Hotel La Reggia
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Cascia (PG), Umbria
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Scopri tutti i comuni del territorioLungo il Nera si cammina, si scopre, si contempla. Siamo nella Valnerina, divisa fra le province di Perugia e Terni, e la direzione è quella che ci porta verso il confine con le Marche, e da qui, dopo i Piani di Castelluccio, al Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Questa è l’Umbria verde più verde che c’è, tutelato e valorizzato, ma anche golosa, delle norcinerie, del tartufo nero, delle lenticchie, del farro e dello zafferano che da queste montagne prendono sali minerali e salubrità dell’aria. E’ l’Umbria mistica degli itinerari di San Benedetto da Norcia e Santa Rita da Cascia, lungo un viaggio di meditazione che inizia proprio da qui, a Roccaporena, frazione di Cascia che nel 1381 vide nascere la Santa. I luoghi legati alla sua memoria, la casa dove visse, l’orto del miracolo, lo scoglio e il roseto sono vicino al Santuario realizzato nel secolo scorso su ciò che restava dell’antico monastero e della chiesa che ospitava l’urna con le sue spoglie.
A Norcia è invece la figura di San Benedetto a richiamare i fedeli, anche ora che la basilica a lui dedicata è stata pesantemente danneggiata dal terremoto del 2016. Un destino che nei secoli ha colpito la città più volte, ma che nonostante ciò è riuscita a conservare un notevole patrimonio d’arte e di memorie storiche, molte delle quali legate alla vita del fondatore dell’ordine benedettino. Quello che rimane incrollabile è il paesaggio che circonda Norcia: le cime innevate dei Sibillini che sfiorano i 2.000 metri, i fiumi Sordo e Corno che diventano palestre di canyoning e rafting, le grotte carsiche e le gole di free-climbing e speleologia, e le praterie, che in stagione diventano una tavolozza di colori per la fioritura delle lenticchie, da sorvolare in parapendio o deltaplano grazie alla Scuola Europea di Volo Libero che ha sede proprio a Castelluccio di Norcia.
Natura e religione ritornano anche a Preci. Anche questo borgo, 600 anime appena, è stato duramente colpito dal sisma del 2016, come pure l’Abbazia benedettina di Sant’Eutizio che ricorda l’eremita fondatore del borgo nel V secolo d.C., ma la tenacia della gente del posto sembra voler portare avanti lo spirito di quei monaci siriani asceti ed eremiti che attorno all’Abbazia realizzarono oratorio, foresteria per i pellegrini, farmacia, scuola di paleografia e miniatura, scriptorium e persino di una biblioteca di codici miniati. Non solo. A partire dal XIII secolo, fu in questo angolo sperduto fra i Monti Sibillini che nacque la cosiddetta scuola chirurgica preciana, da qui diffusasi in tutta Europa.
La Valnerina non smette di stupire con le due tappe successive: Cerreto di Spoleto e Monteleone di Spoleto. A Cerreto si fa sosta dai tempi dei Romani per godere dei benefici effetti delle acque ricche di zolfo e magnesio degli antichi Bagni di Triponzo, a Monteleone per affrontare uno dei percorsi trekking del Parco Naturale Coscerno-Aspra. La presenza di questo minuscolo paese arroccato sugli Appennini Centrali è nota anche agli appassionati di archeologia e persino a New York: qui, nella tomba a tumulo di un ricco principe locale, fu infatti rinvenuta la celebre biga di legno di noce e bronzo risalente al 540 a.C. Si tratta di uno dei reperti etruschi più rari mai ritrovati, noto oltreoceano come “The Golden Chariot”, Il Carro d’Oro, e unicum della collezione etrusca del Metropolitan Museum di New York. Una copia in scala 1:1 si può ammirare nei sotterranei del Complesso monumentale di San Francesco della fine del Duecento, a Monteleone. Non è la biga originale, certo, ma vederla contestualizzata nei luoghi che attraversò più di 25 secoli fa regala un’emozione che supera quella del Met.
