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Gubbio (PG), Umbria
costacciaro, fossato di vico, gualdo tadino, gubbio, scheggia e pascelupo, sigillo, valfabbrica
Scopri tutti i comuni del territorioIn una terra dove l’espressione “bottega artigiana” ha ancora un senso vivo e autentico legato al volto di fabbri, intagliatori del legno, ceramisti, ricamatrici, librai, orafi e così via, il contesto storico-architettonico non potrebbe che essere quello intatto del Comprensorio Gubbio e Altochiascio. Qui, in provincia di Perugia, fra la catena appenninica e la Valle del Tevere, nella realtà floro-faunistica unica del Parco Regionale del Monte Cucco, ecco Gubbio, ricordata già nel III secolo a.C., in lingua umbra, nelle preziose Tavole Eugubine, oggi conservate nel Museo Civico di Palazzo dei Consoli. La visita all’edificio è d’obbligo, sia per la vista che si gode sulla vallata dalla Piazza Grande, sia per la bellezza degli interni, perfetto punto di partenza per prepararsi a ciò che ci attende nel Centro Storico, arrivato a noi intatto dal Medioevo, quasi come fosse rimasto sotto una campana di vetro.
Si inizia dal punto più alto, dove si trova la Basilica di Sant’Ubaldo. La salita a piedi richiede fiato e gambe, ma in alternativa c’è la funivia Colle Eletto che si inerpica sul Monte Ingino, fino a 827 metri. Qui sono custodite le spoglie del Santo Patrono eugubino, e da qui ogni anno il 15 maggio prende il via la famosa Festa dei Ceri di Gubbio. Un rito cristiano cattolico ma con “inflessioni” pagane, in corso dal XII secolo e perciò considerata uno dei più antichi eventi folcloristici d’Italia. Fra un vicolo e l’altro, senza correre come i “ceraioli”, si scoprono poi Palazzo Beni, Palazzo del Bargello con la famosa fontana detta “dei Matti”, e Palazzo del Capitano del Popolo, fino alla solennità rinascimentale di Palazzo Ducale, con ogni probabilità progettato da Francesco di Giorgio Martini, architetto di fiducia dei Montefeltro. Una costante lungo il percorso sono le chiese, tante, tantissimi, fra cui spicca la Cattedrale dei Santi Mariano e Giacomo. Arrivati nella parte bassa dell’abitato, si arriva in Piazza Quaranta Martiri, ex mercato, su cui affaccia la Chiesa di San Francesco, legata alla famiglia degli Spadalonga, che secondo le cronache del Duecento “vestirono” San Francesco dopo la spoliazione dai beni terreni e l’abbandono della casa paterna. Fuori dalle mura, altri edifici sacri – la Chiesa di San Secondo, la Chiesa della Madonna del Prato e la Chiesa della Vittorina – e i resti dell’antica Ikuvium, teatro e mausoleo romano.
Sono solo probabili invece le origini romane di Costacciaro, sorto lungo la Via Flaminia, sempre nel Comprensorio Gubbio e Altochiascio. Oltre al Centro Storico con emergenze importanti quali i resti della Rocca del Càssero e della cinta muraria con la Torre Civica del XIII secolo, meritano una visita il “Borgo didattico” e il Centro escursionistico naturalistico e speleologico, ricavato nell’ex monastero delle Benedettine, e il Museo-laboratorio del Parco di Monte Cucco, nell’ex chiesa di San Marco evangelista. Due intelligenti esempi di riuso di luoghi devozionali, a favore della comunità e della natura. Proseguendo lungo la Via Flaminia, sorge Fossato di Vico, che pur nelle sue ridotte dimensioni – 2.600 circa gli abitanti – è diviso fra parte pianeggiante e Fossato Alto, quest’ultimo rimasto come nel Medioevo: bellissime le “rughe”, le vie coperte da volte a tutto sesto, il vecchio Palazzo comunale, la Torre dell’Orologio, la Torre merlata d’ingresso, la Chiesa di San Pietro di stampo cistercense, la trecentesca Chiesa di San Benedetto e il Monastero di Santa Maria del Fonte, dimora delle monache benedettine di clausura.
