Cattedrale di Santa Anastasia

Santa Severina, uno dei 15 “Borghi più belli d’Italia” che annovera la Calabria, conserva molte vestigia del suo plurimillenario passato, suddivise in zone dai nomi più che evocativi, come Quartiere della Grecia e Rione della Iudea. Fra i monumenti gioiello di questo patrimonio fatto di storia e pietra c’è la Cattedrale di Sant’Anastasìa, nota anche come di Santa Maria Maggiore, principale luogo di culto cattolico del borgo e concattedrale dell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina.
La struttura, con impianto a croce latina con cupola, risale al 1274 e sorge sul luogo di un antico tempietto bizantino del X-XI secolo, con ogni probabilità costruito insieme allo splendido Battistero qui accanto. Il complesso comprende anche il Palazzo Arcivescovile.

Museo Diocesano di Santa Severina

Quella che affaccia sulla Piazza Campo antistante il Castello di Santa Severina è la “triade” perfetta, composta dalla Cattedrale di Sant’Anastasìa, dal Battistero bizantino e dal Palazzo Arcivescovile, che al suo interno accoglie il Museo Diocesano. Di recente fondazione – risale al 1998 per opera di Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Agostino – il museo ospita anche la Biblioteca Storica Diocesana e l’Archivio Storico Diocesano. Il risultato è un singolare polo culturale vero unicum sull’intero territorio calabrese e meridionale.

La Biblioteca in particolare vanta una raccolta di 25.000 volumi divisi fra il Fondo Antico, composto da incunaboli, pergamene e incisioni, e il Fondo Moderno, con libri di teologia, storia, medicina, fisica, letteratura, religione e arte tutti di pregevole valore. In virtù di ciò, nel 2003 la Biblioteca Storica Diocesana di Santa Severina è entrata a far parte del secondo Polo del Sistema Bibliotecario Nazionale.

Chiesa di Santa Filomena

Chiesa di Santa Maria del Pozzo, o del Pozzoleo, o ancora di Santa Filomena. Tre nomi che identificano lo stesso luogo sacro del borgo di Santa Severina, nel crotonese, e che richiamano i primi due la presenza di una cisterna e quindi una costruzione antecedente il X secolo d.C., poi una di epoca normanna eretta fra l’XI e il XII secolo. A caratterizzare l’edificio è una grande abside centrale, affiancata da 16 colonne e da due absidi minori e sormontata da una cupola di forma tronco-cilindrica. Ma a sorprendere è soprattutto la sua collocazione, sul ciglio di un costone di roccia a strapiombo sulla Valle del Neto, appena sotto il Castello Normanno fulcro della storia e dell’abitato di Santa Severina. Da visitare qui vicino anche il Museo Diocesano, dove sono conservate opere e suppellettili della chiesa stessa.

Museo del Gusto e delle Tradizioni Popolari

La sigla MAGB sintetizza i molti contenuti espressi dal Museo Civico di Buonvicino, che altri non sarebbe che il Museo del Gusto e delle Tradizioni Popolari, noto anche come Museo Arti Gusto Buonvicino.

Cinque le sezioni che creano il percorso espositivo, volto a conservare, valorizzare e tramandare la memoria e il sapere di questo piccolo borgo del cosentino: Archeologia, con i reperti rinvenuti negli scavi di epoca bizantino-longobarda; Arte Contemporanea, con opere di ceramica artistica locale; Arte Popolare, sezione volta a ricostruire usi e costumi contadini; Arte Sacra, che raccoglie corredi e paramenti di varie chiese della zona; Beni Ambientali, con campioni di roccia ignee e sedimentarie, di stalattiti e stalagmiti del Parco Nazionale del Pollino, di cui Buonvicino fa parte.

Un insieme che restituisce un quadro prezioso quanto complesso, a tratti inimmaginabile, di una micro realtà come quella di Buonvicino, ma che rende perfettamente l’idea di ciò che sa esprimere la Calabria meno nota.

Nuraghe Paddaggiu

Chi è pratico della costa della Sardegna via mare sa che fra Castelsardo e Valledoria, nel nord dell’isola, c’è un punto dove si può ammirare la famosa roccia dell’elefante, curiosa conformazione plasmata dal vento. Viaggiando via terra, sempre in questa zona, si fa tappa anche in un altro luogo iconico, il Nuraghe Passaggiu, fra i siti più significativi dell’età nuragica di tutta la provincia di Sassari. La struttura originaria del nuraghe era a tholos, con un bastione, due torri laterali e uno spesso muro di cinta slto 27 metri che includeva il villaggio di capanne, realizzate in pietra e con tetto in paglia.

