Costa del Molise

Trentasei chilometri in tutto. Meno di mezz’ora di strada, ma che vale la pena percorrere per scoprire questo breve tratto di litorale adriatico ancora poco noto. La costa molisana è un susseguirsi di spiagge per lo più sabbiose, attrezzate e facilmente accessibili, che verso l’interno diventano dune coperte da macchia mediterranea.

A dividere a metà il litorale è Termoli, il più grande comune costiero e unico porto della Regione, situato su un promontorio fortificato che racchiude il Borgo Antico. I vicoli del centro storico si stringono attorno alla Cattedrale, Monumento Nazionale tra gli esempi più belli del romanico in Molise, e al Castello Svevo, eretto nell’XI secolo e fortificato un secolo più tardi da Federico II di Svevia. A rendere ancora più suggestivo il panorama è un antico trabucco, “macchina” per la pesca su palafitta, eco del passato di città marinara e caratteristico del sud dell’Adriatico.

Proseguendo verso il confine con la Puglia si incontra Campomarino Lido, capace di sorprendere con la sua ampia spiaggia di sabbia e una cultura enologica che affonda le radici in un vitigno autoctono antico, il “Tintilia” il giusto accompagnamento ai piatti tipici, un mix di prodotti di mare e terra che attinge da territorio e tradizioni, alternando pescato, formaggi, salumi, carni di agnello e capretto e verdure. Campomarino ha anche un Porto Turistico, la Marina di Santa Cristina, così come lo ha il vicino borgo di Montenero di Bisaccia, la Marina Sveva, con numerosi sistemi green decisamente all’avanguardia.

Distese di viti e olivi caratterizzano anche Petacciato, una collina alta appena 250 metri, ma da cui si apprezza un panorama a dir poco memorabile, che da una parte abbraccia le cime del massiccio della Majella e dall’altra il promontorio del Gargano, con il profilo delle Isole Tremiti all’orizzonte.

Cuneo

Cuneo, un toponimo che dice già tutto. La “punta”, il cuneo, è quello dell’altopiano su cui il capoluogo pimontese si trova dal 1198, là dove si incontrano il torrente Gesso e il fiume Stura. Da qui, il territorio sembra spaccarsi in sei valli distinte, che corrono verso la Francia.

Cuneo è nota come la “città dei sette assedi”, anche se gli annali ne ricordano nove: dal primo del 1347 ad opera di Luchino Visconti, all’ultimo del 1799 da parte delle truppe austro-russe. Gente indomita i cuneesi, che non si è mai lasciata conquistare facilmente, se non dalle buone maniere, eleganti e cortesi, appagandosi poi della sua aria salottiera, grazie a centinaia di metri di portici che invitano alla chiacchiera, a un buon caffè, da consumare seduti ai tavolini dei locali storici affacciati sull’elegante Piazza Galimberti. A tratti, ricorda un po’ Torino, a tratti un po’ Nizza, ma è orgogliosamente Cuneo, con la sua Medaglia d’Oro per la Resistenza appuntata idealmente sul petto.

I palazzi aristocratici, le botteghe storiche, le chiese di Santa Chiara e Santa Croce, Contrada Mondovì con la sinagoga dell’ex ghetto ebraico, il Teatro Toselli e gli edifici datati a 8 secoli fa, dominati dall’ex chiesa di San Francesco. Bella da scoprire passo a passo, partendo dalle mura medievali circondate da parchi, viali e giardini rigogliosi, che le sono valsi un’altra medaglia, quella di “Capitale verde del Piemonte”.

Monti Dauni

Dal Promontorio del Gargano al Vulture, dal Subappennino al Golfo di Manfredonia, abbracciando l’intero Tavoliere delle Puglie. I confini della Daunia la iscrivono in un territorio di dolci colline, foreste di querce e faggete, distese di campi disseminati di paesini di pietra.

