Torre Normanna

Accanto al Castello di Cirò Superiore – l’abitato a monte rispetto a Cirò Marina, sul litorale – si erge la cosiddetta Torre Normanna, ritenuta essere il nucleo più antico del maniero stesso. Si tratta di un bastione pentagonale merlato, che poggia su una base circolare scarpata, attribuito alla nobile casata dei Carafa, feudatari di Cirò dal 1496 al 1542. Secondo alcuni studiosi altro non sarebbe che il frutto di un ampliamento di una preesistente fortificazione normanna dovuto a esigenze difensive, come avvenne contestualmente per il Palazzo della Licie, l’attuale Castello Sabatini, per il quale è documentata una ristrutturazione verso la fine del ‘500 con l’aggiunta di bastioni ai quattro angoli. Benché non visitabile per motivi di sicurezza, merita attenzione per la sua architettura esterna, ben visibile da Corso Luigi Lilio e dalla panoramica Piazza Mavilia.

Monumento ai Caduti della Prima e Della Seconda Guerra Mondiale

Anche un piccolo borgo del crotonese come Cirò ha offerto il suo tributo in vite umane all’esito dei conflitti bellici del Novecento. Se ne ha una misura camminando lungo il centrale Corso Luigi Lilio, dove ci si imbatte nel Monumento ai Caduti della Prima e Della Seconda Guerra Mondiale. Realizzato in marmo, cemento, pietra e bronzo, è piuttosto imponente e articolato, e frutto di due diversi momenti: nel 1921, anno di inaugurazione, fu infatti posta una lapide in bronzo con incisi i nomi dei 96 soldati nativi di Cirò scomparsi durante la Grande Guerra, mentre nel 1949 fu aggiunta una nuova lapide in marmo relativa ai caduti del secondo conflitto. Fulcro del monumento è infine una statua bronzea raffigurante un soldato ferito che stringe al petto un fucile.

Borgo di Corinaldo

Galeotto Malatesta. Un nome che a Corinaldo è sinonimo di distruzione. Fu lui infatti che nel 1360 rase al suolo questo antico borgo marchigiano nell’entroterra di Senigallia, ma ciò non impedì che i suoi abitanti lo ricostruissero da zero e anche meglio, come dimostra il fatto che oggi è inserito fra i “Borghi più belli d’Italia”. Ad accogliere i visitatori è un’imponente cinta muraria medievale, fra le meglio conservate non solo delle Marche ma forse d’Italia, cosa che ha preservato il centro storico da altre invasioni e distruzioni. Asse del paese è la Via Piaggia, una suggestiva scalinata di 109 gradini su cui incombono tutt’attorno case in mattoni rossi disposte a spina di pesce, e a metà della quale si trova il Pozzo della Polenta. Nome curioso che allude a un fatto storico che ha segnato il paese: nel ‘400, venne realizzato un pozzo per l’approvvigionamento idrico, poi interrato e infine ricostruito nel 1980. Da allora, proprio in questo luogo, ogni terza domenica di luglio viene rievocata una gloriosa pagina di storia, la cosiddetta Contesa del Pozzo della Polenta, a ricordo dell’eroica resistenza perpetrata nel 1517 dalla popolazione contro l’assedio di Francesco Maria I della Rovere.
Risale invece agli inizi del Novecento la triste vicenda della giovane martire Maria Goretti, nata a Corinaldo nel 1890 e morta a soli 12 anni in un tentativo di stupro e infine proclamata santa nel 1950. Nel borgo si visitano in sua memoria il Santuario di Santa Maria Goretti, dove è collocata un’urna in argento contenente una sua reliquia, e la casa natale, appena fuori dal paese.
Nel borgo c’è un’altra casa che richiama attenzione, ma per una storia assai diversa. E’ la cosiddetta Casa di Scuretto, soprannome dato a un certo Gaetano, ciabattino perditempo il cui figlio emigrato in America aveva fatto fortuna. Per anni aveva dunque mantenuto il padre inviandogli i propri guadagni, a patto che costui costruisse una bella casa per quando sarebbe rimpatriato. Gaetano però sperperava sempre tutto, e per continuare l’inganno, fece costruire una facciata, solo quella, e inviò la foto in America come prova. Il figlio però capì l’inganno e smise di mandare il denaro. La facciata è ancora lì, in piedi, al civico 5 di Via Piaggia, a ricordo anche di un’epoca di grandi flussi emigratori verso gli Stati Uniti.

