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A piedi nudi nel parco. Come nel celebre film del 1967 che aveva come protagonisti Jane Fonda e Robert Redford, a Morgex ci si toglie scarpe e calze e si cammina a piedi nudi, su un tracciato di circa 600 metri di lunghezza, situato nella zona del campo sportivo comunale. Sull’erba, ma anche su legno, pietra, muschio, fango, acqua e sabbia, e ancora su petali di fiori, aghi di larice, pigne. Si chiama barefoot ed è una pratica wellness di recente “invenzione”, che stimola i sensi, il corpo e la mente, grazie al contatto con questi elementi naturali, ma anche al silenzio, ai profumi nell’aria, alla vista dei “Giganti della Valle d’Aosta” che si stagliano all’orizzonte.
Percorso di Barefooting
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Nel 1893, la Regina Margherita trascorse forse la sua unica notte in una camera con letti a castello e bagni in comune. Fu una delle prime ospiti del rifugio più alto d’Europa, da allora chiamato in suo onore Capanna Regina Margherita. Appollaiato a 4.556 metri, sulla Punta Gnifetti, fa parte del massiccio del Monte Rosa ed è ben visibile anche dal fondovalle. Data la sua collocazione su uno sperone di roccia spesso ricoperto da neve e ghiaccio è consigliato farsi accompagnare da una Guida Alpina UIAGM.
Al suo interno, oltre a 70 posti letto, biblioteca, bar e ristorante, ospita un importante laboratorio adibito alla ricerca scientifica, noto come Osservatorio Regina Margherita. Non solo. La Capanna è un fondamentale punto di riferimento per le operazioni di Soccorso Alpino in tutta l’area dei “Giganti della Valle d’Aosta” ed è parte del patrimonio storico-culturale del Club Alpino Italiano, che di recente è pure stato ristrutturato nell’ottica di ridurne l’impatto ambientale e renderla una struttura sempre più ecocompatibile, mediante un sistema di gestione ambientale certificato secondo la ISO 14001.
Nel 1834, nel cuore della Valdigne, inaugurava lo stabilimento termale di Pré-Saint-Didier, da quel momento ribattezzato Pré-Saint-Didier-les-Bains, affiancato nel 1888 dall’apertura del casinò, entrambi luoghi frequentati per oltre 150 anni dai membri di Casa Savoia. A quel periodo ricco di fascino e glamour fin de siècle, sono poi seguiti nel Novecento tre decenni di totale abbandono, oggi bypassati da un restauro che ha saputo esaltare l’architettura ottocentesca delle origini, integrata da ogni forma di wellness device di ultima generazione. QC Terme Pré-Saint-Didier si presenta quindi come un avveniristico “polo del benessere”, a pochi minuti dal resort di QC Termemontebianco, entrambi nella “galassia” del noto gruppo di hotellerie che negli ultimi anni ha creato un suo concept di benessere 2.0. Negli oltre 500 mq di superficie, QC Terme Pré-Saint-Didier raccoglie dunque una quarantina fra cascate tonificanti, idromassaggi con acqua termale, saune e sale relax, vasche panoramiche esterne e interne alimentate dalle acque ricche di ferro, silici, carbonato di calcio e acidi arsenicali già ben note per le loro proprietà benefiche agli antichi romani. A rendere ancora più suggestiva l’esperienza di remise en forme è la vista panoramica sul massiccio del Monte Bianco, che sovrasta il fondovalle in cui si trova Pré-Saint-Didier.
Immaginare qualcuno che scala la vetta più alta delle Alpi nel 1786 ha molto più che del pionieristico. Eppure, in quell’anno, Jacques Balmat e Michel Gabriel Paccard tentarono l’impresa e ci riuscirono, piantando il loro vessillo in cima ai 4.807 metri del Monte Bianco. Oggi, il “tetto d’Europa” è una delle attrattive naturali e turistiche più note della Valle d’Aosta, oltre che una meta ambita dagli alpinisti di tutto il mondo, accessibile anche grazie all’ausilio di Guide Alpine esperte di questi luoghi.
