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Borgia (CZ), Calabria
borgia, botricello, catanzaro, cropani, davoli, gasperina, montauro, montepaone, petrizzi, satriano, sellia marina, simeri crichi, soverato, squillace, stalettì
Scopri tutti i comuni del territorioL’espressione navifragum Scylaceum coniata da Virgilio non doveva suonare un granché bene ai marinai dell’antichità in transito in quel tratto di costa calabrese oggi compreso fra Isola Capo Rizzuto e Stilo di Monasterace. Il Golfo di Squillace era ed è infatti da sempre considerato piuttosto pericoloso per le correnti, e l’assenza di porti naturali non aiuta di certo. Molti furono i naufragi registrati fino a tutto l’800, tanto che ancora oggi fra i naviganti circola un detto: Golfo di Squillace dove il vento mai tace!
Proprio al centro del golfo si trova Soverato, che pare voler tenere nascoste le sue bellezze, sia per terra che per mare. Nel centro storico cela infatti un sito archeologico, così come nei fondali davanti alla sua Marina presenta punti che si inabissano per centinaia di metri, che ospitano colonie di cavallucci marini e pesci ago.
Nella baia di Caminìa di Stalettì, chiusa da una scogliera che si allunga nel mare cristallino, molte le testimonianze di un remoto passato: reperti archeologici, una torre di guardia e antiche formaci per la calce, e in direzione Copanello, le Vasche di Cassiodoro, peschiera per l’allevamento delle murene in uso più di duemila anni fa. Poco oltre, la suggestiva Grotta di San Gregorio, meta di appassionati di snorkeling e immersione, e il Parco Archeologico Scolacium della Roccelletta di Borgia.
Dati ottenuti tramite l’analisi delle recensioni sul web
Le attività del turista Enogastronomico
Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore, o più semplicemente Cassiodoro, fu un politico, letterato e storico romano che visse ben 95 anni, a cavallo fra il IX e il V secolo d.C. A questo uomo che evidentemente aveva fatto della cultura poliedrica la sua cifra, si ispira l’itinerario enogastronomico che si snoda lungo il Golfo di Squillace, in provincia di Catanzaro, conosciuto appunto come Strada dei Sapori di Cassiodoro, Tale itinerario tocca in particolare le località di San Floro, Girifalco e Staletti, piccoli borghi del versante ionico delle Serre calabresi.
Di formaggi, ortaggi, olio e vini della sua terra, il letterato descrisse ampiamente proprietà e virtù in un’opera che divenne subito un manuale di riferimento del settore. Non c’è dubbio che, pur subendo una comprensibile mutazione nel tempo, la cucina di tradizione calabrese sia rimasta in grossa sostanza molto simile a quella a lui coeva, almeno per quanto riguarda gli ingredienti base, quali per esempio olio, vino e capperi, oltre a “ervi e timpa”, termini che in dialetto locale indicano le erbe di sentiero e le essenze spontanee. Fra queste, i capperi, l’origano, gli asparagi e il finocchio selvatico sono le più comuni, impiegate ieri come oggi per insaporire primi e secondi piatti, o contorni di verdure di stagione. Tutti questi prodotti sono oggi tutelati dall’Associazione Strada dei Sapori Cassiodorei.
Le attività del turista Naturalistico
Skylletion, Minerva Scolacium, Squillace. Il passaggio da un toponimo all’altro nasce dal continuo evolversi di questa cittadina, al centro del Golfo di Squillace, sulla costa ionica della Calabria e prima ancora del Bruzio. Brettii, greci, romani, bizantini, saraceni e normanni si sono succeduti nei secoli, lasciando ciascuno una preziosa eredità fatta di monumenti, arte, reperti oggi conservati nel Museo Vivarium di Scoletti, annesso all Parco Archeologico. La “città di Cassiodoro”, così era detta ai tempi dei romani, si annida in località Roccelletta di Borgia: bastano pochi passi nel Parco e si scoprono l’impianto della colonia con i monumenti più importanti, tratti di strade lastricate, di acquedotti, mausolei, impianti sepolcrali, resti della basilica e di un impianto termale. Il teatro, del I secolo, aveva 5.000 posti, adagiati sul naturale declivio della collina. Dagli scavi del teatro provengono la maggior parte dei reperti recuperati, come i gruppi scultorei ed alcuni elementi architettonici. Qui vicino si trovano poi i resti dell’anfiteatro, la cui costruzione risale all’epoca dell’imperatore Nerva. All’ingresso del parco non si può non notare la “Roccelletta”, la chiesa abbaziale di Santa Maria della Roccella, del XII secolo e di origine normanna, poi utilizzata come fortificazione e perciò detta “il castello”.