Richiama temi e atmosfere ben diverse il Museo della Canapa di Sant’Anatolia di Narco, una sosta quanto mai esplicativa del contesto ambientale di tutta quest’area, detta delle Canapine proprio per la massiccia produzione di canapa. Il museo, ricavato nel cinquecentesco Palazzo Comunale del borgo, è parte dell’Ecomuseo della Dorsale Appenninica Umbra, che ha più sedi in tutta la valle, allo scopo di tramandare e diffondere la conoscenza di mestieri e arti antiche delle comunità locali.
In provincia di Terni si trovano infine i Comuni di Arrone, che deve il suo nome a un nobile romano che nel IX secolo scelse la Valnerina come sua nuova dimora, e Ferentillo, che ha la particolarità di essere diviso proprio dal corso del fiume Nera in due borghi, Matterella e Precetto.
Dati ottenuti tramite l’analisi delle recensioni sul web
Le attività del turista Culturale
La Valnerina, in provincia di Perugia, è indiscutibilmente nota per la sua natura, ma basta guardarsi in giro per accorgersi che ovunque la mano dell’uomo ha lasciato esempi importanti di architettura e arte. L’incipit di questo tour all’insegna della bellezza può essere Cascia, che accoglie pellegrini e visitatori nella Collegiata di Santa Maria e nel Santuario di Santa Rita, eretto nel Novecento per ospitare le spoglie della Santa. A Norcia non si può che rimanere colpiti dalle profonde ferite lasciate dall’ultimo sisma, a partire dalla Basilica di San Benedetto, dedicata al Santo Patrono d’Europa, norcino Doc, oggi in fase di ricostruzione.
Attorno a un eremo pre-benedettino fondato dal monaco siriano Eutizio nel V secolo sarebbe sorto Preci, borgo non lontano da Norcia. L’insediamento, molto compatto, è in gran parte cinquecentesco, con palazzi gentilizi che ricordano le numerose famiglie di medici preciani. Sì, medici, perché Preci fu sede di una scuola chirurgica di fama mondiale che traeva origine dalle conoscenze mediche dei monaci siriani insediatisi nella vicina Valle Castoriana. L’Abbazia stessa era dotata di un’infermeria e di un’importante biblioteca, e fu per secoli il cuore di questa attività, il centro dove quest’arte medica ebbe origine. Nel borgo vale la pena visitare anche la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria e la Chiesa di Santa Caterina, oggi sede del Museo di Chirurgia Preciana.
Ci si dedicava invece alla coltivazione e lavorazione della canapa a Sant’Anatolia di Narco, di cui si può sapere tutto nel locale Museo della Canapa. Non lontano da qui si visita Poggiodomo, che con meno di 200 abitanti è il comune più piccolo della provincia di Perugia. Ben diverso doveva essere nei tempi addietro, essendo stato meta prediletta di monaci, eremiti e mistici e, nella Seconda Guerra, di ribelli partigiani.
Il tour nella Valnerina non può che avere come ultima tappa Vallo di Nera, appollaiato su un poggio che domina tutta la valle e con numerose antiche torri di difesa oggi trasformate in abitazioni. Fra i vicoli e le scalette ripide, la chiesa di Santa Maria con annesso convento e chiostro è quasi un’apparizione, che cela al suo interno affreschi di Cola di Pietro da Camerino e di Francesco di Antonio.
Le attività del turista Enogastronomico
Il Prosciutto IGP di Norcia, il Farro DOP di Monteleone di Spoleto, la lenticchia IGP di Castelluccio di Norcia, lo Zafferano purissimo di Cascia, il Tartufo Nero Melanosporum pregiato di Norcia, le trote Fario del fiume Nera, la Cicerchia e la Roveja di Civita di Cascia oggi presidio Slowfood, i formaggi caprini e pecorini IGP e DOP. Da questo breve e non esaustivo elenco delle bontà originarie della Valnerina si può intendere come questa sia una destinazione da grand gourmand. E in effetti, fra prodotti spontanei donati dalla natura e realizzati da secoli dalla mano dell’uomo, questa si può dire una terra fortunata.
