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Il Palazzo della Loggia di Noale, imponente edificio in stile gotico veneto, occupa una posizione di rilievo nel cuore del centro cittadino. La sua storia affonda le radici nel 1389, quando fu eretto a fianco della Torre dell’Orologio, nei pressi del suggestivo corso del fiume Marzenego. In quel periodo, Noale era sotto il dominio della famiglia Tempesta, e il palazzo fungeva da sede amministrativa per la giustizia.
Nel corso dei secoli, il Palazzo della Loggia ha continuato a svolgere questo ruolo cruciale durante il governo della Repubblica di Venezia. Qui, un tribunale presieduto da un governatore nominato dalla Serenissima gestiva le questioni giuridiche della comunità.
A partire dal 1460, a causa delle esigenze crescenti, accanto al palazzo originario venne eretto un edificio di dimensioni maggiori, noto come logia nova. La struttura medievale, soggetta a diversi rimaneggiamenti nel corso del tempo, fu definitivamente demolita nel 1848 per fare spazio all’edificio attuale, che ancora oggi si erge con maestosità. Nel corso del XX secolo, il Palazzo ha ospitato la sede del municipio di Noale, mantenendo la sua importanza storica.
Oggi, il Palazzo della Loggia continua a svolgere un ruolo centrale nella vita della comunità, ospitando la sede del consiglio comunale e la pinacoteca Egisto Lancerotto. L’ultimo piano è destinato all’Associazione Pro Loco di Noale, contribuendo così a mantenere viva la tradizione e la cultura della città attraverso iniziative e eventi culturali
La Rocca dei Tempesta, nota anche come Palacium castri o castrum, è una dimora signorile fortificata situata nel cuore del centro medievale di Noale. La sua costruzione è presunta risalire al XII secolo, e il complesso ha recentemente beneficiato di un intervento di restauro conservativo.
La Rocca, che si erge maestosa a cavallo della direttrice Camposampiero-Mestre, presenta una forma di quadrilatero irregolare. Originariamente concepita per scopi militari, la struttura fu utilizzata in tale contesto fino al 1763. Successivamente, caduta in disuso e in stato di decadenza, nel 1819 fu trasformata in Camposanto e rimase tale fino al 1983.
Il complesso ospita al suo interno una chiesa e abitazioni decorate con affreschi, testimonianza dell’antica e nobile storia della Rocca. La cinta muraria originale, sebbene demolita nel XVI secolo, conserva ancora le tracce della sua imponenza passata. Due grandi porte d’ingresso al castello, impreziosite da merlature ghibelline, accolgono i visitatori. Ad arricchire ulteriormente il panorama, due torri possenti emergono all’interno del complesso: la Torre dell’Orologio e la Torre delle Campane.
L’Oasi WWF Cave di Noale, situata nel territorio del comune di Noale, in provincia di Venezia, è una meta prediletta soprattutto dai fotografi naturalisti della regione, grazie alla ricca biodiversità di specie animali e vegetali che la caratterizzano. Con una superficie di circa 20 ettari, fa parte di un’area SIC e ZPS di 40 ettari, gestita con cura dal Comitato Oasi WWF Cave di Noale.
L’origine dell’oasi risale al secondo dopoguerra, quando l’area fu utilizzata per l’estrazione dell’argilla a beneficio della vicina fornace Cavasin. Negli anni ’70, a seguito dell’abbandono delle attività di scavo, le cave si trasformarono in stagni, alimentati dalle acque piovane, di falda e dal Rio Draganziolo. Questo processo di trasformazione ha favorito la colonizzazione di specie vegetali pioniere e la creazione di una ricca vegetazione palustre ed arboreo-arbustiva, dando vita a una zona umida di notevole pregio naturalistico.
Dal punto di vista della flora, l’area è caratterizzata da una fitta boscaglia igrofila attorno agli stagni, con specie arboree come ontano nero, salice grigio, salice bianco, pioppo bianco e pioppo nero. Gli stagni ospitano piante come tifa, cannuccia di palude e giaggiolo. Il canneto, formato principalmente da cannuccia di palude, rappresenta uno degli elementi distintivi dell’oasi, offrendo rifugio a diverse specie animali, in particolare uccelli.
L’avifauna dell’oasi include specie come il martin pescatore, aironi rossi, tarabusini, codibugnoli, cinciallegre, lucherini, picchi (rosso maggiore e verde), rapaci come il falco di palude e il gheppio. L’area è anche abitata da molte specie di insetti, tra cui diverse farfalle e libellule.
Il Museo Etnografico “”Angiul Sai”” è una preziosa testimonianza del patrimonio architettonico e culturale di Costalta, l’unico paese nel Comelico che conserva ancora numerose dimore completamente realizzate in legno, rappresentando così un’architettura rurale montana autentica e ricca di storia.
Il museo, istituito con l’obiettivo di valorizzare questo patrimonio unico, accoglie i visitatori in una suggestiva casa-museo. Al centro di questa esperienza, il signor “”Angiul Sai”” diventa protagonista, immortalato nelle sculture di legno realizzate con maestria dall’artista Tita Zasso. Il suo personaggio leggendario diventa la guida ideale per esplorare gli ambienti interni della casa e immergersi nella vita quotidiana delle popolazioni della valle fino alla metà del secolo scorso.
Un viaggio nel tempo e nella memoria conduce i visitatori attraverso diverse stanze, ognuna delle quali rivela dettagli e oggetti che raccontano storie di un passato remoto. La cucina, il corridoio, la stalla, la camera e la cantina sono spazi che offrono uno sguardo autentico sulla vita e sulle tradizioni di questa comunità montana. Elementi architettonici e arredi originali, insieme a utensili e oggetti quotidiani, completano l’esperienza, offrendo una panoramica completa della cultura locale.
Il Museo Etnografico “”Angiul Sai”” non solo preserva la memoria dell’architettura rurale montana, ma costituisce anche un’opportunità educativa per i visitatori interessati a comprendere le radici e le tradizioni di questa affascinante comunità. L’autenticità degli ambienti e la guida virtuale del signor “”Angiul Sai”” rendono la visita un’esperienza immersiva e significativa, contribuendo a preservare e condividere il ricco patrimonio di Costalta con le generazioni future.
Palazzo Poli de Pol, situato nella suggestiva piazza di San Pietro di Cadore, è un’opera architettonica di grande rilevanza costruita tra il 1665 e il 1667, e oggi funge da sede del Municipio. L’attribuzione dell’architettura è spesso associata al maestro veneziano Baldassare Longhena, e l’edificio, sviluppato su tre piani, presenta un’elegante simmetria sia orizzontale che verticale.