Tra i borghi dei Monti Dauni ne è un esempio Biccari, riconoscibile da lontano per la sua torre bizantina e per l’area naturale Lago Pescara – Monte Cornacchia – Borgo Cerasa che offre la possibilità di svolgere numerose attività all’aperto, tra cui percorrere sentieri che portano sulla vetta più alta della Puglia (1151 mt), percorrendo i centri di Castelluccio Valmaggiore, Celle di San Vito, Faeto e Roseto Valfortore, dove è possibile scorgere i resti di splendidi e antichi mulini ad acqua. Qui è presente, inoltre, l’unica comunità franco-provenzale dell’Italia Meridionale.

Nell’Appennino Dauno settentrionale si fa sosta ad Alberona, Volturino e Volturara Appula, immersi in una rigogliosa vegetazione e noti per l’ottima cucina locale, rustica e dai sapori decisi. E ancora, Motta Montecorvino con il campanile in stile gotico e Pietramontecorvino, dove nel cuore del centro storico sorge un bel palazzo ducale di origine normanna. Castelnuovo della Daunia è un ottimo centro termale, Casalvecchio di Puglia conserva il dialetto di una comunità albanese del XV sec., mentre nei pressi di Casalnuovo Monterotaro sorgono i ruderi del castello edificato intorno al IX secolo. Carlantino, Celenza Valfortore e San Marco la Catola, invece, si affacciano sul più grande lago artificiale d’Italia, l’invaso di Occhito, che segna il confine con il Molise.

Sul versante meridionale dei Monti Dauni, la tappa è Troia, contesa da Romani e Cartaginesi e conosciuta per la sua bella Cattedrale romanica sulla cui facciata principale è incastonato un rosone a undici raggi, unico al mondo. Origini antiche anche per Orsara di Puglia, che per tutto il XIII secolo ebbe nel Palazzo Baronale la sede principale dei Cavalieri dell’Ordine di Calatrava, mentre oggi nel periodo estivo è scenario del rinomato Orsara Jazz. Nelle vicinanze, la verdissima Panni, che deve forse il suo nome a Pan, dio delle montagne e dei boschi.

Vicino Bovino sorge il duecentesco Santuario di Santa Maria di Valleverde, mentre a Deliceto è presente un Castello a pianta quadrangolare che ricorda le stratificazioni storiche avvenute al passaggio di Normanni e Aragonesi. Maestoso il Convento di Santa Maria della Consolazione, dove vissero per lungo periodo Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e San Gerardo Maiella. Fra sacro e profano, proprio qui ai primi di agosto è organizzata ogni anno la giornata del maiale nero dei Monti Dauni, tra giochi, balli, tradizioni e musica popolare.

Sant’Agata di Puglia, dalla cima del suo colle, offre uno dei più bei panorami di tutta la Capitanata e per questo motivo viene definito la “loggia delle Puglie”. Buoni motivi di visita sono anche il castello, le molte chiese, i palazzi nobiliari, il Convento di Sant’Antonio e un antico frantoio del ‘500 situato all’interno di una grotta. Hanno un vago richiamo dolomitico i panorami che si godono invece dalla medievale Accadia, sul crinale del Monte Tre Titoli, specie in prossimità della Gola di Pietra di Punta, un insieme di rocce carsiche che precipitano per circa 150 mt. formando giochi d’acqua spettacolari. Al confine con l’Irpinia, Monteleone di Puglia e Anzano di Puglia danno il meglio di sé a tavola, con formaggi e caciocavalli dal sapore inconfondibile.

Posti a sud del sub-appennino si trovano i borghi di Rocchetta Sant’Antonio con la particolare torre del castello del XV secolo a forma di prua di nave, e Candela, dove è possibile ripercorrere le antiche stradine della transumanza. Ancora qualche chilometro ed ecco Ascoli Satriano, sede del Parco Archeologico dei Dauni e del Polo Museale, dove poter ammirare un tesoro di inestimabile valore artistico, storico, culturale e archeologico, ossia i Grifoni. Qui vicino risiede anche la Villa romana di Faragola, con i suoi preziosi marmi e mosaici, l’imponente impianto termale e la lussuosa cenatio, e con stratificazioni che coprono 14 secoli, dal IV a.C. fino al IX d.C.

