Agriturismo Borgo Piazza
Agriturismo Agriturismo ricettivo Agriturismo ricettivo
Borgia (CZ), Calabria
badolato, borgia, davoli, guardavalle, isca sullo ionio, montepaone, san floro, sant'andrea apostolo dello ionio, santa caterina dello ionio, satriano, soverato, squillace, stalettì, torre di ruggiero
Scopri tutti i comuni del territorioTra le province di Catanzaro e Reggio Calabria, lungo la costa orientale del Basso Ionio, c’è una Calabria inesplorata, identificata con un nome quasi poetico, che ispira itinerari da slow travel. E’ la Riviera e Borghi degli Angeli. Partendo dalla costa, sono oltre 150 i km di spiagge che offre, compresi fra il promontorio di Copanello-Caminia fino a Capo Spartivento, in una sequenza infinita di lidi sabbiosi, calette nascoste e scogliere vertiginose, habitat prediletto delle tartarughe Caretta-Caretta.
Generoso è anche l’entroterra, per la natura incontaminata del Parco Naturale Regionale delle Serre, che va dall’Appennino calabro alle pendici dell’Aspromonte, e per le avventure bio-oriented che regala, fra grotte e cascate, siti archeologici, parchi avventura a misura di famiglie e, immancabili in una terra antica come la Calabria, punti di interesse come eremi, santuari e borghi millenari. Un esempio su tutti è la celebre Certosa di Serra San Bruno.
Greci, Romani, Normanni, Arabi, Angioini, Borboni Spagnoli e Francesi sono gli artefici dei “Borghi degli Angeli”, che messi insieme formano idealmente un museo diffuso a cielo aperto, una mostra permanente della vita, trasformata e tramandata nei secoli, lungo le viuzze dei paesini che abbracciano antichi castelli, feudi, chiese e monasteri. Qualche nome? Badolato, oggi rivitalizzato dalla presenza di cittadini stranieri e da progetti turistico-culturali interessanti. Monasterace, sul promontorio di Punta Stilo, con il parco archeologico dell’antica Kaulon. Stilo, con la chiesetta bizantina di Cattolica. Bivongi, borgo della longevità, con il suo vino Doc, il monastero greco-ortodosso di San Giovanni Theristis e le cascate del Marmarico. Guardavalle, incastonato tra rocce e vigneti. Santa Caterina dello Ionio, la cui ricchezza si trova in antichi palmenti rupestri, mulini e grotte bizantine. San Floro, modello di rinascita di un’antica tradizione, quella della bachicoltura e della produzione della seta grazie al progetto “Nido di Seta”. Sant’Andrea Apostolo dello Ionio, con un’oasi naturale di duna sabbiose.
Dati ottenuti tramite l’analisi delle recensioni sul web
Le attività del turista Culturale
Skylletion, Minerva Scolacium, Squillace. Il passaggio da un toponimo all’altro nasce dal continuo evolversi di questa cittadina, al centro del Golfo di Squillace, sulla costa ionica della Calabria e prima ancora del Bruzio. Brettii, greci, romani, bizantini, saraceni e normanni si sono succeduti nei secoli, lasciando ciascuno una preziosa eredità fatta di monumenti, arte, reperti oggi conservati nel Museo Vivarium di Scoletti, annesso al Parco Archeologico. La “città di Cassiodoro”, così era detta ai tempi dei romani, si annida in località Roccelletta di Borgia: bastano pochi passi nel Parco e si scoprono l’impianto della colonia con i monumenti più importanti, tratti di strade lastricate, di acquedotti, mausolei, impianti sepolcrali, resti della basilica e di un impianto termale. Il teatro, del I secolo, aveva 5.000 posti, adagiati sul naturale declivio della collina. Dagli scavi del teatro provengono la maggior parte dei reperti recuperati, come i gruppi scultorei ed alcuni elementi architettonici. Qui vicino si trovano poi i resti dell’anfiteatro, la cui costruzione risale all’epoca dell’imperatore Nerva. All’ingresso del parco non si può non notare la “Roccelletta”, la chiesa abbaziale di Santa Maria della Roccella, del XII secolo e di origine normanna, poi utilizzata come fortificazione e perciò detta “il castello”.
