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Agnone

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Il cerro e l’abete bianco sono per l’Alto Molise quello che l’acero è per il Canada. Un simbolo, che identifica un territorio richiamando subito alla memoria immagini di montagne coperte da boschi incontaminati. Accade soprattutto nella zona di Serra di Staffoli e di Selva di Castiglione per il cerro, e di Collemeluccio e Pecopennataro per l’abete bianco, e nei dintorni di Prato Gentile, come già di per sé ispira il toponimo, sono sostituite da praterie invase da un’eccezionale varietà floristica che nella bella stagione è un vero inno al colore con il Giardino della Flora Appenninica, uno dei rari esempi di “orto botanico naturale” esistenti in Italia vasto circa 10 ettari.

L’Alto Molise, compreso fra l’area urbana di Isernia e le province di Chieti e dell’Aquila, è così: una terra incontaminata, di montagne ispide percorse dai Tratturi, le antiche “autostrade verdi” della transumanza, che conducono verso borghi ricchi di storia e di splendidi monumenti, santuari, chiese, opere d’arte e architettoniche, dove ancora oggi si portano avanti tradizioni legate a prodotti artigianali ed enogastronomici, frutto di sapienza da esportazione.

Magari sotto forma di gigantesche campane, come accade da secoli ad Agnone, dove per le stradine del centro storico può ancora capitare di sentire riecheggiare i colpi del fabbro che plasma e fonde queste autentiche opere d’arte. Per scoprire i segreti di questo affascinante mestiere si può visitare il Museo Storico della Campana “Giovanni Paolo II” e la millenaria Fonderia Marinelli. Se poi si capita da queste parti nel mese di dicembre, e in particolare il giorno 24, si può assistere al rito igneo della N’Docciata, il “fiume del fuoco sacro”, sfilata di grandi torce portate a spalla da più di ottocento figuranti.

Temperature ben più rigide si trovano salendo a 1421 metri di quota, a Capracotta, rinomata stazione per lo sci di fondo.

Pietrabbondante, circondata da boschi irrigati da ruscelli e torrenti, è invece meta di appassionati di archeologia, a sud dell’abitato, sul pendio di Monte Saraceno, sorge un complesso di culto edificato dai Sanniti costituito da un tempio, due edifici e un teatro, forse l’esempio meglio conservato d’Italia risalente a quell’epoca.

Il momento migliore per andare a San Pietro Avellana è invece la seconda domenica di agosto, quando il borgo, parte dell’Associazione Nazionale Città del Tartufo, si anima per la Fiera del Tartufo Nero, kermesse cultural-gastronomica di grande richiamo anche per chi viene da Marche e Abruzzo. Se il viaggio è programmato in autunno, è l’1 novembre la data da segnare in calendario, per l’appuntamento fisso con la Mostra Mercato del Tartufo Bianco. Fra gli altri prodotti tipici dell’Alto Molise, che si distinguono sempre per la loro genuinità, ci sono i vini Doc Pentro d’Isernia, l’IGT Rotae e Tintilia, la Scamorza e la Soppressata molisana, il Caciocavallo di Agnone, il Burrino e la Stracciata.

Altre piccole sorprese le riservano Vastogirardi, un paradiso naturale grazie alla Riserva Naturale Orientata di Montedimezzo – Collemeluccio, Riserva MAB dell’Unesco, ideale per escursioni slow e decisamente a impatto zero; Carovilli, fra portali, lavatoi e fontane scolpiti nella pietra, e Pescolanciano, che per la sua posizione geografica è definito come “la porta dell’Alto Molise”. Situato lungo il tratturo Castel di Sangro-Lucera, si presenta con una serie di viuzze strette attorno al millenario Castello D’Alessandro, originale per la sua pianta esagonale e a strapiombo su uno sperone di roccia inaccessibile.

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Museo Storico della Campana - Pontificia Fonderia Marinelli

Agnone, Molise

2 elementi Cosa fare e vedere

  • Musei

Museo Storico della Campana – Pontificia Fonderia Marinelli

Agnone, Molise

Nella provincia di Isernia, si trova un’altra importante emergenza culturale dell’Alto Molise, il Museo Storico della Campana, proseguo espositivo della Pontificia Fonderia Marinelli.