Il territorio stesso è un alternarsi di boschi, fertili vallate, campi coltivati e pascoli punteggiati di aziende agricole. Norcia dà il nome stesso all’arte della lavorazione delle carni suine, la norcineria, e da qui alle cosiddette “norcinerie”, le botteghe traboccanti di salami e prosciutti. Anche Preci, un bellissimo borgo non lontano da Norcia, sa il fatto suo quanto a insaccati: qui si producono il capocollo, la pancetta, la coppa e i “coglioni di mulo”, salami piuttosto grassi da sciogliere sulle bruschette calde.
Dirigendosi verso il Lazio, nella zona dell’Altopiano di Chiavano è la pastorizia che prende piede ovunque, con allevamenti sia di bovini da latte che di ovini. Tra i formaggi sempre in tavola spiccano il pecorino, la ricotta salata della Valnerina, il formaggio al Tartufo Nero di Norcia e allo Zafferano Purissimo di Cascia. Per chi ama gli itinerari inconsueti e di ispirazione d’antan, qui sono ancora visibili gli antichi tratturi della transumanza, che un tempo guidavano il bestiame verso le pianure del Lazio.
Le specie di tartufi presenti in Valnerina sono ben tre: Il Tartufo Nero Pregiato di Norcia, il Tartufo Estivo e il Tartufo Invernale, tanto abbondanti da diventare ingrediente quasi da “tutto pasto” nei ristoranti e trattorie della zona, dall’antipasto a certi dolci ideati da chef di livello. Fra le ricette tipiche, da provare sono l’agnello al tartufo nero, la zuppa di lenticchie IGP di Castelluccio di Norcia, la trota al tartufo nero, i gamberi di fiume, la strapazzata di uova al tartufo.
Le attività del turista Naturalistico
Le figure religiose di San Francesco e San Benedetto dominano la scena umbra non solo nell’iconografia delle molte chiese, basiliche e santuari della loro Regione natia, ma anche nella natura, tracciando sul territorio strade che consentono ancora oggi di ripercorrere i loro passi. Accade per esempio nella Valnerina, in provincia di Perugia, dove transitano la Via di Francesco, o Via del Sud, e il Cammino di San Benedetto. Il punto di partenza della Via del Sud è il Santuario francescano di Greccio, nel Lazio, là dove nel 1223 il “poverello di Assisi” diede inizio a una delle più lunghe e diffuse tradizioni cristiane: il presepe.
Il tratto della Via di Francesco del Sud ha una lunghezza totale di circa 180 km, che è consigliabile percorrere in 10 tappe. Da Greccio, cuore della Valle Santa, si punta su Fonte Colombo, La Foresta e Poggio Bustone, poi verso Piediluco e il suo lago. Si prosegue lungo il Velino e il Nera fino a giungere alle Cascate delle Marmore. Si entra poi nella Valle di Spoleto, fra abbazie, pievi, conventi e centri storici ricchissimi di arte e storia, ossia quelli di Spoleto, Trevi, Foligno, Spello e Assisi, dove si termina il cammino con una preghiera sulla tomba del Santo Patrono d’Italia. Per fare tutto ciò, in Umbria bisogna seguire le segnaletiche Giallo e Blu.
Si parte invece da Norcia per seguire le orme del Padre dell’Europa, lungo il percorso oggi noto come Cammino di San Benedetto. Umbria e Lazio sono le due Regioni in cui si sviluppano i 300 km suddivisi in sedici tappe: la prima è Norcia, sua città natale, sulle pendici dei monti Sibillini, la seconda Cascia, dove visse Santa Rita, la “Santa degli impossibili”. Da qui ci si sposta in direzione di Monteleone di Spoleto, affascinante borgo medievale, per sconfinare nel Lazio. Qui si fa sosta a Subiaco, dove visse più di trent’anni e fondò numerosi monasteri, e a Montecassino, dove trascorse l’ultima parte della vita e scrisse la Regola.
