Valle di Assisi Resort Spa Golf
Hotel
-
-
-
-
Assisi (PG), Umbria
amelia, arrone, assisi, campello sul clitunno, castiglione del lago, ferentillo, giano dell'umbria, magione, montefalco, montefranco, narni, orvieto, perugia, spello, spoleto, stroncone, todi, torgiano, trevi, tuoro sul trasimeno
Scopri tutti i comuni del territorioUmbria polmone verde. Una definizione diventata nel tempo anche un claim pubblicitario capace di sintetizzare l’essenza di un intero paesaggio. A un’osservazione più attenta però, quel colore onnipresente ha le sfumature dell’argento, perché la splendida campagna umbra altro non è che una distesa di piantagioni di olivo, attività che dai tempi degli Etruschi a oggi non ha fatto che diffondersi sempre di più, come testimoniano le 28 mila aziende produttrici e gli oltre duecento frantoi. Un “motore” importante dell’economia, agricola ma anche turistica, che crea fra le varie parti in causa un sistema sinergico per la conoscenza del territorio e la sua promozione come destinazione.
Dopo gli Etruschi furono gli Antichi Romani a incrementarne la coltivazione, fino al I secolo d.C., quando sul mercato “globale” del Mediterraneo arrivarono da Spagna e Nord Africa prodotti a basso costo che fecero crollare produzione e vendita. Solo nel Medioevo, sulla spinta delle congregazioni religiose si ebbe un forte ritorno all’olivicoltura,...
Dati ottenuti tramite l’analisi delle recensioni sul web
Le attività del turista Enogastronomico
Ruspante e schietta, la cucina umbra affonda le radici nella cultura Etrusca e Romana, e può contare su prodotti generati da una terra fertile e da un clima mite: in primis, i suoi superbi tartufi, seguiti da pregiati legumi, caci e caciotte, salumi e insaccati da intenditori, e per innaffiare il tutto vini di qualità in quantità e un olio extra vergine d’oliva fra i migliori d’Italia, compreso in un’unica denominazione “Umbria DOP”.
Il tour dell’Umbria dai sapori nobili non può non prendere abbrivio che dal tartufo nero. Raccolto da marzo a novembre nelle terre che fiancheggiano il corso del fiume Nera e nei boschi fra Spoleto e Norcia, si gusta grattugiato, con acciughe, olio e prezzemolo, nonché come base della salsa per gli spaghetti alla Nursina, o con la trota, o ancora tagliato in sottili scaglie con uova al tegamino o sotto forma di frittata. Il tubero più ricercato comprende anche lo scorzone e il raro tartufo bianco tipico dell’alta valle del Tevere, tra Orvieto e Gubbio. Norcia, che deve il nome alla dea etrusca della fortuna, Nortia, è anche la perla del Parco Nazionale dei Monti Sibillini ma soprattutto la patria di straordinari salumi, tanto da dare il suo nome all’arte di confezionarli, la norcineria.
Tra i cereali primeggia il farro di Monteleone protagonista della zuppa di San Nicola, con cipolla e sedano, olio e pecorino. Dalla Piana di Castelluccio di Norcia provengono le celebri lenticchie, da gustare in purea o da fare in minestra di riso con un battuto di lardo, mentre dal Lago del Trasimeno giunge la Fagiolina, Presidio Slow Food che si consuma cotta e condita con un filo d’olio a crudo. Ventresca e guanciale di maiale prendono il posto dell’olio in molti piatti, come gli spaghetti col rancetto, salsa di pomodoro, cipolla, guanciale e maggiorana. Dalle zone lacustri si attinge la materia prima per piatti a base di pesce. Si pescano la tinca, il persico reale, il luccio, l’anguilla e il latterino. La carpa regina, ottima cucinata in porchetta, è il pesce più conosciuto e consumato nel Trasimeno e le sue uova pregiate vengono utilizzate per le zuppe. Fra queste, squisito è il “tegamaccio”.
