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Uno scheletro di ittiosauro è già una rarità, se in più è esposto all’interno di una chiesa è un unicum assoluto. Il fossile di questo rettile di ambiente marino dell’Era Mesozoica è il pezzo di maggior richiamo del Museo Speleo Paleontologico ed Archeologico allestito nell’Abbazia di San Vittore delle Chiuse. Siamo a Genga, all’imbocco della Gola di Frasassi che conduce alle celebri grotte, attrazione principale dell’entroterra anconetano. L’abbazia, un’imponente costruzione in pietra calcarea fondata fra il 1060 e il 1080, è una delle più importanti chiese in stile romanico delle Marche, dichiarata monumento nazionale nel 1902. Chiesa conventuale di un complesso benedettino noto fin dal 1007, ebbe il suo massimo splendore nel XIII secolo, periodo in cui governava su 42 chiese e su vasti beni e territori. Già duecento anni più tardi però l’abbazia veniva soppressa per poi essere ricostruita nel XIV-XV secolo. La struttura architettonica presenta pianta a croce greca iscritta in un quadrato, quattro colonne che dividono la chiesa in nove campate coperte da volte a crociera, e cinque absidi semicircolari lungo il perimetro.
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