Gualdo Tadino, ex prefettura e colonia romana, nel corso della sua lunga storia si scontro con due delle più importanti figure dell’antichità: Annibale, che nel 217 a.C. la mise a ferro e fuoco, Cesare, nel 48 a.C., e Totila, re dei Goti, che proprio qui fu ucciso da Narsete, re dei Longobardi. Da questi fatti si capisce l’originaria funzione militaresca della Rocca Flea, eretta nel XII secolo e poi rivista da Federico II di Svevia, nel 1247. Senza alcuna esagerazione, è ancora oggi magnifica, perfetta nella sua nuova veste da sede del Museo Civico e della Pinacoteca, così come il resto del borgo, fra Duomo, Palazzo del Podestà, Torre Civica e Museo Opificio Rubboli, ricavato nell’ex manifattura ottocentesca di maioliche a lustro. Salendo poi sul monte Valsorda, prende quota la voglia di escursionismo e contatto con la natura, così come a Scheggia, Pascelupo e Sigillo, centri antichi sorti lungo la Flaminia, più volte distrutti e ricostruiti, che oggi trovano la loro dimensione più apprezzabile nel silenzio delle belle e romite abbazie benedettine e camaldolesi, e lungo i sentieri del Monte Cucco e del Monte Catria.
Infine, Valfabbrica, le cui origini si devono ai monaci benedettini che nel lontano 820 fondarono l’Abbazia di Santa Maria in Vado Fabricae. Il sito prescelto fu lungo il corso del Chiascio, mentre quello per il Castello, oggi completamente restaurato, la sommità di un colle che domina la vallata fra Gubbio, Perugia e Assisi.
Dati ottenuti tramite l’analisi delle recensioni sul web
Le attività del turista Culturale
L’Umbria è nota per i suoi centro storici, fra i più belli e meglio conservati, e molti di questi si trovano nella zona attorno a Gubbio. Una cittadina che visse il suo momento più fortunato fra il XIII e il XIV secolo, periodo di cui si possono ancora leggere sul territorio numerose tracce. La Cattedrale dei Santi Mariano e Giacomo, Palazzo dei Priori e Palazzo del Capitano del Popolo sono solo un esempio del ricco patrimonio storico culturale che fa di Gubbio una meta turistica d’eccellenza, oltre che un perfetto set cinematografico. Il successo della serie “Don Matteo” ha per esempio portato la sua fama oltralpe, dove peraltro era già nota per la Festa dei Ceri.
Il Museo Civico, ricavato nel Palazzo dei Consoli e affacciato su Piazza Grande, ripercorre il passato della città, attraverso reperti preziosi e rarità come le sette tavole bronzee, note come “Tavole Eugubine”, incise tra il II e I secolo a.C., scritte in parte in lingua umbra e considerate uno dei più importanti documenti italici. Del periodo romano rimangono da visitare il Teatro romano, della fine del I secolo a.C., e il Mausoleo, ciò che resta di una tomba sontuosa. Nel Palazzo dei Canonici è invece allestito il Museo Diocesano, raccolta d’arte che ripercorre la lunga storia della Diocesi eugubina.
Splendido anche Palazzo Ducale, voluto da Federico da Montefeltro tra il 1475 e il 1480, probabilmente su progetto di Francesco di Giorgio Martini, e oggi sede museale. In cima a Monte Ingino sorge la Basilica di Sant’Ubaldo, al cui interno sono conservati i famosi Ceri di Gubbio e l’urna con le spoglie del santo patrono. E’ infatti da qui che ogni anno, il 15 maggio, prende avvio la corsa più celebre d’Italia, che coinvolge tutti i cittadini e migliaia di turisti provenienti da ogni dove. Chi vuole giungere fin quassù ha due alternative: o la passeggiata che dal Centro Storico porta alla Cattedrale, ripida ma molto panoramica; o una comoda seggiovia.
Appena fuori dall’abitato c’è la Chiesa di San Francesco, edificata nella metà del XIII secolo nel luogo in cui si trovava il fondaco degli Spadalonga: furono proprio loro ad accogliere il “Poverello di Assisi” dopo la rinuncia ai beni paterni e di cui ancora oggi rimangono alcuni resti.
Sempre legata alla memoria di San Francesco è la chiesa a lui dedicata a Costacciaro, con facciata in pietra calcarea del monte Cucco, il “Borgo didattico” e il Centro escursionistico naturalistico e speleologico, ubicato nell’ex monastero delle Benedettine, dette “Santucce” e il Museo-laboratorio del Parco di Monte Cucco, situato nell’ex chiesa di San Marco evangelista.
