Lungo la Via Francigena, nel tratto compreso fra Firenze e Siena, si trova il borgo di Barberino Val D’Elsa, il cui abitato si sviluppa su un’unica strada maestra, da Porta Senese Romana a Porta Fiorentina. Entrando dalla Porta Senese, si incontra subito il Palazzo detto del Cardinale, sul cui ingresso campeggia lo stemma dei Barberini, la potente famiglia Tafani detta prima“da Barberino”e poi Barberini, che nel corso dei secoli diede i natali a personalità che hanno segnato la storia di Firenze e Roma. Uno su tutti, Papa Urbano VIII, il più illustre fra i tanti uomini di Chiesa dei Barberini. Poco oltre, incontriamo il bel Palazzo Pretorio, attualmente Chiesa di S. Bartolomeo, riconoscibile per la facciata rinascimentale adorna di 35 stemmi gentilizi appartenuti ai Podestà delle più importanti famiglie fiorentine del Quattrocento. Un edificio con loggia si affaccia dalla parte opposta della piazza, là dove avvenivano comizi, incontri e si svolgeva il mercato coperto.
Tornando per un istante alla Chiesa di S. Bartolomeo, ciò che si vede oggi risale a una totale trasformazione avvenuta nel 1910, a opera dell’architetto fiorentino Castellucci che ne mutò stile e persino orientamento della facciata, che dalla piazza principale ora guarda sulla valle. Per intuire ciò che c’era prima è rimasto ben poco: una croce scolpita e racchiusa in un tondo dell’architrave esterno della porta principale, alcuni frammenti di affresco del XIV-XV secolo, un busto in bronzo del Beato Davanzato e la salma dello stesso.
Avatours / types of tourists: Turista Culturale
Museo delle Arti e della Cultura Contadina del Montalbano
Dal 2012, ad arricchire il patrimonio storico del piccolo borgo di Lamporecchio, nella frazione di Porciano c’è il Museo delle Arti e della Cultura Contadina del Montalbano.
L’esposizione è stata ricavata nei locali adiacenti la Chiesa di San Giorgio e sostenuta dalla Pro Loco di Porciano nonché dalla famiglia Gori, che ha donato ben 392 pezzi.
Vecchi oggetti rurali, stadere e unità di misura, attrezzi della bottega di un falegname e di un calzolaio e quelli per la filatura della lana e della canapa… Qui ogni singolo oggetto racconta un pezzo di storia del passato di questa terra antica.
Museo dell’Arte Sacra
La frazione di Porciano ha appena un centinaio scarso di abitanti, ma da Lamporecchio, a 4,5 km di distanza, vale la pena spingersi fino a questo poggio per visitare la Chiesa di San Giorgio, riaperta nel 2010 dopo un lungo restauro.
I lavori hanno portato anche all’apertura di un piccolo Museo di Arte Sacra, con oggetti e arredi religiosi conservati accanto a reperti datati a partire dal XV al XVIII secolo fino ai giorni nostri.
Fiore all’occhiello del museo è lo stemma della casata dei Cerretani, dell’inizio del XV secolo, la cui “firma” stilistica è quella inconfondibile della famosa bottega dei Della Robbia.
Villa di Papiano
Laura Merrick era discendente dei Principi di Galles ma era famosa come “l’Americana” perché nata a Philadelphia (nel 1842). Il suo arrivo in Italia si deve all’amico Emilio Torrigiani, allora proprietario di Villa di Papiano a Lamporecchio, dimora di cui la Merrick si innamora fino ad acquistarla. A lei si devono i lunghi lavori di restauro che trasformano un aristocratico edificio del XVI secolo in una residenza di gusto neorinascimentale.
Il suo arrivo porta una ventata di novità in tutto il piccolo borgo: “l’Americana” restaura prima la Chiesa di Santo Stefano, poi amplia le terre della tenuta di Villa di Papiano, che inizia allora a essere chiamata Villa “l’Americana”. Nel 1911, da vera filantropa, Laura Merrick inaugura una scuola di merletti e lavori femminili a sostegno delle donne che non avevano un lavoro costante. Il progetto ha un notevole successo, sostenendo l’economia del paese per lungo tempo.