Le carni bovine, ovine e suine – un tempo cotte alla brace nei grandi camini dei castelli che dall’alto di promontori rocciosi dominano le verdi vallate umbre – sono destinate per la maggior parte alla graticola o allo spiedo, dove di solito gira l’agnello, tagliato a tocchi e steccato con grasso di prosciutto, aglio e rosmarino. Marzo è tempo di palombacci, piccioni selvatici che a Foligno e Todi sono cotti nei tegami di coccio o gustati “alla ghiotta”, aromatizzati con chiodi di garofano, vino, aglio e olive nere. Protagonista di molte sagre è la torta al testo, o crescia, di pasta non lievitata e cucinata sul testo, il tradizionale disco di pietra arroventato. Crescia da accompagnare con salsicce, rucola e prosciutto di Norcia.
E poi…poi ci sono i vini, già decantati da Plinio il Vecchio e Marziale, e che oggi possono vantare ben 11 DOC, 2 DOCG e 6 IGT, da scoprire lungo quattro Strade del Vino, dette del Cantico, Etrusco Romano, del Sagrantino e dei Colli del Trasimeno. Qualche numero può sintetizzare la forza straordinaria di questo settore sempre più trainante dell’economia locale: con una superficie vitata pari a 17.000 ettari, di cui il 30% in montagna e il restante 70% in collina, l’Umbria ha decisamente un elevato rapporto fra superficie coltivata a vite e disponibile. Ed entrando nello specifico, produce per il 53% vini rossi e rosati, e per il 47% bianchi, di cui 45% DOP e 44% IGP. La prima DOC, quella del Torgiano, risale al 1968, cui sono seguite nel 1990 la DOCG del Torgiano Rosso Riserva e nel 1992 quella del Montefalco Sagrantino.
Dulcis in fundo, non si può che chiudere con un rapido excursus di dessert tipici: la Ciaramicola, un ciambellone meringato e ricoperto di confettini tipico del periodo pasquale; il Torcolo di San Costanzo, dedicato al Santo Patrono di Perugia; le Pinoccate e il Torciglione preparati nel periodo natalizio; la Attorta o serpentone, un dolce di pasta sfoglia ripiena di mele, cacao e noci a forma di spirale, e la Crescionda, dolce dalla consistenza morbida costituito da tre strati, entrambi originari di Spoleto e dintorni; il Pampepato di Terni, dolce dalle origini antichissime, riccamente natalizio con i suoi 16 ingredienti, tra noci, mandorle, pinoli, cioccolato, canditi, sui quali spicca, ovviamente, il pepe.
Le attività del turista Naturalistico
Se l’ulivo è la pianta simbolo della pace, non c’è contesto più indicato che l’Umbria, la terra di San Francesco, che trova il suo fulcro nella Basilica a lui dedicata in Assisi, davanti alla quale campeggia un’enorme siepe di bosso sagomata a forma di tre lettere, PAX. E in effetti, questa coltivazione ha storicamente sempre fatto parte del paesaggio umbro, sin dai tempi degli Etruschi, connotandone in modo forte campagna e boschi, là dove a ricordare il forte legame con il Santo Patrono d’Italia transitano numerosi itinerari religiosi.
La Via di Francesco per esempio collega tra loro alcune “tappe” della sua vita, in terra e spirituale. Il cammino si suddivide in due tronconi, la via nord e la via sud, in cui Assisi fa da arrivo per la prima tappa e da partenza per la seconda, con destinazione Roma. Ottocento anni dopo il suo passaggio, l’Umbria è ancora oggi la terra di Francesco, nutrita di una spiritualità che parla di amore per le piccole cose, di rispetto e gratitudine per il creato, di accoglienza generosa dell’altro.
La campagna umbra fa da sfondo anche a parte della “Route 66” del Bel Paese, vale a dire l’itinerario noto come “Italia Coast to Coast”, 410 km suddivisi in 18 tappe di circa 20/25 km al giorno – 50 se si è in MTB, per un totale di 450 km su due ruote – tracciate su carrarecce, sterrati e sentieri segnalati che collegano fra loro quattro Regioni.