A Fossato di Vico, da visitare sono il vecchio Palazzo comunale, la Torre dell’Orologio costruito dai fratelli Gricci, la Torre merlata della porta d’ingresso, e la Chiesa di San Pietro, in stile gotico francese e la Chiesa di San Benedetto, del Trecento. Sopra Gualdo Tadino spicca la Rocca Flea, architettura militare del XII secolo, ricostruita da Federico II nel 1247 e recentemente restaurata, sede del Museo Civico ricco di sculture, dipinti, ceramiche antiche e reperti archeologici. La Cattedrale di San Benedetto, la Chiesa di Santa Maria dei Raccomandati e la Chiesa di San Francesco creano invece un itinerario religioso nel piccolo centro che vale la sosta.
Anche a Sigillo sono gli edifici religiosi a meritare attenzione: la Chiesa di Sant’Andrea, la Chiesa di Sant’Agostino, la Chiesa di Sant’Anna, e la Chiesa delle Monache Agostiniane.
Chiude il viaggio il Castello di Valfabbrica, le cui origini risalgono al IX secolo, periodo in cui era sotto il dominio del Monastero Benedettino di Santa Maria. Del monastero rimane solo la Chiesa di Santa Maria Assunta, ampiamente rimaneggiata, con affreschi di scuola umbra del XIV secolo, ma tanto basta per intuirne la passata importanza.
Gubbio e tradizionali vuol dire per tutti la Festa dei Ceri, che ogni anno a maggio fa da richiamo per migliaia di turisti da tutta Italia ma anche dall’estero. Accade dal XII secolo, e ciò ne fa una delle manifestazioni folcloristiche più antiche d’Italia, e concerne in una corsa dei “Ceraioli” di tre Ceri lignei coronati dalle statue di altrettanti santi: Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio Abate. Oltre ai Ceraioli, figure di rilievo sono i Capitani, i Capodieci, i Capocetta, i Tamburini…ciascuno con il suo ruolo perché la festa si svolga sempre secondo un certo rituale, fra religioso e profano.
Nel periodo di Natale, Gubbio sfoggia un’altra antica tradizione: quella dell’Albero di Natale, fatto di 800 punti luce disseminati lungo le pendici del Monte Ingino. Uno spettacolo per gli occhi che è anche diventato attrazione turistica: dal 1991 è infatti l’albero più alto del mondo ed entrato nel Guinness dei Primati.
Le attività del turista Enogastronomico
Il cambio delle stagioni e il lavoro dei campi sono da sempre le leve attorno alle quali si sono create le tradizioni gastronomiche del comprensorio eugubino, basate su prodotti di qualità eccelsa: si vedano il miele del Parco del Monte Cucco, il tartufo bianco, le carni di bovini e ovini allevati allo stato brado nei pascoli di montagna, le erbe selvatiche che persistono nel loro latte a profumare salumi e formaggi quali il pecorino, il pecorino di botte e quello infossato, la ricotta, la caciotta e la caciotta al tartufo.
La lavorazione del maiale è un’arte antica da queste parti. Tra i prodotti derivati dalla macellazione troviamo la lonza, il capocollo, il salame, il sopresciato, il roseo prosciutto e le salsicce essiccate. Salumi da gustare con il pane tipico da “cucina di strada”, chiamato “Crescia sul Panaro”, la torta salata cotta sotto la cenere calda e la brace ardente. La Vera Crescia di Gubbio è un prodotto semplice quanto genuino, come il “Brustengo”, un amalgama molto liquido di farina, acqua e sale, fritto in padella con olio d’oliva e un po’ di rosmarino, pietanza povera fra le più antiche.
Altri piatti tradizionali del territorio sono i capeletti in brodo di gallina, i frascarelli, preparati con sfoglie di pasta farcite con erba campagnola, le cotiche con fagioli, la coratella d’agnello, il friccò con carni bianche e cotto con vino e aceto. Tra i primi piatti, spiccano le tagliatelle fatte in casa, le pappardelle, i bigoli e i ravioli con ricotta. Gli gnocchi sono fatti con le patate rosse di Campitello, mentre farro, cereali e legumi, soprattutto ceci, cicerchie e lenticchie, diventano base di preparazione per zuppe saporite. Moltissime le frittate di verdure, che mutano l’ingrediente base a seconda della stagione, immancabili come i crostini con fegatini di pollo, ginepro e foglie di salvia e la bruschetta con olio extra vergine di oliva delle zone limitrofe. I dolci sono un omaggio alle feste religiose, e allora ecco i maccheroni dolci e la crescia fogliata per le festività dei Santi e del Natale, le frappe, i bignè e le castagnole per il Carnevale.