Merita un approfondimento Lucera, definita “la porta dei Monti Dauni”, perla di rara bellezza per chiunque ami l’architettura. Nota per ospitare la Cattedrale dell’Assunta in stile gotico, la fortezza svevo-angioina e l’anfiteatro augusteo. La città ha origini antichissime, notevole è la presenza di reperti di epoche diverse: resti che vanno dall’età neolitica all’età del bronzo, testimonianze di epoca greca, dauna e reperti di epoca romana e di età moderna.

Dolomiti Friulane

Valcellina, Valle del Tagliamento e Val Tramontina. Tre realtà contigue ma allo stesso tempo assai diverse fra loro, che insieme costituiscono le Dolomiti Friulane, e che senza esagerazione sono la parte più wild di tutto l’arco dolomitico. Tutti buoni motivi per organizzare una vacanza conoscitiva di un’area davvero ricca di peculiarità e curiosità che non mancano mai di stupire.

Si inizia da ANDREIS, cuore della Valcellina e sede del Centro Visite del Parco delle Dolomiti Friulane, da cui partono alcuni itinerari naturalistici. Prima di darsi all’esplorazione vale però la pena saperne di più sulla cultura locale facendo tappa al Museo dell’Arte e della Civiltà Contadina, dove sono illustrate la lavorazione di lana, legno e “scarpettes”, le tipiche calzature di pezza, e le caratteristiche dell’architettura locale, con abitazioni di blocchi di pietre secolari alternati a “dalt”, i ballatoi in legno.

Più evoluto e artisticamente interessante è il seicentesco Palazzo Mocenigo – Centi, con chiare influenze veneziane. Per visitarlo bisogna andare a BARCIS, noto in realtà per due attrazioni naturalistiche, o quasi: il suo lago è infatti artificiale, ma poco importa visto il notevole flusso turistico che regala grazie alle molte attività sportive che vi si possono praticare. Vela, widnsurf, pesca, hovercraft e canoa, il tutto circondati da splendide cime dolomitiche. Chi pratica la speleologia non deve invece perdersi la Grotta della vecchia diga, il più importante complesso carsico presente nella Riserva Naturale della Forra del Cellina.

A CIMOLAIS, quanto a sport non c’è che l’imbarazzo della scelta: il Campanile della Val Montanaia, raro esempio di monolite alto circa 300 metri noto anche come “l’urlo di pietra”, è una vera sfida per gli appassionati di alpinismo, classificato fra le “meraviglie d’Italia” e Patrimonio dell’Unesco. Se lo sport preferito è il canyoning la destinazione è la forra del torrente Cellina, un’incredibile gola formata da rocce ripide che si tuffano in acque cristalline. Per chi cerca qualcosa di più rilassante c’è il Parco Faunistico, ideale per birdwatching e trekking.

Ai bambini sembrerà di essere a Jurassic Park quando a CLAUT potranno vedere impronte di dinosauro risalenti a 215 milioni di anni fa. E con un po’ di fortuna, durante la visita del Parco non sarà difficile fare incontri ravvicinati con cervi, camosci e stambecchi. Anche qui non manca un Museo, detto di Casa Clautana, dove si possono ammirare utensili e manufatti di artigianato tipico, come oggetti in legno e “scarpèth”. L’Ice Park rimane invece un’attrazione per chi ama piccozze e ramponi in vista di scalate più sfidanti.

Anche a ERTO si arrampica ma senza ghiaccio, su una delle palestre di roccia più famose a livello internazionale. La storia del borgo è da sempre legata a quella del vicino CASSO. Entrambi i centri presentano infatti le caratteristiche case-torri, classificate Monumento Nazionale, affascinante esempio di architettura di montagna. L’altro “link” fra i due paesi è il Monte Toc, tristemente passato alla storia per la frana che nel 1963 causò la catastrofe della Diga del Vajont, cui è dedicato il Centro Visite di Erto. Spettacolare e da non perdere è invece la salita ai “libri” di San Daniele del Monte Borgà, vere e proprie cataste di lastroni rocciosi che una leggenda narra essere i volumi pietrificati di una biblioteca che il Santo salvò da un incendio.