La sfida della scalata più ardita del Vecchio Continente è di quelle riservate a pochi, ma dal 2015, bastano 10 minuti per godere delle stesse emozionanti visioni. Dieci minuti che coprono i 2.000 metri di dislivello fra Courmayeur, situato a 1.300 metri, e la stazione più elevata di Punta Helbronner, a quota 3.466, inframmezzate dalla tappa intermedia di Pavillon du Mont Fréty, a 2.200 metri. Una volata resa possibile da un impianto funiviario di ultima generazione, lo Skyway Monte Bianco: durante la salita, la cabina di forma semisferica gira a 360° regalando l’occasione unica di ammirare da vicino il “Gigante delle Alpi” e panorami a dir poco indimenticabili, che abbracciano anche le cime di Cervino, Monte Rosa e Gran Paradiso, e i comuni del fondovalle, La Salle, Morgex, Pré-Saint-Didier e appunto Courmayeur, che con La Thuile formano la cosiddetta “Valdigne”. Non solo, entrambe le soste lungo la salita offrono comfort da resort di lusso: una cantina in alta quota, 2 ristoranti, una sala conferenze e una speciale shopping area al Pavillon, mentre a Punta Helbronner si trovano un bistrot e un’esposizione permanente di cristalli. Da qui, attraverso un tunnel, si può anche raggiungere lo storico Rifugio Torino, punto di partenza per percorsi alpinistici e fuori pista come quello del ghiacciaio del Toula, dei Marbrées e i 24 Km della Vallée Blanche, che conducono fino a Chamonix.
Da ex riserva di caccia di Casa Savoia, si può dire che il Parco Nazionale del Gran Paradiso ha un’origine regale. Una caratteristica che lo rende unico, insieme al fatto di essere stato il primo istituito in Italia, nel 1922, con lo scopo specifico di scongiurare l’estinzione dello stambecco. Il Gran Paradiso è anche l’unico fra i “Giganti della Valle d’Aosta” – le vette oltre i 4.000 – completamente in territorio italiano.
Il punto di partenza ideale per arrivare in vetta ai 4061 metri del Gran Paradiso è il Rifugio Vittorio Emanuele, raggiungibile percorrendo un pratico sentiero dalla località Pont, in Valsavarenche. Dagli esperti viene un po’ considerata una salita di iniziazione all’alpinismo, anche se il passaggio finale, classificato come facile, ha una parte esposta che è da vertigini. I neofiti sono avvisati, ma per svolgere tutto in sicurezza e godere a pieno delle emozioni che solo la montagna sa regalare, basta affidarsi alle guide alpine del posto.
Oltre che dalla Valsavarenche, il Gran Paradiso può essere osservato da Cogne, in Valnontey, e da un versante della Valle di Rhêmes. Nel complesso, l’area turistica del Gran Paradiso è assai più vasta rispetto alla zona del Parco, raggruppando quattro vallate che si sviluppano dalla valle centrale in direzione sud: oltre alle tre appena citate, c’è anche la Valgrisenche, cui si aggiungono i pendii che da Saint-Pierre salgono verso Saint-Nicolas per arrivare fino ai 3.000 metri del monte Fallère e del vallone di Vertosan.
Il Parco Nazionale del Gran Paradiso assicura la possibilità di vere e proprie full immersion nella natura, che a seconda della stagione offrono panorami ed esperienze sempre diverse. Basti pensare ai numerosi laghi e cascate disseminati sul territorio, che in inverno diventano spettacolari concrezioni di ghiaccio e in estate rinfrescanti tappe lungo il cammino verso le altre cime della zona, come la Grivola, decantata dal Carducci, il Ciarforon, la Grande Sassière e la Granta Parey.
Non è la cima più alta d’Europa, ma il Cervino, o Matterhorn, forse anche in virtù del suo profilo piramidale così riconoscibile, è da sempre una delle vette più ambite da ogni scalatore. Il 14 luglio 1865 è la data che ha visto conquistare per la prima volta i suoi 4.478 metri sul versante svizzero. A guidare l’equipe c’era in quell’occasione Edward Whymper, la cui spedizione volse però al peggio nella discesa, durante la quale morirono ben quattro dei suoi compagni di cordata. Pochissimi giorni dopo, un team interamente italiano, guidato da Jean-Antoine Carrel, lo scalò dal lato italiano. Chi volesse ripercorrerne i passi non ha che da affidarsi alle guide alpine per vivere al meglio questa emozionante esperienza.
Scalate e ferrate non sono però alla portata di tutti. Già la strada che attraversa la Valtournenche è un viaggio di avvicinamento alla piramide alpina: si entra nella valle a Châtillon, poi ecco Antey-Saint-André, i borghi di Torgnon e La Magdeleine, dalla caratteristica architettura alpina, e Chamois, raggiungibile solo in funivia o a piedi, e infine Valtournanche, poco prima di Cervinia.