Frontino

Fra i “Borghi più belli d’Italia” delle Marche c’è Frontino, Paese Bandiera Arancione ma soprattutto, con meno di 300 abitanti, il più piccolo Comune della Provincia di Pesaro e Urbino e dell’Unione Montana del Montefeltro. Il contesto è quello appunto delle dolci colline del Montefeltro, incluse nel Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello e dominate dal monte Carpegna, ai cui piedi si stende la Valle del fiume Mutino. Provengono da qui le pietre che lastricano le strade di Frontino e che hanno fornito la materia prima per erigere in passato torri e mura castellane, e più di recente le fontane realizzate da Franco Assetto, grande artista torinese precursore della pop art ed ispiratore del movimento artistico “Baroque Ensembliste”, che lasciò gran parte delle sue opere al Comune. Il monumento per eccellenza di Frontino è il Convento di Montefiorentino, per la sua importanza culturale ma anche religiosa, essendo stato fondato nel 1213 da San Francesco: include un piccolo chiostro e una cappella rinascimentale, intitolata ai Conti Oliva, un capolavoro attribuito a Francesco De Simone Ferrucci da Fiesole, dove un tempo erano esposte la splendida pala d’altare di Giovanni Santi, padre di Raffaello, e un affresco attribuito a Evangelista da Piandimeleto.

Appena fuori dal centro, in un bosco di querce secolari, si trova poi il Monastero di San Girolamo, recentemente restaurato e adibito a residenza d’epoca, e poco oltre un mulino ad acqua del trecento, detto di Ponte Vecchio, che riforniva di farina e pane il castello. Dotato un tempo di torre di guardia e difesa, oggi ospita il Museo del Pane.

A tramandare le tradizioni culturali, storiche e gastronomiche del luogo ci pensa anche un calendario fitto di eventi ormai consolidati da anni: si vedano ad esempio la Festa del Tartufo nero e il Festival degli Spaventapasseri ad agosto, la Sagra del Fagiolo a settembre e il Premio Nazionale di Cultura Frontino–Montefeltro a ottobre.

Mappamondo della Pace

Apecchio, in provincia di Pesaro Urbino, è famoso per due record: il primo, inserito nel Guinness dei Primati, è quello del Mappamondo della Pace, un globo geografico di 12,5 metri di diametro costruito interamente in legno, che grazie ad appositi meccanismi è in grado di simulare la rotazione terrestre e, aprendosi, può ospitare fino a 600 persone. Il secondo riguarda il vicolo più stretto d’Italia, nei pressi dell’ex quartiere ebraico e della chiesa della Madonna della Vita.
Apecchio ha però anche molto altro da offrire. Dentro Palazzo Ubaldini per esempio è allestito il Museo dei Fossili Minerali del Monte Nerone, con una delle raccolte di ammoniti più ricche e interessanti di tutta Italia. C’è poi il ponte medievale a schiena d’asino che attraversa il fiume Biscubio, un tempo unico accesso al castello che proteggeva il borgo, di cui oggi si può vedere solo l’imponente Torre dell’Orologio. Dal territorio, ricco e fertile, derivano i molti prodotti tipici della zona, che ad Apecchio animano una mostra mercato autunnale che ha come principale protagonista il pregiato tartufo bianco e nero.

Parco Archeologico di Sentinum

Visitare il Parco Archeologico di Sentinum, nell’anconetano, significa camminare nella storia, grazie alle numerose evidenze di un abitato datato a qualche secolo prima di Cristo. Cinta muraria, cardo e decumano, resti di un impianto termale pubblico urbano e di uno extra-urbano, colonne di granito, ville con pavimenti a mosaico, botteghe per la fusione del metallo o altri mestieri. La Sentinum dell’epoca romana era così, almeno nel 295 a.C., quando nella sua campagna avvenne la cosiddetta “Batttaglia delle nazioni”, in cui i Romani sconfissero la coalizione Italica formata da Galli Senoni e Sanniti. Una volta caduta in declino e abbandonata, Sentinum divenne una sorta di cava cui attingere pietre e marmi per la costruzione dei monumenti di Sassoferrato, borgo medievale a circa 1 km dagli scavi.