Di pietra arenaria sono fatte anche le case di uno dei Borghi più belli d’Italia, POFFABRO, piccola frazione di FRISANCO, che all’architettura montana ha dedicato il singolare Museo delle case in miniatura “Da lì mans di Carlin”, con una serie di edifici in scala 1 a 10 realizzati nell’arco di una trentina di anni da un artigiano della vallata, tale Carlin. Piccole chicche in una Val Colvera tutta da scoprire.

Di ingegneria e archeologia industriale si parla invece a MONTEREALE VALCELLINA, borgo della vecchia centrale idroelettrica A. Pitter di Malnisio. Avviata nel 1905, illuminò per la prima volta Piazza San Marco a Venezia, e rimase in funzione fino al 1988. Oggetto di un lungo restauro, oggi è aperta per le visite.

Uno specchio d’acqua è protagonista anche della prossima tappa, il lago artificiale di Redona, noto anche come il “Lago dei Tramonti“, a TRAMONTI DI SOPRA. Qui il colpo di scena è di quelli che non si scorda: negli Anni Cinquanta, lo sbarramento del fiume causò l’allagamento dei borghi di Flors, Movàda e Redona, che ora, nei periodi di secca, riemergono quasi per magia. Un fenomeno che non avviene in una notte, ma chissà…

A chiudere questo tour ricco di panorami ed esperienze da incorniciare c’è FORNI DI SOPRA, da cui partono numerosi itinerari escursionistici, spesso allietati dall’avvistamento di linci, volpi, cervi e gufi, attività che in inverno cedono il passo a sci & co.

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Eugubino Alto Chiascio

In una terra dove l’espressione “bottega artigiana” ha ancora un senso vivo e autentico legato al volto di fabbri, intagliatori del legno, ceramisti, ricamatrici, librai, orafi e così via, il contesto storico-architettonico non potrebbe che essere quello intatto del Comprensorio Gubbio e Altochiascio. Qui, in provincia di Perugia, fra la catena appenninica e la Valle del Tevere, nella realtà floro-faunistica unica del Parco Regionale del Monte Cucco, ecco Gubbio, ricordata già nel III secolo a.C., in lingua umbra, nelle preziose Tavole Eugubine, oggi conservate nel Museo Civico di Palazzo dei Consoli. La visita all’edificio è d’obbligo, sia per la vista che si gode sulla vallata dalla Piazza Grande, sia per la bellezza degli interni, perfetto punto di partenza per prepararsi a ciò che ci attende nel Centro Storico, arrivato a noi intatto dal Medioevo, quasi come fosse rimasto sotto una campana di vetro.
Si inizia dal punto più alto, dove si trova la Basilica di Sant’Ubaldo. La salita a piedi richiede fiato e gambe, ma in alternativa c’è la funivia Colle Eletto che si inerpica sul Monte Ingino, fino a 827 metri. Qui sono custodite le spoglie del Santo Patrono eugubino, e da qui ogni anno il 15 maggio prende il via la famosa Festa dei Ceri di Gubbio. Un rito cristiano cattolico ma con “inflessioni” pagane, in corso dal XII secolo e perciò considerata uno dei più antichi eventi folcloristici d’Italia. Fra un vicolo e l’altro, senza correre come i “ceraioli”, si scoprono poi Palazzo Beni, Palazzo del Bargello con la famosa fontana detta “dei Matti”, e Palazzo del Capitano del Popolo, fino alla solennità rinascimentale di Palazzo Ducale, con ogni probabilità progettato da Francesco di Giorgio Martini, architetto di fiducia dei Montefeltro. Una costante lungo il percorso sono le chiese, tante, tantissimi, fra cui spicca la Cattedrale dei Santi Mariano e Giacomo. Arrivati nella parte bassa dell’abitato, si arriva in Piazza Quaranta Martiri, ex mercato, su cui affaccia la Chiesa di San Francesco, legata alla famiglia degli Spadalonga, che secondo le cronache del Duecento “vestirono” San Francesco dopo la spoliazione dai beni terreni e l’abbandono della casa paterna. Fuori dalle mura, altri edifici sacri – la Chiesa di San Secondo, la Chiesa della Madonna del Prato e la Chiesa della Vittorina – e i resti dell’antica Ikuvium, teatro e mausoleo romano.