Quanto alla Via Romea Germanica, la prima volta che fu percorsa dall’Abate Alberto dei Frati Minori di San Giovanni era il 1236. Fu lui a volere una “retta via” che dalla Germania arrivava in Italia passando per l’Austria, che solo dalle Alpi a Roma conta 1000 km in 46 tappe. Quasi un Grand Tour ante litteram, in anticipo di mezzo millennio.
Perfette per chi viaggia in MTB sono anche le molte ciclovie che sfruttano i pendii dell’Appennino Umbro. Due delle più belle sono nella zona del Lago Trasimeno: la prima si chiama proprio così, Ciclovia del Trasimeno e transita nell’omonimo Parco Regionale, mentre la Perugia-Trasimeno esplora le inaspettate oasi urbane del capoluogo fino ai Monti del Trasimeno. Altre due piacevoli ciclovie sono quelle fra Assisi e Spoleto e da Spoleto a Norcia, quest’ultima ricavata dal tracciato della vecchia ferrovia che dalla città del Festival dei Due Mondi transita per Sant’Anatolia di Narco e raggiunge Norcia. Nel mezzo, gole, gallerie, ponti e colline verdi da “scalare” a piedi o in bici.
Scorre invece nella Valnerina la Ciclovia del Nera, che fra Sant’Anatolia di Narco e la Cascata delle Marmore si riunisce alla Greenway del Nera. Riservata alle gambe più esperte, la Greenway incrocia itinerari benedettini, la Via Francigena e l’ex ferrovia spoletana, creando un anello di 180 km diviso in 16 tratti. Il risultato è uno straordinario connubio fra natura selvaggia, spiritualità profonda e l’arte di piccoli borghi e santuari. In una parola, Umbria.
Le attività del turista Spirituale
Se l’ulivo è la pianta simbolo della pace, non c’è contesto più indicato che l’Umbria, la terra di San Francesco, che trova il suo fulcro nella Basilica a lui dedicata in Assisi, davanti alla quale campeggia un’enorme siepe di bosso sagomata a forma di tre lettere, PAX. E in effetti, questa coltivazione ha storicamente sempre fatto parte del paesaggio umbro, sin dai tempi degli Etruschi, connotandone in modo forte campagna e boschi, là dove a ricordare il forte legame con il Santo Patrono d’Italia transitano numerosi itinerari religiosi.
La Via di Francesco per esempio collega tra loro alcune “tappe” della sua vita, in terra e spirituale. Il cammino si suddivide in due tronconi, la via nord e la via sud, in cui Assisi fa da arrivo per la prima tappa e da partenza per la seconda, con destinazione Roma. Ottocento anni dopo il suo passaggio, l’Umbria è ancora oggi la terra di Francesco, nutrita di una spiritualità che parla di amore per le piccole cose, di rispetto e gratitudine per il creato, di accoglienza generosa dell’altro.
La campagna umbra fa da sfondo anche a parte della “Route 66” del Bel Paese, vale a dire l’itinerario noto come “Italia Coast to Coast”, 410 km suddivisi in 18 tappe di circa 20/25 km al giorno – 50 se si è in MTB, per un totale di 450 km su due ruote – tracciate su carrarecce, sterrati e sentieri segnalati che collegano fra loro quattro Regioni.
Quanto alla Via Romea Germanica, la prima volta che fu percorsa dall’Abate Alberto dei Frati Minori di San Giovanni era il 1236. Fu lui a volere una “retta via” che dalla Germania arrivava in Italia passando per l’Austria, che solo dalle Alpi a Roma conta 1000 km in 46 tappe. Quasi un Grand Tour ante litteram, in anticipo di mezzo millennio.
