Parco Archeologico e le Aree Archeologiche delle Tavole Palatine

Nell’antichità, dove c’era un corso d’acqua, sorgeva una città destinata in genere alla prosperità. Nel suo piccolo, Metapontum – il cui toponimo significa “fra due fiumi” – non ha fatto eccezione. Anzi. Sorta fra i corsi del Bradano e del Basento, fu una delle “poleis” più floride della Magna Grecia e della costa ionica dell’odierna Basilicata.

Oggi, Metaponto è una frazione del comune di Bernalda, in provincia di Matera, meta turistica dalle numerose attrattive: in primis, il sito archeologico e il museo annesso, il cui simbolo sono le cosiddette Tavole Palatine, dodici colonne in stile dorico resti dell’imponente Tempio di Hera, e le memorie legate alla scuola del matematico Pitagora, che qui visse e morì nel 495 a.C., Poi ci sono le spiagge di sabbia dorata mai troppo affollate, le strade tortuose, i paesaggi brulli che a tratti cedono il passo a vaste aree di macchia mediterranea, a suggestive pinete e a campi di grano. E infine le masserie trasformate in agriturismi o aziende agricole dove fare soste ritempranti a base di prodotti e piatti tipici.

Porto Turistico di Maratea

Con 550 posti barca ben attrezzati e distribuiti su due moli, il porto turistico di Maratea è un punto di riferimento per chiunque pratichi nautica da diporto lungo le coste tirreniche, e precisamente l’area del Golfo di Policastro. Fra il promontorio chiamato La Timpa, dove in epoca pre-romana sorse il primo abitato di Maratea, e la costa di Filocaio, si trova la spiaggia di Cala d’i Cent’ammari, caratterizzata da una secca naturale che l’ha resa per secoli un piccolo porto naturale. Poco distante è la volta della spiaggia di Cala Tunnara, detta anche Darsena, in corrispondenza del promontorio La Timpa. Chiude il golfo la spiaggia del Crivo, la più frequentata del Porto e, a causa della vicinanza allo scalo marittimo, oggi non più balneabile.

Basilica Sant’Andrea

Architettura romanica e gotica italiana si fondono nella Basilica di Sant’Andrea di Vercelli, simbolo del capoluogo di provincia piemontese. Eretta per volontà del cardinale Guala Bicchieri fra il 1219 e il 1227, ha elementi che si ispirano a modelli architettonici cistercensi. Già la facciata merita la giusta attenzione, nel suo originale mix cormatico che
Accosta la pietra verde di Pralungo, la bionda calcarenite del Monferrato e il serpentino di Oria in Valsolda.
Una volta all’interno si scopre l’impianto a croce latina suddiviso in tre navate scandite da campate con volte a crociera costolonate e archi a sesto acuto. Il resto dell’edificio si presenta piuttosto spoglio, in sintonia con quella sobrietà tipica del romanico. Il chiostro adiacente alla basilica, che un tempo ospitava i canonici vittorini, accoglie il Piccolo Studio e l’Aula Magna dell’Università del Piemonte Orientale, allestiti negli spazi un tempo destinati rispettivamente alla Foresteria e al refettorio. La Sala Capitolare di epoca medievale merita invece una sosta contemplativa della Madonna col Bambino di Bernardino Lanino.

Museo Diocesano di Aversa

Le Sale del Baldacchino, di Loreto e di San Sebastiano e il Deambulatorio del duecentesco Duomo di Aversa sono i suggestivi ambienti che accolgono la ricca esposizione di oggetti e opere d’arte del Museo Diocesano. Due i nuclei che identificano il percorso: quello nel Deambulatorio, derivato da una mostra allestita nel 1990 dal titolo “La Cattedrale nella storia. Aversa 1090-1990. Nove secoli di arte”, che raccoglie reperti architettonici e scultorei, oltre che arredi liturgici e reliquiari presenti nel Duomo; e il nucleo delle altre tre sale, che vede fra i capolavori un trono per l’esposizione eucaristica in argento, alcune pergamene dell’XI secolo, il reliquiario della Sacra Spina e sette tavole quattrocentesche dell’artista partenopeo Angiolillo Arcuccio. Il percorso offre uno spaccato unico dell’epoca compresa fra l’XI e il XII secolo, quel periodo normanno che tanti sviluppi e mutamenti storici portò nel Sud Italia.