I fiumi Corno e Nera, in quel territorio di mezzo fra il Parco Nazionale dei Monti Sibillini e la Cascata delle Marmore, sono ideali per praticare rafting e torrentismo. Si raggiungono Biselli di Norcia o Serravalle di Norcia, in Valnerina, e si inizia la discesa fra le rapide, con canoa pneumatica o hydrospeed. Qui, se si viaggia con bimbi al seguito, il Parco Avventura è la destinazione da non perdere, con attrazioni come il ponte tibetano o l’escursione con gli asinelli, mentre nella Val Castoriana ci si può dedicare a una passeggiata o alla visita del centro faunistico del cervo e del camoscio.
Il Velino e il Nera danno origine alla celebre Cascata delle Marmore, una delle più alte d’Europa, alla cui base c’è un centro attrezzato per il rafting. Le Forre di Pago e di Casco, vicino a Scheggino, sono invece meta per la pratica del torrentismo e dell’escursionismo, con un percorso che alterna tratti di marcia a discese ripide. Il canyon di Pago delle Fosse, oggi quasi del tutto privo di acqua, crea un ambiente primordiale e suggestivo che rende questa gola la più spettacolare tra quelle della Valnerina.
A Vallo di Nera si trova invece la Forra di Roccagelli, perfetta per il canyoning sportivo: qui ci si cala con l’aiuto della corda, lungo sette cascate in rapida sequenza, la più alta delle quali raggiunge 16 metri.
Che sia minerale da bere o termale da sfruttare per cure e relax, l’acqua di sorgente è onnipresente in Umbria. Sono 17 le prime e 14 le seconde, distribuite su tutto il territorio, cui si aggiungono 7 fiumi, 6 laghi, 9 cascate e un’infinità di rapide e forre.
Nel territorio della Valnerina, il bacino idrico compreso nei comuni di Nocera Umbra, Sellano e Cerreto di Spoleto fornisce una delle migliori acque potabili della Regione, e sempre a Cerreto, si trovano gli Antichi bagni di Triponzo, l’unico stabilimento termale umbro alimentato con acqua solfurea ricca di calcio, a temperatura costante di 30°C e dalle notevoli caratteristiche e qualità terapeutiche.
La Valnerina è una delle zone dell’Umbria, e in particolare della provincia di Perugia, meta di appassionati di arrampicata. Non lontano dalle Cascate delle Marmore si trova per esempio la Falesia di Ferentillo, vicina al centro del paese, percorsa da numerose vie che vanno dai 15 metri fino ai 120 metri di altezza. Si tratta di una delle pareti più gettonate d’Italia per l’arrampicata sportiva, nota per essere ben attrezzata e costantemente aggiornata nelle utilities di supporto ai climber. L’Isola, le Mummie, lo Strittu, il Balcone e il Gabbio sono i nomi dei 5 settori in cui è divisa la falesia, a seconda dei gradi adatti sia agli scalatori con meno esperienza, sia a quelli più esperti. Il settore chiamato le Mummie presenta le vie più semplici e adatte ai principianti, mentre i più avvezzi potranno puntare sui settori detti il Balcone e il Gabbio. La salita verso la sommità consente di godere di panorami ad ampio raggio su tutta la Valnerina e di apprezzarne la natura incontaminata.
Rocche, abbazie ed eremi costellano il viaggio nella Valnerina, dove l’invito alla sosta è continuo. Da Norcia a Castelluccio e nel mezzo l’Abbazia di Sant’Eutizio, da Cerreto di Spoleto a Sant’Anatolia di Narco e nel mezzo l’Abbazia di San Pietro in Valle. E ancora da Poggiodomo a Monteleone di Spoleto, e da qui l’escursione sul grande anello del Monte Meraviglia e nei dintorni della Cascata delle Marmore. Tappe che consentono anche di assaporare quanto di meglio regala questa terra generosa: a Norcia sono prosciutto e salumi a farla da padrone, insieme al tartufo nero, al farro, alla lenticchia coltivata sulla Piana di Castelluccio. E ancora, i formaggi caprini prodotti localmente da allevatori che lavorano ancora come un secolo fa.