Perfette per chi viaggia in MTB sono anche le molte ciclovie che sfruttano i pendii dell’Appennino Umbro. Due delle più belle sono nella zona del Lago Trasimeno: la prima si chiama proprio così, Ciclovia del Trasimeno e transita nell’omonimo Parco Regionale, mentre la Perugia-Trasimeno esplora le inaspettate oasi urbane del capoluogo fino ai Monti del Trasimeno. Altre due piacevoli ciclovie sono quelle fra Assisi e Spoleto e da Spoleto a Norcia, quest’ultima ricavata dal tracciato della vecchia ferrovia che dalla città del Festival dei Due Mondi transita per Sant’Anatolia di Narco e raggiunge Norcia. Nel mezzo, gole, gallerie, ponti e colline verdi da “scalare” a piedi o in bici.
Scorre invece nella Valnerina la Ciclovia del Nera, che fra Sant’Anatolia di Narco e la Cascata delle Marmore si riunisce alla Greenway del Nera. Riservata alle gambe più esperte, la Greenway incrocia itinerari benedettini, la Via Francigena e l’ex ferrovia spoletana, creando un anello di 180 km diviso in 16 tratti. Il risultato è uno straordinario connubio fra natura selvaggia, spiritualità profonda e l’arte di piccoli borghi e santuari. In una parola, Umbria.
Le attività del turista Sportivo
Se l’ulivo è la pianta simbolo della pace, non c’è contesto più indicato che l’Umbria, la terra di San Francesco, che trova il suo fulcro nella Basilica a lui dedicata in Assisi, davanti alla quale campeggia un’enorme siepe di bosso sagomata a forma di tre lettere, PAX. E in effetti, questa coltivazione ha storicamente sempre fatto parte del paesaggio umbro, sin dai tempi degli Etruschi, connotandone in modo forte campagna e boschi, là dove a ricordare il forte legame con il Santo Patrono d’Italia transitano numerosi itinerari religiosi.
La Via di Francesco per esempio collega tra loro alcune “tappe” della sua vita, in terra e spirituale. Il cammino si suddivide in due tronconi, la via nord e la via sud, in cui Assisi fa da arrivo per la prima tappa e da partenza per la seconda, con destinazione Roma. Ottocento anni dopo il suo passaggio, l’Umbria è ancora oggi la terra di Francesco, nutrita di una spiritualità che parla di amore per le piccole cose, di rispetto e gratitudine per il creato, di accoglienza generosa dell’altro.
La campagna umbra fa da sfondo anche a parte della “Route 66” del Bel Paese, vale a dire l’itinerario noto come “Italia Coast to Coast”, 410 km suddivisi in 18 tappe di circa 20/25 km al giorno – 50 se si è in MTB, per un totale di 450 km su due ruote – tracciate su carrarecce, sterrati e sentieri segnalati che collegano fra loro quattro Regioni.
Quanto alla Via Romea Germanica, la prima volta che fu percorsa dall’Abate Alberto dei Frati Minori di San Giovanni era il 1236. Fu lui a volere una “retta via” che dalla Germania arrivava in Italia passando per l’Austria, che solo dalle Alpi a Roma conta 1000 km in 46 tappe. Quasi un Grand Tour ante litteram, in anticipo di mezzo millennio.
Perfette per chi viaggia in MTB sono anche le molte ciclovie che sfruttano i pendii dell’Appennino Umbro. Due delle più belle sono nella zona del Lago Trasimeno: la prima si chiama proprio così, Ciclovia del Trasimeno e transita nell’omonimo Parco Regionale, mentre la Perugia-Trasimeno esplora le inaspettate oasi urbane del capoluogo fino ai Monti del Trasimeno. Altre due piacevoli ciclovie sono quelle fra Assisi e Spoleto e da Spoleto a Norcia, quest’ultima ricavata dal tracciato della vecchia ferrovia che dalla città del Festival dei Due Mondi transita per Sant’Anatolia di Narco e raggiunge Norcia. Nel mezzo, gole, gallerie, ponti e colline verdi da “scalare” a piedi o in bici.
