Montagna Cuneese

Non una, bensì dodici vallate, contando solo le principali, formano il sistema delle Montagne Cuneesi. Disposte a raggiera attorno al loro fulcro, la città di Cuneo, comprendono la Val Tanaro, la Valle Corsaglia, la Pennavaire, la Mongia, la Casotto… fino alla Valle Monregalese, con Mondovì, culla del Barocco Piemontese, e alla Valle Po, con la bella Saluzzo dal volto medievale e la cima del Monviso alta 3.841 metri che sul fianco vede sgorgare le sorgenti del Grande Fiume.

Dodici valli più una serie di diramazioni minori, per un ecosistema a se stante, terreno fertile per ogni genere di attività sportiva: cicloturismo, MTB, escursionismo, arrampicata, sci da discesa, fondo, sci escursionismo, sci alpinismo, freeride, snowboard e iceclimbing. Un vero paradiso per gli amanti dello sport e della natura incontaminata, con la costante di offrire sempre panorami e scorci emozionanti sull’arco alpino e soste in borghi antichi per apprezzare le locali tradizioni enogastronomiche.

Monti Lepini

Sembra un gioco di scatole cinesi, ma nella provincia di Latina, si innestano una serie di catene montuose, tre per la precisione, i Monti Lepini, i Monti Ausoni ed i Monti Aurunci, compresi a loro volta dai Monti Volsci. In particolare, la linea tracciata dai Monti Lepini è punto di incrocio di tre province, Frosinone, Latina e Roma, e come tale ha nei secoli visto l’incontro-scontro di tutte le antiche popolazioni che queste terre hanno colonizzato o conquistato. Molte, quindi, le tracce storiche, archeologiche, culturali ed enogastronomiche che vanno ad aggiungersi alle emergenze paesaggistiche e ambientali.

Basta un rapido excursus dei punti di interesse principali distribuiti in questa vasta area per aprire “finestre” su epoche lontane. Ecco così le atmosfere mistiche dell’Abbazia di Fossanova, di quella di Valvisciolo e del Santuario del Crocifisso di Bassiano, e i resti carichi di storia delle Aree archeologiche di Priverno e di Norma, del Tempio di Ercole a Cori e delle mura ciclopiche di Segni. E ancora, la superba mole dei castelli di San Martino di Priverno, di quello Baronale a Maenza o dei Caetani a Sermoneta, la splendida piazza di Roccagorga, le chiese preziose di Sezze e di Carpineto Romano, di Gorga e di Montelanico, l’aristocratico Palazzo Aldobrandini e i centri storici di Roccasecca dei Volsci, di Prossedi e Sonnino. E infine, il mondo onirico dell’Oasi di Ninfa, nei pressi di Cisterna di Latina, monumento naturale della Repubblica Italiana, che per paradosso è modello del tipico giardino all’inglese. Creato nel 1921 sui resti della cittadina medievale di Ninfa, è una chicca spesso sconosciuta anche a chi è pratico della zona, premiato però nel 2018 per la sua bellezza dall’European Garden Heritage con il secondo premio assoluto. Verrebbe da dire… nemo propheta in patria!

Novara e Colline Novaresi

La “Dolce Terra”. Novara e la sua provincia sono chiamate così, per via della teoria di colline, pianure e risaie in cui è inscritta. Pochi lo sanno, ma Novara è la seconda città piemontese per popolosità dopo Torino, eppure, nella Dolce Terra questo “affollamento” non si sente. Per la piacevolezza trasmessa dai “Baluardi”, i caratteristici lunghi viali alberati che “squadrano” la città, creando appunto bastioni alberati, versione green delle antiche fortificazioni sorte nei secoli scorsi a difesa della città. Un elemento così caratterizzante del tessuto urbano che oggi sono uniti in un circuito di 3,5 km, noto come Trekking urbano dei Baluardi, che prende avvio da Piazza Cavour e procede lungo Baluardo Quintino Sella. Qui, il verde non deve distrarre dalla bella Casa Rosina in stile Liberty, e da Casa Bossi, opera di Alessandro Antonelli che ha fama di essere l’edificio neoclassico più bello d’Italia. Forse non avrà il primo gradino del podio, ma di certo è un esempio di ciò che offre Novara, in quel carosello architettonico-artistico fra Piazza Martiri della Libertà, Palazzo Orelli, Duomo, Battistero, Basilica di San Gaudenzio e Complesso del Broletto.

Fuori città, oltre le chiome dei baluardi, la provincia si fa avanti con i piccoli centri di Borgomanero, Ghemme e Romagnano Sesia, rispettivamente tappa per le visite al Castello di Vergano, al Ricetto di Ghemme – cuore medievale del borgo nominato “Città del Vino e del Miele” – e per Villa Caccia, altro capolavoro neoclassico dell’Antonelli, oggi Museo storico etnografico della Bassa Valsesia.