Civica Raccolta d’Arte – Raccolta Incisori Marchigiani

Il rischio di dispendere un prezioso patrimonio d’arte era grande, perché le 26 opere che oggi compongono la Civica Raccolta d’Arte di Sassoferrato erano distribuite fra chiese, conventi, confraternite e collezioni private della città e del territorio. Meglio dunque riunirle in un unico “contenitore”, quello della prestigiosa sede di Palazzo Oliva, edificio costruito nel XV secolo dal Cardinale Alessandro Oliva (1407-1463), illustre personaggio sassoferratese. I 26 dipinti coprono tre secoli di storia dell’arte, dal Quattrocento alla fine del Settecento, dalla fine del Medioevo all’età barocca, comprendendo anche due tele di Giovan Battista Salvi, noto come “Il Sassoferrato”, protagonista del classicismo europeo che nella Roma del XVII secolo trovò anche importanti committenze, per poi fare ritorno nel suo paese d’origine. La scuola pittorica marchigiana ebbe poi anche altri importanti interpreti, autori degli altri quadri qui esposti.

Palazzo Oliva è inoltre la “dimora” della Raccolta “Incisori Marchigiani”, creata grazie al generoso lascito dei coniugi Mirella e Franco Pagliarini, che donarono al Comune la propria collezione di opere grafiche. Si tratta di una collettanea di oltre quattrocento grafiche, realizzate da 200 artisti marchigiani, vero omaggio alla cultura e alla bellezza del territorio.

Cinta Muraria di Corinaldo

Percorrendo i 912 metri del camminamento di ronda delle mura medievali di Corinaldo, nell’anconetano, ci si imbatte in una serie di elementi architettonici dai nomi bizzarri. Il tour inizia dalla Porta di Santa Maria del Mercato, che conserva ancora le sedi di scorrimento delle catene del ponte levatoio. Di fronte ha inizio l’antica scalinata di Via Piaggia (detta “delle cento scale”), “cardo” del nucleo medievale, lungo la quale si incontra il Pozzo della Polenta. Seguono la Torre del Mangano, cosiddetta dall’antico strumento usato per pressare le stoffe, la Guardiola di Mezzogiorno, il Torrione del Calcinaro, il cui nome deriva dalla professione di chi lo abitava, e la Torre della Rotonda.

Il corridoio porticato poco oltre, detto “I landroni”, è ricavato dall’aggiunta di un piano agli edifici settecenteschi lungo Via del Corso, e conduce fino a Porta Nova. La Torre dello Sperone si fa notare per la struttura pentagonale, alta 18 metri, concepita nel XV secolo da uno dei più abili architetti militari dell’epoca, il senese Francesco di Giorgio Martini. Porta San Giovanni si differenzia invece per una serie di elementi costruttivi, come per esempio la “bianchetta”, porta a lato dell’arco d’ingresso per l’accesso alla città durante gli assedi, e ancora saettiere, archibugiere, piombatoi e merlature ghibelline a coda di rondine rimaste praticamente inalterate. Chiude il camminamento la Torre dello Scorticatore, alta 15 metri di altezza, il cui nome non lascia molta fantasia.

Castello Malaspina

Massa è un toponimo che in passato alludeva semplicemente a un’ “estesa proprietà fondiaria”. Quindi, la città toscana nei secoli mutò il suo nome a seconda di chi deteneva il potere in quel momento: Massa Lunense, quando fu di proprietà del vescovo di Luni, Massa del Marchese quando divenne terra dei Malaspina, e ancora Massa Cyba, dal nome dei loro successori, e infine Massa Ducale, nel momento dell’ammissione al Ducato di Modena.

Simbolo di Massa è il Castello Malaspina, imponente fortezza attualmente in fase di restauro, ma comunque aperto al pubblico, di cui si possono visitare i cortili, il mastino e i saloni del palazzo rinascimentale allestiti con mobili d’epoca parzialmente originali. Il progetto in fieri è quello di Si realizzare al suo interno un museo con reperti archeologici rinvenuti nella zona e datati dal Paleolitico all’età romana, oltre ai calchi delle celebri statue-stele della Lunigiana.

Museo Archeologico di Santa Severina

Museo Archeologico – Centro Documentazione e Studi sui Castelli. La dicitura integrale del museo che affaccia su Piazza Campo, cuore del borgo di Santa Severina, nel crotonese, è chiara: chiunque abbia interesse e curiosità su quel complesso sistema di fortilizi e manieri di cui le coste calabre sono disseminate, deve fare tappa qui, per approfondire tutto ciò che riguarda la loro costruzione, funzione e storia, in un arco che copre più di mille anni. Oltre a questa parte sugli “Studi sui Castelli” allestita nel bastione dell’Ospedale, si può poi visitare la sezione archeologica ambientata nelle sale ricavate nei bastioni del Settecento e dedicata ai piccoli e grandi centri abitati che popolarono la Valle del Neto dall’Età del Ferro all’Età Classica.

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