La facciata, arricchita da dettagli di grande pregio, rivela una cura particolare nei suoi elementi decorativi. Le cornici marcapiano delineano chiaramente le varie sezioni, mentre la decorazione a bugnato del primo piano aggiunge un tocco di maestosità. Un elemento di particolare interesse è la trifora con archi a tutto sesto al piano terra, ripresa in maniera simmetrica al piano nobile, arricchita da una balaustra con eleganti colonnine in pietra.
Palazzo Poli de Pol, oltre a incarnare l’eleganza dell’architettura veneziana, è anche legato a una ricca storia familiare. Originariamente costruito sul terreno di proprietà di una branca della famiglia de Pol, fu successivamente acquisito dagli stessi, i quali risiedevano in una sontuosa villa cinquecentesca nella vicina borgata di Mare. All’interno del palazzo, sono conservati pregevoli affreschi risalenti al 1682, testimonianza artistica di un’epoca passata.
Il complesso di Villa Poli de Pol Sammartini è una sontuosa dimora costituita da un imponente corpo padronale a tre piani, sottotetto e due ali laterali più basse, affiancate da un grande rustico isolato. L’edificio si distingue per la sua notevole eleganza, caratterizzata da un sapiente gioco di elementi decorativi architettonici che conferiscono un’impressione di raffinata maestosità.
L’ala ovest del corpo padronale è un vero capolavoro artistico, con pareti e soffitto rivestiti da pannelli in legno dipinti. Questi pannelli sono adornati con intricate quadrature architettoniche che si aprono su paesaggi montani, creando un’atmosfera suggestiva e unica. Inoltre, i dettagli decorativi includono medaglioni con eleganti testine, elaborati motivi floreali e, agli angoli, affascinanti raffigurazioni delle quattro stagioni.
L’intera villa è avvolta da un’aura di aristocratica bellezza, testimoniata dall’architettura raffinata e dagli elementi decorativi che conferiscono un carattere distintivo a questo luogo.
La Val Visdende, incastonata nelle splendide Dolomiti dell’alto Veneto, si rivela come un gioiello naturale incontaminato, una fuga idilliaca lontano dal turismo di massa. Questa vallata, permeata da un’atmosfera di quiete e serenità, rappresenta una delle ultime oasi preservate. Grazie alla rete intricata di mulattiere e sentieri che solcano il territorio, la Val Visdende si offre come destinazione perfetta per chi cerca un contatto autentico con l’ambiente montano. Le passeggiate, che si adattano a ogni livello di preparazione, sia in estate che in inverno, offrono panorami mozzafiato e un’esperienza avvolgente tra le vette maestose delle Dolomiti. L’escursionismo in Val Visdende si configura come un percorso alla scoperta della natura intatta. Qui, il Monte Peralba, sovrano della vallata, custodisce le sorgenti del fiume Piave, donando vita a paesaggi di rara bellezza. L’osservazione degli animali al pascolo, in un ambiente che si mantiene fedele alla sua autenticità, regala un senso di pace e tranquillità, trasformando la vacanza in un’esperienza di relax totale. Per gli amanti dell’adrenalina, la Val Visdende offre opportunità di escursioni in mountain bike, attraverso percorsi che si snodano tra boschi secolari e panorami epici. Pedalare tra la natura incontaminata, sentire il profumo degli alberi e godere della brezza fresca delle montagne diventa un’esperienza unica, capace di regalare emozioni intense e indimenticabili.
Connubio perfetto tra avventura e del buon vino lungo la suggestiva Strada del Vino di Soave. Le escursioni a cavallo si configurano come un’opportunità emozionante per esplorare i tesori nascosti di questo territorio, unendo il fascino della natura all’arte della degustazione dei rinomati vini locali. Un vero attrattore turistico dove vengono esaltate le bellezze paesaggistiche e le eccellenze enogastronomiche. I percorsi sono studiati per offrire non solo un’esperienza visiva indimenticabile ma anche il piacere di immergersi nella natura incontaminata e di apprezzare il lavoro accurato che caratterizza la produzione vinicola della zona. Il tocco distintivo di questa esperienza è rappresentato dalle degustazioni immersive nelle rinomate cantine della zona. Cavalca tra i filari di vite, lasciati cullare dalla brezza e raggiungi cantine selezionate, dove esperti vignaioli ti guideranno attraverso un percorso sensoriale, raccontando la storia dietro ogni sorso. I vini Soave, famosi per la loro complessità e eleganza, saranno protagonisti indiscussi di questa esperienza.
La zona del Soave, abbracciata dal versante est dei Monti Lessini, è rinomata per essere la culla dei vini bianchi più pregiati della regione veneta. Con la denominazione DOC assegnata nel 1968, il Soave rappresenta una tradizione enologica che si è evoluta nel tempo, mantenendo l’eccellenza e la rilevanza nell’ambito vinicolo italiano.
Il cuore del Soave è composto principalmente dall’uva Garganega, che costituisce il 70% della produzione, arricchita dal Trebbiano di Soave o Chardonnay per il restante 30%. Questa combinazione di varietà conferisce ai vini una complessità aromatica e una struttura che li rendono distintivi e apprezzati dagli intenditori. La zona più antica e prestigiosa, denominata “”Classico””, si estende sulle colline di Soave e Monteforte d’Alpone, caratterizzate da suoli vulcanici. Qui, le vigne si sviluppano in un ambiente unico che conferisce al Soave Classico una personalità distintiva. La particolare mineralità derivante da questi terreni arricchisce il profilo aromatico del vino, rendendolo un’autentica espressione del territorio. La sottoregione dei Colli Scaligeri, parte integrante della denominazione, si estende su un’area collinare che contribuisce alla diversificazione dei profumi e dei sapori del Soave. Qui, la collaborazione tra la natura e la maestria degli enologi dà vita a vini di grande eleganza e complessità. Il Soave Superiore, insignito della qualifica DOCG nel 2001, rappresenta l’apice della qualità nella gamma del Soave. Con una resa per ettaro più bassa rispetto alla versione base, questo vino evidenzia l’impegno per ottenere una qualità superiore. La tipologia Riserva, con almeno 2 anni di affinamento, testimonia la dedizione alla perfezione enologica. Per chi apprezza la dolcezza e la complessità, il Recioto di Soave è un’autentica delizia. Questo vino passito bianco, disponibile in versione secca o spumante, è caratterizzato da un’elevata concentrazione di zuccheri. La denominazione DOCG sottolinea l’eccellenza di questa tipologia, completando il quadro della ricchezza enologica della zona.
