino. Diffuso in passato in Piemonte, dove ne sono presenti ancora oltre duecento, e in alcune zone dell’Europa centrale, il Ricetto trova uno dei suoi esempi meglio conservati a Candelo, in provincia di Biella, dal 2002 inserito fra i Borghi più belli d’Italia.

Vi si accede tramite un’unica torre-porta, protetta da due ponti levatoi, uno pedonale e uno per i carri, e da un fossato (interrato nell’800), che correva lungo tutti i 467 metri di lunghezza della cinta muraria. Quattro le torri angolari – di forma circolare, aperte verso l’interno, eccetto una di forma quadrangolare a rinforzo. Il Ricetto di Candelo presenta cinque rue, dal francese “vie”, disposte a formare altrettanti isolati, divisi in lunghezza da strettissime riane di circa 70 cm di larghezza, con la funzione di barriere anti propagazione degli incendi. Gli edifici sono invece detti cellule, sono privi di fondamenta e sono costituiti da vani sovrapposti, non comunicanti tra loro: il vino al piano terra, le granaglie al piano superiore.

Caratteristica unica del Ricetto è la presenza di circa 200 cantine tutte simili tra loro per struttura e dimensioni. Chi volesse immergersi nell’atmosfera di un tempo, può optare per il ristorante ricavato in una di queste cantine, dove si può anche ammirare un gigantesco torchio a vite del Settecento, un tempo cuore di una sorta di grande cooperativa vitivinicola.

La particolarità di Candelo è che nei secoli è stato sfruttato nei modi più disparati, passando da borgo dedito alla produzione tessile a teatro fino a set di produzioni televisive. A testimoniare questo suo ricco passato ci sono oggi alcune botteghe d’arte, il Centro documentazione dei Ricetti in Europa, il Piccolo Museo delle cose di Cucina e Pasticceria, e l’Ecomuseo della Vitivinicoltura.

Chi sceglie Candelo come meta per una gita fuori porta non potrà fare a meno di notare lo splendido contesto naturalistico in cui si trova calato, con le Prealpi biellesi da un lato e la Riserva Naturale della Baraggia dall’altro. Ricco anche il calendario delle manifestazioni ed eventi, fra cui Candelo in Fiore.

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