Le attività del turista Spirituale
Umbria e turismo religioso richiamano subito alla mente San Francesco e la sua concittadina, la “pianticella” Santa Chiara. Ma questa Regione, mistica già alla vista con i boschi e la natura che invitano alla meditazione, ha dato i natali anche a Santa Rita da Cascia e a San Benedetto da Norcia, patrono d’Europa. Le memorie di questi due santi insistono in particolare nel territorio della Valnerina: a Cascia sono meta di pellegrinaggio il Monastero di Santa Rita e l’adiacente Santuario di Santa Rita, edificato in epoca moderna per ospitare le spoglie della santa. Da visitare anche le pregevoli chiese di San Francesco, Sant’Antonio e la Collegiata di Santa Maria, oltre ovviamente a Roccaporena, paese dove nacque Santa Rita, collocato in una angusta gola solcata dal fiume Corno, oltre il cosiddetto “Scoglio Sacro”.
Quanto alla figura di San Benedetto, si può dire che non solo Norcia ma l’intera Valnerina è stata influenzata dal suo passaggio, nonché dalla “Regola” da lui creata. Ne sono testimonianza l’Abbazia di San Pietro in Valle, quella di San Felice e Mauro e l’Abbazia di Sant’Eutizio, un tempo centri di cultura, di potere politico ed economico, oltre che di arte, manifestata attraverso committenze importanti. Per sperimentare quanto da vissuto da tutte queste anime pie, ci sono i numerosi percorsi religiosi, fra cui spiccano ovviamente la Via di Francesco e il Cammino Benedettino.
Le figure religiose di San Francesco e San Benedetto dominano la scena umbra non solo nell’iconografia delle molte chiese, basiliche e santuari della loro Regione natia, ma anche nella natura, tracciando sul territorio strade che consentono ancora oggi di ripercorrere i loro passi. Accade per esempio nella Valnerina, in provincia di Perugia, dove transitano la Via di Francesco, o Via del Sud, e il Cammino di San Benedetto. Il punto di partenza della Via del Sud è il Santuario francescano di Greccio, nel Lazio, là dove nel 1223 il “poverello di Assisi” diede inizio a una delle più lunghe e diffuse tradizioni cristiane: il presepe.
Il tratto della Via di Francesco del Sud ha una lunghezza totale di circa 180 km, che è consigliabile percorrere in 10 tappe. Da Greccio, cuore della Valle Santa, si punta su Fonte Colombo, La Foresta e Poggio Bustone, poi verso Piediluco e il suo lago. Si prosegue lungo il Velino e il Nera fino a giungere alle Cascate delle Marmore. Si entra poi nella Valle di Spoleto, fra abbazie, pievi, conventi e centri storici ricchissimi di arte e storia, ossia quelli di Spoleto, Trevi, Foligno, Spello e Assisi, dove si termina il cammino con una preghiera sulla tomba del Santo Patrono d’Italia. Per fare tutto ciò, in Umbria bisogna seguire le segnaletiche Giallo e Blu.
Si parte invece da Norcia per seguire le orme del Padre dell’Europa, lungo il percorso oggi noto come Cammino di San Benedetto. Umbria e Lazio sono le due Regioni in cui si sviluppano i 300 km suddivisi in sedici tappe: la prima è Norcia, sua città natale, sulle pendici dei monti Sibillini, la seconda Cascia, dove visse Santa Rita, la “Santa degli impossibili”. Da qui ci si sposta in direzione di Monteleone di Spoleto, affascinante borgo medievale, per sconfinare nel Lazio. Qui si fa sosta a Subiaco, dove visse più di trent’anni e fondò numerosi monasteri, e a Montecassino, dove trascorse l’ultima parte della vita e scrisse la Regola.