Il Castello Scaligero di Soave si erge con imponenza al centro del borgo, offrendo ai visitatori un affascinante viaggio nel cuore dell’architettura militare medievale. Questo magnifico maniero è un esempio rappresentativo della grandiosità e dell’ingegneria dell’epoca scaligera, divenendo una tappa imperdibile per chi desidera immergersi nella storia di Soave. Costruito nel XIV secolo, il Castello Scaligero è un esempio impeccabile di architettura militare medievale. Le sue possenti mura, i camminamenti e il maestoso mastio sono testimonianze tangibili della maestria degli ingegneri che lo concepirono. Le torri coronate da merli guelfi si stagliano nel cielo, creando un’atmosfera epica che trasporta i visitatori indietro nel tempo. Le guide turistiche di Soave arricchiscono la visita del castello con racconti avvincenti delle sue vicende storiche, arricchiti da aneddoti e leggende tramandate nel corso dei secoli. Le visite guidate sono adatte a scolaresche, piccoli gruppi privati e grandi organizzazioni. L’itinerario offre un’opportunità unica per gli studenti delle scuole medie di approfondire il programma di storia medievale, comprendendo il ruolo dei castelli nel controllo feudale del territorio e nell’evoluzione delle signorie. La visita al Castello Scaligero può estendersi al suggestivo borgo fortificato di Soave, aggiungendo ulteriori sfumature storiche all’esperienza. Per gli adulti, l’itinerario può concludersi con una degustazione di vini locali nelle cantine circostanti, regalando un assaggio dei rinomati vini Soave e arricchendo la visita con le delizie enogastronomiche della regione. La visita al Castello Scaligero ha una durata di circa 2 ore, durante le quali i visitatori avranno l’opportunità di esplorare i cortili esterni, addentrarsi negli interni del maniero e salire fino al maestoso Mastio. Il percorso è adattabile a diverse esigenze, garantendo un’esperienza completa e coinvolgente per tutti i tipi di visitatori.
Immerso tra le colline dei Monti Lessini e la valle dell’Adige, il borgo di Soave si presenta come una gemma medievale, testimone di una storia millenaria. Caratterizzato dalla maestosa presenza del castello che si erge su un colle, Soave incanta con la sua atmosfera intrisa di tradizione e bellezza. L’eremo domina il borgo, offrendo una vista panoramica abbraccia le sue mura perfettamente conservate e il centro storico sottostante. Risalente a epoche lontane, questa iconica costruzione è una testimonianza vivente dei secoli trascorsi. Visitare il castello significa andare alla scoperta di una lunga storia fatta di nobili, guerre e epoche che si susseguono. Le sue mura raccontano di passaggi di sovrani e di momenti cruciali della storia locale. Le mura del castello scendono ad abbracciare il centro storico del borgo, creando un’atmosfera suggestiva. Gli stretti vicoli, le piazze accoglienti e le facciate delle case di epoche passate si mescolano in un affascinante labirinto che invita a perdersi e scoprire ogni angolo del borgo. Ogni stradina è un racconto, ogni piazza una testimonianza della vita che ha animato Soave attraverso i secoli. Soave è rinomato per la sua produzione vinicola, un’eccellenza che si è consolidata nel corso dei secoli. La tradizione enologica di questo borgo è celebrata da quattro prestigiosi riconoscimenti DOC, confermando la qualità dei suoi vini. Il Soave rappresenta addirittura il 40% della produzione DOC della provincia veronese, affermandosi come uno dei tesori enogastronomici più significativi dell’Italia. I vigneti che circondano Soave sono un dipinto di verde che contribuisce alla bellezza paesaggistica del luogo. Le eccellenze enogastronomiche di Soave hanno fatto del borgo una destinazione di rilievo per gli amanti del buon cibo e del buon vino. La cucina locale, arricchita dai sapori intensi dei prodotti del territorio, offre un’esperienza culinaria autentica. Soave si rivela così non solo come un viaggio nel passato, ma anche come una scoperta dei sapori unici di questa terra.
Portobuffolè, il pittoresco borgo che si erge nella provincia di Treviso, è un tesoro di autenticità e storia. Con i suoi 751 abitanti su una superficie di appena 5,08 chilometri quadrati, è il più piccolo comune della provincia, ma la sua grandezza risiede nella preservazione delle sue peculiarità e nella sua elegante semplicità. Il borgo ha meritato importanti riconoscimenti, tra cui l’inclusione nel Club “”I Borghi più belli d’Italia””, che ne sottolinea la bellezza e l’autenticità. La Bandiera Arancione sventola con orgoglio, attestando la qualità dell’offerta turistica e l’accoglienza riservata ai visitatori. Le vie di Portobuffolè sono un viaggio affascinante nel tempo, una passeggiata tra edifici intrisi di storia. Via Businello, dominata dalla duecentesca casa di Gaia da Camino, conduce a Piazza Vittorio Emanuele II. Qui si dispiegano edifici pubblici d’età veneta che narrano la storia del borgo: la Dogana (XIV secolo), il Monte di Pietà (fine del ‘400), la Loggia comunale (XVI secolo) e il Duomo (fine del XV secolo), ricavato da una sinagoga dopo l’espulsione della comunità ebraica. La piazza è il cuore pulsante di Portobuffolè, un luogo dove il passato si fonde con il presente. La Dogana, antica e maestosa, si erge come sentinella del tempo, mentre il Monte di Pietà e la Loggia comunale raccontano storie di commercio e convivialità. Il Duomo, con la sua imponenza, celebra l’arte e la devozione di epoche passate.
Attraverso Porta Friuli, risalente al 1513, si apre un viale alberato che conduce al suggestivo borgo dei Barcaroli. Questo luogo fu destinato alla quarantena di merci e viandanti, e ancora oggi conserva i resti del quattrocentesco ospedale dei Battuti. Un luogo che racchiude le storie di commercio e di incontri di un tempo lontano.
La storia di Portobuffolè rivive ogni due anni con la “”Portobuffolè, XIII secolo””, una rievocazione storica medievale che trasforma le strade del borgo in un affascinante scenario d’epoca. Le tavolate di piatti dell’epoca, figuranti e sbandieratori in costume animano le vie, regalando un’esperienza unica ai visitatori.
