Bed & Breakfast Arcatella
Bed & Breakfast
Casorzo Monferrato (AT), Piemonte
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Scopri tutti i comuni del territorioSi dividono fra le province di Asti e Cuneo quelle terre preziose di Langhe-Roero e Monferrato che producono vini di qualità, dal 2014 Patrimonio dell’Umanità in virtù della bellezza dei loro paesaggi, della storia, dell’arte e della “cultura del vino” che qui si concentrano. Barolo, Barbaresco, Asti Spumante e Barbera d’Asti sprigionano quel ricco patrimonio di saperi e tecniche basati sulla profonda conoscenza dei vitigni coltivati da secoli su queste colline. Quattro quelli principe: Nebbiolo, Moscato Bianco e Barbera.
Vini da intenditori che richiamano piatti e prodotti altrettanto importanti, come per esempio il tartufo bianco di Alba, in onore del quale ogni anno si tengono una Fiera Internazionale che fa parlare di sé in tutto il mondo, così come l’asta che si tiene nella prestigiosa cornice del Castello di Grinzane Cavour. Non poteva dunque che trovarsi in questo contesto vocato al buon cibo e al vino superbo, a Pollenzo, nel Comune di Bra, provincia di Cuneo, l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, primo ateneo al mondo interamente dedicato alla cultura del cibo, affiancata dalla Banca del Vino, posto unico al mondo in cui si possono conoscere e degustare le produzioni vinicole più significative di un’intera realtà nazionale.
Dati ottenuti tramite l’analisi delle recensioni sul web
Le attività del turista Enogastronomico
Fra Asti e Cuneo, Monferrato da una parte e Langhe dall’altra, si va a scuola di degustazione di tartufo. Già, perché da queste parti, la più pregiata delle tuberacee raggiunge la sua vetta, con la varietà del Bianco d’Alba, e quindi, proprio qui, nella sua patria più eccelsa, si scoprono i mille segreti per esaltarlo al meglio a tavola. Degustazioni olfattive, test sensoriali, show cooking e ricette: tutto punta alla valorizzazione di questo fungo ipogeo dal profumo inimitabile, sotto la guida di un esperto che ci guiderà passo a passo, dalla teoria passando alla pratica, ai fornelli e poi a tavola.
Le attività del turista Naturalistico
La Land Art è ormai una forma diffusa di esposizione artistica, che coniuga a meraviglia la bellezza del paesaggio naturale e di opere d’autore che vanno a impreziosirlo con ulteriore significato. Ce ne sono ormai vari esempi in tutta Italia, e uno di questi è nel Monferrato, in un vigneto, elemento onnipresente in Piemonte. Si tratta del Parco artistico Orme su La Court, che fra filari di Nebbiolo e Barbaresco svela scenografie e opere d’arte che di notte s’illuminano di fuochi, luci e colori. Creato dall’azienda vinicola Michele Chiarlo, nella Tenuta Aluffi, cuore delle vigne di La Court e Cipressi, è un modo alternativo per raccontare le tradizioni, gli uomini, le glorie del Piemonte: si varca la “Porta Artistica sui vigneti” realizzata dal pittore e scultore Ugo Niespolo per poi passare in rassegna le sculture permanenti di Emanuele Luzzati dedicate agli elementi naturali, Acqua, Aria, Fuoco, scenografia di una fiaba in tre dimensioni che avvolge la mente del visitatore con personaggi e opere immaginifiche.
Il tartufo è fra tutti i frutti del bosco il più ricercato, il più pregiato, soprattutto se si tratta del bianco d’Alba, originario delle Langhe piemontesi, e come tale richiama un’esperienza di lusso, esclusiva. E’ ciò che viene proposto da Langhe Experience, con il Vip Truffle Tour, che inizia con l’arrivo di una limousine presso il proprio albergo o relais e prosegue nei boschi a fianco di un esperto trifolao accompagnato dal suo cane fedele. L’olfatto del segugio fa il suo dovere e compie la magia, scovando nel sottobosco le preziose “pepite”. Anche sotto la pioggia.
Le attività del turista Sportivo
La torre campanaria del Castello di Monastero e le torri di vedetta di San Giorgio Scarampi, Olmo Gentile, Roccaverano e Vengore formano uno dei più conosciuti itinerari escursionistici del Piemonte, il Giro delle Cinque Torri. Il mezzo più appropriato è di certo la mountain-bike: la partenza è di fronte al ponte romanico sul fiume Bormida e da qui si inizia la risalita della Valle, immersi in un ambiente naturale che non stanca mai. La chiesetta della Madonna del Rosario è una sorta di belvedere ideale per una sosta riposante, prima di ripartire su una strada sterrata verso San Giorgio Scarampi, piccolo centro storico raccolto intorno alla casa-torre del XII secolo. Roccaverano, con la bella piazza della parrocchiale rinascimentale, è la tappa successiva, là dove botteghe e trattorie offrono sempre un assaggio della rinomata robiola, formaggio Dop fra i più rinomati del Piemonte. La deviazione verso Olmo Gentile è consigliabile per ritrovarsi in un piccolo borgo dove l’elemento torre è onnipresente. Si prosegue sul sentiero per l’imponente Torre di Vengore, e poi per la borgata di Santa Libera, un tempo teatro di lotte partigiane oggi rifugio escursionistico. Da qui si torna a Monastero Bormida.
