Pinacoteca di Brera

Palazzo Brera è un esempio di architettura tardo barocca che ospita una delle Pinacoteche d’arte più frequentate d’Italia. Ufficialmente istituita nel 1809, la Pinacoteca di Brera venne ampliata successivamente con scopi didattici accanto all’Accademia di Belle Arti voluta da Maria Teresa d’Austria. Per volere di Napoleone divenne un museo, esponendo dipinti provenienti dai territori conquistati dai francesi.

All’interno opere straordinarie tra cui il dipinto “Cristo morto nel sepolcro e tre dolenti” di Andrea Mantegna, la “Cena in Emmaus” di Caravaggio, lo “Sposalizio della Vergine” di Raffaello Sanzio, “Il bacio” di Francesco Hayez e altre opere di maestri come Bramante, Giovanni Bellini, Gentile da Fabriano, Tintoretto, Canaletto, Lorenzo Lotto, Piero della Francesca, Mattia Preti, Umberto Boccioni e Georges Braque.

Oltre alla Pinacoteca, Palazzo Brera ospita la Biblioteca Nazionale Braidense, l’Osservatorio Astronomico, l’Orto Botanico, l’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere e la rinomata Accademia di Belle Arti. Alcuni spazi sono dedicati a esposizioni temporanee, mentre altri accolgono eventi e conferenze su temi di attualità, rendendo Palazzo Brera un complesso culturale dinamico e multisfaccettato.

Parco Archeologico di Baratti e Populonia

Ferro ed ematite. Per secoli, attorno a questi due minerali è stata costruita la fortuna della città, etrusca prima e romana poi, di Populonia, oggi al centro del Parco Archeologico di Baratti e Populonia. Siamo in Toscana, lungo la Costa degli Etruschi, alle pendici del promontorio di Piombino, che guarda sul Golfo di Baratti, un tempo dominato da questa ricca cittadina di cui si possono ancora vedere la vaste necropoli, le cave di calcarenite e i quartieri industriali dove si lavorava il minerale di ematite giunto dall’isola d’Elba per ricavare lingotti di ferro. Sull’acropoli si scorgono pure alcuni resti delle capanne che quasi tremila anni fa ospitavano le più antiche famiglie aristocratiche. Non distanti ci sono invece i resti monumentali di epoca romana, datati al II secolo a.C., in cui si identificano templi, terme e santuari. Aggirarsi fra queste rovine significa ripercorrere strade solcate dalle ruote dei carri, ammirando il golfo con l’Elba e la Corsica che fanno capolino all’orizzonte.
Ai piedi del promontorio si apprezzano anche le distese boscose al posto delle quali, fino a qualche decennio fa, prima delle bonifiche moderne, era un susseguirsi di laghi e lagune, ricche di pesce e di vegetazione palustre. Percorrendo i sentieri che risalgono il promontorio ci si imbatte poi nei ruderi del Monastero benedettino di San Quirico, ultimo scampolo di una città medievale ormai scomparsa.

Castello Visconteo di Pavia

Il Castello Visconteo di Pavia, imponente struttura eretta nel 1360 per volontà di Galeazzo Visconti, è oggi in pieno centro storico mentre, sette secoli fa, era circondato da un vasto parco, utilizzato come riserva di caccia e centro culturale e ricreativo per tutta la corte.

L’architettura del castello ricorda quella del Castello Sforzesco di Milano, con le sue mura merlate, il meraviglioso loggiato, le sale affrescate e le ampie bifore che decorano la facciata. Nonostante sia stato teatro della storica battaglia di Pavia nel 1525 tra l’esercito francese e l’armata imperiale, il castello ha conservato la sua struttura originaria.

Acquisito dal Comune all’inizio del XX secolo, il Castello Visconteo è ora la sede dei Musei Civici con collezioni come il Museo Archeologico e Sala Longobarda, la Sezione Romanica e Rinascimentale, la Pinacoteca Malaspina e la Pinacoteca del Seicento e del Settecento, la Quadreria dell’Ottocento e il Museo del Risorgimento. Un autentico scrigno di tesori culturali che raccontano la storia e l’arte attraverso le epoche.

Autunno Pavese

L’autunno nella provincia di Pavia offre un’esperienza vivace e coinvolgente, soprattutto tra metà settembre e metà ottobre, quando l’intera zona è animata da degustazioni, cene a tema, visite e merende nelle aziende agricole e nei vigneti dell’Autunno Pavese Tour.

Inoltre, tra fine settembre ai primi giorni di ottobre, il suggestivo Palazzo Esposizioni ospita l’Autunno Pavese Fiera, un evento che continua a riscuotere successo anno dopo anno.

Nata nei primi anni ’50, quando l’idea di celebrare le eccellenze enogastronomiche era ancora agli albori, Autunno Pavese offre un’opportunità unica di immergersi nella cultura culinaria e vinicola della regione, permettendo ai visitatori di partecipare a un ricco programma di attività.