Oltre al tartufo, pregiato e ricercatissimo in tutte le cucine è il Crocus Sativus, alias lo zafferano, promosso dall’Associazione Zafferano di Gubbio. Qui, il piatto da gustare è il coniglio allo zafferano, un piatto dal sapore deciso ma addolcito dalla delicatezza della carne bianca.
Le attività del turista Naturalistico
E’ indicato con il numero 24, o con il curioso nome “L’uomo e la montagna”, ed è uno dei numerosi itinerari di trekking dell’area del Monte Cucco, che con i suoi 1.566 metri è una delle “vette” della zona eugubina e della provincia di Perugia. Collega il borgo di Costacciaro al Monte Cucco, percorrendo la vecchia strada, ed è contrassegnato con il livello di difficoltà E (Escursionistico). Se si è un minimo allenati, lo si può effettuare in circa 4 ore per un totale di quasi 6,5 km, con andata e ritorno sempre a Costacciaro.
Se ci si trova nelle vicinanze di Gubbio, il Parco del Monte Cucco è una meta imprescindibile, in quando consente di immergersi totalmente nella rigogliosa natura dell’Umbria. L’area protetta è davvero affascinante, ricca di vegetazione e di corsi d’acqua e di fenomeni carsici. Luoghi che nei secoli hanno attratto e ispirato molti uomini religiosi ed eremiti in cerca di pace.
Del Parco del Monte Cucco, cuore verde della provincia di Perugia, c’è la bellezza evidente e alla luce del sole dei prati fioriti e dei boschi secolari di faggio, ma anche quella nascosta delle numerose grotte e cavità carsiche, delle forre e sorgenti di acque spesso ottime da bere o con cui recuperare forma e relax. Escursionismo, speleologia e volo libero sono dunque fra le attività che più si adattano a questo territorio.
Per chi ama l’esplorazione a piedi o su due ruote, da Valsorda partono numerosi sentieri di varia difficoltà, accomunati da panorami da cartolina che difficilmente si dimenticano. Ne è un esempio la vista che si gode dal Santuario della Madonna del Divino Amore, meta di pellegrinaggio dal ‘500 e naturale belvedere sulla vallata. L’ambiente è quello appenninico, caratterizzato da sorgenti di acque freschissime, prati, boschi, pinete e cime suggestive quali il Monte Penna (1432 m), il Monte Nero (1413 m), il Monte Maggio (1361 m), il Monte Serra Santa (1348 m) e il Monte Fringuello (1186 m).
Se invece la passione porta nelle viscere della terra, c’è la Grotta del Monte Cucco, vera attrazione per chi visita Gubbio. Caratteristiche geologiche, flora e fauna fanno di questa cavità, profonda 927 metri e con 30 km di gallerie sotterranee, una delle più interessanti del sistema appenninico, adatta a speleologici esperti, anche se non mancano le varianti per una semplice escursione. I primi 800 metri, completamente illuminati, attrezzati con passerelle e scale metalliche, sono per esempio accessibili a tutti. La discesa negli inferi inizia da Sigillo, dove superato un pozzo profondo 27 metri, si raggiungono gli ambienti più vasti: la Cattedrale, la Sala Margherita, il Giardino di Pietra, la Sala del Becco, la Sala delle Fontane, la Sala Simonetti, le Condotte Terminali, la Sala Terminale, che collega all’accesso di Pian delle Macinare. Il percorso è un susseguirsi di formazioni stalattitiche e stalagmitiche di grande effetto, intervallate da piccoli laghi e rivoli d’acqua. Cunicoli, corridoi e diramazioni sono il divertimento di chi sa muoversi in certi ambienti, che possono anche svelare tesori come quello della Galleria delle Ossa, che nella Sala dei Faraoni presenta il pavimento coperto di ossa di animali vissuti oltre 20000 anni fa
durante l’ultima glaciazione. Un ossario di rinoceronti, orsi, stambecchi, martore, cervi, buoi cristallizzato nel tempo che regala emozioni da “Viaggio al centro della terra” in stile Jules Verne.