La meta da raggiungere è Agnone, borgo sin dal Medioevo legato alla produzione di campane, tradizione oggi portata avanti dagli ultimi discendenti dei Marinelli. Si tratta di un’azienda familiare attiva da oltre mille anni, che dal 1924 si fregia dello Stemma Pontificio, dal 1954 della medaglia d’oro “quale premio ambitissimo alla Ditta più anziana per attività e fedeltà al lavoro in campo Nazionale” e che con ogni probabilità è la più antica al mondo nel settore.

Fra le tante memorabilia, negli annali di Casa Marinelli c’è l’aneddoto che nel 1339 vide Nicodemo “Campanarus” realizzare per una chiesa del frusinate una campana mastodontica per quell’epoca, pari a circa 2 quintali.

Mentre venendo a tempi più recenti, c’è una data che non si può scordare: il 19 marzo 1995, giorno in cui San Giovanni Paolo II fece loro visita per assistere al miracolo della nascita di una campana. Indimenticabile anche il momento in cui qui furono fuse le nuove campane dell’Abbazia di Montecassino, in seguito alla distruzione dell’edificio durante la Seconda Guerra Mondiale.

Se dunque oggi ad Agnone dominano la scena i Marinelli, un tempo per le vie del borgo era tutto un riecheggiare di colpi di incudine e martello. Per saperne di più su questo antico mestiere, dal 1999 è possibile visitare il Museo Marinelli, dove è conservato un raro esemplare di campana gotica che la tradizione vuole fusa 1000 anni fa proprio qui nel borgo molisano, oltre a manoscritti, antichi documenti e testi rari come l’edizione olandese, del 1664 del “de tintinnabulis”, definita la “bibbia” dell’arte campanaria.

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  • Riserve

Riserva MaB Unesco Collemeluccio – Montedimezzo

Vastogirardi, Molise

MAB è l’acronimo del Programma scientifico intergovernativo intitolato “Man and the Biosphere”, “L’uomo e la biosfera”, varato nel 1971 dall’Unesco per promuovere un rapporto equilibrato fra uomo e ambiente. Ecco, nell’Alto Molise ci si può immergere nella Riserva MAB di Collemeluccio- Montedimezzo, caratterizzata da natura incontaminata e da paesaggi di grande fascino, resi tali anche da costumi e tradizioni locali ben radicati.

Il bosco di abete bianco di Collemeluccio fu acquistato nel 1628 dalla nobildonna Melucci, che lo portò in dote per le nozze con il Duca D’Alessandro di Pescolanciano, e poi nel 1895 fu espropriato dal Banco di Napoli e venduto in tre blocchi ad altrettante famiglie benestanti della zona. Frazionato più volte per successioni ereditarie, oggi si compone di 363 ettari a fronte dei circa 500 ettari originari. Dal 1971, 187 ettari sono diventati Riserva Naturale Orientata, e nel 1977 altri 160 ettari Bosco da Seme-Riserva Biogenetica.
Nel sottobosco rigoglioso si trovano biancospino, agrifoglio, prugnolo, nocciolo e salice. Nelle radure e lungo i margini sono diffusi meli, peri selvatici e sorbi. Cinghiale, lepre, tasso, martora, donnola, faina, volpe, poiana, gufo, barbagianni, scoiattolo, ghiro, ghiandaia e molti passeracei sono solo alcune delle specie che la abitano, insieme al gambero di fiume tipico dei corsi del Trigno e del torrente Salcitaro.

Ben altra storia riguarda la Riserva MAB di Montedimezzo-Feudozzo-Pennataro. I suoi 1.170 ettari furono nel XIII secolo di proprietà degli Angioini, poi dal 1606 dei Monaci Certosini di Napoli e infine del regio patrimonio della Casa Borbonica come Reale Riserva di Caccia. Con l’avvento dell’unità d’Italia, passò allo Stato e da qui all’Amministrazione Forestale come bene inalienabile dello Stato. Oggi, quest’unica grande realtà della Riserva MAB di Collemeluccio- Montedimezzo è lì da vedere, visitare e vivere pe una immersione totale nella natura.