Le attività del turista Sportivo
Le figure religiose di San Francesco e San Benedetto dominano la scena umbra non solo nell’iconografia delle molte chiese, basiliche e santuari della loro Regione natia, ma anche nella natura, tracciando sul territorio strade che consentono ancora oggi di ripercorrere i loro passi. Accade per esempio nella Valnerina, in provincia di Perugia, dove transitano la Via di Francesco, o Via del Sud, e il Cammino di San Benedetto. Il punto di partenza della Via del Sud è il Santuario francescano di Greccio, nel Lazio, là dove nel 1223 il “poverello di Assisi” diede inizio a una delle più lunghe e diffuse tradizioni cristiane: il presepe.
Il tratto della Via di Francesco del Sud ha una lunghezza totale di circa 180 km, che è consigliabile percorrere in 10 tappe. Da Greccio, cuore della Valle Santa, si punta su Fonte Colombo, La Foresta e Poggio Bustone, poi verso Piediluco e il suo lago. Si prosegue lungo il Velino e il Nera fino a giungere alle Cascate delle Marmore. Si entra poi nella Valle di Spoleto, fra abbazie, pievi, conventi e centri storici ricchissimi di arte e storia, ossia quelli di Spoleto, Trevi, Foligno, Spello e Assisi, dove si termina il cammino con una preghiera sulla tomba del Santo Patrono d’Italia. Per fare tutto ciò, in Umbria bisogna seguire le segnaletiche Giallo e Blu.
Si parte invece da Norcia per seguire le orme del Padre dell’Europa, lungo il percorso oggi noto come Cammino di San Benedetto. Umbria e Lazio sono le due Regioni in cui si sviluppano i 300 km suddivisi in sedici tappe: la prima è Norcia, sua città natale, sulle pendici dei monti Sibillini, la seconda Cascia, dove visse Santa Rita, la “Santa degli impossibili”. Da qui ci si sposta in direzione di Monteleone di Spoleto, affascinante borgo medievale, per sconfinare nel Lazio. Qui si fa sosta a Subiaco, dove visse più di trent’anni e fondò numerosi monasteri, e a Montecassino, dove trascorse l’ultima parte della vita e scrisse la Regola.
La Valnerina è una delle zone dell’Umbria, e in particolare della provincia di Perugia, meta di appassionati di arrampicata. Non lontano dalle Cascate delle Marmore si trova per esempio la Falesia di Ferentillo, vicina al centro del paese, percorsa da numerose vie che vanno dai 15 metri fino ai 120 metri di altezza. Si tratta di una delle pareti più gettonate d’Italia per l’arrampicata sportiva, nota per essere ben attrezzata e costantemente aggiornata nelle utilities di supporto ai climber. L’Isola, le Mummie, lo Strittu, il Balcone e il Gabbio sono i nomi dei 5 settori in cui è divisa la falesia, a seconda dei gradi adatti sia agli scalatori con meno esperienza, sia a quelli più esperti. Il settore chiamato le Mummie presenta le vie più semplici e adatte ai principianti, mentre i più avvezzi potranno puntare sui settori detti il Balcone e il Gabbio. La salita verso la sommità consente di godere di panorami ad ampio raggio su tutta la Valnerina e di apprezzarne la natura incontaminata.
Rocche, abbazie ed eremi costellano il viaggio nella Valnerina, dove l’invito alla sosta è continuo. Da Norcia a Castelluccio e nel mezzo l’Abbazia di Sant’Eutizio, da Cerreto di Spoleto a Sant’Anatolia di Narco e nel mezzo l’Abbazia di San Pietro in Valle. E ancora da Poggiodomo a Monteleone di Spoleto, e da qui l’escursione sul grande anello del Monte Meraviglia e nei dintorni della Cascata delle Marmore. Tappe che consentono anche di assaporare quanto di meglio regala questa terra generosa: a Norcia sono prosciutto e salumi a farla da padrone, insieme al tartufo nero, al farro, alla lenticchia coltivata sulla Piana di Castelluccio. E ancora, i formaggi caprini prodotti localmente da allevatori che lavorano ancora come un secolo fa.