Cinquecento km in tutto, da La Verna in Toscana e da qui fino a Roma. La Via di Francesco è dedicata a tutti coloro che vogliono ripercorrere, passo dopo passo, opere e gesta del “Poverello di Assisi”, in un iter spirituale che attinge valore anche dalla bellezza e dalla serenità sprigionata dai luoghi in cui si fa tappa. Il tratto che attraversa il comprensorio dell’Eugubino Alto Chiascio prende il nome di Via del Nord, 200 km in 10 tappe a piedi, 7 da fare in bicicletta.
La natura selvaggia del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi avvolge il Santuario de La Verna, punto di partenza della “variante Nord”, ma soprattutto uno dei luoghi più amati da San Francesco. Si lascia alle spalle la Toscana alla volta dell’Umbria, attraverso le colline dell’Alta Valle del Tevere, toccando i centri di Citerna, Città di Castello e Pietralunga. Gubbio, con il suo ricco patrimonio d’arte e natura che invita alla sosta, evoca il ricordo del primo pellegrinaggio del Santo, lasciando poi riprendere la strada verso Valfabbrica. Una teoria di dolci colline porta ad Assisi, città che nel 1182 gli diede i natali e che dal 2000 è Patrimonio dell’Umanità, insieme alla Basilica di San Francesco, dove è conservato il sarcofago con le sue spoglie, alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, custode della Porziuncola – la piccola chiesa in cui il Poverello avrebbe compreso la sua vocazione – , e agli altri siti a lui legati nei dintorni. In Umbria il percorso è ben segnalato con i colori della Via: il Giallo e il Blu che ti guideranno fino ad Assisi.
Le attività del turista Spirituale
Cinquecento km in tutto, da La Verna in Toscana e da qui fino a Roma. La Via di Francesco è dedicata a tutti coloro che vogliono ripercorrere, passo dopo passo, opere e gesta del “Poverello di Assisi”, in un iter spirituale che attinge valore anche dalla bellezza e dalla serenità sprigionata dai luoghi in cui si fa tappa. Il tratto che attraversa il comprensorio dell’Eugubino Alto Chiascio prende il nome di Via del Nord, 200 km in 10 tappe a piedi, 7 da fare in bicicletta.
La natura selvaggia del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi avvolge il Santuario de La Verna, punto di partenza della “variante Nord”, ma soprattutto uno dei luoghi più amati da San Francesco. Si lascia alle spalle la Toscana alla volta dell’Umbria, attraverso le colline dell’Alta Valle del Tevere, toccando i centri di Citerna, Città di Castello e Pietralunga. Gubbio, con il suo ricco patrimonio d’arte e natura che invita alla sosta, evoca il ricordo del primo pellegrinaggio del Santo, lasciando poi riprendere la strada verso Valfabbrica. Una teoria di dolci colline porta ad Assisi, città che nel 1182 gli diede i natali e che dal 2000 è Patrimonio dell’Umanità, insieme alla Basilica di San Francesco, dove è conservato il sarcofago con le sue spoglie, alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, custode della Porziuncola – la piccola chiesa in cui il Poverello avrebbe compreso la sua vocazione – , e agli altri siti a lui legati nei dintorni. In Umbria il percorso è ben segnalato con i colori della Via: il Giallo e il Blu che ti guideranno fino ad Assisi.
Le attività del turista Sportivo
E’ indicato con il numero 24, o con il curioso nome “L’uomo e la montagna”, ed è uno dei numerosi itinerari di trekking dell’area del Monte Cucco, che con i suoi 1.566 metri è una delle “vette” della zona eugubina e della provincia di Perugia. Collega il borgo di Costacciaro al Monte Cucco, percorrendo la vecchia strada, ed è contrassegnato con il livello di difficoltà E (Escursionistico). Se si è un minimo allenati, lo si può effettuare in circa 4 ore per un totale di quasi 6,5 km, con andata e ritorno sempre a Costacciaro.
Se ci si trova nelle vicinanze di Gubbio, il Parco del Monte Cucco è una meta imprescindibile, in quando consente di immergersi totalmente nella rigogliosa natura dell’Umbria. L’area protetta è davvero affascinante, ricca di vegetazione e di corsi d’acqua e di fenomeni carsici. Luoghi che nei secoli hanno attratto e ispirato molti uomini religiosi ed eremiti in cerca di pace.