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Museo Storico della Campana – Pontificia Fonderia Marinelli

Agnone, Molise

Nella provincia di Isernia, si trova un’altra importante emergenza culturale dell’Alto Molise, il Museo Storico della Campana, proseguo espositivo della Pontificia Fonderia Marinelli.

La meta da raggiungere è Agnone, borgo sin dal Medioevo legato alla produzione di campane, tradizione oggi portata avanti dagli ultimi discendenti dei Marinelli. Si tratta di un’azienda familiare attiva da oltre mille anni, che dal 1924 si fregia dello Stemma Pontificio, dal 1954 della medaglia d’oro “quale premio ambitissimo alla Ditta più anziana per attività e fedeltà al lavoro in campo Nazionale” e che con ogni probabilità è la più antica al mondo nel settore.

Fra le tante memorabilia, negli annali di Casa Marinelli c’è l’aneddoto che nel 1339 vide Nicodemo “Campanarus” realizzare per una chiesa del frusinate una campana mastodontica per quell’epoca, pari a circa 2 quintali.

Mentre venendo a tempi più recenti, c’è una data che non si può scordare: il 19 marzo 1995, giorno in cui San Giovanni Paolo II fece loro visita per assistere al miracolo della nascita di una campana. Indimenticabile anche il momento in cui qui furono fuse le nuove campane dell’Abbazia di Montecassino, in seguito alla distruzione dell’edificio durante la Seconda Guerra Mondiale.

Se dunque oggi ad Agnone dominano la scena i Marinelli, un tempo per le vie del borgo era tutto un riecheggiare di colpi di incudine e martello. Per saperne di più su questo antico mestiere, dal 1999 è possibile visitare il Museo Marinelli, dove è conservato un raro esemplare di campana gotica che la tradizione vuole fusa 1000 anni fa proprio qui nel borgo molisano, oltre a manoscritti, antichi documenti e testi rari come l’edizione olandese, del 1664 del “de tintinnabulis”, definita la “bibbia” dell’arte campanaria.

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Riserva MaB Unesco Collemeluccio – Montedimezzo

Vastogirardi, Molise

MAB è l’acronimo del Programma scientifico intergovernativo intitolato “Man and the Biosphere”, “L’uomo e la biosfera”, varato nel 1971 dall’Unesco per promuovere un rapporto equilibrato fra uomo e ambiente. Ecco, nell’Alto Molise ci si può immergere nella Riserva MAB di Collemeluccio- Montedimezzo, caratterizzata da natura incontaminata e da paesaggi di grande fascino, resi tali anche da costumi e tradizioni locali ben radicati.

Il bosco di abete bianco di Collemeluccio fu acquistato nel 1628 dalla nobildonna Melucci, che lo portò in dote per le nozze con il Duca D’Alessandro di Pescolanciano, e poi nel 1895 fu espropriato dal Banco di Napoli e venduto in tre blocchi ad altrettante famiglie benestanti della zona. Frazionato più volte per successioni ereditarie, oggi si compone di 363 ettari a fronte dei circa 500 ettari originari. Dal 1971, 187 ettari sono diventati Riserva Naturale Orientata, e nel 1977 altri 160 ettari Bosco da Seme-Riserva Biogenetica.
Nel sottobosco rigoglioso si trovano biancospino, agrifoglio, prugnolo, nocciolo e salice. Nelle radure e lungo i margini sono diffusi meli, peri selvatici e sorbi. Cinghiale, lepre, tasso, martora, donnola, faina, volpe, poiana, gufo, barbagianni, scoiattolo, ghiro, ghiandaia e molti passeracei sono solo alcune delle specie che la abitano, insieme al gambero di fiume tipico dei corsi del Trigno e del torrente Salcitaro.

Ben altra storia riguarda la Riserva MAB di Montedimezzo-Feudozzo-Pennataro. I suoi 1.170 ettari furono nel XIII secolo di proprietà degli Angioini, poi dal 1606 dei Monaci Certosini di Napoli e infine del regio patrimonio della Casa Borbonica come Reale Riserva di Caccia. Con l’avvento dell’unità d’Italia, passò allo Stato e da qui all’Amministrazione Forestale come bene inalienabile dello Stato. Oggi, quest’unica grande realtà della Riserva MAB di Collemeluccio- Montedimezzo è lì da vedere, visitare e vivere pe una immersione totale nella natura.

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