Le attività del turista Enogastronomico
Lungo la costa della provincia di Catanzaro si sviluppa quella che è chiamata Riviera degli Angeli, nota oltre che per le molte bellezze paesaggistiche e per le sue spiagge lambite da un mare incontaminato, per i suoi prodotti enogastronomici, che la rendono un piccolo “paradiso” per gourmand. L’ideale spesa dei golosi inizia con due sapori forti e decisi, che sanno di Calabria: la Soppressata di Calabria DOP, proposta in 3 varianti – bianca, piccante e dolce – e la famosa ‘Nduja di Spilinga, un insaccato a base di frattaglie di maiale dalla consistenza morbida e il colore rosso vivo, dato dalla presenza abbondante del peperoncino. La sua nota piccante non passa inosservata e si addice solo a palati che sanno apprezzare la sua predominanza, gustata spalmata sul pane o come condimento di paste o altri piatti quali pizze e frittate.
Dal retrogusto piccante possono essere anche i formaggi locali, fra cui pecorini, caciocavalli e provolette di varia pezzatura, o le preparazioni in conserva. Melanzane, carciofi, pomodori e alici vengono confezionati sott’olio e sott’aceto secondo le più antiche tradizioni, talvolta appunto con l’aggiunta di piccante del peperoncino. Chiudono il cerchio le Patate della Sila IGP, da gustare in mille modi, e l’ottimo olio extra vergine e il vino, colture affinate dai tempi della Magna Grecia in poi.
Le attività del turista Naturalistico
Uno dei tracciati più battuti dai trekker nella zona del catanzarese, e in particolare lungo la Riviera degli Angeli, è l’itinerario che attraversa la Vallata dello Stilaro, adatto a ogni tipo di camminatore nonostante l’asprezza del paesaggio. I livelli di difficoltà cambiano a seconda del percorso scelto, e permettono di approfondire la conoscenza di un territorio ricco di spunti storico-archeologici oltre che naturalistici. Bivongi, Pazzano, Stilo e Monasterace sono i Comuni toccati dal percorso, dove si può fare una sosta e visitare luoghi come l’Eremo di Monte Stella, la Cascata del Marmarico, il Castello Normanno e la Cattolica di Stilo fino alla sommità del Monte Consolino e così via. Nella zona transita anche il Sentiero del Brigante, che dall’impervio Aspromonte conduce a Stilo, attraversando il Parco delle Serre e costeggiando le Cascate del Marmarico.
Le attività del turista Spirituale
Architettura, tradizioni, folklore e soprattutto spiritualità d’Oriente e Occidente si sono incontrate in Calabria, lungo quel tratto del litorale ionico noto come Riviera degli Angeli. Lo si capisce in pochi passi, per le strade di borghi come Squillace, Badolato, Soverato, Satriano e Santa Caterina dello Ionio, dove tutto parla di questa commistione di stili e vite. Lo si avverte soprattutto nei luoghi di culto, nelle chiese cristiane e bizantine, nei santuari, nelle certose, seguendo processioni in cui riti millenari di credo diversi si mescolano in un tutt’uno di grande fascino.
Il radicato legame con la cristianità bizantina, derivato dall’intreccio della storia di Roma con quella di Bisanzio, si coglie con forza nei momenti importanti della vita religiosa, fra cui senza dubbio c’è la Settimana Santa. Nei giorni che precedono la Pasqua, si respira un’atmosfera ricca di coinvolgimento, che in un crescendo continuo si conclude la domenica con la Cunfrunta, l’”incontro” tra la statua di Gesù Cristo e quella della Madonna, trasportate dagli uomini delle confraternite, fra gli applausi della folla e la musica delle bande locali. Un’esperienza coinvolgente per chi vi prende parte attivamente ma anche per chi assiste a un momento che non è solo una celebrazione religiosa, ma anche di un evento folkloristico che fa parte degli usi e dei costumi della vita locale.
Altrettanto pregne di significato sono le numerose feste patronali dei singoli borghi, durante le quali riti spirituali e manifestazioni folkloristiche si alternano creando atmosfere cariche di pathos. Tutt’attorno si dispiegano poi mercatini di prodotti tipici, enogastronomici e artigianali, da comprare, degustare sul posto, portare a casa come gustoso souvenir. Giornate intense che terminano con spettacoli pirotecnici ed esibizioni musicali delle bande locali, e con l’apertura delle porte dei catoj, le cantine dove per tradizione si conserva il vino.