Venezia – sito UNESCO

C’è qualcosa che non sia già stato detto o scritto di Venezia? Con la complicità dei social, forse si può dire che non c’è angolo, calle, campiello o canale della città e della Laguna che non sia stato messo in “piazza”. Perché Venezia è Venezia, anche se in giro per il mondo ne esistono almeno un paio di copie – vedi l’hotel di lusso a Las Vegas – e perché Venezia non avrebbe neanche avuto bisogno del riconoscimento dell’Unesco a Patrimonio dell’Umanità per dimostrare la sua sfacciata unicità. Sono più di 100 le isole che la accolgono, sorreggendo con i palazzi il peso della storia. Rinascimento e Gotico, Romanico e Neoclassico convivono e si sfidano specchiandosi su Canal Grande, stringendosi attorno a chi passa in gondola o taxi boat nelle sue derivazioni minori.

Il Carnevale a febbraio, la Mostra del Cinema a settembre, le esposizioni d’arte di Palazzo Ducale, Palazzo Grassi, Museo Correr, Mocenigo, Ca’ Rezzonico o della Galleria Peggy Guggenheim che diventano irrimediabilmente l’evento cui andare. E la Biennale, attesa e affollata di più a ogni edizione, e dal 1895. Serve parlare qui della bellezza di Ponte Rialto, di Piazza San Marco con il Duomo che brilla di luce propria e di tutto ciò che gli gravita attorno? Per capire cosa vuol dire visitare Venezia, basta dire che già ai piedi della scalinata della Stazione di Santa Lucia, in una chiesa che quasi passa inosservata e non è certo segnata fra le tappe imperdibili, c’è un Tiepolo, lì, in una delle cappelle laterali. Accade solo a Venezia. Poi, già che da qui sono comodi, si può prendere il vaporetto e partire verso le isole della Laguna, Murano, Burano, Torcello, Sant’Erasmo… Ognuna un piccolo mondo a sé.

Città tardo-barocche

Nel 2002, le città tardo barocche della Val di Noto sono diventate un bene protetto dall’Unesco. Un momento che ha segnato un nuovo capitolo nella storia della Sicilia, riconoscendo l’eccezionale valore universale al patrimonio artistico e architettonico di fine XVII secolo.

Nelle notti del 9 e dell’11 gennaio 1693, 54 città e paesi, più altre 300 località minori, furono duramente colpite da un devastante terremoto che causò la morte di circa 100.000 persone. A quel tempo la Sicilia era ancora sotto il controllo spagnolo l’aristocrazia locale, che contava la bellezza di 288 casate nobili, era in gran parte autonoma, chiusa in una sorta di sistema feudale. Essa possedeva la quasi totalità della terra ed era governata dal Vicerè Giuseppe Lanza, Duca di Camastra. Fu lui stesso che, all’indomani del sisma, diede subito il via ai lavori di ricostruzione, aprendo una stagione di grande fermento culturale. In breve, affluirono architetti da ogni dove, Roma compresa, arricchendo la Val di Noto e i territori limitrofi con gioielli architettonici.

Città di Reggio Calabria

Ci sono i miti tramandati dalle opere di Omero e Virgilio, ma anche le leggende celtiche che aleggiano sullo Stretto di Messina davanti a Reggio Calabria. Sono quelle legate alla figura di Morgana, che confondeva i marinai con le sue visioni fantastiche fino a condurli alla morte. Effetti “allucinogeni” cui sembra di assistere quando dal lungomare di Reggio si guarda verso la Sicilia, che pare quasi di poter toccare.

Suggestioni a parte, Rhegion”, Reggio Calabria, capoluogo di Regione, mette sul “piatto” tutto ciò che ha: il Lungomare Falcomatà, definito da Gabriele D’Annunzio “il più bel chilometro d’Italia”, giardino rigoglioso di palme e specie esotiche, in un’atmosfera di profumi e colori intensi, che la sera è luogo di ritrovo per reggini e visitatori, in cerca di un po’ di frescura ma anche del magico tramonto sullo Stretto. Altrettanto invitante lo splendido orto botanico, poi si prosegue lungo Via Marina, dove le Mura Greche e le Terme Romane ricordano che siamo nel cuore della Magna Grecia. Pochi passi e si entra nel Museo Archeologico Nazionale, per ritrovarsi al cospetto dei Bronzi di Riace, intimiditi da tanta perfezione scultorea, così ricca di armonia delle forme e di mistero sull’origine vera e sulla storia di due delle statue più chiacchierate dell’antichità. Bronzi a parte, il Museo merita di essere visitato per le importanti collezioni ospitate, che vanno dall’età preistorica al periodo di colonizzazione greca, oltre a un’ampia collezione di opere d’arte romane, bizantine e medievali.

