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Gubbio

costacciaro, fossato di vico, gualdo tadino, gubbio, scheggia e pascelupo, sigillo, valfabbrica

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In una terra dove l’espressione “bottega artigiana” ha ancora un senso vivo e autentico legato al volto di fabbri, intagliatori del legno, ceramisti, ricamatrici, librai, orafi e così via, il contesto storico-architettonico non potrebbe che essere quello intatto del Comprensorio Gubbio e Altochiascio. Qui, in provincia di Perugia, fra la catena appenninica e la Valle del Tevere, nella realtà floro-faunistica unica del Parco Regionale del Monte Cucco, ecco Gubbio, ricordata già nel III secolo a.C., in lingua umbra, nelle preziose Tavole Eugubine, oggi conservate nel Museo Civico di Palazzo dei Consoli. La visita all’edificio è d’obbligo, sia per la vista che si gode sulla vallata dalla Piazza Grande, sia per la bellezza degli interni, perfetto punto di partenza per prepararsi a ciò che ci attende nel Centro Storico, arrivato a noi intatto dal Medioevo, quasi come fosse rimasto sotto una campana di vetro.
Si inizia dal punto più alto, dove si trova la Basilica di Sant’Ubaldo. La salita a piedi richiede fiato e gambe, ma in alternativa c’è la funivia Colle Eletto che si inerpica sul Monte Ingino, fino a 827 metri. Qui sono custodite le spoglie del Santo Patrono eugubino, e da qui ogni anno il 15 maggio prende il via la famosa Festa dei Ceri di Gubbio. Un rito cristiano cattolico ma con “inflessioni” pagane, in corso dal XII secolo e perciò considerata uno dei più antichi eventi folcloristici d’Italia. Fra un vicolo e l’altro, senza correre come i “ceraioli”, si scoprono poi Palazzo Beni, Palazzo del Bargello con la famosa fontana detta “dei Matti”, e Palazzo del Capitano del Popolo, fino alla solennità rinascimentale di Palazzo Ducale, con ogni probabilità progettato da Francesco di Giorgio Martini, architetto di fiducia dei Montefeltro. Una costante lungo il percorso sono le chiese, tante, tantissimi, fra cui spicca la Cattedrale dei Santi Mariano e Giacomo. Arrivati nella parte bassa dell’abitato, si arriva in Piazza Quaranta Martiri, ex mercato, su cui affaccia la Chiesa di San Francesco, legata alla famiglia degli Spadalonga, che secondo le cronache del Duecento “vestirono” San Francesco dopo la spoliazione dai beni terreni e l’abbandono della casa paterna. Fuori dalle mura, altri edifici sacri – la Chiesa di San Secondo, la Chiesa della Madonna del Prato e la Chiesa della Vittorina – e i resti dell’antica Ikuvium, teatro e mausoleo romano.

Sono solo probabili invece le origini romane di Costacciaro, sorto lungo la Via Flaminia, sempre nel Comprensorio Gubbio e Altochiascio. Oltre al Centro Storico con emergenze importanti quali i resti della Rocca del Càssero e della cinta muraria con la Torre Civica del XIII secolo, meritano una visita il “Borgo didattico” e il Centro escursionistico naturalistico e speleologico, ricavato nell’ex monastero delle Benedettine, e il Museo-laboratorio del Parco di Monte Cucco, nell’ex chiesa di San Marco evangelista. Due intelligenti esempi di riuso di luoghi devozionali, a favore della comunità e della natura. Proseguendo lungo la Via Flaminia, sorge Fossato di Vico, che pur nelle sue ridotte dimensioni – 2.600 circa gli abitanti – è diviso fra parte pianeggiante e Fossato Alto, quest’ultimo rimasto come nel Medioevo: bellissime le “rughe”, le vie coperte da volte a tutto sesto, il vecchio Palazzo comunale, la Torre dell’Orologio, la Torre merlata d’ingresso, la Chiesa di San Pietro di stampo cistercense, la trecentesca Chiesa di San Benedetto e il Monastero di Santa Maria del Fonte, dimora delle monache benedettine di clausura.

Gualdo Tadino, ex prefettura e colonia romana, nel corso della sua lunga storia si scontro con due delle più importanti figure dell’antichità: Annibale, che nel 217 a.C. la mise a ferro e fuoco, Cesare, nel 48 a.C., e Totila, re dei Goti, che proprio qui fu ucciso da Narsete, re dei Longobardi. Da questi fatti si capisce l’originaria funzione militaresca della Rocca Flea, eretta nel XII secolo e poi rivista da Federico II di Svevia, nel 1247. Senza alcuna esagerazione, è ancora oggi magnifica, perfetta nella sua nuova veste da sede del Museo Civico e della Pinacoteca, così come il resto del borgo, fra Duomo, Palazzo del Podestà, Torre Civica e Museo Opificio Rubboli, ricavato nell’ex manifattura ottocentesca di maioliche a lustro. Salendo poi sul monte Valsorda, prende quota la voglia di escursionismo e contatto con la natura, così come a Scheggia, Pascelupo e Sigillo, centri antichi sorti lungo la Flaminia, più volte distrutti e ricostruiti, che oggi trovano la loro dimensione più apprezzabile nel silenzio delle belle e romite abbazie benedettine e camaldolesi, e lungo i sentieri del Monte Cucco e del Monte Catria.

Infine, Valfabbrica, le cui origini si devono ai monaci benedettini che nel lontano 820 fondarono l’Abbazia di Santa Maria in Vado Fabricae. Il sito prescelto fu lungo il corso del Chiascio, mentre quello per il Castello, oggi completamente restaurato, la sommità di un colle che domina la vallata fra Gubbio, Perugia e Assisi.

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