Fra i numerosi itinerari di esplorazione del territorio Eugubino Alto Chiascio ci sono ciclovie e percorsi mtb segnalati, da scegliere in base a durata e difficoltà. Nei pressi di Gualdo Tadino, per esempio, ai piedi dell’Appennino Umbro Marchigiano, si parte alla volta di Assisi. Per la precisione, il punto di partenza è il ciclodromo Adolfo Leoni, situato alla periferia del paese. Bisogna seguire Via Aurelio Saffi fino alla SS3 Flaminica, antica strada romana che, in Umbria, parte da Otricoli e termina al valico di Scheggia. All’incrocio con la Flaminia si va a destra e subito dopo ancora a destra in direzione di Assisi sulla SP270 che conduce all’inizio della salita di Valtole. Ecco: è questo il punto più arduo, con una saluta impegnativa che termina al km 9: all’incrocio con la SS444 si svolta a sinistra in direzione di Assisi. Passata la Madonnuccia di Morano, inizia la dura salita di Morano. Poi, dopo circa 1 km di falsopiano, inizia la discesa verso Assisi, fino al chilometro 19,5; qui svolta a destra in direzione di Casacastalda. Terminata la ripida e tortuosa discesa, all’incrocio con la SS318 si svolta a destra in direzione di Gualdo continuando a scendere ancora per altri 3 km e fino a raggiungere il punto di partenza. I chilometri non sono molti ma le pendenze sono toste e bisogna avere una preparazione adeguata.
Sempre in MTB, si va da Gubbio al Monte Sant’Ubaldo. Qui i km sono solo 20,2 e il dislivello di 900 metri, ma non bisogna farsi ingannare: livello di difficoltà, impegnativo! Si parte dall’Anfiteatro romano di Gubbio e si inizia a salire per una stretta valle, fino alla piccola chiesa della Madonna del Sasso, per poi affrontare un tratto ancora più ripido con un lungo sterrato che scorre a mezza costa con una vista mozzafiato sul Monte Cucco e su tutto l’Appennino Umbro Marchigiano. La salita prosegue fino a una divertente discesa in single track nel folto di una pineta, che conduce all’ultima sfida: si sale ancora per arrivare alla Basilica di Sant’Ubaldo, dove durante l’anno sono custoditi i Ceri di Gubbio.
Questo è il punto da cui si inizia a ridiscendere verso Gubbio, che si domina dall’alto. Nel percorrere questo tratto, bisogna immaginare che è il medesimo che viene fatto in salita durante la corsa dei Ceri. Lo sterrato termina giusto sopra il Palazzo Ducale e il Palazzo del Duomo.
Sono invece 32 i km che separano il piccolo borgo di Costacciaro dal Monte Cucco. Il dislivello è di 1350 metri, e il livello di difficoltà impegnativo per via delle molte salite, ma ne vale la pena. A ripagare la fatica sono gli ampi panorami sull’Appennino Umbro. L’escursione attraversa il Parco Regionale del Monte Cucco, tra prati e faggete, e a tratti interseca la Gran Fondo in MTB del Monte Cucco, che si tiene ogni anno in giugno e richiama centinaia di appassionati. La salita più lunga inizia dopo poco e si conclude al km 11, quando si raggiunge Punta Sasso Pecoraro. Si continua poi sul sentiero n. 1, dove però per alcuni tratti bisogna procedere a piedi. Al km 19,6 termina l’ultima rampa di salita e si inizia a scendere, su asfalto alternato a fondo sassoso e veloce. Una volta tornati nel fondovalle, si passa da Sigillo e da qui a Costacciaro.
Del Parco del Monte Cucco, cuore verde della provincia di Perugia, c’è la bellezza evidente e alla luce del sole dei prati fioriti e dei boschi secolari di faggio, ma anche quella nascosta delle numerose grotte e cavità carsiche, delle forre e sorgenti di acque spesso ottime da bere o con cui recuperare forma e relax. Escursionismo, speleologia e volo libero sono dunque fra le attività che più si adattano a questo territorio.