Ritornati all’aperto, ecco Corso Garibaldi con le sue boutique, i bei palazzi liberty, il Teatro Comunale sede della Pinacoteca Civica, con due importanti opere di Antonello da Messina, e l’area archeologica Ipogea di Piazza Italia. Sempre nel Centro Storico, ecco poi Piazza Duomo con la Cattedrale e l’adiacente Museo Diocesano, nel quale sono esposte preziose opere di oreficeria sacra del Quattrocento, e ancora Piazza Castello con il Castello Aragonese, datato alla metà del VI secolo, e la vicina Chiesa degli Ottimati. Palazzo della Cultura Pasquino Crupi è invece un inaspettato simbolo della lotta alla criminalità organizzata, con la sua raccolta di dipinti del Novecento sequestrati alla N’drangheta, esposta accanto a un’interessante collezione di icone della Fondazione “Piccolo Museo San Paolo”.

 

Cosenza est: la costa Ionica e i fasti della Grande Sibari

Dall’VIII secolo fino al 510 a.C., anno della distruzione da parte della rivale Crotone, Sibaris-Copia fu la polis della Magna Grecia che dominò la pianura più estesa di tutta l’odierna Calabria, a sud dell’altopiano della Sila e bagnata dal fiume Crati. Una zona florida e ricca, come rivelano i tre siti archeologici, dai nomi piuttosto bizzarri: Parco del cavallo, Prolungamento Strada e Casabianca.

Oggi quest’area comprende importanti Comuni al suo interno. Rossano, per esempio, dove cultura e sapori risentono ancora dell’antica influenza magno greca, definita “la bizantina” per i suoi molti tesori, primo fra tutti il Codex Purpureus Rossanensis, l’antico evangeliario dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e conservato nel locale Museo Diocesano. La sua fama è alimentata però anche dalla produzione di pregiati agrumi, come la clementina I.G.P., e di liquirizia DOP, ritenuta la migliore al mondo. Anche la pesca dà i suoi frutti, in particolare con il novellame, la sardella calabrese, detta anche il caviale calabrese.

Costa degli Aranci

Spiaggia di sabbia e ghiaia o scogliera a picco sul mare? Se la meta è la Costa degli Aranci non c’è problema: la varietà delle spiagge soddisfa tutti, offrendo lidi di rena finissima così come deliziose calette da scoprire ombreggiate da pinete che arrivano a lambire l’acqua. Contesto, il Golfo di Squillace, quel tratto di costa ionica in provincia di Catanzaro, noto anche per l’incredibile patrimonio storico custodito da siti archeologici e borghi antichi.

Fra le spiagge da cartolina c’è quella di Copanello, che segna l’inizio di un tratto di costa particolarmente ispido ma infinitamente suggestivo, ricco di anfratti e grotte da esplorare con pinne e maschera. Una di queste, la grotta di San Gregorio, si trova poco più a sud, verso Caminia di Stalettì, incorniciata da una fitta vegetazione selvaggia, così come le famose Vasche di Cassiodoro, dalla sabbia bianchissima, utilizzate dagli Antichi Romani per l’allevamento delle murene. Da visitare qui vicino è inoltre la Torre del Palombaro, da raggiungere in barca o con le immersioni organizzate. Pietragrande è invece nota per l’imponente scoglio che le dà il nome, altra tappa per chi sulla spiaggia – più che altro una caletta – ci sta poco e sfrutta il tempo per fare snorkeling. Ben più comodi e adatti alle famiglie i lidi di Montepaone, Monasterace e Soverato, quest’ultimo premiato dalla Bandiera Blu, con zone libere e attrezzati stabilimenti balneari.

Oltre alla bellezza paesaggistica, la Costa degli Aranci offre anche spunti culturali non indifferenti: si inizia con il Parco Archeologico di Scolacium, l’antica Squillace, per proseguire con i resti della monumentale Basilica di Santa Maria della Roccella, edificata nell’XI secolo dai normanni e ritenuta una delle maggiori chiese templari in Italia.

Costa degli Dei

Con un nome così, Costa degli Dei, le aspettative sono tante, e tutte ben riposte. Il tratto di litorale calabrese che va da Nicotera a Pizzo Calabro è un po’ l’orgoglio della provincia di Vibo Valentia, per il susseguirsi di lunghe spiagge bianche e scogliere frastagliate con piccole cale raggiungibili solo a piedi o in barca. Un vero paradiso per chi ama vivere il mare in versione wild, sia fuori che dentro l’acqua: sotto la superficie si nascondono infatti fondali meravigliosi, popolati da colonie di pesci e gorgonie.

