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Viterbo

Dal 1257 al 1281. Ventiquattro anni appena, ma tanto è bastato per far guadagnare a Viterbo l’appellativo eterno di “Città dei Papi“. In quel lasso di tempo brevissimo nell’arco della sua storia ultra millenaria, iniziata già con gli Etruschi, Viterbo fu in buona sostanza il nuovo “Vaticano”, e il Palazzo dei Papi e la sua loggia furono la “piazza San Pietro” dove i fedeli attendevano la benedizione del Pontifex Maximus. Anche dopo il ritorno a Roma della sede ufficiale, il Palazzo continuò a ospitare per periodi più o meno lunghi i Papi, in tutto una quarantina, accompagnati dal loro nutrito entourage. Ciò permise alla città di continuare ad arricchirsi di sontuosi edifici, chiese, chiostri, torri, fontane e monumenti di ogni sorta, un immenso patrimonio d’arte custodito da possenti mura medievali cui si accedeva da otto porte.

Molte le curiosità legate a questo pezzo importante di storia locale, fra cui quella che vuole nascere proprio qui il termine conclave. Questi i fatti: durante l’elezione del successore di Clemente IV, i cittadini, esasperati dal procrastinare della nuova nomina, segregarono i cardinali all’interno del palazzo, dichiarandoli “clausi cum clave” e arrivando persino a scoperchiare il tetto e a razionare gli alimenti.

Con o senza l’incursione papale nella sua storia, Viterbo si sarebbe comunque guadagnata un posto fisso negli annali per la ricchezza del suo sottosuolo. Dal III secolo a.C., qui vicino transitava l’importante Via Cassia, arteria consolare lungo la quale sorgevano già allora ben 14 stabilimenti termali alimentati da acque benefiche. In località Palliano c’erano per esempio le Terme del Masso o Massi di S. Sisto, i cui ruderi ben conservati fanno immaginare si trattasse di un impianto ricco e di dimensioni notevoli. Delle Terme delle Zitelle rimangono in particolare alcuni frammenti di meravigliosi pavimenti a mosaico, mentre le Terme della Lettighetta si connotano per la tipica pianta quadrata dalla forma a lettiga, da cui il nome. Le più sontuose e imponenti, come si può leggere dai resti, erano invece le Terme del Bacucco, talmente belle da incantare Michelangelo che le ritrasse in due schizzi. Ad oggi, questa antica tradizione di vacanze benessere prosegue con le Terme dei Papi.

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La Via Francigena del Nord

Viterbo, Lazio

1 elementi Cosa fare e vedere

  • Cammini

La Via Francigena del Nord

Viterbo, Lazio

I 120 km della Via Francigena del Nord non sono che una minuscola porzione dei 1800 km dell’intero cammino, quello che da Canterbury, nel cuore dell’Inghilterra, conduce fino a Roma. Ma attraversare la Tuscia Viterbese, da Proceno a Monterosi, dà già un assaggio di ciò che significa questa esperienza, di vita prima ancora che di fede. Intraprendere ogni giorno un pezzo di quell’antico itinerario vuol dire meditare, fermarsi a contemplare, dentro e fuori se stessi, ripartire con più consapevolezza. Anche grazie alle molte bellezze naturalistiche e storico-artistiche che si ammirano lungo la “Via delle Vie”. Da Viterbo, si dipartono due direttive della Via Francigena della Tuscia, verso Vetralla e verso la Variante Cimina. Quest’ultima è senz’altro la più suggestiva, poiché ripercorre il profilo del cratere vulcanico del Lago di Vico, per poi immergersi in boschi incontaminati.

A fare da collante a tutte le varie alternative possibili, dal 2001 è stata creata l’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF), che ha anche il prezioso compito di tessere relazioni fra le realtà locali nei Paesi attraversati (Inghilterra, Francia, Svizzera e Italia), e promuovere i valori dei pellegrinaggi, partendo dallo sviluppo sostenibile dei territori attraverso un approccio culturale, identitario, turistico.

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La Via Francigena del Nord

Viterbo, Lazio

I 120 km della Via Francigena del Nord non sono che una minuscola porzione dei 1800 km dell’intero cammino, quello che da Canterbury, nel cuore dell’Inghilterra, conduce fino a Roma. Ma attraversare la Tuscia Viterbese, da Proceno a Monterosi, dà già un assaggio di ciò che significa questa esperienza, di vita prima ancora che di fede. Intraprendere ogni giorno un pezzo di quell’antico itinerario vuol dire meditare, fermarsi a contemplare, dentro e fuori se stessi, ripartire con più consapevolezza. Anche grazie alle molte bellezze naturalistiche e storico-artistiche che si ammirano lungo la “Via delle Vie”. Da Viterbo, si dipartono due direttive della Via Francigena della Tuscia, verso Vetralla e verso la Variante Cimina. Quest’ultima è senz’altro la più suggestiva, poiché ripercorre il profilo del cratere vulcanico del Lago di Vico, per poi immergersi in boschi incontaminati.

A fare da collante a tutte le varie alternative possibili, dal 2001 è stata creata l’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF), che ha anche il prezioso compito di tessere relazioni fra le realtà locali nei Paesi attraversati (Inghilterra, Francia, Svizzera e Italia), e promuovere i valori dei pellegrinaggi, partendo dallo sviluppo sostenibile dei territori attraverso un approccio culturale, identitario, turistico.

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