Della villa si apprezzano ancora oggi gli ambienti eleganti, gli abiti appartenuti alla nobildonna americana e il bel loggiato all’ultimo piano, da cui si può godere di una splendida vista sulla campagna pistoiese.
Museo Archeologico Giovannangelo Camporeale di Massa Marittima
Piazza Giuseppe Garibaldi a Massa Marittima, in provincia di Grosseto, è sicuramente annoverabile fra le piazze più belle della Toscana e d’Italia, su cui affacciamo edifici di straordinaria bellezza giunti a noi intatti, senza che secoli di storia li abbiano scalfiti. Fra questi ci sono il Duomo, o Cattedrale di San Cerbone, già Monumento Nazionale, e il duecentesco Palazzo del Podestà, dal 1978 sede del Museo Archeologico di Massa Marittima, con una delle raccolte di reperti più importanti dell’area etrusca. Seguendo gli spostamenti di sede del Museo Archeologico, avvenuti dalla sua fondazione nel 1867 in poi, si toccano alcuni dei monumenti più interessanti di Massa Marittima. Inizialmente allestito nel Convento di Sant’Agostino, qualche anno più tardi viene spostato nell’ex Monastero di Santa Chiara e nel 1875 inizia ad arricchirsi di reperti rinvenuti nei territori di Canino, Orte e Tarquinia e durante le campagne di scavo nella zona delle Colline Metallifere e in particolare nell’area di Puntone di Scarlino. Nel 1958 avviene un altro “trasloco”, nel Palazzo delle Armi, affacciato su Piazza Matteotti e oggi riconvertito a Museo di Arte e Storia delle Miniere, fino ad arrivare al 1978 in cui il Museo Archeologico trova finalmente casa nel Palazzo del Podestà.
Qui, l’esposizione museale del piano terra permette un excursus storico che inizia dal paleolitico inferiore, basandosi soprattutto sui tanti reperti rinvenuti nelle numerose grotte presenti nel territorio, mentre al primo piano si sviluppa la Sezione Etrusca, che, come detto, conserva tutti i ritrovamenti della zona delle Colline Metallifere, di Punta dello Scarlino e vicino al Lago dell’Accesa.
Chiesa di San Gregorio Magno
Gregorio Petrocchini è stato uno degli abitanti più illustri di Montelparo. Appena eletto Cardinale, volle donare al suo paese un luogo di culto, la Chiesa di San Gregorio Magno, consacrata nel 1615.
La sua generosità non si fermò però qui: donò alla chiesa numerosi oggetti di culto, importanti reliquie e pure un considerevole lascito per i prelati che dovevano gestirla.
Buona parte di questa ricchezza andò però distrutta nel 1745 a causa di un incendio. Fra i pochi oggetti superstiti di quella tragedia ci sono ancora oggi i quattro altari laterali, i paliotti di manifattura romana e i quadri settecenteschi della Via Crucis, da attribuire alla bottega fermana del Troiani. Elemento di spicco sono pure le tre campane collocate nel campanile a vela, fra cui una datata al 1354 e proveniente dal Castello di Bucchiano.
Chiesa di San Michele Arcangelo
A metà strada fra il Mar Adriatico e i Monti Sibillini, su un colle che guarda sulla Valle dell’Aso, si trova Montelparo, borgo medievale con una notevole presenza di chiese. Su Via Castello, un tempo area in cui sorgeva una fortezza difensiva, affaccia la quattrocentesca Chiesa di S. Michele Arcangelo, in precedenza intitolata a S. Angelo. Dei tre portali, quello centrale è gotico-rinascimentale e i due laterali cinquecenteschi, e aprono su un’unica navata che va a terminare su un presbiterio rialzato. Un tempo, i due portali laterali davano accesso uno all’Oratorio della Confraternita del SS.mo Sacramento, l’altro all’antico Monastero Benedettino, creando un complesso assai articolato che lascia intendere l’importanza di Montelparo, all’epoca centro religioso di spicco.
Della Chiesa di S. Michele Arcangelo meritano un’annotazione a parte gli affreschi del presbiterio, dovuti a maestranze dalmate del ‘400, oltre agli affreschi lungo le pareti laterali tra cui quello rappresentante il Mistero della Umana Salvezza attribuiti al Maestro Giacomo Bonfini da Patrignone. Gli affreschi, insieme al monastero e alla cripta, sono oggetto di un restauro, che punta a restituire la giusta importanza a questo pezzo di storia, del territorio fermano e dell’arte.