Palazzo Arezzo

Dalle macerie del terremoto del 1693, Ragusa e le città della Sicilia Orientale sono poco a poco risorte, con una nuova veste che le ha trasformate in veri e propri gioielli architettonici, che nella sola “Isola Barocca” di Ragusa conta ben 18 monumenti inseriti nel listing del Patrimonio dell’Unesco.

Fra le emergenze da non perdere del Centro Storico c’è Palazzo Arezzo di Trifiletti, completato a metà dell’800, tra Piazza Duomo e Corso XXV Aprile, di fronte al Circolo di Conversazione e al Teatro Donnafugata annesso all’omonimo Palazzo.

La visita regala il privilegio di ritrovarsi immersi in atmosfere autentiche, vissute ma intatte, che trasmettono l’orgoglio di chi custodisce 900 anni di storia di una delle più nobili famiglie siciliane e due secoli di arte racchiusa in queste stanze.

Ambienti ricchi di opere d’arte, arredi e memorabilia di varie epoche, che oggi fanno da sfondo a set di servizi fotografici, eventi, matrimoni, cene di gala dal sapore “gattopardesco”.

Sacro Monte di Oropa

Guardando la spianata su cui sorge il Santuario di Oropa, circondato dalla corona delle Alpi Biellesi, non resta che pensare che è semplicemente grandioso. Il più importante e vasto santuario delle Alpi, dal 2003 dichiarato Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco insieme al sistema di Sacri Monti di Piemonte e Lombardia, richiederebbe una giornata intera per essere visitato a dovere: si compone infatti di una serie di edifici, costruiti nel corso di secoli a partire probabilmente dal IV d.C. per volere di Sant’Eusebio, primo vescovo di Vercelli e del Piemonte. Le prime notizie certe si hanno invece nel 1207, quando in una Bolla papale si fa riferimento a due chiese in quei di Oropa, risalenti all’VIII secolo. Fu poi dal Quattrocento che le famiglie biellesi iniziarono a costruire case private per ospitare i numerosi pellegrini che giungevano qui per venerare la Madonna Nera. La maggior parte di ciò che vediamo oggi è invece frutto della devozione di Casa Savoia, che a partire dalla metà del XVII secolo mise a disposizione i suoi più grandi architetti – l’Arduzzi, lo Juvarra e il Guarini – per rendere spettacolare il Santuario. E ci riuscirono di certo. Nel complesso si distinguono pertanto la Basilica Antica del Seicento, che al suo interno custodisce il sacello eusebiano decorato da preziosi affreschi del Trecento e la statua della Madonna Nera, realizzata nel Duecento in legno di cirmolo da uno scultore valdostano; la Basilica Superiore (o Chiesa Nuova), la cui realizzazione richiese più di un secolo di lavori. Iniziata nel 1885, fu portata avanti nonostante le due guerre, per essere infine consacrata nel 1960. Di questo edificio, si notano soprattutto le dimensioni mastodontiche della cupola che dominano tutta la valle: 33 metri di diametro per 80 metri di altezza. Ma non è finita. Il Santuario comprende anche le 12 cappelle del Sacro Monte di Oropa, popolate di statue di terracotta policroma dedicate alla storia della vita di Maria. Costruito tra il 1620 e il 1720, richiese la collaborazione di alcuni dei più grandi artisti dell’epoca, che insieme realizzarono un vero e proprio paesaggio sacralizzato.

Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Basterebbe la cosiddetta collezione degli Ori di Taranto per giustificare il viaggio nella “città dei due mari” e la visita al Museo Archeologico Nazionale di Taranto. Si tratta infatti di una copiosa raccolta di gioielli comprendente anelli, orecchini, bracciali e corona di epoca ellenistica e romana, che contribuisce a fare del MArTa uno dei più importanti d’Italia, dal 2014 annoverato fra i 20 del Paese con autonomia speciale.