A 1.350 metri di quota nevica spesso. Anche in Umbria, a poco più di 100 km dalla più vicina località di mare. In inverno, sulla Piana di Castelluccio e sul Monte Vettore, nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, oltre alla neve arriva anche il gelo, con temperature che precipitano fino a toccare i -30 gradi. Nulla di meglio per creare le condizioni adatte a una ciaspolata. Un’attività tornata in voga negli ultimi anni, ma che negli anziani del posto, qui come pure sulle Alpi, richiama alla mente gli anni in cui le ciaspole erano l’unico modo per spostarsi da un borgo all’altro. Oggi però, un’escursione con le racchette ai piedi ha tutt’altro sapore, è un modo alternativo, rispettoso della natura per apprezzarla fino in fondo. Non è una necessità bensì un’esperienza che si cerca, una sfida che a fronte di un po’ di fatica, porta a immergersi in paesaggi bellissimi, come appunto quelli umbri, dei Monti Sibillini, da esplorare con vari percorsi ad anello.
Per la sua natura orografica, la Valnerina, divisa fra provincia di Perugia e di Terni, si presta perfettamente a fare da sfondo a una serie di percorsi di scoperta in sella a due ruote. Partendo dalla zona di confine con le Marche, si può intraprendere l’itinerario denominato dei Monti Sibillini e Tre Piani di Castelluccio, un anello di 26 km che parte e ritorna su Castelluccio di Norcia girando attorno alla cima del Monte Vettore, e che in soli 450 metri di dislivello e con un grado di difficoltà classificato come “facile e adatto a tutti, consente di immergersi in alcuni dei paesaggi più iconici del Centro Italia. In primis, quello di Pian Grande, che fra giugno e luglio si trasforma in una tavolozza di colori, dal giallo ocra al rosso, grazie alla celebre fioritura di genzianelle, narcisi, violette, papaveri, ranuncoli, asfodeli, trifogli, acetoselle e molte altre specie che vanno ad aggiungere il quadro con la loro nota cromatica.
Un altro itinerario abbordabile è quello che porta alla scoperta della Valnerina: è la Ciclovia del Fiume Nera che va da Sant’Anatolia di Narco alla Cascata delle Marmore, 28,2 km, dislivello +90, -120 metri, fondo asfalto per il 40% e ghiaia per il restante 60%, ottimo per chi viaggia su MTB o ibrida. Nel tratto fra Sant’Anatolia di Narco e le Cascata delle Marmore, corre parallelamente all’anello della Greenway del Nera e collega l’ex ferrovia Spoleto-Norcia con la bassa Valnerina e i suoi borghi.
Entrambe queste alternative sono di per sé uno stimolo al viaggio: la Ciclovia Ex Ferrovia Spoleto-Norcia – 23,5 km, +400m; -440m, asfalto per il 52%, difficoltà media – è un’occasione unica per fare l’esperienza di ripercorrere un tratto ferroviario abbandonato dal 1968, immergendosi in atmosfere d’altri tempi, ma anche per attraversare stretti canyon e godersi la pace di luoghi solitari, verdissimi e selvaggi, giungendo fino nel cuore della montagna, con la galleria della Caprareccia.
L’itinerario denominato Greenway del Nera è invece una randonèe ad anello di 160 km, adatta solo a MTB, affrontata solitamente in almeno 3 tappe da distribuire in 3 giorni, con ben 4.000 metri di dislivello. Una sfida seria per le gambe, su fondo compatto ma non asfaltato, che nel primo giorno prevede 60 km con 900 metri di dislivello, il secondo 55 e ben 1600 di differenza di quota e il terzo 45 e 1300 metri fra la quota di inizio e di fine. Nel mezzo, la bellezza delle Cascate delle Marmore, di borghi come Preci, Cascia e Monteleone di Spoleto, per soste che appagano la vista e fanno riprendere fiato.