Il Museo del Ciclismo di Portobuffolè è uno dei siti museali del ciclismo più importanti in Italia, un viaggio attraverso le epoche e le vittorie dei grandi campioni immortalati nelle maglie iridate, gialle, rosa, oro, arancioni, tricolori, azzurre e nere. Fondato da Toni Pessot, il museo nacque dalla sua passione per il ciclismo, iniziando come una modesta collezione di maglie, trofei e articoli di giornale. Nel corso degli anni, la raccolta si è evoluta, superando le 150 maglie, trasformandosi nel Museo del Ciclismo attuale. Ospitato negli spazi di Casa Gaia da Camino a Portobuffolè, il museo è una celebrazione di due figure di rilievo nel mondo del ciclismo: Giovanni Micheletto e Duilio Chiaradia. Giovanni Micheletto, vincitore del 4° Giro d’Italia con la mitica Atala, è omaggiato insieme a Duilio Chiaradia, pioniere della ripresa televisiva sportiva, soprattutto ciclistica. La collezione si arricchisce costantemente di cimeli di grande valore, consolidandosi come uno dei più importanti musei italiani dedicati al ciclismo.
La sede espositiva del Museo del Ciclismo, situata in via Borgo Servi, offre ai visitatori un viaggio affascinante attraverso la storia del ciclismo italiano. Ogni maglia, ogni trofeo racconta una storia di sfide, vittorie epiche e eroi del pedale che hanno fatto la storia dello sport.
Il Museo della Civiltà Contadina e dell’Artigianato dell’Alto Livenza è un tributo al recente passato, una narrazione visiva di come si sia sviluppata la cultura delle arti e dei mestieri nell’area dell’Alto Livenza. Questo museo, ospitato nella torre civica, attinge da oltre 2000 pezzi donati dai cittadini di Portobuffolè e di altri comuni circostanti, creando una ricca e interessante raccolta. Gli oggetti esposti offrono uno sguardo approfondito sulle attività che hanno caratterizzato la vita quotidiana degli abitanti di queste terre nel corso dell’ultimo secolo. Strumenti agricoli, torchi per il vino, botti, tini, gioghi in legno per il bestiame, scale di varie dimensioni, falci, badili e sgranatrici raccontano storie di duro lavoro nei campi. La tagliafoglie, utilizzata per recidere le foglie dei gelsi per la lavorazione del baco da seta, testimonia un’attività ormai tramontata. Una sezione del museo è dedicata alla storia della lavorazione del legno, con attrezzi che risvegliano la maestria artigianale di un tempo. La filatura e la tessitura, prevalentemente svolte dalle donne, sono documentate da macchine ancora funzionanti. Queste macchine, originariamente prodotte nelle filande di Biella, furono poi distribuite alle famiglie locali per lavori artigianali quando furono dismesse dall’attività industriale. Giungendo all’ultimo piano, i visitatori sono accolti da un panorama mozzafiato. Da un lato, si estende la vasta spianata verde dei Pra’ de Gai, dall’altro si snoda il corso del fiume Livenza
La Museo Casa Gaia da Camino di Portobuffolè è una prestigiosa dimora del Duecento, un tempo residenza dei nobili da Camino e, in particolare, luogo ufficiale della nobildonna Gaia da Camino, immortalata da Dante nella Divina Commedia nel XVI° canto del Purgatorio. L’edificio rappresenta un esempio architettonico di casa-torre medievale, caratterizzata da facciate adornate da bifore trilobate con capitelli a fiori di loto, esprimendo l’eleganza dell’epoca. L’interno della dimora ospita un prezioso tesoro artistico, con cicli di affreschi risalenti tra il XIV e il XV secolo. Questi affreschi, con uno stile che segna il passaggio dal gotico al rinascimentale nell’Alto Livenza, offrono una finestra affascinante sulla storia e sull’evoluzione artistica della regione.
Gli ambienti dell’edificio, eleganti e intrisi di storia, si aprono periodicamente a mostre di arte contemporanea. Queste esposizioni, curate con attenzione, presentano opere di artisti contemporanei e offrono un dialogo affascinante tra il passato e il presente, tra tradizione e innovazione. Nei piani superiori della dimora, il Museo del Ciclismo Alto Livenza trova la sua dimora. Inaugurato nel 1995, questo museo è considerato uno dei più importanti in Italia dedicati al ciclismo. Un omaggio speciale è rivolto a Giovanni Michieletto e Duilio Chiaradia, due figure leggendarie del ciclismo italiano. L’esposizione offre un viaggio coinvolgente attraverso la storia di questo sport, con biciclette d’epoca, trofei e memorabilia che raccontano le gesta e l’entusiasmo dei grandi campioni.
Villa Pisani, conosciuta anche come Palazzo Pisani, è un gioiello architettonico commissionato da Francesco Pisani a uno dei più grandi maestri dell’architettura italiana, Andrea Palladio, nella seconda metà del Cinquecento. Questa sontuosa residenza è un tributo allo spiccato gusto per l’arte di Francesco Pisani e una testimonianza della grandezza di Palladio nel plasmare il paesaggio architettonico. Il Palazzo, una delle prime applicazioni del modello palladiano, incarna i principi geometrici e filosofici dell’architettura rinascimentale. Il cubo dell’edificio è diviso da colonne doriche e ioniche, sormontate da un imponente timpano, creando un gioco di volumi ispirato all’universo platonico. Un’elegante fregio a bucrani adorna la struttura a metà altezza, conferendo un tocco di raffinatezza e simbolismo. Sviluppandosi su due piani, Villa Pisani riflette l’intelligenza di Palladio nell’armonizzare estetica e funzionalità. Il primo piano ospitava gli appartamenti padronali, rispecchiando l’aura di eleganza e lusso propri della nobiltà dell’epoca. Il piano terra, invece, era destinato agli affari e alla vita quotidiana amministrativa, sottolineando il ruolo centrale della villa nella vita di Francesco Pisani. Il prestigio di Villa Pisani si riflette anche nelle sue collezioni artistiche. Al suo interno, si trova un tesoro artistico: Le Stagioni, quattro statue attribuite allo scultore trentino Alessandro Vittoria. Queste opere d’arte arricchiscono gli ambienti della villa, testimonianza dell’amore di Francesco Pisani per l’estetica e la bellezza.
La facciata posteriore di Villa Pisani si apre verso un rigoglioso giardino, creando un connubio tra la residenza e la natura circostante. Un portico imponente, sovrastato da una loggia, completa l’armonia tra la dimora e l’ambiente verde circostante, offrendo un’esperienza visiva e sensoriale unica. Oggi, Villa Pisani è di proprietà privata, ma la sua maestosità e storia sono testimonianza del passato ricco e dell’eredità artistica lasciata da Francesco Pisani e Andrea Palladio. La villa resta un’icona di eleganza palladiana, una tappa imperdibile per chi desidera immergersi nella bellezza intramontabile dell’architettura rinascimentale nel cuore della terra veneta.