Sono solo probabili invece le origini romane di Costacciaro, sorto lungo la Via Flaminia, sempre nel Comprensorio Gubbio e Altochiascio. Oltre al Centro Storico con emergenze importanti quali i resti della Rocca del Càssero e della cinta muraria con la Torre Civica del XIII secolo, meritano una visita il “Borgo didattico” e il Centro escursionistico naturalistico e speleologico, ricavato nell’ex monastero delle Benedettine, e il Museo-laboratorio del Parco di Monte Cucco, nell’ex chiesa di San Marco evangelista. Due intelligenti esempi di riuso di luoghi devozionali, a favore della comunità e della natura. Proseguendo lungo la Via Flaminia, sorge Fossato di Vico, che pur nelle sue ridotte dimensioni – 2.600 circa gli abitanti – è diviso fra parte pianeggiante e Fossato Alto, quest’ultimo rimasto come nel Medioevo: bellissime le “rughe”, le vie coperte da volte a tutto sesto, il vecchio Palazzo comunale, la Torre dell’Orologio, la Torre merlata d’ingresso, la Chiesa di San Pietro di stampo cistercense, la trecentesca Chiesa di San Benedetto e il Monastero di Santa Maria del Fonte, dimora delle monache benedettine di clausura.

Gualdo Tadino, ex prefettura e colonia romana, nel corso della sua lunga storia si scontro con due delle più importanti figure dell’antichità: Annibale, che nel 217 a.C. la mise a ferro e fuoco, Cesare, nel 48 a.C., e Totila, re dei Goti, che proprio qui fu ucciso da Narsete, re dei Longobardi. Da questi fatti si capisce l’originaria funzione militaresca della Rocca Flea, eretta nel XII secolo e poi rivista da Federico II di Svevia, nel 1247. Senza alcuna esagerazione, è ancora oggi magnifica, perfetta nella sua nuova veste da sede del Museo Civico e della Pinacoteca, così come il resto del borgo, fra Duomo, Palazzo del Podestà, Torre Civica e Museo Opificio Rubboli, ricavato nell’ex manifattura ottocentesca di maioliche a lustro. Salendo poi sul monte Valsorda, prende quota la voglia di escursionismo e contatto con la natura, così come a Scheggia, Pascelupo e Sigillo, centri antichi sorti lungo la Flaminia, più volte distrutti e ricostruiti, che oggi trovano la loro dimensione più apprezzabile nel silenzio delle belle e romite abbazie benedettine e camaldolesi, e lungo i sentieri del Monte Cucco e del Monte Catria.

Infine, Valfabbrica, le cui origini si devono ai monaci benedettini che nel lontano 820 fondarono l’Abbazia di Santa Maria in Vado Fabricae. Il sito prescelto fu lungo il corso del Chiascio, mentre quello per il Castello, oggi completamente restaurato, la sommità di un colle che domina la vallata fra Gubbio, Perugia e Assisi.

Firenze da scoprire

Cosa sarebbe stata la storia, dell’arte e dell’architettura in particolare, senza il risveglio generato dal Rinascimento fiorentino? La risposta non c’è, ma nulla è così certo come il fatto che Firenze è stata la culla di quella rivoluzione intellettuale e molto fattiva che fu appunto il “fenomeno” del Rinascimento. Grazie ad esso, la Firenze medievale, pur bellissima e intrigante, fu scalfita e superata da quella raffinata e gentile del Cinquecento, diventando la culla di un nuovo modo di pensare e fare, che da lì si diffuse nel Vecchio Continente, nello stesso momento in cui, oltreoceano, si scopriva ciò che sarebbe stato il futuro del mondo.