Le attività del turista Sportivo
Uno dei tracciati più battuti dai trekker nella zona del catanzarese, e in particolare lungo la Riviera degli Angeli, è l’itinerario che attraversa la Vallata dello Stilaro, adatto a ogni tipo di camminatore nonostante l’asprezza del paesaggio. I livelli di difficoltà cambiano a seconda del percorso scelto, e permettono di approfondire la conoscenza di un territorio ricco di spunti storico-archeologici oltre che naturalistici. Bivongi, Pazzano, Stilo e Monasterace sono i Comuni toccati dal percorso, dove si può fare una sosta e visitare luoghi come l’Eremo di Monte Stella, la Cascata del Marmarico, il Castello Normanno e la Cattolica di Stilo fino alla sommità del Monte Consolino e così via. Nella zona transita anche il Sentiero del Brigante, che dall’impervio Aspromonte conduce a Stilo, attraversando il Parco delle Serre e costeggiando le Cascate del Marmarico.
Fra i borghi della Riviera degli Angeli da non perdere c’è anche Sant’Andrea Apostolo dello Ionio, sorto a cavallo dell’anno Mille per via di un’incursione saracena lungo la costa che costrinse la popolazione greco-bizantina della zona a insediarsi qui. A cambiare le sorti della sua storia, così come di tutta la Calabria, furono due fattori: l’arrivo dei dominatori Normanni nel 1044, e la fondazione della Grancia della Certosa di San Bruno, nelle vicine Serre di San Bruno, che aveva come compito quello di governare le terre annesse alla Certosa per la produzione di derrate agricole per i monaci e non solo.
Nonostante vari passaggi di mano, dall’Ordine dei Certosini ai Cistercensi e viceversa, per quasi 800 anni la zona godette di una certa prosperità, così come testimonia anche ciò che rimane del Castello di Sant’Andrea Apostolo dello Ionio. Edificato nel 1532 dal feudatario Toraldo di Ravaschiera su commissione dall’imperatore Carlo V, nel ‘700 passò in mano alla dinastia dei Borbone, e poi nell’800 ai francesi, che presero possesso di tutto il territorio di Sant’Andrea. A prendere la scena fu infine la famiglia Scoppa, che fece costruire un palazzo nobiliare oggi dimora delle Suore Riparatrici.
Fra le spiagge libere più belle della costa jonica calabrese c’è anche quella del borgo di Montepaone. Protetta dal Golfo di Squillace, è un perfetto approdo per vacanze all’insegna del relax, ma lo fu anche militarmente per Annibale, che da queste parti affrontò una delle battaglie più sanguinose della seconda guerra punica contro l’esercito romano, episodio ricordato dalla presenza della cosiddetta Colonna d’Annibale lungo la Statale 106 che costeggia il litorale.
Il toponimo del borgo ricorda con ogni probabilità le sue origini, “Mons Pavonis”, il Monte del Pavone, in quanto un tempo questa doveva essere una zona dedita all’allevamento dei variopinti uccelli. A oggi, il paese assomma echi del periodo della dominazione normanna e poi di quella francese, che frazionò il territorio in feudi e baronie, così come artigianato, cucina locale e manifestazioni folcloristiche rimandano a un lontano passato che trasmette ancora tutto il suo fascino. Prova ne sono le botteghe del centro storico di impronta medievale, dove si possono trovare telai in funzione da generazioni, intenti a filare la seta prodotta localmente da oltre settecento anni.
La Torre di Vinciarello, detta anche di “sopraguardia” o “cavallara”, è l’unica superstite delle dodici che un tempo svettavano in questo piccolo borgo affacciato sulla costa ionica, parte del comune di Guardavalle, in provincia di Catanzaro. Noto non a caso come “Il Paese delle dodici torri”, Vinciarello è una sorta di San Gimignano di Calabria, che al posto dei de’ Medici o dei Granduchi fino al 1799 vide avvicendarsi normanni, aragonesi e svevi, costringendo la popolazione locale a creare un sistema difensivo importante, che prevedeva appunto torri di avvistamento nei punti più alti dell’abitato.
Venendo nel dettaglio alla torre di Vinciarello, essa fu costruita nel 1485 dal feudatario Vincio Spedalieri con lo scopo di difesa del litorale contro le incursioni dei Turchi, assumendo più propriamente la funzione di residenza fortificata ma riuscendo poi ad adattarsi nel tempo a nuovi usi e necessità. Se inizialmente al piano terra c’era la scuderia e al primo piano gli alloggi dei soldati, nel ‘700 fu trasformata in un frantoio a servizio delle terre del feudo, fino ad arrivare ai giorni nostri, in cui è adibita a dimora privata, ricca di quel fascino che solo la storia sa dare.