Il Mastio di Ezzelino, presenza imponente e antica nella cinta muraria di Montagnana, si erge come l’edificio militare più antico e alto della città. Il sito è accessibile ai visitatori: dalla sommità del Mastio si possono ammirare panorami mozzafiato. Il Mastio di Ezzelino, parte integrante delle fortificazioni medievali di Montagnana, ha origini che risalgono a epoche remote. Questo edificio testimonia le epoche passate, le guerre e gli scontri che hanno plasmato la storia della città. La sua struttura imponente, con mura massicce e torri di difesa, è un esempio eloquente dell’architettura militare medievali. Giunti alla sommità, a circa 40 metri d’altezza, i visitatori saranno ricompensati con un panorama mozzafiato. Dalla terrazza panoramica del Mastio di Ezzelino, lo sguardo si perde sull’incantevole città murata di Montagnana e i suoi dintorni. I tetti delle case, le torri delle chiese e i paesaggi circostanti si dispiegano sotto gli occhi degli ospiti, offrendo una vista unica e memorabile.
Il contributo di € 3,00 rappresenta un investimento nella conservazione e nella valorizzazione del patrimonio storico.
Le Mura di Montagnana rappresentano un monumento imponente che sfida il tempo e conserva con maestria la storia medievale della città. Tra le numerose città murate della regione, Montagnana spicca per la preservazione quasi intatta della sua cinta muraria, conferendo all’intero borgo un’aura di maestosità e forza che evoca il Trecento. Le prime fortificazioni risalgono al Tardoantico, quando Montagnana si dotò di terrapieni, fossi e barriere di rovi per difendersi dalle invasioni barbariche. Tuttavia, è dopo il X secolo che la città intraprese un impegno significativo nella manutenzione delle mura. Fonti storiche testimoniano la dedizione degli abitanti dei villaggi circostanti nel preservare il castrum di Montagnana. La cinta muraria, realizzata con mattoni e trachite dei Colli Euganei, abbraccia un’area di circa 24 ettari, arricchita da merli guelfi e 24 torri perimetrali, alte circa 18 metri. Le torri delle Mura di Montagnana, al di là della loro funzione difensiva, svolgevano anche ruoli cruciali durante le emergenze belliche. All’interno, fungevano da magazzini e alloggi per i soldati, conferendo un carattere multifunzionale a queste imponenti strutture. La costruzione in mattoni e trachite conferiva robustezza e resistenza, elementi essenziali per fronteggiare le sfide del passato. La sicurezza delle Mura di Montagnana era ulteriormente rafforzata da un grande fossato che circondava la città, convogliando le acque del fiume Frassine attraverso un canale fortificato noto come “”il Fiumicello””. Questa astuta disposizione aggiungeva un ulteriore strato di protezione, rendendo l’accesso alla città un’impresa impegnativa per potenziali invasori.
All’epoca, al di fuori della cinta muraria si estendevano solo aree paludose, sottolineando il ruolo cruciale di Montagnana come faro della frontiera padovana verso Occidente. La città non solo offriva una difesa solida ma anche indicava il confine sicuro della provincia di Padova.Le Mura di Montagnana sono molto più di un’imponente struttura difensiva; sono una testimonianza tangibile di un passato ricco e affascinante. La loro preservazione quasi intatta è un omaggio all’impegno della comunità nel proteggere la propria eredità storica. Oggi, le Mura di Montagnana invitano i visitatori a immergersi in un’epoca lontana e a contemplare la grandezza dell’architettura medievale.
Il Pane di Loreo è un’eccellenza culinaria radicata nella tradizione di questo antico borgo veneto. Preparato con maestria dagli abitanti locali, questo pane è rinomato per la sua consistenza soffice e crosta dorata. La sua ricetta tramandata di generazione in generazione riflette l’amore per la tradizione e l’attenzione alla qualità degli ingredienti.
L’arte della panificazione a Loreo è una pratica antica che ha reso il Pane di Loreo un simbolo gastronomico della zona. La sua fama è dovuta alla combinazione di farine selezionate, lievito naturale e un processo di cottura tradizionale che conferisce al pane un sapore unico e inconfondibile. Ogni anno, Loreo celebra il suo pane con una sagra dedicata, evento che attira numerosi visitatori desiderosi di assaporare questa prelibatezza locale. La manifestazione offre l’opportunità di scoprire la maestria dei panificatori locali, assaporare diverse varietà di pane e immergersi nella cultura gastronomica di Loreo.
Il Parco Regionale Delta del Po Veneto è un gioiello naturale dichiarato Parco Regionale dal 1996 e Riserva della Biosfera UNESCO dal 2015: abbraccia l’esteso delta del Po, la più vasta zona umida europea e mediterranea. Il Parco Regionale Delta del Po Veneto si estende su 15 comuni, nove dei quali si trovano nella regione veneta (Rosolina, Porto Viro, Taglio di Po, Adria, Ariano nel Polesine, Porto Tolle, Papozze, Corbola, Loreo) e sei in Emilia-Romagna (Argenta, Codigoro, Comacchio, Mesola, Ostellato, Goro). Con una popolazione complessiva di circa 120.000 abitanti, questa area corrisponde sostanzialmente al delta geografico del fiume. L’attuale configurazione del Delta del Po, con il suo litorale sabbioso incontaminato, è il risultato di secoli di sedimentazione dei depositi alluvionali del fiume. L’intervento umano nel corso del tempo ha regolamentato le acque e bonificato i terreni, preservando al contempo vaste zone umide come le valli salmastre e le lagune con sbocco diretto a mare. Il Parco Regionale Delta del Po si impegna attivamente nella conservazione dell’integrità ecologica, dei sistemi naturali e delle specie presenti nell’area. Le leggi regionali e nazionali sottolineano l’importanza di mantenere gli ecosistemi unici e favorire la biodiversità, garantendo la sostenibilità a lungo termine. Le attività umane nel Parco variano in intensità da monte a valle, con una maggiore concentrazione di insediamenti urbani medio-piccoli a monte, che si diradano man mano che ci si avvicina al delta. L’agricoltura, favorita dalle bonifiche del secolo scorso, rappresenta l’attività principale. Tuttavia, le zone umide continuano ad essere oggetto di attività umane, come la pesca tradizionale, la molluschicoltura nelle lagune e la vallicoltura estensiva, una pratica radicata nella cultura locale che sfrutta i cicli di migrazione delle specie ittiche tra il mare e le acque di transizione. Una parte significativa del Parco Regionale Delta del Po si estende nel territorio di Loreo, rendendo questo borgo una base ideale per esplorare la bellezza e la ricchezza ecologica dell’area. I visitatori possono immergersi in un’esperienza autentica, esplorando la natura incontaminata e contribuendo alla preservazione di questo ambiente unico.