Barolo capitale dell’ enologia piemontese, e dal 2009 anche della letteratura e della musica grazie a Collisioni Festival – Festival di Letteratura e Musica in Collina. Un palcoscenico diventato poco a poco sempre più importante e internazionale e che oggi vede alternarsi interpreti di diversi generi musicali – dall’hard rock al folk e pop – a scrittori, giornalisti, attori e registi di fama mondiale.
La manifestazione è fra quelle di maggior richiamo in Piemonte, attirando ogni anno a Barolo, borgo di appena 700 abitanti, fino a 100.000 persone nell’arco di tre giorni.
Ricchissimo il calendario che prevede performance non-stop in piazza e per le strade del paese, dove si incontrano artisti del calibro di Patti Smith, Zucchero, Bob Dylan, Deep Purple, Carlo Verdone, Luciana Littizzetto, Luciano Ligabue, Ferzan Ozpetek, in un melting pot di culture e suoni a dir poco inconsueto.
La scena sarebbe stata questa: nel 773, durante una battuta di caccia nella selva di Vezzolano, l’imperatore Carlo Magno si imbatte in tre scheletri, tre “zombie” usciti da una tomba che lo spaventano a morte. Su consiglio di un eremita, l’imperatore decide di edificare un’abbazia sul luogo dell’apparizione. Sorge così l’Ecclesia di Santa Maria di Vezzolano. Leggenda a parte, il primo documento che ne attesta l’esistenza è datato “solo” al 1095, il che fa comunque di questo maestoso edificio situato ad Albugnano, nell’astigiano, uno dei monumenti medievali più importanti del Piemonte. A identificarlo è uno spiccato stile romanico-gotico, che per giungere intatto ai giorni nostri ha dovuto resistere a momenti di grande declino. Se infatti fra Duecento e Trecento la Canonica astigiana ha raggiunto il suo massimo splendore quanto a importanza e prestigio delle opere d’arte, nel corso dell’800 l’Ecclesia, nota impropriamente come Abbazia, a causa dell’amministrazione napoleonica è stata espropriata dei suoi beni, trasformata in cappella campestre della parrocchia di Albugnano e il chiostro utilizzato addirittura come granaio. Ciononostante, la Canonica di Santa Maria di Vezzolano conserva pregevoli elementi artistici e un fascino senza tempo che ne fanno una tappa imprescindibile in un viaggio fra Langhe, Roero e Monferrato.
Con ospiti come Napoleone I e Carlo Emanuele III re di Sardegna, si può dire che Palazzo Mazzetti ad Asti è da sempre un punto di riferimento e di rappresentanza del Piemonte. Considerata una delle dimore nobiliari dell’astigiano più belle del Settecento, è frutto degli ottimi investimenti immobiliari della casata dei marchesi Mazzetti, arricchitasi nel corso dei secoli grazie a una proficua attività di Zecca. Già nel Seicento, nel quartiere di Corso Alfieri è documentata una prima grande abitazione di Giulio Cesare Mazzetti, formata dall’accorpamento di alcuni edifici medievali, attorno alla quale si vanno poi ad aggiungere altri corpi di fabbrica fino a comporre la situazione attuale, che nell’ultimo secolo ha visto mutare la sua funzione da abitazione privata a luogo consacrato all’arte. Acquistato nel 1937 dalla Cassa di Risparmio di Asti, poco dopo viene dato in concessione al Comune per ospitare il Museo e la Pinacoteca Civica. Nel 2001, Palazzo Mazzetti torna a essere di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e dieci anni più tardi viene riaperto al pubblico, restaurato e riallestito nel suo percorso museale. Oggi, la Sala dello Zodiaco, la Sala dell’Alcova, il Salone d’Onore e lo Scalone ospitano le collezioni civiche astensi, in un excursus temporale che va dal periodo archeologico all’arte contemporanea.
Milleduecento è il secolo di origine come milleduecento sono i figuranti del corteo storico. Il Palio di Asti, la più antica corsa di cavalli montati “a pelo” d’Italia, si apre così, con una sfilata di oltre 1.200 personaggi in costume a tramandare memoria e momenti della storia medioevale di Asti. Uno spettacolo che ha inizio già nei giorni precedenti, con il “Palio degli Sbandieratori”, il “Palio degli Scudieri”, le cene propiziatorie, il mercatino del Palio e le prove dei cavalli su Piazza Alfieri, che in occasione di questo evento si trasforma in pista. Da 8 secoli gli astigiani festeggiano dunque così il loro patrono, San Secondo, in un crescendo di accadimenti che culminano in una spettacolare corsa equestre, preceduta dalla benedizione dei cavalli e dei fantini, salutati dalla folla con la formula rituale di «Va’ e torna vincitore!» e dal corteo storico. Punto di partenza di questa colossale messa in scena è la Cattedrale di Santa Maria Assunta. Da qui, a passo lento e ritmato dal rullo dei tamburi, il corteo si snoda per le vie del centro fino ad arrivare a Piazza Alfieri, “arena” per un giorno di questa “tenzone” che ha saputo conservare spirito e atmosfera medievale. Il Capitano del Palio con i magistrati in testa, e all’altro capo, il Carroccio, antico simbolo dei Liberi Comuni, che reca con sé il Sendallo raffigurante San Secondo a cavallo e le insegne del Comune di Asti. Se fino al 2017 il Palio di Asti si disputava la terza domenica di settembre, ora il fine settimana da segnare in calendario è quello della prima domenica di settembre.
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