Firenze ha un cuore che palpita come 600 anni fa: fra Piazza Duomo e Piazza della Signoria l’atmosfera e soprattutto la radiosità è quella dei tempi dei Medici. I monumenti, le case, le strade suscitano lo stesso fascino di allora. Firenze è e rimane l’orgogliosa custode di preziose gemme: la Cattedrale di Santa Maria del Fiore con la mirabile cupola del Brunelleschi, il Battistero dalle porte auree e l’elegante Campanile di Giotto, e poco più in là, Palazzo Vecchio e il Museo degli Uffizi, scrigno indiscusso di genio artistico, segretamente collegato all’altra sponda dell’Arno tramite la Galleria Vasariana che corre al piano superiore di Ponte Vecchio e da qui sbuca nel Giardino Mediceo di Boboli per accedere alla Reggia Granducale di Palazzo Pitti.

Folignate Nocera Umbra

La provincia di Perugia, e in particolare il comprensorio turistico Folignate-Nocera Umbra, è una carrellata di piccoli borghi che sembrano usciti da un compendio di architettura medievale, dove il calendario è scandito da eventi e tradizioni che riportano a secoli fa.
Se ne ha un primo assaggio nel cuore del Centro Storico di Foligno, dove c’è un luogo che ha segnato la storia della letteratura italiana: Palazzo Orfini, nel 1472 sede della stamperia della prima edizione della Divina Commedia. Il viaggio dell’opera di Dante, che ha travalicato otto secoli, prese avvio da qui e ancora non è finito. L’edificio è facilmente individuabile: si trova in Piazza della Repubblica, davanti al Duomo e al Palazzo delle Canoniche e accanto a quello del Comune. Qui attorno sono numerosi gli edifici degni di nota: vedi i Palazzi Cantagalli, Deli, Alleori Ubaldi, Bartocci e Candiotti, quest’ultimo sede dell’Ente Giostra della Quintana. Già, la Quintana, una delle rievocazioni storiche più belle e sentite del Centro Italia, ispirato a un fatto di cronaca del 1613 e riproposta in tempi moderni a partire dal 1946, a giugno e settembre.

La Cavalcata di Satriano è invece l’evento che dal 1926 identifica Nocera Umbra: Un gruppo di cavalieri in costume d’epoca ripercorre l’ultimo viaggio fatto nel 1226 da San Francesco, da Nocera Umbra ad Assisi. Ideato dal podestà dell’epoca, coinvolse personaggi del calibro di Gabriele D’Annunzio e Guglielmo Marconi, cavalieri per un giorno in nome del “poverello di Assisi” poi Patrono d’Italia. Appena fuori dal Centro Storico si trova Bagni di Nocera, nota sin dai tempi antichi per le proprietà curative della sorgente Angelica.

Bevagna, fra i “Borghi più belli d’Italia”, si lascia scoprire con una rilassante passeggiata fra resti di epoca romana – templi, mosaici, mura, cisterne, colonnati e persino un teatro – e piazze e vie contornate di palazzi medievali suddivisi fra i quattro quartieri, detti Gaite: San Giorgio e San Giovanni, Santa Maria e San Pietro. La forbice temporale fra ciò che era alle origini e ciò che si vede oggi, risalente per lo più al Medioevo, ritaglia oltre mille e cinquecento anni di storia tutta lì da vedere. Accade la stessa cosa a Gualdo Cattaneo, conservato in modo impeccabile dai suoi cinquemila cittadini, orgogliosi di custodire vestigia preziose, fra cui spiccano la poderosa Rocca, eretta in soli quattro anni fra il 1494 e il 1498, e una serie di altri manieri appartenuti alle nobili famiglie del passato: Castello di Barattano, di Grutti, di San Terenziano, di Speltara e il Forte di Gregorio XIII, commissionata nel 1415 dal Papa in persona nella frazione Pomonte.

Il paesaggio del comprensorio del Folignate si identifica in due piante, vite e ulivo, che trovano il loro “portavoce” in Montefalco, borgo cui è legata la produzione di Sagrantino di Montefalco Docg e Montefalco rosso Doc. Inserito fra i “Borghi più belli d’Italia”, è considerato un vero punto di riferimento nel mondo dell’arte per la ricchezza e varietà di opere e monumenti conservati. Ne è simbolo il Complesso museale di San Francesco, articolato in tre spazi espositivi: l’ex chiesa, nota per il ciclo di affreschi di Benozzo Gozzoli, la Pinacoteca con dipinti di scuola umbra, e la cripta, scrigno di centinaia di reperti archeologici. Il resto del paese non è da meno, fra edifici religiosi e palazzi nobiliari impreziositi da affreschi di Maestri del Medioevo e del Rinascimento.

