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Comune di TORINO
Otto musei per 55.000 mq di esposizione. Il polo dei Musei Reali di Torino è fra i più vasti, vari e dinamici che si possa immaginare, che aggiunge al capoluogo piemontese un plus non da poco, in grado di attirare un ampio pubblico. Il Palazzo Reale, i Giardini Reali, la Biblioteca e l’Armeria Reale, la Galleria Sabauda, il Museo Archeologico, Palazzo Chiablese e la Cappella della Sindone: un ensemple capace di riunire sotto la medesima gestione tesori che vanno da reperti preistorici ad armi appartenute a re e imperatori (c’è persino una delle spade personali di Napoleone Bonaparte), a quadri e sculture dei più grandi artisti del passato fino alla Sacra Sindone conservata nel Duomo.
Il solo Palazzo Reale, nei suoi ambienti sfarzosi che nulla avevano da invidiare alle grandi regge del resto d’Europa, custodisce arredi e opere d’arte realizzati tra il XVI e il XX secolo. L’edificio è esso stesso un capolavoro frutto di quasi due secoli di progetti, lavori e modifiche apportate dai più rinomati architetti dell’epoca, dal primo progettista, Ascanio Vitozzi, a Filippo Juvarra e Benedetto Alfieri che lo ultimarono. Nella Galleria del Beaumont all’interno di esso si trova l’Armeria Reale, aperta al pubblico nel 1837, con una ricchissima collezione con armi e armature che dal periodo archeologico giungono all’Ottocento. Da qui si passa alla Biblioteca Reale, fondata nel 1831 da Carlo Alberto, con una raccolta di disegni opera di grandi maestri tra i quali Michelangelo, Raffaello, Rembrandt.
Passando in rassegna la Galleria Sabauda, si va da tele di van Eyck a Rubens e van Dyck; e ancora da Mantegna, Paolo Veronese, Orazio Gentileschi a Guido Reni. Il piano sotterraneo dello stesso edificio e le Orangeries ospitano il Museo Archeologico, affacciato sull’area del teatro romano.
Una volta usciti, non resta che visitare i Giardini Reali, 7 ettari di verde unici per valore monumentale e ambientale. Si deve invece al genio di Guarino Guarini la Cappella della Sindone ricavata all’interno del Duomo, realizzata tra il 1667 e il 1690, resa nuovamente accessibile al pubblico nel 2018, circa vent’anni dopo l’incendio che la danneggiò profondamente.
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