Collisioni, Il Festival AgriRock

Barolo capitale dell’ enologia piemontese, e dal 2009 anche della letteratura e della musica grazie a Collisioni Festival – Festival di Letteratura e Musica in Collina. Un palcoscenico diventato poco a poco sempre più importante e internazionale e che oggi vede alternarsi interpreti di diversi generi musicali – dall’hard rock al folk e pop – a scrittori, giornalisti, attori e registi di fama mondiale.

La manifestazione è fra quelle di maggior richiamo in Piemonte, attirando ogni anno a Barolo, borgo di appena 700 abitanti, fino a 100.000 persone nell’arco di tre giorni.

Ricchissimo il calendario che prevede performance non-stop in piazza e per le strade del paese, dove si incontrano artisti del calibro di Patti Smith, Zucchero, Bob Dylan, Deep Purple, Carlo Verdone, Luciana Littizzetto, Luciano Ligabue, Ferzan Ozpetek, in un melting pot di culture e suoni a dir poco inconsueto.

Basilica di Superga

Corso Francia, Palazzo Reale a Torino e Castello di Rivoli. Lungo quest’asse ideale si colloca la Basilica di Superga, che dall’alto del colle omonimo, da 669 metri di quota, domina tutto il capoluogo piemontese fino alle Alpi. A volerne la costruzione fu il duca di Savoia Vittorio Amedeo II, che nel 1706 scelse questo punto di osservazione per tenere sott’occhio lo svolgimento della battaglia contro l’esercito Franco-Spagnolo di Luigi XIV. Gli annali raccontano che mentre si trovava sul colle insieme al Principe Eugenio di Savoia Soisson, con il quale guidava l’esercito locale, il duca fece voto di costruire un monumento alla Madonna in caso di vittoria. All’indomani della vittoria, dunque, il progetto fu affidato a Filippo Juvarra, l’architetto di fiducia di casa Savoia, già artefice di alcune delle Residenze Sabaude, come per esempio la Venaria Reale e la Palazzina di Caccia di Stupinigi. L’edificazione della Basilica iniziò il 20 luglio 1717 e durò 14 anni, per poi essere consacrata nel 1731.

Visibile sin dal centro città, la chiesa barocca ha dimensioni imponenti, a partire da quelle della cupola ottagonale alta 65 metri (75 se si considera la croce sulla lanterna), contornata da due eleganti campanili gemelli alti 60 metri. La lunghezza del pronao in marmo a otto colonne corinzie è invece di 51 metri, spazio che introduce a un interno solenne a pianta circolare, arricchita da sei cappelle e da quattro altari, oltre all’Altare Maggiore. Di dimensioni generose anche la cripta sotterranea, che accoglie i sepolcri di 58 membri di Casa Savoia.
Il complesso della Basilica di Superga, dal 1997 Patrimonio dell’Umanità Unesco insieme alle altre Residenze Sabaude, comprende anche un ampio monastero con chiostro, che in origine ospitava la Congregazione dei Sacerdoti Regolari, istituita da Vittorio Amedeo II nel 1730, cui sono subentrati, a partire dal 1966, i padri dell’Ordine dei Servi di Maria, attuali gestori della basilica. Sul piazzale a destra della chiesa, si trova un monumento inaugurato nel 1902, dedicato alla memoria del re Umberto I di Savoia.

Musei Reali di Torino

Otto musei per 55.000 mq di esposizione. Il polo dei Musei Reali di Torino è fra i più vasti, vari e dinamici che si possa immaginare, che aggiunge al capoluogo piemontese un plus non da poco, in grado di attirare un ampio pubblico. Il Palazzo Reale, i Giardini Reali, la Biblioteca e l’Armeria Reale, la Galleria Sabauda, il Museo Archeologico, Palazzo Chiablese e la Cappella della Sindone: un ensemple capace di riunire sotto la medesima gestione tesori che vanno da reperti preistorici ad armi appartenute a re e imperatori (c’è persino una delle spade personali di Napoleone Bonaparte), a quadri e sculture dei più grandi artisti del passato fino alla Sacra Sindone conservata nel Duomo.