Una volta giunti qui, se non si vuole rinunciare all’emozione di ammirare il Cervino da vicino, da Breuil-Cervinia è possibile salire con gli impianti fino a Plateau Rosa, paradiso dello sci invernale ed estivo grazie ai 3.500 metri di quota, belvedere sulle Alpi, Cervino compreso. Da qui ci si può inoltre collegare sci ai piedi con Valtournanche, sul fondovalle, e con la stazione sciistica elvetica di Zermatt.
Il sogno di trovare un filone d’oro ha accompagnato intere generazioni, soprattutto a cavallo fra Ottocento e Novecento, in cui il mestiere di minatore o cercatore d’oro era assai diffuso, regalando speranze di una vita migliore a qualsiasi latitudine. In Valle d’Aosta, dal 1899 tali speranze si sono concentrate nella stupenda Val d’Ayas, nella zona di Brusson, precisamente a Chamousira Fenilliaz, dove è stata scoperta la più importante miniera della Regione.
Attiva dal 1900 fino alla fine degli anni ’80, la miniera di Chamousira Fenilliaz è stata sfruttata principalmente da due società: la prima, fra il 1903 e il 1906, dalla compagnia inglese “The Evançon Gold Mining Company Limited”, che ne trasse un certo profitto, e poi dalla famiglia italiana Rivetti, che purtroppo non ebbe il medesimo successo.
La miniera ha un’estensione in sotterraneo di circa 1.600 metri, di cui oggi è visitabile la galleria al livello 7 del filone Fenilliaz. L’esperienza è di quelle che si ricordano perché consente di scendere nelle viscere della montagna, in totale sicurezza e relax grazie all’ausilio di guide esperte.
Una volta ritornati in superficie, si può proseguire il tour con il Museo della Miniera di Chamousira, situato in una struttura panoramica, e con il “Centro di documentazione Joseph Herbet”, ricco di interessanti testimonianze fotografiche e cartografie d’epoca.
Il percorso di ritorno dell’Alta Via n.1 è quello dell’Alta Via n. 2, denominata Alta Via Naturalistica. Pertanto, facendo a ritroso la tratta Donnas – Courmayeur, corre lungo la destra orografica della Dora Baltea e conduce appunto da Courmayeur a Donnas, con un tracciato suddiviso in 14 tappe giornaliere che richiedono dalle 3 alle 5 ore di marcia ciascuna. La quota media è di 2.000 metri, che talvolta arriva a sfiorare o superare i 3.000 metri, come per esempio in corrispondenza di Col Loson, dove arriva a 3.300 metri.
Per la comodità dei suoi sentieri, ampi circa 80 cm e ben segnalati, l’Alta Via n. 2 è fattibile da chiunque, anche se l’impegno che richiede a causa dell’altitudine e delle distanze medie suggerisce a chi non è un assiduo camminatore di scegliere solo alcuni tratti, preferibilmente quelli sul fondovalle. La caratteristica principale è che attraversa ben due aree protette, il Parco Nazionale del Gran Paradiso e il Parco Regionale del Mont Avic, il che mette l’escursionista a confronto con zone selvagge ricche di flora e fauna alpina ma anche con villaggi e centri abitati di alta montagna rimasti arroccati a tradizioni enogastronomiche e di mestieri vecchi di secoli, il tutto immerso in paesaggi suggestivi. L’incontro con camosci, aquile reali, stambecchi, marmotte ed ermellini è quasi all’ordine del giorno, anche perché l’Alta Via Naturalistica è accessibile solo in estate, la stagione migliore sia per gli avvistamenti sia per godere della massima fioritura delle specie floreali e arboree di montagna.
Molti i punti di sosta, da semplici campeggi e bivacchi a rifugi e alberghi dotati di ogni comfort. Il percorso scende spesso nel fondovalle per consentire di usufruire di vari servizi ed eventualmente anche di interrompere il cammino rientrando in autobus alla base, Courmayeur.
Alta via numero 1 – Via dei giganti: trekking d’alta quota tra le vette più alte d’Europa. Il titolo di questa avventura escursionistica la dice lunga su ciò che ci aspetta lassù, sul crinale di tre delle quattro cime da 4.000 metri della Valle d’Aosta. L’Alta Via n. 1 è un itinerario escursionistico che si sviluppa ai piedi dei massicci del Monte Rosa, del Cervino e del Monte Bianco, che accanto a queste architetture naturali mostra ciò che l’ingegno umano è riuscito a creare per adattarsi al meglio alla montagna, vale a dire le costruzioni tradizionali Walser, tipiche della Valle di Gressoney e dell’Alta Valle di Ayas.