Loreo, antica capitale del Delta in età veneziana, è un crocevia di arte, cultura e storia. Le stradine del centro storico conducono a edifici dai tratti aristocratici e piazze cariche di atmosfera. Gli affreschi e le opere d’arte presenti nei luoghi sacri narrano la ricchezza culturale di questo borgo. Dal centro si snoda una rete intricata di stradine che convergono in Piazza Longhena, il fulcro simbolico e storico di Loreo, dove l’antico si fonde armoniosamente con il nobile. Il Duomo di Loreo, eretto nel 1658 su progetto dell’acclamato architetto Baldassarre Longhena, custodisce l’aura maestosa dell’Assunta. L’architettura elegante e i dettagli raffinati dell’edificio narrano storie di devozione e arte, rappresentando un gioiello che merita una visita approfondita. L’Oratorio della Santissima Trinità, sede della Confraternita dei Flagellanti fondata nel 1603, incanta con la sua atmosfera carica di tradizione devozionale. La notte del 14 giugno, i “”fradèi”” indossano saio scarlatto per ripetere l’antica processione annuale verso la Chiesa della Madonna del Pilastro, una delle più antiche del Polesine.
Affacciato sul canale nella Torre civica del Comune, il Museo dell’Antiquarium ospita i reperti archeologici della villa rustica romana di Corte Cavanella. Questa villa, snodo strategico per i traffici marittimi e terrestri, emerge dalla storia come la Mansio Fossis, citata negli itinerari antichi. Il museo offre uno sguardo unico sulla navigazione fluviale nell’antichità, presentando due imbarcazioni lignee romane ritrovate presso Corte Cavanella.
Esplorare il centro storico di Loreo significa anche immergersi nella tradizione gastronomica locale. Numerosi ristoranti e trattorie offrono specialità culinarie che riflettono l’autenticità della cucina polesana, regalando ai visitatori un’esperienza gastronomica indimenticabile.
Il Teatro Zago, inaugurato nel lontano 1891, è un gioiello architettonico situato nel cuore di Loreo, nato dalla trasformazione di una chiesa sconsacrata. L’edificio fu concepito dall’ingegnere Guglielmo Zangirolami, con l’obiettivo iniziale di accogliere un pubblico di 250 spettatori. Nel corso degli anni, il teatro ha subito diverse modifiche, diventando un simbolo intramontabile della cultura e dell’arte locale. Il Teatro Zago rappresenta un affascinante esempio di riconversione architettonica, poiché sorge sulle fondamenta di una chiesa ormai sconsacrata. L’ingegnere Zangirolami progettò l’edificio con maestria, consentendo inizialmente una capienza di 250 spettatori. Nel 1919, una significativa aggiunta fu rappresentata dall’installazione di una loggia, mentre la facciata subì un intervento che la rinnovò in stile liberty, arricchendola di dettagli artistici che ne sottolineano l’eleganza e il fascino. Il Teatro Zago si presenta con una struttura accogliente e raffinata, in cui gli elementi architettonici d’epoca si integrano armoniosamente con le moderne esigenze teatrali. La sala principale, con la sua originaria capacità di 250 posti a sedere, offre una prospettiva intima e coinvolgente per gli spettatori. La loggia aggiunta nel 1919 aggiunge un tocco distintivo all’ambiente, creando un’atmosfera unica. La struttura, riaperta al pubblico da poco, nel corso degli anni, ha ospitato una variegata gamma di spettacoli, da rappresentazioni teatrali e opere liriche a concerti e performance contemporanee. La sua programmazione riflette la diversità culturale della comunità e offre un palcoscenico per artisti locali e internazionali.
Il Circuito delle Corti e delle Ville a Isola della Scala offre un’opportunità unica di esplorare le bellezze architettoniche e storiche della zona attraverso un affascinante percorso di trekking e, in parte, anche ciclabile. Il circuito si snoda attraverso un suggestivo paesaggio, toccando alcune delle corti padronali più prestigiose e suggestive della regione. Tra le principali corti e ville incluse nel circuito, troviamo Corte Brà, Corte Brà ai Boschi, Corte da Fomento-Rambaldi, Corte Gianella, Corte Dionisi, Corte Montanari e Corte Grimani. Inoltre, il percorso si estende anche a interessanti palazzi come Moneta, Vescovile, Rizzoni Maggi, Angiari, Dionisi Gobetti, Marogna e Pellegrini. Ogni corte e villa racconta una storia affascinante, legata alla ricchezza culturale e storica della zona. Gli edifici, con le loro architetture suggestive, testimoniano il passato nobile e la prosperità della comunità locale. Il percorso permette di immergersi nell’atmosfera di epoche passate, offrendo un’esperienza unica per chi desidera scoprire il patrimonio storico di Isola della Scala.
Le Risiere di Vialone Nano di Isola della Scala costituiscono un tesoro gastronomico di qualità nel panorama veronese. Questo riso, coltivato nei terreni della pianura veronese, trova la sua peculiarità nell’uso di acque risorgive per l’irrigazione, contribuendo così a definire il carattere distintivo di questo prodotto che da oltre cinque secoli fa parte della tradizione locale. Il Riso Vialone Nano è frutto di un’antica pratica agricola che combina sapientemente le caratteristiche del territorio con metodi di coltivazione tradizionali. La purezza delle acque risorgive utilizzate per irrigare i campi conferisce al riso un profilo organolettico unico. I chicchi, tondeggianti e poco allungati, mantengono perfettamente la cottura e assorbono i condimenti in modo ideale, rendendolo la scelta perfetta per una vasta gamma di ricette. Le Risiere di Vialone Nano, immerse nella suggestiva pianura veronese, offrono uno scenario affascinante fatto di campi di riso che si estendono a perdita d’occhio. Questi terreni sono anche testimoni della coesistenza armoniosa con allevamenti bovini, suini e avicoli, che contribuiscono a creare un ambiente agricolo diversificato e sostenibile. Una delle specialità locali più celebri che trova il suo cuore nelle Risiere di Vialone Nano è il risotto all’isolana, un piatto rinomato nel panorama gastronomico veronese. La versatilità di questo riso è evidente nella sua adattabilità a varie preparazioni, sia nelle ricette tradizionali che in proposte più innovative. Dai classici tastasale, zucca e radicchio al rinomato risotto alla milanese, il Riso Vialone Nano si presta a molteplici interpretazioni culinarie. Per chi desidera esplorare più a fondo questa eccellenza locale, numerose aziende e ristoranti sul territorio offrono degustazioni di diversi livelli di Riso Vialone Nano. Queste esperienze consentono ai visitatori di apprezzare le sfumature aromatiche e la consistenza unica di questo riso, immersi nella bellezza delle Risiere di Vialone Nano e nelle tradizioni culinarie locali.