Nuraghe Ruju

Con la sua imponente forma a tronco di cono, il Nuraghe Ruju è un punto di riferimento nel territorio di Chiaramonti, nel sassarese, tappa obbligata lungo la strada Sassari-Tempio Pausania. Lo si nota subito in mezzo alla macchia mediterranea, con i suoi grossi massi squadrati di trachite rossa (da cui “ruju”, rosso), che gli conferiscono una caratteristica colorazione bruna. L’architettura è semplice ma d’impatto: venti filari di pietre disposte, partendo dal basso con le più grandi e salendo verso quelle più piccole, che racchiudono una camera centrale e tre laterali, più una superiore raggiungibile con una scala a spirale.

Nuraghe Corvos

Lungo le sponde del fiume Mannu si possono scorgere alcune costruzioni antichissime risalenti alla prima età del Ferro. Nuraghi come il cosiddetto Corvos, situato a pochi minuti dal borgo di Florinas. La sua conformazione è quella classica di un nuraghe complesso:
una torre principale di pianta circolare alta circa 8 metri, e un bastione con due torri secondarie. La sua particolarità è quella di presentare tracce di restauri effettuati già in epoca remota, per via di alcuni cedimenti strutturali. Per esempio, la torre principale, costruita con grossi blocchi di calcare, è stata rimaneggiata con conci di trachite scura ben lavorati.

Per raggiungere il sito, si percorre la SS 131 e all’altezza di Sassari, in direzione Oristano-Cagliari, si prende il bivio di Florinas e si svolta a sinistra, sulla Provinciale 3. Giunti a Florina, si prosegue verso Cargeghe e, dopo la Chiesa di Sant’Antonio, si svolta a sinistra e si prosegue per alcuni chilometri.

Nuraghe Oes

La “Valle dei Nuraghi”. La definizione della piana di Campu Giavesu, vicino a Giave, nel sassarese, anticipa ciò che si può trovare in prossimità del fiume riu Mannu: qui, fra il IX e il VI secolo a.C., con grossi massi di basalto fu realizzato il Nuraghe Oes, il cui edificio principale è costituito da una torre a tre piani con 29 filari di pietre, alta 16 metri e con un diametro di 11 e mezzo. Il bastione bilobato che si diparte dalla torre ha 50 metri di perimetro e racchiude un cortile e due torri secondarie. Il complesso nuragico di Oes si sviluppa su una superficie di 450 metri quadrati e include un’area sacra con un recinto a forma esagonale, un tempietto a megaron, un vasto insediamento abitativo di capanne circolari ed ellittiche e i resti di una tomba di Giganti.

Ecomuseo del paesaggio della Valle del Raganello

L’espressione “museo diffuso” rende perfettamente l’idea di ciò che è l’Ecomuseo del Paesaggio della Valle del Raganello di Civita, nel cosentino. Il quartier generale si trova nell’antico Palazzo Castellano di proprietà dell’Ente Parco Nazionale del Pollino, ma è tutt’attorno al borgo che si sviluppano gli itinerari di conoscenza del territorio, oggetto primario delle varie attività proposte. L’Ecomuseo è a tutti gli effetti un’istituzione che assicura, in forma permanente e con la partecipazione della popolazione, la conservazione e la valorizzazione dei beni naturali e culturali, quest’ultimi intesi come materiali e immateriali, qui radicati da secoli, mirando a un modello di sviluppo sostenibile.

Il Museo prevede un laboratorio di idee per la comunità locale, un centro visite e informazione per l’organizzazione delle escursioni in zona, una biblioteca scientifica e una sala espositiva per approfondire i singoli argomenti, fra cui figura anche la cultura arberesh e la sua presenza sul territorio.

Museo Civico di Gerace

Prima seminario, poi caserma dei carabinieri, scuola elementare e infine sede municipale. Tante le vesti indossate dall’edificio cinquecentesco nel centro storico di Gerace che dal 2010 accoglie il Museo Civico. Nelle cinque sale, decine di reperti archeologici recuperarti nel territorio dell’antica locride illustrano un excursus temporale di oltre duemila anni, che conduce dall’Età del Ferro, a quella della Pietra, del Rame, del Bronzo fino all’Età della Ceramica e da qui al Medioevo, periodo fra i più floridi per questo borgo del reggino, inserito nella zona tutelata dal Parco Nazionale dell’Aspromonte.

Il Museo funge anche da Centro Informativo e da punto di partenza di un itinerario che tocca le cinque chiese più importanti di Gerace: San Francesco, Santa Caterina d’Alessandria, L’Annunziatella, San Martino e Santa Maria Del Mastro.

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