Chiesa dei S.S. Pietro e Silvestro Montelparo
Dietro la sua semplicità architettonica, la Chiesa dei SS. Pietro e Silvestro a Montelparo nasconde una storia di oltre 8 secoli con alterne vicende. Una bolla papale del 1460 sanciva per esempio che dopo due secoli di vita, l’edificio doveva passare dalla proprietà del Monastero di S. Angelo Magno di Ascoli, che allora lo aveva affidato ad alcune monache, ai monaci della Congregazione Olivetana, che nel 1555 unirono alla Chiesa di S. Pietro de Roncone la chiesa rurale di S. Silvestro. Una volta varcata la soglia del portale gotico in pietra arenaria ci si ritrova in uno spazio unico, a una singola navata, che dà su una sagrestia disposta su due piani. E qui lo sguardo non può che soffermarsi su un ciclo di affreschi del XVI secolo di pregevole fattura.
Chiesa di Santa Maria Novella Montelparo
Fra i tetti del borgo di Montelparo, in provincia di Fermo, si identificano numerose croci e campanili di edifici religiosi, costruiti tutti fra il XIII e il XVII secolo. Una delle più antiche è la Chiesa di Santa Maria Novella, consacrata nel 1383 ma già esistente alla fine del Duecento, stando ad alcuni documenti della Santa Sede riguardanti tributi e pendenze economiche, periodo in cui dipendeva dal Monastero Farfense di Santa Vittoria in Matenano. Come per la quasi totalità degli edifici del borgo, la facciata della chiesa è realizzata in laterizi, con un portale in pietra arenaria che apre su interni in stile neo-classico, dovuti a un rimodernamento del 1790. Sotto un soffitto definito da un’unica volta a botte, sono disposti dipinti su tela, su tavola, murali e affreschi, fiore all’occhiello della chiesa e di Montelparo.
Borgo di Acquasanta Terme
Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga da un lato e quello dei Monti Sibillini dall’altro. Nel mezzo, Acquasanta Terme, tremila abitanti che guardano dall’alto la Valle del Tronto, lambita dalla Via Salaria che conduce fino ad Ascoli Piceno, fra fitti boschi di castagni, abeti, faggi e querce. Una natura generosa, che trova il suo elemento più prezioso nelle fonti di acque termali, la cui presenza ha plasmato la storia stessa di Acquasanta Terme, contesa nei secoli da Longobardi, Franchi, e persino dai monaci benedettini di Farfa e dai vescovi-conti di Ascoli. Conosciute sin dall’antichità, le acque benefiche sono state definitivamente incanalate in un moderno complesso termale “solo” nel 1780: cure per le infiammazioni dell’apparato locomotore, antroterapia per l’apparato respiratorio, cure dermatologiche, fangoterapia, sedute rilassanti e trattamenti di bellezza. Benessere a 360 gradi, che si completa con l’escursionismo naturalistico e culturale, trovando sfogo in pregevoli monumenti quali per esempio la fortezza di Castel di Luco, realizzata nel XIV secolo lungo la Via Salaria, appena fuori dal borgo medievale di Paggese.
Acquasanta Terme offre inoltre numerosi appuntamenti culturali e gastronomici, che permettono di vivere a pieno le tradizioni del territorio. Ne è un esempio la Festa d’Autunno, una coloratissima mostra-mercato dei prodotti del bosco che si tiene annualmente la terza domenica di ottobre: le degustazioni di castagne e marroni sono il must, ma l’occasione è ghiotta per assaggiare molte altre prelibatezze gastronomiche, nel corso di una passeggiata per le vie del centro storico, animato anche da mostre fotografiche e spettacoli a tema.
Altro evento cult è il 10 agosto, la Festa di San Lorenzo, con la rievocazione storica in costume e la cena medievale nella piazza di Paggese. Numerosi gli happening di vario genere nei dintorni: la Sagra della Focarola, una tipica focaccia al forno, a Ponte d’Arli, e la Sagra del Fungo Porcino ad Ascoli Piceno, capoluogo che trova nella Festa di Sant’Emidio, il suo patrono, il suo momento più alto, con la celebre Quintana, cui Acquasanta partecipa con una delegazione.