Il santuario della Bastìa di Isola della Scala affonda le sue radici nel 1126. Questo antico santuario, situato su un suggestivo rialzo a ovest del capoluogo, è dedicato alla Madonna, e la sua statua lignea è oggetto di devozione popolare per la sua presunta natura miracolosa. La posizione del santuario, nella pittoresca valle del fiume Tartaro, aggiunge fascino al suo contesto. Il nome “Bastìa” deriva da “bastita”, un termine che si riferisce a un rifugio o riparo. Si crede che il santuario sorga sui resti di un’antica fortificazione risalente al 400 d.C., che una volta occupava la cima del rilievo. Questo elemento storico contribuisce a conferire al luogo un’atmosfera unica e affascinante. La leggenda che circonda la Bastìa è stata tramandata per generazioni e ha alimentato la suggestione che la chiesa fosse connessa in modo sotterraneo all’ossario del cimitero situato a sud del borgo. Secondo la tradizione, gli intricati sotterranei avrebbero potuto essere utilizzati nel corso del tempo come rifugio durante le guerre, nascondendo corpi e tesori. Sebbene questa narrativa abbia affascinato l’immaginario popolare per decenni, non vi sono prove concrete a sostegno di tali collegamenti. La struttura attuale del santuario, risalente a epoche più recenti, presenta elementi architettonici che si fondono armoniosamente con la sua storia millenaria. Gli affreschi e gli altari adornano gli interni, offrendo un’esperienza visiva e spirituale ai visitatori. La tranquillità del luogo invita alla riflessione e alla preghiera, creando un’atmosfera di pace e serenità. Il Santuario della Bastìa rappresenta un punto di riferimento per i pellegrini e i visitatori. La sua posizione panoramica offre una vista sulla valle circostante, aggiungendo un elemento paesaggistico alla ricchezza culturale del luogo. Per chi desidera approfondire la propria conoscenza sulla storia della Bastìa, sono disponibili guide esperte che conducono visite informative. Durante il percorso, sarà possibile scoprire dettagli affascinanti sulla costruzione della chiesa e le leggende che ne hanno plasmato la reputazione nel corso dei secoli.
Il Cammino del Beato Claudio è un affascinante e suggestivo itinerario spirituale e culturale che vi condurrà da Chiampo a Santa Lucia di Piave, attraverso le testimonianze tangibili della vita del Beato Fra Claudio, un uomo, artista e guida spirituale del XX secolo.
Il percorso, lungo 189 km, si snoda su strade secondarie, offrendo l’opportunità di essere percorso a piedi o in bicicletta. Questo cammino non è solo un viaggio fisico, ma un’esperienza che abbraccia la spiritualità, la cultura e la bellezza paesaggistica della regione. Attraverso 25 comuni, inclusa la pittoresca Marostica, il Cammino del Beato Claudio si dipana dalla sua città natale di Santa Lucia di Piave (TV) fino a Chiampo (VI), il luogo in cui dedicò la sua vita all’arte, alla spiritualità e al servizio dei più bisognosi. Chiampo ospita il Convento dei Frati Minori Francescani, luogo sacro che conserva le spoglie del Beato Fra Claudio. La tomba, situata di fronte a una fedele riproduzione della Grotta di Lourdes, da lui stesso realizzata, è meta di pellegrinaggi di migliaia di devoti che vi giungono per onorare la sua memoria e ricevere ispirazione spirituale. Il Cammino del Beato Claudio offre un’occasione unica per immergersi nelle atmosfere serene e suggestive del territorio, offrendo panorami mozzafiato e luoghi di profondo significato religioso. Il percorso, adatto a tutti i livelli di esperienza, si svela come un tappeto di bellezza primaverile o autunnale, offrendo un’esperienza rigenerante per il corpo e lo spirito. Il periodo consigliato per intraprendere questo cammino è durante le stagioni primaverili e autunnali, quando la natura si risveglia o si tinge di colori caldi, contribuendo a rendere il viaggio ancor più coinvolgente e suggestivo.
La Ciliegia di Marostica IGP, conosciuta anche come l’Oro Rosso di Marostica, è riconosciuta con il marchio europeo IGP nel 2001..
La produzione della Ciliegia di Marostica si svolge in un territorio che si estende dalle zone pianeggianti a quelle collinari, caratterizzato da terre fertili e ricche di potassio, elementi che contribuiscono a conferire dolcezza e gusto unico a questo frutto. Le principali varietà (cultivar) coltivate includono Sandra, Romana, Roana, Durone Rosso, Ferrovia e la varietà locale Marostegana, riconoscibile per il suo colore roseo e la dolcezza delicata.
Il territorio di produzione si estende da Marostica a ovest fino a Breganze, attraversando località come Molvena, Mason, Pianezze, Salcedo, Schiavon e Fara Vicentino. Ad est, il percorso si snoda fino al borgo di Angarano a Bassano del Grappa, mentre a sud raggiunge Schiavon. Questa distribuzione geografica riflette la vastità del territorio in cui la Ciliegia di Marostica cresce rigogliosa.
Il Consorzio di Tutela della Ciliegia di Marostica IGP rappresenta un punto di riferimento essenziale per i produttori e per tutti coloro che desiderano acquistare direttamente dalle aziende agricole e nelle strutture para-ricettive della zona questo prodotto. Il consorzio si impegna a garantire la qualità e l’autenticità dell’eccellenza gastronomica, contribuendo a preservare la reputazione della ciliegia e del territorio che la ospita.
Il disciplinare di produzione, rigorosamente seguito dagli agricoltori locali, stabilisce i requisiti necessari per coltivazioni rispettose dell’ambiente. La difesa dai parassiti avviene nel pieno rispetto dei principi della lotta integrata o di quella biologica, sottolineando l’impegno verso pratiche agricole sostenibili. La raccolta delle ciliegie avviene esclusivamente a mano, preservando la delicatezza del frutto e mantenendo intatto il suo sapore autentico.