L’espressione “dedalo di viuzze” trova una perfetta concretizzazione fra gli stretti vicoletti di Pizzo Calabro, arroccato su un promontorio a picco sul mare. Sul punto più alto sorge il Castello di Gioacchino Murat, dove il sovrano trascorse gli ultimi giorni prima di essere fucilato, mentre in una grotta a livello del mare c’è la Chiesetta di Piedigrotta, popolata di statue realizzate da un artista locale di cui vale la pena scoprire la storia.

Anche Tropea si divide fra la parte antica arroccata su uno sperone di roccia e quella inferiore, La Marina, a ridosso del piccolo porto. Basterebbe questo per farne uno dei “Borghi più belli d’Italia”, ma poi ecco quel quid in più, la suggestiva Chiesetta dell’Isola, scrigno di splendide opere messe al sicuro in cima a un promontorio circondato dal mare.

Nel Comune di Ricàdi, la località di riferimento è di certo Capo Vaticano, nota per le belle spiagge e il mare cristallino con fondali ricchi di fauna ittica, un anticipo di ciò che si ritrova a Zambrone, soprannominato il “paradiso dei sub”. La magia della Costa degli Dei continua così in un alternarsi di scogliere a strapiombo, riviere sabbiose, grotte e spiaggette isolate, sempre e comunque immerse in una natura rigogliosa e selvaggia.

Una sintesi perfetta di queste caratteristiche la offre Parghelia, località balneare fra le più gettonate di questa zona del Tirreno diventata famosa per la spiaggia della “Pizzuta”, con curiosi pinnacoli di roccia granitica che si innalzano dal fondale. Dettagli “pungenti” come alcuni prodotti locali, vedi la Cipolla Rossa di Tropea, la ‘Nudja di Spilìnga e il Pecorino del Monte Poro.

Costa degli Etruschi

C’è una scena iconica del cinema italiano che anticipa alcuni scorci del viaggio che stiamo per affrontare. E’ quella de Il Sorpasso, in cui Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant sfrecciano lungo un litorale assolato. Un frame che ha immortalato per sempre quella stagione della Costa degli Etruschi, anno 1962. Siamo in provincia di Livorno, e per avere da subito un assaggio di ciò che ci aspetta non c’è niente di meglio che fermarsi nel Golfo di Baratti, all’estremità sud della cosa livornese, dove insiste il Parco Archeologico di Baratti e Populonia. Il Comune è quello di Piombino – porto turistico verso l’Arcipelago Toscano e, in passato, scalo commerciale per i molti metalli estratti in zona e all’Elba – e la civiltà che si va a scoprire visitando gli scavi è quella misteriosa degli Etruschi, che sul lido di Populonia realizzarono l’unica Dodecapoli fra le dodici città-stato dell’Etruria. Alle spalle si scorge la macchia mediterranea dei Parchi naturali della Val di Cornia, macchia che invade anche il Parco Archeominerario di San Silvestro, ma per il momento, restiamo sull’antica Acropoli di Populonia, dove si “leggono” ancora templi, edifici, mosaici, strade in cui si sovrappongono anche resti di epoca romana. Sì perché questa fu anche terra di interesse romano, come testimoniano il passaggio della Via Aurelia e le Terme di Venturina, a qualche chilometro da qui nell’entroterra, in origine dette Acquae Populoniae, ricavate attorno a un cratere termale ampio circa 60.000 mq e con una portata di 12.000 litri al minuto. Si torna sulla costa ed ecco San Vincenzo, Comune che nel 1973, in tempi non sospetti, decise di tutelare flora e fauna locali istituendo il Parco naturale costiero di Rimigliano, 120 ettari per 6 km di litorale protetto da esplorare a piedi o su due ruote. O a cavallo, perché no. Risalendo ancora verso Livorno prende la scena un paesaggio disegnato da filari di vite, fra i più chiacchierati degli ultimi vent’anni. Siamo infatti nella zona compresa fra Donoratico, Castagneto Carducci e Bolgheri, oggi sinonimo di vini d’eccellenza, da esportazione, diventati cult wine che oggi gli intenditori vengono a degustare nelle molte cantine della zona, alcune delle quali da secoli di proprietà delle stesse famiglie nobili.

Si sale ancora, e si fa tappa a Castiglioncello, là dove si racconta ancora di habitué come Alberto Sordi e Marcello Mastroianni, e di Gassman al volante della sua Lancia Aurelia B24, seguiti da un entourage di personaggi del jet set che da allora non hanno mai smesso di trascorrere le vacanze qui, all’ombra dei pini marittimi che sono la costante del litorale livornese così come dei borghi dell’entroterra. Suvereto, Sassetta, Montescudaio e Guardistallo….

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