Il solo Palazzo Reale, nei suoi ambienti sfarzosi che nulla avevano da invidiare alle grandi regge del resto d’Europa, custodisce arredi e opere d’arte realizzati tra il XVI e il XX secolo. L’edificio è esso stesso un capolavoro frutto di quasi due secoli di progetti, lavori e modifiche apportate dai più rinomati architetti dell’epoca, dal primo progettista, Ascanio Vitozzi, a Filippo Juvarra e Benedetto Alfieri che lo ultimarono. Nella Galleria del Beaumont all’interno di esso si trova l’Armeria Reale, aperta al pubblico nel 1837, con una ricchissima collezione con armi e armature che dal periodo archeologico giungono all’Ottocento. Da qui si passa alla Biblioteca Reale, fondata nel 1831 da Carlo Alberto, con una raccolta di disegni opera di grandi maestri tra i quali Michelangelo, Raffaello, Rembrandt.
Passando in rassegna la Galleria Sabauda, si va da tele di van Eyck a Rubens e van Dyck; e ancora da Mantegna, Paolo Veronese, Orazio Gentileschi a Guido Reni. Il piano sotterraneo dello stesso edificio e le Orangeries ospitano il Museo Archeologico, affacciato sull’area del teatro romano.
Una volta usciti, non resta che visitare i Giardini Reali, 7 ettari di verde unici per valore monumentale e ambientale. Si deve invece al genio di Guarino Guarini la Cappella della Sindone ricavata all’interno del Duomo, realizzata tra il 1667 e il 1690, resa nuovamente accessibile al pubblico nel 2018, circa vent’anni dopo l’incendio che la danneggiò profondamente.

Santuario Santa Maria dell’Isola

Tropea, Santuario di Santa Maria dell’Isola. In effetti, a guardarlo bene, il promontorio su cui sorge il monumento simbolo del borgo e ormai della Calabria intera, sembra proprio un lembo di terra a se stante, congiunto al centro abitato da un tratto del litorale tirrenico fra i più belli. Con ogni probabilità, questa “isola che non c’è” era già abitata nel VII-VIII secolo da alcuni eremiti, che apprezzavano la serenità del luogo, ideale per una vita contemplativa e ascetica.

Certo è che nell’XI secolo qui approdarono dei monaci basiliani, soppiantati poco dopo dai Benedettini. Questo avvenne attorno al 1060, quando il duca normanno Roberto Il Guiscardo sancì che dal rito greco si passava a quello latino, e con esso, che il possedimento del Santuario, secondo la formula “Sancta Maria de Tropea cum omnibus pertinentiis suis”, entrava nell’orbita dell’Abbazia di Montecassino, nel Lazio, che tuttora ne detiene la proprietà.

Fra leggenda e verità si colloca invece il racconto di una statua della Vergine portata qui dall’Oriente che avrebbe compiuto miracoli, ingenerando una sorta di pellegrinaggio al Santuario. Un fenomeno giunto ai giorni nostri, che, soprattutto in primavera ed estate, vede ancora migliaia di fedeli approdare all’”isola” per chiedere una grazia.

Abbazia del Goleto

L’ultimo capitolo della quasi millenaria storia dell’Abbazia del Goleto, ossia del complesso della cittadella monastica del Santissimo Salvatore al Goleto, risale al 2021, anno in cui in questo rifugio dello spirito situato tra S. Angelo dei Lombardi e Rocca San Felice, in provincia di Avellino, si è insediata una fraternità presbiterale diocesana, che ogni giorno apre le porte a visitatori e pellegrini.

A fondarla fu nel 1133 Guglielmo da Vercelli, su un terreno ricevuto in dono da Ruggero, signore normanno della vicina Monticchio, il quale espresse il desiderio di creare una comunità mista di monaci e monache guidata da una badessa. E così fu. Il complesso comprendeva il monastero grande delle monache, a fianco dell’abside, e quello più piccolo dei monaci, davanti alla facciata. Grazie all’operato di abbadesse determinate come Febronia, Marina I e II, Agnese e Scolastica, la comunità crebbe e si arricchì di terreni e di opere d’arte. La torre Febronia, per esempio, è un vero capolavoro di arte romanica costruita con blocchi lapidei recuperati da un mausoleo romano, mentre la Cappella di San Luca, edificata nel 1255 per accogliere le reliquie del santo evangelista, è il gioiello dell’abbazia.

Castello di Santa Severina

Il Castello di Santa Severina a Crotone è un perfetto esempio del concetto di stratificazione cronologica. Recenti scavi hanno infatti riportato alla luce resti d’età greca, di una chiesa e di una necropoli di epoca bizantina, il che farebbe pensare che qui, al posto della fortificazione voluta nell’XI secolo dal duca normanno Roberto Il Guiscardo, ci sarebbe stata l’acropoli dell’antica Siberene.

Unica certezza è che a oggi il Castello, detto anche Carafa, è una delle fortezze militari meglio conservate del Sud Italia, anche grazie al minuzioso restauro che fra il 1994 e il 1998 ne ha ripristinato l’antico aspetto: quattro torri cilindriche agli angoli di quattro bastioni sporgenti, il tutto innestato su un mastio quadrato. Simmetrie perfette e austere, da ammirare prima da fuori e poi dall’interno, dove hanno sede il Centro Documentazione Studi Castelli e Fortificazioni e l’Enoteca Valle del Neto, perfetta per degustare i vini della zona, magari durante un vernissage o dopo un concerto in una delle sale adibite a location di eventi.

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