Il Museo degli Scacchi di Marostica, ubicato nella parte inferiore del Castello medievale, ospita i magnifici costumi utilizzati per la tradizionale partita a scacchi, uno degli eventi più suggestivi che prende vita ogni due anni nella piazza della città murata. L’esposizione offre un affascinante viaggio nel tempo, consentendo ai visitatori di ammirare da vicino i Bianchi e i Neri della Scacchiera, i contendenti che si sfidano in una contesa medievale ricca di simboli e tradizione. Ogni costume è un capolavoro artigianale, testimonianza della cura e dell’attenzione dedicate alla rievocazione storica della partita a scacchi di Marostica. La Corte del governatore, la figura della figlia e della sorella, l’araldo, la nutrice, i vessilli e i falconieri sono solo alcuni degli affascinanti personaggi che prendono vita in questo magico contesto. La visita al Museo degli Scacchi offre non solo l’opportunità di ammirare questi magnifici costumi, ma anche di esplorare il Castello Inferiore di Marostica. Attraversando cortili e saloni, i visitatori possono immergersi nella vita di corte, comprendendo l’organizzazione della vita civile e i sistemi difensivi dell’epoca. La Corte d’Armi, il Loggiato, la Sala Consiliare, l’Astanteria, la Sala del Camino e la Pretura sono solo alcune delle suggestive sale del Piano Nobile che fanno da cornice a questa affascinante esperienza museale. Il Museo dei Costumi della Partita a Scacchi ospita, inoltre, una selezione di abiti di scena utilizzati nella rievocazione della partita. Il percorso museale si estende attraverso diverse aree del Castello, offrendo ai visitatori l’opportunità di esplorare la spezieria di Prospero Alpini, la prigione veneziana, le celle austriache e la stanza del Capitano. Dal 4° livello del Castello, si prosegue attraverso il cammino di ronda e l’Armeria della Partita a Scacchi, dove una ricca selezione di armature, scudi, vessilli e armi bianche e ad asta raccontano la storia militare di Marostica.
Marostica, la “Città Murata”, è un rinomato borgo la cui storia affonda le radici nel XIV secolo, quando la Signoria dei Della Scala da Verona decise di costruire una fortezza militare in questo pittoresco angolo del Veneto. La struttura morfologica del territorio e la sua posizione strategica resero Marostica l’ideale per un progetto eccezionale: la costruzione di due castelli, uno situato su un colle per il controllo dei possedimenti circostanti, l’altro in pianura, collegati tra loro da una cinta muraria lunga quasi due chilometri, con al centro la grande Piazza, cuore pulsante del borgo e luogo di incontro, affari e commerci. Oggi, Marostica è rinomata per il suo ricco patrimonio storico e artistico. I due castelli e la cinta muraria, percorribile per un lungo tratto, sono testimonianze viventi di un’epoca passata, narrando storie di difese e strategie militari. Le pregevoli chiese del borgo conservano opere d’arte di notevole valore, con i dipinti di Jacopo Dal Ponte (1510-1592) che spiccano tra le opere esposte. Questi luoghi sacri sono veri scrigni di spiritualità e cultura. La celebre Piazza Castello è il cuore sociale di Marostica, sempre viva e animata da numerose iniziative che la rendono il fulcro della vita comunitaria. La piazza è circondata da eleganti edifici storici, offrendo un’atmosfera unica e autentica. La vivacità della piazza è il riflesso della vitalità della comunità locale e della sua storia ricca di tradizioni. Marostica vanta prestigiosi riconoscimenti turistici, tra cui la Bandiera Arancione del Touring Club e l’inclusione nell’esclusivo elenco dei “Borghi Più Belli d’Italia”. Questi attestati sottolineano l’unicità e la bellezza di questo borgo, che continua ad attirare visitatori non solo italiani, attratti anche dalla passione e la storicità di questo borgo. La visita a Marostica offre un’occasione unica per immergersi nella storia, nell’arte e nella cultura veneta per le numerose testimonianze di arte e architettura medievale perfettamente conservate. La vivace atmosfera della Piazza Castello invita i visitatori a partecipare alla vita quotidiana di Marostica, magari gustando le prelibatezze locali in uno dei caratteristici ristoranti o caffè che circondano la piazza.
L’Altopiano di Asiago, noto anche come Altopiano dei Sette Comuni, è una gemma montana situata nel cuore del Veneto. Composto dai comuni di Asiago, Rotzo, Enego, Foza, Roana, Gallio, Lusiana e Conco, quest’ultimo legato agli altri da un’antica fratellanza, l’altopiano offre un’esperienza unica che va oltre la bellezza paesaggistica.
Una delle peculiarità di questa regione è la sua connessione con la Prima Guerra Mondiale. Monumenti e luoghi simbolo, disseminati su tutto l’Altopiano, raccontano storie di coraggio e sacrificio, rendendo questo territorio un teatro di alcune delle battaglie più significative del conflitto mondiale. Esplorare queste testimonianze storiche aggiunge un valore culturale e un’atmosfera unica alla visita.
Asiago, la località più famosa dell’altopiano, è spesso considerata una base di partenza ideale per esplorare l’intero territorio. Tuttavia, chi desidera una vacanza di montagna più rilassante può godersi appieno le sue attrazioni senza spostarsi troppo. L’Altopiano di Asiago offre un’ampia gamma di attività e opportunità, rendendolo il luogo ideale per una vacanza organizzata con facilità e a costi accessibili. Gli appassionati di attività all’aperto troveranno innumerevoli sentieri e percorsi panoramici che attraversano prati alpini e boschi. Le escursioni a piedi o in mountain bike offrono l’opportunità di immergersi nella natura incontaminata e di ammirare viste mozzafiato sulle Prealpi venete. L’Altopiano di Asiago non è solo un paradiso per gli amanti della natura, ma anche per coloro che cercano una vacanza attiva. Gli impianti sciistici offrono opportunità invernali, con piste adatte a tutti i livelli di abilità. Le attività sulla neve, come lo sci di fondo e le ciaspolate, rendono l’altopiano una destinazione ambita per gli amanti degli sport invernali. La gastronomia locale è un altro aspetto da esplorare durante la visita. I prodotti tipici dell’Altopiano, come i formaggi asiaghesi e la carne di malga, deliziano i palati degli ospiti. I ristoranti e le malghe offrono un’ampia scelta di piatti tradizionali, regalando un’esperienza culinaria autentica e saporita.
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