Scorre invece nella Valnerina la Ciclovia del Nera, che fra Sant’Anatolia di Narco e la Cascata delle Marmore si riunisce alla Greenway del Nera. Riservata alle gambe più esperte, la Greenway incrocia itinerari benedettini, la Via Francigena e l’ex ferrovia spoletana, creando un anello di 180 km diviso in 16 tratti. Il risultato è uno straordinario connubio fra natura selvaggia, spiritualità profonda e l’arte di piccoli borghi e santuari. In una parola, Umbria.
Fra i borghi medievali della provincia di Terni c’è Ferentillo, che nella cripta della Chiesa di Santo Stefano nasconde qualcosa di unico in Umbria, noto come il Cimitero-Museo “Le Mummie di Ferentillo”. L’edificio sorge nel XV secolo sui resti di una struttura precedente di epoca romanica, divenuta appunto la cripta, dove sono conservate alcune mummie di cui è stata resa nota l’esistenza solo nel 1805, quando un editto napoleonico ordinò di riesumare tutte le salme sepolte all’interno delle chiese. Ciò che si vede scendendo nella cripta è impressionante: all’interno di teche sono custoditi una ventina di corpi mummificati – il più antico dei quali ha oltre quattro secoli – la cui conservazione è dovuta alla ventilazione costante e alla presenza di particolari microrganismi nella terra. Santo Stefano mostra anche alcune interessanti opere d’arte: due piccole logge con balaustre in legno di gusto rococò, una grande tela del 1759 raffigurante il Martirio di Santo Stefano, opera di Giuseppe Rosi, l’affresco del Presepe di Pierino Cesarei del 1595, lo splendido fonte battesimale e un tabernacolo per gli oli sacri datato al XVI secolo.
I quattro Comuni interessati dalla produzione e quindi dalla Strada del Sagrantino sono Bevagna, Gualdo Cattaneo, Giano dell’Umbria e Montefalco, ma è in quest’ultimo borgo che ha sede il Consorzio Tutela Vini Montefalco, che tutela e promuove il Montefalco Sagrantino DOCG e tutti gli altri vini del territorio. A celebrare questa e le altre numerose eccellenze enogastronomiche della zona – olio, formaggi, salumi, ma anche ceramiche e tessuti di pregio – ogni anno ad aprile, nella splendida cornice del Complesso di Sant’Agostino, si svolge poi la manifestazione Terre del Sagrantino, una quattro giorni dedicata a degustazioni, eventi e momenti conviviali. Un appuntamento da segnare in calendario, per vivere in prima persona cultura e tradizioni di qualità.
Percorso Arte dello Spirito – Spirito dell’Arte. Si chiama così l’itinerario guidato – prenotabile anche online – che permette di cogliere a pieno la bellezza del duecentesco complesso del Duomo di Spoleto, dedicato a Santa Maria Assunta. L’iniziativa consente di ammirare al meglio e da insoliti punti di osservazione il ciclo di affreschi “Storie della Vergine” dell’abside della Cattedrale, realizzato fra il 1467 e il 1469 da Filippo Lippi, e di salire in cima al Campanile per cogliere nella sua interezza la città del “Festival dei Due Mondi”. Il tour comprende inoltre la visita al Museo Diocesano e alla vicina Basilica di Sant’Eufemia, fra gli edifici romanici meglio conservati e notevoli dell’Umbria.
Sulla medesima piazza del Duomo di Spoleto affacciano anche altri edifici apprezzabili per la loro architettura: Palazzo della Signoria, il cinquecentesco Palazzo Rancani (poi Arroni), la Chiesetta di Santa Maria della Manna dall’originale pianta ottagonale e il seicentesco Teatro Caio Melisso, piccolo ma mirabile per il suo impianto da tipico teatro all’italiana.
Da Tuoro sul Trasimeno, provincia di Perugia, partono i traghetti per raggiungere l’Isola Maggiore, una delle tre isole naturali del Lago Trasimeno, i cui numeri lasciano intuire la micro realtà in cui in un istante ci si ritrova catapultati: 24 ettari di superficie, 309 metri di “quota” e 2 km di costa a circoscrivere un fazzoletto di terra ricoperto in gran parte da macchia mediterranea e abitato da una decina di persone o poco più. A differenza dell’Isola Polvese e della Minore, qui si trova infatti l’unico villaggio isolano ancora abitato stabilmente, eco di quella che nel XIII secolo era una fiorente comunità di Frati minori, tanto nota da aver ospitato per un certo periodo San Francesco.