Per chi ama l’esplorazione a piedi o su due ruote, da Valsorda partono numerosi sentieri di varia difficoltà, accomunati da panorami da cartolina che difficilmente si dimenticano. Ne è un esempio la vista che si gode dal Santuario della Madonna del Divino Amore, meta di pellegrinaggio dal ‘500 e naturale belvedere sulla vallata. L’ambiente è quello appenninico, caratterizzato da sorgenti di acque freschissime, prati, boschi, pinete e cime suggestive quali il Monte Penna (1432 m), il Monte Nero (1413 m), il Monte Maggio (1361 m), il Monte Serra Santa (1348 m) e il Monte Fringuello (1186 m).
Se invece la passione porta nelle viscere della terra, c’è la Grotta del Monte Cucco, vera attrazione per chi visita Gubbio. Caratteristiche geologiche, flora e fauna fanno di questa cavità, profonda 927 metri e con 30 km di gallerie sotterranee, una delle più interessanti del sistema appenninico, adatta a speleologici esperti, anche se non mancano le varianti per una semplice escursione. I primi 800 metri, completamente illuminati, attrezzati con passerelle e scale metalliche, sono per esempio accessibili a tutti. La discesa negli inferi inizia da Sigillo, dove superato un pozzo profondo 27 metri, si raggiungono gli ambienti più vasti: la Cattedrale, la Sala Margherita, il Giardino di Pietra, la Sala del Becco, la Sala delle Fontane, la Sala Simonetti, le Condotte Terminali, la Sala Terminale, che collega all’accesso di Pian delle Macinare. Il percorso è un susseguirsi di formazioni stalattitiche e stalagmitiche di grande effetto, intervallate da piccoli laghi e rivoli d’acqua. Cunicoli, corridoi e diramazioni sono il divertimento di chi sa muoversi in certi ambienti, che possono anche svelare tesori come quello della Galleria delle Ossa, che nella Sala dei Faraoni presenta il pavimento coperto di ossa di animali vissuti oltre 20000 anni fa
durante l’ultima glaciazione. Un ossario di rinoceronti, orsi, stambecchi, martore, cervi, buoi cristallizzato nel tempo che regala emozioni da “Viaggio al centro della terra” in stile Jules Verne.
Cinquecento km in tutto, da La Verna in Toscana e da qui fino a Roma. La Via di Francesco è dedicata a tutti coloro che vogliono ripercorrere, passo dopo passo, opere e gesta del “Poverello di Assisi”, in un iter spirituale che attinge valore anche dalla bellezza e dalla serenità sprigionata dai luoghi in cui si fa tappa. Il tratto che attraversa il comprensorio dell’Eugubino Alto Chiascio prende il nome di Via del Nord, 200 km in 10 tappe a piedi, 7 da fare in bicicletta.
La natura selvaggia del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi avvolge il Santuario de La Verna, punto di partenza della “variante Nord”, ma soprattutto uno dei luoghi più amati da San Francesco. Si lascia alle spalle la Toscana alla volta dell’Umbria, attraverso le colline dell’Alta Valle del Tevere, toccando i centri di Citerna, Città di Castello e Pietralunga. Gubbio, con il suo ricco patrimonio d’arte e natura che invita alla sosta, evoca il ricordo del primo pellegrinaggio del Santo, lasciando poi riprendere la strada verso Valfabbrica. Una teoria di dolci colline porta ad Assisi, città che nel 1182 gli diede i natali e che dal 2000 è Patrimonio dell’Umanità, insieme alla Basilica di San Francesco, dove è conservato il sarcofago con le sue spoglie, alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, custode della Porziuncola – la piccola chiesa in cui il Poverello avrebbe compreso la sua vocazione – , e agli altri siti a lui legati nei dintorni. In Umbria il percorso è ben segnalato con i colori della Via: il Giallo e il Blu che ti guideranno fino ad Assisi.
Per conformazione geologica, venti e minore densità di urbanizzazione, il territorio Eugubino Alto Chiascio è una delle zone dell’Umbria più adatte alla pratica del parapendio. Qui si trovano infatti numerose scuole di volo per vivere un’esperienza in tutta sicurezza, anche a misura di bambino. Punti di decollo, dislivelli e contesto sono variabili a seconda del livello di chi spicca il grande salto. Nel comprensorio eugubino è per esempio possibile partire dal Monte Cucco, campo di allenamento ideale sia per principianti che per esperti di massimo livello. Non a caso, Monte Cucco è stato scelto più volte come sede di svolgimento di importanti gare nazionali e internazionali, tra cui i campionati mondiali di deltaplano.
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