Anno di fondazione del museo, il 1887, data che segna per il capoluogo pugliese la realizzazione del Borgo Umbertino, conseguente all’urbanizzazione della zona a est del Canale Navigabile. Lunga e articolata la storia dell’edificio risalente alla fine del Settecento, poi rimaneggiato nel 1903 per il rifacimento della facciata, e ancora fra il 1935 e il 1941 per l’aggiunta di una nuova ala. Ultimo restyling, fra il 1998 e il 2016, anno in cui prende forma il percorso museale attuale, che in una sequenza cronologica progressiva conduce dalla Preistoria all’Alto Medioevo.

Villa Romana di Casignana

Fino al 1963, la località di Casignana, a circa 85 km da Reggio di Calabria, era pressoché sconosciuta. A portarla agli onori delle cronache è stato il fortunoso ritrovamento di una sontuosa Villa Romana, risalente al I secolo a.C. Le caratteristiche architettoniche, il fasto degli ambienti e, soprattutto, i raffinati mosaici dei pavimenti hanno fatto pensare alla residenza di una famiglia patrizia molto importante nella zona, con ogni probabilità legata all’attività vinicola. Fra le parti riemerse, oltre a una cisterna e a una fontana monumentale, c’è anche un impianto termale, composto come da regola aurea da frigidarium, tepidarium, caldarium.

Meritano un cenno in più i mosaici, che evocano tecniche e soggetti musivi tipici del Nord Africa, fra cui spicca quello della “sala delle Nereidi” (datato al III secolo d.C.), in cui si distinguono un corteo marino composta da quattro Nereidi in groppa ad altrettanti mostri con fattezze di leone, tigre, cavallo e toro.

Sacro Monte di Orta

Ciascuna delle venti cappelle del Sacro Monte di Orta raffigura un episodio della vita di San Francesco, una particolarità che lo rende unico, poiché in genere a essere rappresentata è la vita di Cristo o della Madonna. Realizzato sul modello del vicino Sacro Monte di Varallo, noto come la “Gerusalemme della Valsesia”, sorge al centro della penisola di Orta San Giulio, sulla riva orientale del Lago d’Orta, in provincia di Novara, e presenta un itinerario a spirale che, di passo in passo, illustra vari stili architettonici e decorativi, in un excursus storico-artistico che va dal tardo Rinascimento al Barocco.

Un progetto imponente che vide la collaborazione di numerosi grandi artisti dell’epoca, quali Cristoforo Prestinari, Dionigi Bussola, i Fiammenghini, i fratelli Righi e molti altri, tanto che, insieme agli altri sei Sacri Monti del Piemonte (oltre a Varallo, Belmonte, Crea, Domodossola, Ghiffa, Oropa) e ai due della Lombardia (Ossuccio e Varese), dal 2003 è inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO.
La ventesima e ultima cappella regala un’altra particolarità: l’edificio è una chiesa di epoca proto-romanica, rifatta nel Seicento ispirandosi alla Basilica Inferiore di Assisi. Un ultimo estremo omaggio al Santo Patrono d’Italia.

Castello Aragonese

Si chiama Castel Sant’Angelo, ma non si trova a Roma, davanti alla Basilica di San Pietro, bensì a Taranto, affacciato sui due mari, all’ingresso del borgo antico della città. Impossibile non rimanere affascinati dalla mole imponente di questa fortezza, nel cui impianto architettonico si possono riconoscere elementi di epoca greca, bizantina, normanno-svevo-angioina. Il primo nucleo risale al 780, a quando cioè i Bizantini decisero che era il momento di dotare la “città dei due mari” di un sistema difensivo contro le continue incursioni dei Saraceni e della Repubblica della Serenissima. Sorsero così alte torri e strette, dalle quali si combatteva con lance, frecce, pietre e olio bollente. Fu poi fra il 1487 e il 1492 che, mentre Cristoforo Colombo era intento alle sue esplorazioni, qui a Taranto Ferdinando I Re di Napoli incaricava il celebre architetto militare Francesco di Giorgio Martini di rivederne l’impianto, perfezionando le dotazioni di bordo anti incursioni nemiche. Nacque così il Castello Aragonese di Taranto, nella foggia in cui ancora oggi lo conosciamo e possiamo scoprirlo, partecipando alle visite guidate gratuite che tutti i giorni, festivi inclusi, sono organizzate dalla Marina Militare, che lo rende accessibile con visite guidate gratuite tutti i giorni, festivi inclusi.

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