Alle pendici della Sila Piccola si visita invece Taverna, borgo poco distante da Catanzaro, anch’esso frutto della colonizzazione greca, come attestano recenti scavi archeologici, la cui fama è legata al fatto di aver dato i natali a Mattia Preti, uno dei più importanti esponenti della pittura napoletana del Seicento. Basta fare un breve in giro per le vie del borgo per imbattersi in alcuni suoi capolavori, conservati nelle chiese. Sono circa una trentina le opere del “Cavalier Calabrese” e del fratello Gregorio, esposte sugli altari, nel Museo Civico e in altre collezioni. Solo nella chiesa monumentale di San Domenico sono 11 le grandiose tele pretiane, parte della Pinacoteca Pretiana. Tappe di questo itinerario pittorico sono anche la chiesa di S. Barbara, al centro dell’antico quartiere omonimo, e la chiesa di S.Martino.
Il Golfo di Lamezia verso Ovest e quello di Squillace verso Est creano l’istmo più stretto d’Italia, quella strozzatura che segna il profilo della Calabria. Sin dall’antichità, entrambe queste ampie insenature vennero colonizzate da insediamenti greci, sorti su iniziativa di Crotone, che in questo modo si assicurava di tenere sotto controllo sia il versante tirrenico che quello ionico. In quest’ultimo, sorse Skylletion, poi divenuta la fiorente colonia romana di Scolacium, il cui sito è oggi tutelato da un Parco Archeologico Nazionale e da un’Oasi Marina. Fra le varie emergenze architettoniche ancora oggi ben leggibili c’è anche l’unico anfiteatro romano di Calabria, con ben 3.500 posti.
Le attività del turista Spirituale
Skylletion, Minerva Scolacium, Squillace. Il passaggio da un toponimo all’altro nasce dal continuo evolversi di questa cittadina, al centro del Golfo di Squillace, sulla costa ionica della Calabria e prima ancora del Bruzio. Brettii, greci, romani, bizantini, saraceni e normanni si sono succeduti nei secoli, lasciando ciascuno una preziosa eredità fatta di monumenti, arte, reperti oggi conservati nel Museo Vivarium di Scoletti, annesso all Parco Archeologico. La “città di Cassiodoro”, così era detta ai tempi dei romani, si annida in località Roccelletta di Borgia: bastano pochi passi nel Parco e si scoprono l’impianto della colonia con i monumenti più importanti, tratti di strade lastricate, di acquedotti, mausolei, impianti sepolcrali, resti della basilica e di un impianto termale. Il teatro, del I secolo, aveva 5.000 posti, adagiati sul naturale declivio della collina. Dagli scavi del teatro provengono la maggior parte dei reperti recuperati, come i gruppi scultorei ed alcuni elementi architettonici. Qui vicino si trovano poi i resti dell’anfiteatro, la cui costruzione risale all’epoca dell’imperatore Nerva. All’ingresso del parco non si può non notare la “Roccelletta”, la chiesa abbaziale di Santa Maria della Roccella, del XII secolo e di origine normanna, poi utilizzata come fortificazione e perciò detta “il castello”.
Alle pendici della Sila Piccola si visita invece Taverna, borgo poco distante da Catanzaro, anch’esso frutto della colonizzazione greca, come attestano recenti scavi archeologici, la cui fama è legata al fatto di aver dato i natali a Mattia Preti, uno dei più importanti esponenti della pittura napoletana del Seicento. Basta fare un breve in giro per le vie del borgo per imbattersi in alcuni suoi capolavori, conservati nelle chiese. Sono circa una trentina le opere del “Cavalier Calabrese” e del fratello Gregorio, esposte sugli altari, nel Museo Civico e in altre collezioni. Solo nella chiesa monumentale di San Domenico sono 11 le grandiose tele pretiane, parte della Pinacoteca Pretiana. Tappe di questo itinerario pittorico sono anche la chiesa di S. Barbara, al centro dell’antico quartiere omonimo, e la chiesa di S.Martino.
Le attività del turista Sportivo
Skylletion, Minerva Scolacium, Squillace. Il passaggio da un toponimo all’altro nasce dal continuo evolversi di questa cittadina, al centro del Golfo di Squillace, sulla costa ionica della Calabria e prima ancora del Bruzio. Brettii, greci, romani, bizantini, saraceni e normanni si sono succeduti nei secoli, lasciando ciascuno una preziosa eredità fatta di monumenti, arte, reperti oggi conservati nel Museo Vivarium di Scoletti, annesso all Parco Archeologico. La “città di Cassiodoro”, così era detta ai tempi dei romani, si annida in località Roccelletta di Borgia: bastano pochi passi nel Parco e si scoprono l’impianto della colonia con i monumenti più importanti, tratti di strade lastricate, di acquedotti, mausolei, impianti sepolcrali, resti della basilica e di un impianto termale. Il teatro, del I secolo, aveva 5.000 posti, adagiati sul naturale declivio della collina. Dagli scavi del teatro provengono la maggior parte dei reperti recuperati, come i gruppi scultorei ed alcuni elementi architettonici. Qui vicino si trovano poi i resti dell’anfiteatro, la cui costruzione risale all’epoca dell’imperatore Nerva. All’ingresso del parco non si può non notare la “Roccelletta”, la chiesa abbaziale di Santa Maria della Roccella, del XII secolo e di origine normanna, poi utilizzata come fortificazione e perciò detta “il castello”.