L’Alta Via n. 1 corre lungo la sinistra orografica della Dora Baltea ed è molto ben segnalata, offrendo tracciati della larghezza media di 80 cm. Ciò la rende un’escursione adatta a tutti, ma di certo, data l’altitudine e alcuni passaggi non proprio da principianti, bisogna saper scegliere su quali tratti puntare se non si hanno fiato e gambe ben allenate. Il consiglio migliore è sempre quello di affrontare una salita del genere accompagnati dalle guide professioniste locali, che conoscono le difficoltà di ogni percorso.
L’itinerario è percorribile nei mesi estivi, conduce da Donnas a Courmayeur, con 17 tappe giornaliere che richiedono in media 3-5 ore di marcia ciascuna, e si sviluppa fra prati, pascoli, boschi e pietraie, mantenendosi ad una quota media di 2.000 metri e sfiorando spesso i 3.000 metri. A ritemprare i trekker lungo il tragitto c’è un’ampia scelta di servizi in grado di soddisfare tutte le tasche: campeggi, bivacchi, rifugi, alberghi e dormitori. Non solo. Il percorso ha la caratteristica di ridiscendere, quasi ad ogni tappa, nel fondovalle per permettere di usufruire dei servizi dei paesi oppure interrompere il cammino con rientro in autobus.
L’eclettismo fin de siècle rivive nelle architetture del Castello di Gressoney-Saint-Jean, realizzato nel 1899 per volere della regina Margherita di Savoia nella località denominata Belvedere, ai piedi del ghiacciaio del Lyskamm. Neomedievale, neo-rinascimentale e Art Nouveau si fondono in un tutt’uno e man mano che ci si avvicina, si incominciano a notare i dettagli fiabeschi, come le cinque torrette perimetrali che anticipano l’interno riccamente decorato da pitture, boiseries e arredi di ispirazione medievale. Il fiore della margherita, chiaro richiamo alla sovrana, è ovunque, sia al pianterreno che al piano nobile negli appartamenti reali, collegati da un maestoso scalone elicoidale in legno di rovere intagliato e scolpito.
Il progetto del castello viene firmato dall’architetto Emilio Stramucci, capo dell’Ufficio tecnico della Real Casa che immagina la residenza della regina elegante e raffinata nelle sue decorazioni, nelle volute elicoidali dello scalone padronale e negli affreschi a tema floreale. A occuparsene sono le maestranze locali e artisti di fama come il pittore torinese Carlo Cussetti, decoratore del Palazzo Reale di Torino. Le parti lignee, come i soffitti a cassettoni, le boiseries e gli arredi medievaleggianti sono invece opera dell’intagliatore Michele Dellera.
Elementi come termosifoni, acqua riscaldata, impianto di illuminazione elettrica e un collegamento su binario sotterraneo per mettere in comunicazione la sala da pranzo alle cucine fanno del Castello della Regina Margherita uno degli edifici più all’avanguardia dell’epoca, che ancora oggi stupisce i visitatori per le soluzioni ingegneristiche. Dopo l’acquisto nel 1937 da parte dell’industriale milanese Ettore Moretti, il castello è dal 1981 di proprietà della Regione Autonoma Valle d’Aosta.
Sono due i “record” del Parco Nazionale del Gran Paradiso: istituito il 3 dicembre del 1922, è il più antico parco nazionale italiano ed è l’unico massiccio montuoso culminante a oltre 4000 metri interamente in territorio italiano. Motivazione alla base della sua creazione, la volontà di “preservare la fauna e la flora e di preservarne le speciali formazioni geologiche, nonché la bellezza del paesaggio”. Situato a cavallo delle regioni Valle d’Aosta e Piemonte, protegge un territorio di 70.000 ettari che trova il suo cuore nel massiccio del Gran Paradiso. Cinque le valli protette dai suoi confini: Val di Rhêmes, Val di Cogne, Valsavarenche in Valle d’Aosta e Valle dell’Orco e Val Soana in Piemonte.