Da più di 25 anni, il Centro Italia è punto di riferimento per gli appassionati di volo libero, ossia deltaplano, parapendio e paramotore. Per la sua conformazione geologica e le correnti favorevoli, la Valnerina si presta infatti a lanci, dal Monte Cucco e da Pian Grande di Castelluccio in particolare. Il contesto non potrebbe essere più emozionante: lassù, in volo da soli o in tandem se si è alle prime armi, immersi nel silenzio si apprezza la visuale che spazia all’infinito sul Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Diversi i dislivelli da cui spiccare il salto, a seconda del grado di preparazione di ciascun “icaro”, e diverse le emozioni che si provano a seconda della stagione. Se l’autunno regala un quadro d’insieme con tutte le sfumature dell’ocra e del rosso, la primavera è l’esplosione di colori della fioritura della Piana di Castelluccio. A voi la scelta!
Fra i borghi medievali della provincia di Terni c’è Ferentillo, che nella cripta della Chiesa di Santo Stefano nasconde qualcosa di unico in Umbria, noto come il Cimitero-Museo “Le Mummie di Ferentillo”. L’edificio sorge nel XV secolo sui resti di una struttura precedente di epoca romanica, divenuta appunto la cripta, dove sono conservate alcune mummie di cui è stata resa nota l’esistenza solo nel 1805, quando un editto napoleonico ordinò di riesumare tutte le salme sepolte all’interno delle chiese. Ciò che si vede scendendo nella cripta è impressionante: all’interno di teche sono custoditi una ventina di corpi mummificati – il più antico dei quali ha oltre quattro secoli – la cui conservazione è dovuta alla ventilazione costante e alla presenza di particolari microrganismi nella terra. Santo Stefano mostra anche alcune interessanti opere d’arte: due piccole logge con balaustre in legno di gusto rococò, una grande tela del 1759 raffigurante il Martirio di Santo Stefano, opera di Giuseppe Rosi, l’affresco del Presepe di Pierino Cesarei del 1595, lo splendido fonte battesimale e un tabernacolo per gli oli sacri datato al XVI secolo.
Tuber Melanosporum Vittadini, che tradotto in termini più prosaici altro non è che il Tartufo Nero Pregiato di Norcia. Per celebrare questa eccellenza del territorio umbro, da oltre 70 anni, nel borgo in provincia di Perugia si svolge Nero Norcia, rassegna agroalimentare e mostra-mercato che dagli anni ‘50 promuove e valorizza le produzioni tipiche enogastronomiche e artigianali della Valnerina e non solo. Simposi, incontri con esperti e chef, degustazioni e bancarelle per acquistare tutte le declinazioni di questo prezioso frutto della terra animano i tre fine settimana compresi fra la fine di febbraio e i primi di marzo.
Quella dei Piani di Castelluccio rivestiti di un tappeto di fiori variopinti è forse una delle immagini più iconiche del Centro Italia. La rigogliosità dell’area si deve anche all’origine carsico-alluvionale dell’Appennino Umbro-Marchigiano, dove i tre altopiani si innestano: il Pian Piccolo e il Pian Grande, in provincia di Perugia, quest’ultimo di 7 km per 3, che ne fanno il più vasto altopiano carsico d’Italia dopo quello del Fucino, e il Pian Perduto, in provincia di Macerata. Situati a circa 1.350 m s.l.m., insieme ricoprono una superficie di 15 km², tuttora interessata da fenomeni carsici, conosciuti dagli abitanti locali come Mergani, profondi inghiottitoi che solcano la piana principale e drenano le acque meteoriche in falde idriche sotterranee.
La stagione migliore per visitare i Piani di Castelluccio è quella della Fioritura, tra maggio e giugno, che trasforma il comprensorio in una distesa di papaveri, fiordalisi, margherite e le celebri lenticchie di Castelluccio. Anche i seminativi sono caratterizzati da una ricca fioritura, che convive con quella delle specie spontanee. Data la sua conformazione, la zona è quindi una perfetta meta per appassionati di trekking, equitazione e mountain bike, oltre che di addicted degli sport d’aria, deltaplano e parapendio in testa.
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