Il Museo di Capodimonte di Napoli, il Museo Civico di Rovereto, il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, il Victoria and Albert Museum di Londra e il Metropolitan di New York hanno un minimo comun denominatore: reperti di varie epoche realizzati in ceramica graffita di Squillace, lavorazione così particolare da aver ricevuto il riconoscimento di Ceramica Italiana DOC. Un “veicolo” sui generis che ha fatto sì che la fama di questa cittadina a circa 25 km dal capoluogo Catanzaro viaggiasse letteralmente nel mondo, oggi come ieri, risalendo indietro nei secoli.
Le prime testimonianze di quest’antica arte sono riferite al 1654, data riportata sul fondo di un grande piatto da parata, ingobbiato, con intrecci e figurazioni in giallo oro, graffiti sul fondo rosso scuro del biscotto. Un lavoro di ispirazione araba con tanto di marchio sul retro che non lascia dubbi, “Sqllci”, e che evidenzia una chiara continuità con la similare ceramica bizantina.
Nata probabilmente in Magna Grecia, era una tecnica già ampiamente conosciuta nel mondo romano, che continuò a essere praticata a Bisanzio anche dopo la decadenza di Roma e si diffuse poi in tutta l’Italia meridionale e soprattutto in Calabria grazie all’espansione politica bizantina, iniziata nel VI secolo e consolidata nel IX secolo anche sul piano religioso-culturale grazie alla diffusione del monachesimo basiliano. Risalgono invece all’inizio dell’XI secolo alcuni documenti riportanti i nomi di figuli locali, artisti quali un certo “Giovanni” detto “Cannata” e Sergio detto “Scutelli”, entrambi nativi di Squillace e presenti all’assedio di Capua del 1098.
Secoli d’oro della produzione locale furono in particolare il XVI e il XVII, di cui rimangono anfore, grandi piatta di parata, bottiglie, idrie farmaceutiche e crateri tutti di notevolissima fattura e attualmente conservati negli importanti musei sopra citati, da Napoli a New York. Per cogliere la bellezza di certi manufatti e la ragione di una fama così diffusa e duratura basta fare due passi lungo il Viale fuori le Porte, nel centro storico di Squillace, dove è un susseguirsi di botteghe artigiane che con orgoglio tramandano questa raffinata cultura atavica.
Il Castello di Squillace è un affascinante maniero normanno costruito nel 1044, ma a fargli guadagnare fama internazionale non è stata la sua architettura non comune, dovuta a un continuo sovrapporsi di stili e rimaneggiamenti, bensì il ritrovamento di due scheletri agli inizi degli anni Novanta. Un evento che ha generato la leggenda del “mistero dei due amanti”, anche se non è sicuro si tratti proprio di amanti. C’è chi dice che fossero due fratelli, e chi due soldati, uno svevo e uno angioino, morti durante una delle numerose battaglie avvenute fra queste mura. Ciò che rimane una certezza è la piacevolezza di una visita che in pochi passi transita dall’epoca gloriosa di Federico II di Svevia, ai lasciti degli Angioini fino all’ultima dominazione dei Borgia, il cui stemma campeggia ancora sul portale a bugnato d’ingresso. Il tutto in un contesto quasi mitologico, che fa risalire le origini di Squillace a Odisseo, Ulisse, che qui si fermò durante il suo interminabile viaggio verso Itaca.
Borgo degli Angeli, Paese degli Artisti e degli Stranieri, Paese delle Chiese. Le molte definizioni con cui è noto Badolato raccontano un po’ del passato ma anche del presente di questo crogiuolo di culture, a circa 30 km dalla costa ionica, nel catanzarese, che verso l’entroterra guarda alle Serre Calabresi. Limitandoci all’ultima, l’origine dell’epiteto deriva dal gran numero di edifici sacri che affollano il piccolo centro storico, tredici in tutto, frutto di una sovrapposizione di ordini religiosi e confraternite che nei secoli scorsi hanno visto transitare da qui monaci Basiliani, Francescani e Domenicani. Fra quelli più interessanti, su una collinetta di fronte al borgo c’è il Convento Francescano di Santa Maria degli Angeli, il cui impianto principale risale al 1606. Un rifugio dello spirito che è anche un perfetto belvedere sulla Riviera degli Angeli.
Discover the geniune flavour and typical recipes of authentic italian cuisine with made in Italy products PDO and PGI.
See all