Settantamila ettari da esplorare in mille modalità più o meno fitness oriented: si va dalle semplici passeggiate al trekking d’alta quota, dalla MTB al downhill, dallo sci alpinismo all’arrampicata con il supporto di guide alpine, senza dimenticare visite altamente consigliate a tutti, come per esempio quella al Giardino botanico alpino di Paradisia. Rifugi e bivacchi segnano i percorsi del CAI offrendo conforto ad alpinisti ed escursionisti in attesa dell’”incontro ravvicinato” tanto desiderato con camosci, stambecchi, rapaci o piccoli roditori.
Sul crinale del Gran Paradiso, uno dei “Giganti della Valle d’Aosta”, per tutelare il paesaggio si spinge anche verso la mobilità dolce, regolamentando il traffico automobilistico lungo la strada che conduce al Colle del Nivolet e favorendo gli spostamenti a piedi, in bici e con navetta. A integrazione di questo progetto è arrivato nel 2012 anche Rê.V.E. – Grand Paradis, cofinanziato con il fondo FESR dell’Unione Europea: nel Parco Nazionale del Gran Paradiso è disponibile una flotta di biciclette elettriche a pedalata assistita, che crea uno dei sistemi di bike sharing più grandi d’Europa.
Sono ben 30 le cime superiori ai 4.000 metri incluse nel massiccio del Monte Rosa. Un numero importante che fa di questo gruppo montuoso quello con l’altezza media più elevata delle Alpi. E fra le 30 vette, la “regina” è la Punta Dufour, con 4.634 metri di quota, seguita dal gruppo del Breithorn, che culmina nei 4.165 metri del Breithorn occidentale, dai gemelli Polluce di 4.092 metri e Castore di 4.228, dal Lyskamm di 4.527 metri, la più elevata del Rosa in territorio valdostano, e ancora dal Colle del Lys, spettacolare passo alpinistico alto 4.153 metri e dalla Punta Gnifetti, 4.554 di quota, dove si trova la Capanna Regina Margherita, il rifugio più alto d’Europa.
Il Breithorn, in particolare, è il punto di riferimento per i frequentatori di Cervinia e in generale della Valtournenche, classica meta di avvicinamento alla pratica dell’alpinismo. Il Polluce invece si affronta partendo da Saint-Jacques, in Val d’Ayas, mentre da Gressoney-La-Trinité si parte alla volta della Punta Gnifetti e del Castore.
Lungo la Valle di Ayas e la Valle di Gressoney (o valle del Lys) si va alla scoperta della cultura walser ma anche di alcune delle destinazioni sciistiche più note dell’arco alpino: Verrès, Challand-Saint-Victor, Challand-Saint-Anselme, Brusson, Champoluc e Antagnod nella Valle di Ayas; Pont-Saint-Martin, Perloz, Fontainemore, Lillianes, Issime, Gaby, Gressoney-Saint-Jean, con il fiabesco Castel Savoia, e Gressoney-La-Trinité nella Valle di Gressoney.
Quanto ci vuole per coprire 2.000 metri di dislivello? Dieci minuti. Cinque per ognuna delle due tratte in cui è diviso il percorso dello Skyway Monte Bianco, un impianto funiviario che separa Courmayeur, situato a 1.300 metri, dalla stazione intermedia di Pavillon du Mont Fréty, a 2.200 metri, e da quella più elevata di Punta Helbronner, a quota 3.466. Un’esperienza di pochi minuti ma che sa già di viaggio, perché durante la salita la cabina di forma semisferica gira a 360° regalando l’occasione unica di ammirare da vicino il “Gigante delle Alpi” e panorami a dir poco indimenticabili, che abbracciano anche le cime di Cervino, Monte Rosa e Gran Paradiso. Non solo, entrambe le soste lungo la salita offrono comfort da resort di lusso: una cantina in alta quota, 2 ristoranti, una sala conferenze e una speciale shopping area al Pavillon, mentre a Punta Helbronner si trovano un bistrot e un’esposizione permanente di cristalli. Da qui, attraverso un tunnel, si può anche raggiungere lo storico Rifugio Torino, punto di partenza per percorsi alpinistici e fuori pista come quello del ghiacciaio del Toula, dei Marbrées e i 24 Km della Vallée Blanche, che conducono fino a Chamonix.
Sportivo
Comune: Breuil Cervinia, Valtournenche
Mese di inizio: Dicembre
Durata: 3 Giorni
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Comune: Breuil Cervinia, Valtournenche
Mese di inizio: Dicembre
Durata: 3 Giorni
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