Alle pendici della Sila Piccola si visita invece Taverna, borgo poco distante da Catanzaro, anch’esso frutto della colonizzazione greca, come attestano recenti scavi archeologici, la cui fama è legata al fatto di aver dato i natali a Mattia Preti, uno dei più importanti esponenti della pittura napoletana del Seicento. Basta fare un breve in giro per le vie del borgo per imbattersi in alcuni suoi capolavori, conservati nelle chiese. Sono circa una trentina le opere del “Cavalier Calabrese” e del fratello Gregorio, esposte sugli altari, nel Museo Civico e in altre collezioni. Solo nella chiesa monumentale di San Domenico sono 11 le grandiose tele pretiane, parte della Pinacoteca Pretiana. Tappe di questo itinerario pittorico sono anche la chiesa di S. Barbara, al centro dell’antico quartiere omonimo, e la chiesa di S.Martino.
Il Museo di Capodimonte di Napoli, il Museo Civico di Rovereto, il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, il Victoria and Albert Museum di Londra e il Metropolitan di New York hanno un minimo comun denominatore: reperti di varie epoche realizzati in ceramica graffita di Squillace, lavorazione così particolare da aver ricevuto il riconoscimento di Ceramica Italiana DOC. Un “veicolo” sui generis che ha fatto sì che la fama di questa cittadina a circa 25 km dal capoluogo Catanzaro viaggiasse letteralmente nel mondo, oggi come ieri, risalendo indietro nei secoli.
Le prime testimonianze di quest’antica arte sono riferite al 1654, data riportata sul fondo di un grande piatto da parata, ingobbiato, con intrecci e figurazioni in giallo oro, graffiti sul fondo rosso scuro del biscotto. Un lavoro di ispirazione araba con tanto di marchio sul retro che non lascia dubbi, “Sqllci”, e che evidenzia una chiara continuità con la similare ceramica bizantina.
Nata probabilmente in Magna Grecia, era una tecnica già ampiamente conosciuta nel mondo romano, che continuò a essere praticata a Bisanzio anche dopo la decadenza di Roma e si diffuse poi in tutta l’Italia meridionale e soprattutto in Calabria grazie all’espansione politica bizantina, iniziata nel VI secolo e consolidata nel IX secolo anche sul piano religioso-culturale grazie alla diffusione del monachesimo basiliano. Risalgono invece all’inizio dell’XI secolo alcuni documenti riportanti i nomi di figuli locali, artisti quali un certo “Giovanni” detto “Cannata” e Sergio detto “Scutelli”, entrambi nativi di Squillace e presenti all’assedio di Capua del 1098.
Secoli d’oro della produzione locale furono in particolare il XVI e il XVII, di cui rimangono anfore, grandi piatta di parata, bottiglie, idrie farmaceutiche e crateri tutti di notevolissima fattura e attualmente conservati negli importanti musei sopra citati, da Napoli a New York. Per cogliere la bellezza di certi manufatti e la ragione di una fama così diffusa e duratura basta fare due passi lungo il Viale fuori le Porte, nel centro storico di Squillace, dove è un susseguirsi di botteghe artigiane che con orgoglio tramandano questa raffinata cultura atavica.
Il Castello di Squillace è un affascinante maniero normanno costruito nel 1044, ma a fargli guadagnare fama internazionale non è stata la sua architettura non comune, dovuta a un continuo sovrapporsi di stili e rimaneggiamenti, bensì il ritrovamento di due scheletri agli inizi degli anni Novanta. Un evento che ha generato la leggenda del “mistero dei due amanti”, anche se non è sicuro si tratti proprio di amanti. C’è chi dice che fossero due fratelli, e chi due soldati, uno svevo e uno angioino, morti durante una delle numerose battaglie avvenute fra queste mura. Ciò che rimane una certezza è la piacevolezza di una visita che in pochi passi transita dall’epoca gloriosa di Federico II di Svevia, ai lasciti degli Angioini fino all’ultima dominazione dei Borgia, il cui stemma campeggia ancora sul portale a bugnato d’ingresso. Il tutto in un contesto quasi mitologico, che fa risalire le origini di Squillace a Odisseo, Ulisse, che qui si fermò durante il suo interminabile viaggio verso Itaca.
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