carrara, massa, montignoso
Scopri tutti i comuni del territorioSi chiama Riviera Apuana, perché di mare si tratta, ma con il suo nome richiama quella favolosa quinta teatrale marmorea che c’è alle sue spalle, le Alpi Apuane. Meno di 20 minuti di strada per passare da Marina di Massa e Marina di Carrara alle rispettive città “a monte”, Montignoso, Massa e Carrara , quest’ultima nota per il celebre marmo candido esportato in tutto il mondo. Le Alpi, alte fino a sfiorare i 2000 metri, sono in realtà parte del Subappennino toscano e, con la loro teoria di cime spezzate dalle cave aperte, scandiscono la linea dell’orizzonte visibile dalla battigia.
Diverse sono le attrazioni che compongono questa destinazione, a partire dalle specialità culinarie (lardo di Colonnata e vino Candia dei Colli Apuani) fino ad arrivare alle attrazioni naturalistiche (Orto Botanico, Litorale e Parco delle Alpi Apuane) nonché quelle culturali e della lavorazione del marmo che rendono questo luogo unico in tutte le sue sfaccettature.
Scopri le tre cose apprezzate di più da chi ha già visitato la destinazione
Dati ottenuti tramite l’analisi delle recensioni sul web
Lungo la Strada del Vino Monteregio che si sviluppa in provincia di Massa-Carrara, e quella dei Colli di Candia e di Lunigiana ci si può dedicare a degustazioni da raffinati gourmand, che spaziano ben oltre i vini DOP Candia dei Colli Apuani e Colli di Luni e IGP Val di Magra, contemplando anche pani speciali come la Marocca di Casola, Presidio Slow Food a base di farina di castagne, il Marocco di Montignoso con farina di mais e olive, e i pani originari dei borghi di Vinca, Po’ e Agnino ancora oggi cotti nel forno a legna. Aprire un pranzo in Toscana significa spesso iniziare con crostini farciti con fegatini oppure con formaggi e salumi locali. Fra questi c’è il lardo di Colonnata IGP, da accompagnare anche con dell’ottimo miele della Lunigiana DOP. In un territorio dedicato all’agricoltura, si combina perfettamente un soggiorno in un’azienda ricettiva country, in un range che va dal rustico allo chic, più o meno Tuscan style, magari con annessa cantina per degustare vino e olio extravergine d’oliva.
Entrambi questi prodotti di eccellenza sono ottimi per accompagnare le ricette tipiche di questa parte di Toscana: testaroli al pesto, torta d’erbi, bomba di riso, pappardelle al sugo di lepre, frittini alla Lunigiana e, per finire, l’onnipresente castagnaccio.
Massa è un toponimo che in passato alludeva semplicemente a un’ “estesa proprietà fondiaria”. Quindi, la città toscana nei secoli mutò il suo nome a seconda di chi deteneva il potere in quel momento: Massa Lunense, quando fu di proprietà del vescovo di Luni, Massa del Marchese quando divenne terra dei Malaspina, e ancora Massa Cyba, dal nome dei loro successori, e infine Massa Ducale, nel momento dell’ammissione al Ducato di Modena.
Simbolo di Massa è il Castello Malaspina, imponente fortezza attualmente in fase di restauro, ma comunque aperto al pubblico, di cui si possono visitare i cortili, il mastino e i saloni del palazzo rinascimentale allestiti con mobili d’epoca parzialmente originali. Il progetto in fieri è quello di Si realizzare al suo interno un museo con reperti archeologici rinvenuti nella zona e datati dal Paleolitico all’età romana, oltre ai calchi delle celebri statue-stele della Lunigiana.
La Costa Apuana si estende da Nord, dal promontorio di Capo Corvo, che pone fine alla Riviera Ligure, a Sud Cinquale, ultimo paese della provincia di Massa e Carrara prima della Versilia, già in provincia di Lucca. Un panorama unico, chiuso in appena 20 chilometri, fra il fiume Magra e il fiume Versilia, orlato di sabbia punteggiata quasi ininterrottamente da ombrelloni e, soprattutto, capannine, le iconiche “tende” da spiaggia che richiamano subito questo tratto di costa toscana. Così come i molti cantieri della nautica da diporto, specie di lusso, di cui la zona è patria rinomata a livello internazionale. Nautica da esportazione che va di pari passo a quella locale, grazie a numerosi centri nautici riforniti di tutto punto per la pratica di sport come vela, windsurf, kite, canoa. Fino alla crocieristica, che fa scalo nel vicino porto di Carrara.
Man mano che ci si avvicina a Carrara, il bianco nitido delle cave di marmo si fa più evidente, disegnando linee geometriche sul fianco delle Alpi Apuane. Poi, una volta in città, ci si accorge che qui il marmo bianco che ha reso celebre nel mondo questo angolo di Toscana è ovunque, impiegato come comune materiale da costruzione. Lo si trova persino nei bar, usato per i tavolini, i portacenere, i sottobicchieri e così via, e in tutte le case, anche le meno appariscenti, come soglia dei portoni o per i davanzali, i gradini e così via. Qui si vive di marmo, letteralmente, perché non c’è famiglia che non abbia qualcuno immerso nel mondo a sé stante delle cave. Materia prima preziosa sfruttata già ai tempi dei romani, che venivano qui per scegliere i migliori filoni e costruirci poi monumenti straordinari giunti anche a noi. L’attività estrattiva conobbe il maggiore sviluppo sotto Giulio Cesare, nella seconda metà del I a.C., periodo in cui l’esportazione avveniva tramite il porto di Luni, da cui deriva la dizione “marmo lunense. Ben nota è invece la predilezione che Michelangelo ebbe per il marmo di Carrara, che veniva fin qui per scegliere personalmente i blocchi migliori, da cui trarre poi capolavori come il David esposto in Piazza della Signoria a Firenze. Sulle sue orme, anche numerosi grandi artisti di arte contemporanea fanno lo stesso, scegliendo direttamente in cava il pezzo adatto a ciò che la loro creatività vede già.
Le cave possono essere di due tipi: chiuse e a cielo aperto, e con il passare del tempo, più vengono sfruttate più assomigliamo a gradinate di anfiteatri. Chi volesse vedere da vicino ciò che significa il lavoro in cava, può prenotare un’escursione guidata, durante la quale c’è modo di apprezzare le diverse tipologie di marmo e di conoscere le tecniche estrattive, da primitivi cunei di legno, al sistema della “tagliata” dei romani, al rivoluzionario “filo elicoidale”, all’attuale filo “diamantato”, tanto veloce quanto pericoloso.