A ricordo del passaggio del “Poverello di Assisi” permane oggi la piccola Chiesa di San Francesco, accanto alla quale un tempo sorgeva l’antico Convento dei Francescani, poi inglobato nel neogotico Castello Guglielmi oggi in stato di abbandono. Il resto del borgo, un pugno di case vecchie di sei o sette secoli, fra cui la bella Casa del Capitano del Popolo, affaccia su un’unica strada lastricata, che termina con la graziosa Chiesa di San Salvatore.
Sull’altare maggiore del Tempio di Santa Maria della Consolazione a Todi si trova l’antica immagine de La Madonna con Bambino e Lo sposalizio di Santa Caterina d’Alessandria. Un “dettaglio” artistico che potrebbe sfuggire a un occhio distratto dalla curiosa pianta centrale dell’edificio, a croce greca chiusa da tre absidi poligonali e uno semicircolare. Una struttura architettonica complessa cui, a partire dal 1508, hanno contribuito importanti artisti rinascimentali: Cola di Matteuccio da Caprarola, Ambrogio da Milano, Antonio da Sangallo il Giovane, Jacopo Barozzi detto “Il Vignola” e Baldassarre Peruzzi, e secondo alcuni persino un Donato Bramante ultrasessantenne.
Ma è l’immagine la vera “star” di questo tempio appena fuori le mura perimetrali della città: secondo un’antica leggenda, sarebbe stata infatti rinvenuta sporca e coperta di ragnatele da un muratore in una cappella in rovina nel centro storico medievale. L’uomo l’avrebbe pulita con un fazzoletto, con cui poi si sarebbe asciugato la fronte, guarendo all’istante da una grave malattia a un occhio. A ricordo di ciò, ogni anno a Todi l’8 settembre si celebra la Festa della Natività della Beata Vergine Maria, nota anche come Festa della Consolazione, seguita da spettacolari fuochi d’artificio.
Il primo concerto in assoluto di Umbria Jazz si tenne a Villalago a Piediluco, in provincia di Terni, il 23 Agosto 1973, e sul palco c’erano gli Aktuala e l’orchestra di Thad Jones e Mel Lewis, con una giovanissima Dee Dee Bridgewater che all’epoca muoveva i primi passi. Deus ex machina di quell’evento fu un certo Carlo Pagnotta, commerciante perugino appassionato di jazz, oggi considerato il “padre” di Umbria Jazz.
Dopo quella prima magica serata, si capì che quello non poteva rimanere un caso isolato. Così, in breve, oltre al teatro naturale di Villalago, anche piazza del Popolo a Todi, piazza IV Novembre a Perugia, il teatro romano a Gubbio, la fortezza dell’Albornoz a Spoleto e piazza San Francesco a Umbertide divennero location di concerti open air. I primi anni, l’Umbria Jazz aveva questa formula, itinerante e gratuita, che toccava alcuni dei luoghi più suggestivi del “cuore verde dell’Italia”, trasformati per una notte in palcoscenico dei più grandi artisti jazz del mondo. Una formula che piacque così tanto da creare seri problemi logistici in tutta la Regione, presa d’assalto da appassionati del genere. C’è ancora chi ricorda che un anno, Count Basi, travolto dalla folla, non riuscì a raggiungere il palco e dovette rinunciare a fare il concerto.
Dal 1982, la manifestazione prende le sue sembianze attuali, diventando stanziale e trasformando il centro storico di Perugia in un unico grande music set, dove per dieci giorni, sempre nel mese di luglio, si avvicendano i più grandi artisti internazionali. E non solo di jazz ortodosso, ma anche black music con divagazioni nel pop-rock, come testimoniano le apparizioni di Elton John, Carlos Santana ed Eric Clapton.