Agriturismo Villa Santa Caterina di Aceto Renato
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Montalto Uffugo (CS), Calabria
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Scopri tutti i comuni del territorioIl tesoro perduto più ricco della storia sarebbe pari a venticinque tonnellate d’oro e centocinquanta d’argento. E dal 410 d.C. lo si cercherebbe nei dintorni e nel letto del fiume Busento, là dove Alarico, re dei Visigoti, diretto in Africa con questo prezioso carico, morì e fu sepolto. La leggenda vuole che ci abbiano provato in tanti a scovarlo, ma il mistero rimane, anche perché si narra che gli schiavi deputati allo scavo e alla deviazione temporanea del fiume, siano stati uccisi al termine dei lavori.
Il Busento nasce sul versante ovest del Monte Serratore, e una volta disceso a valle attraversa Cosenza, legata alla figura dello “stupor mundi”, Federico II di Svevia, che ne ampliò il castello normanno, ancora oggi simbolo del capoluogo calabrese, e città di nascita di uomini illustri come Tommaso Campanella e Bernardino Telesio, esponenti dell’Accademia Cosentina. Il centro storico è carico di storia e denso di edifici religiosi, fra cui spiccano il Duomo e il Convento di San Francesco d’Assisi, ma una volta giunti qui, vale la pena dedicarsi alla scoperta del vicino Parco Nazionale della Sila, 150.000 ettari di ricchezze naturali uniche nel loro genere.
Dati ottenuti tramite l’analisi delle recensioni sul web
Con il nome di Ponte San Francesco di Paola si identificano due strutture sul Sud Italia: il celebre “ponte girevole” che dal 1887 è simbolo di Taranto, e dal 26 gennaio 2018 , il cosiddetto Ponte di Calatrava a Cosenza. Un’opera, quest’ultima, che ha contribuito a riqualificare il quartiere di Gergeri, una delle “porte” di accesso al centro storico cittadino, ridisegnandone il profilo grazie alla presenza degli immancabili stralli bianco candido che sono ormai il marchio di fabbrica dell’architetto spagnolo naturalizzato svizzero Santiago Calatrava.
Un progetto complesso, durato quasi una ventina d’anni, che però oggi regala a Cosenza un podio, poiché con i suoi 104 metri di altezza rappresenta il secondo ponte strallato più alto d’Europa. Quanto ai numeri, ecco gli altri che identificano quest’imponente opera ingegneristica in acciaio e cemento: 103 metri di lunghezza, 24 di larghezza, 800 tonnellate di peso per il pilone centrale, 52 metri di lunghezza per l’antenna inclinata di 52 gradi da cui si dipartono gli stralli.
1968: Nasce il Parco Nazionale della Calabria. 2002: Viene istituito il Parco Nazionale della Sila. Il secondo è un’estensione di quello “storico”, e comprende le aree di rilevante interesse ambientale in Sila piccola, Sila grande e Sila greca per complessivi 73.695 ettari di pertinenza di ben 19 Comuni e 3 Province (Cosenza, Catanzaro e Crotone). Fra i target definiti dall’Ente Parco Nazionale della Sila, lo sviluppo ecocompatibile di tutto il comprensorio, per secoli crocevia del Mediterraneo di storia, arte e culture diverse. Un mix che alterna foreste, fiumi, laghi artificiali, dolci altopiani – fra cui il più grande d’Europa – rilievi protesi verso il Pollino e l’Aspromonte, che permettono di scorgere all’orizzonte anche l’Etna, le Isole Eolie, le spiagge dello Jonio e del Tirreno.
Questi i 19 Comuni che rientrano nel territorio dell’area protetta: 9 sono in Provincia di Cosenza (Acri, Aprigliano, Bocchigliero, Casali del Manco, Celico, Corigliano – Rossano, Longobucco, San Giovanni in Fiore, Spezzano della Sila), 6 in Provincia di Catanzaro (Albi, Magisano, Petronà, Sersale, Taverna, Zagarise) e 4 in Provincia di Crotone (Cotronei, Mesoraca, Petilia Policastro, Savelli).
Arrampicata, mountain bike, canoa, escursionismo… Chiunque ami l’outdoor non potrà che apprezzare le molte attività possibili al Silavventura, eco-parco situato nella zona del Lago Arvo, in provincia di Cosenza. Il parco avventura offre casette nel bosco, corsi di educazione ambientale e molte altre attività pensate per i bambini che hanno voglia di fare cose da grandi, così come per i grandi che vogliono riscoprire dinamicità ed entusiasmo da bambini. L’ingresso al Parco Silavventura è aperto tutto l’anno ed è gratuito, mentre le singole attività richiedono una fee.
I “Giganti della Sila” sono in tutto 60. Un numero esiguo ma che rende ancor più prezioso il patrimonio rappresentato da questo bosco ultracentenario dell’Appennino Calabrese, tutelato come parte del Parco Nazionale della Sila, e dal 2016 gestito dal FAI Fondo per l’Ambiente Italiano. Sessanta esemplari di pini larici e aceri montani dalle caratteristiche uniche nel loro genere, tali da renderli appunto dei “giganti”: 45 metri di altezza media, 2 metri di diametro, e un’età che si aggira sui 350 anni, certificata da documenti che riportano negli annali di quando nel Seicento i Baroni Mollo piantumarono tutta la zona.
Leggendo fra le righe della storia, si potrebbe quasi dire che si trattò di un primo esempio di salvaguardia ambientale, dovuto alla necessità di fermare l’abbattimento indiscriminato di piante. Fra Sei e Settecento, i pastori della zona erano infatti soliti estrarre dai tronchi una resina infiammabile, risorsa preziosa usata come combustibile, ma che causò gravi problemi di disboscamento. Per contrastare questo fenomeno dilagante, si impegnò anche il governo di Napoli, emettendo numerosi provvedimenti a riguardo. Con la Seconda Guerra Mondiale, i terreni furono espropriati e reintegrati poi nel patrimonio dell’Ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali che, insieme alla famiglia Mollo, promosse l’istituzione dell’attuale Riserva Naturale Guidata Biogenetica allo scopo di studiare, conservare geneticamente e tutelare questo patrimonio storico-naturale di enorme valore.
La presenza in loco del FAI garantisce oggi l’apertura dell’area al pubblico, con attività di promozione e conoscenza di un lembo di paesaggio rurale calabro rimasto fermo a 350 anni fa.
L’”Elefante” e il “Ciclope”. Sono questi i due nomi di fantasia dati alle misteriose formazioni rocciose note come “Giganti di Pietra di Campana”, o “Pietre dell’Incavallicata”, situate nei pressi di Campana, nel Parco Nazionale della Sila, in provincia di Cosenza. In realtà si tratterebbe di sculture megalitiche, alte la prima 5,5 metri e la seconda ben 7,5 metri, pur essendo mutilata nella parte alta, tanto da essere ribattezzata “Guerriero Seduto”.
Tre le ipotesi fatte circa la loro realizzazione, tutte generate dalla presenza della figura dell’elefante. La prima si rifà alla spedizione di Pirro, avvenuta nel III secolo a.C., la seconda a quella di Annibale in occasione della seconda guerra punica, la terza all’idea che si tratti di una riproduzione di un esemplare di Palaeoloxodon Antiquus, una specie di elefante estintasi nel Pleistocene ma nota ai primi abitanti della Calabria, che avrebbero poi realizzato la scultura. In effetti, quest’ultima tesi sarebbe avvalorata dal ritrovamento di un fossile di tale specie nel vicino Lago Cecita.
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