Terme, teatro, anfiteatro e mura di Spello sono invece di epoca romana, solida base su cui sono sorte nei secoli semplici case in pietra e palazzi aristocratici, committenti di molti tesori locali. Nella Chiesa di Santa Maria Maggiore si può per esempio ammirare la splendida cappella Baglioni decorata con affreschi del Pinturicchio, dipinti del Perugino e impreziosita da un pavimento in maiolica di Deruta. Il Palazzo che ricorda l’epopea della famiglia Baglioni è qui vicino, ed è da visitare insieme alla Biblioteca e all’Archivio storico del Palazzo Comunale.

Tra Foligno e Spoleto, ecco infine Trevi, altro luogo inserito fra i “Borghi più belli d’Italia”, arroccato su un colle che domina la Via Flaminia. Se il paesaggio ammantato di ulivi attorno incanta, lo fa anche ciò che si trova dentro le poderose mura, risalenti come molti resti di edifici al I secolo a.C. A fare da congiunzione fra “in & out” le mura è un magnifico viale alberato lungo 800 metri, che mette d’accordo tutti, appassionati di natura e arte. Pochi passi e si entra poi nel Complesso Museale di San Francesco, con la Raccolta d’arte di San Francesco e due distinte sezioni: la Pinacoteca con preziose tavole due-trecentesche di scuola umbra, e la sezione archeologica. Opere del Maestro del Rinascimento Federico Zuccari si ammirano invece nel Collegio Etiopico Pontificio, per poi passare ai giorni nostri nel Palazzo Lucarini Contemporary, centro per la produzione e promozione dell’arte contemporanea, nel cuore antico dell’Umbria.

Gargano

Gargano, dal greco Gargaros, “montagna di pietra” di matrice calcarea e morfologia carsica. La parte nord-orientale della provincia di Foggia si presenta proprio così, ispida, rocciosa, disseminata di grotte e doline, dove in un attimo la costa sprofonda nel blu.

Ampie spiagge sabbiose, ma anche alte e rocciose con falesie a strapiombo sul mare; lungo la costa garganica la natura è libera di esprimere tutta la sua ricchezza. Acque cristalline, suggestive grotte marine, archi e insenature naturali, baie e calette ghiaiose, e gli iconici faraglioni di Mattinata scolpiti dal vento.

La varietà del paesaggio è una delle caratteristiche salienti di questo territorio: i borghi costieri di Vieste, Peschici e Rodi Garganico sono un susseguirsi di viuzze, piazzette e balconi che si affacciano a picco sul mare con una vista magnifica sull’adriatico; i borghi montani di Vico del Gargano, Monte Sant’Angelo, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, San Nicandro Garganico conservano per molti tratti le caratteristiche antiche medioevali, con sali e scendi di scale, dove storia, cultura e religiosità si fondono in un unico insieme.

Percorrendo una dorsale di muretti a secco e uliveti secolari, ad attirare l’attenzione si ergono i trabucchi, a ricordare l’origine antica dell’economia locale, la pesca. Ora, queste tipiche “peschiere” di legno sono in gran parte riconvertite in ristoranti, dove la combinazione del blu del mare, del rosso dei tramonti, del bianco della roccia e del verde della macchia mediterranea regalano un’atmosfera mozzafiato.

Lo “sperone d’Italia” comprende anche il Parco Nazionale del Gargano, l’area più verde della Puglia, con al suo interno la Foresta Umbra, selva incontaminata di faggete vetuste, entrate a far parte del patrimonio UNESCO, e l’incontaminato Arcipelago delle Isole Tremiti, tutelato da una Riserva Naturale Marina, meta ideale per immersioni e snorkeling.

A mare e montagna si aggiungono anche i laghi. Nella parte nord ci sono quelli di Lesina e Varano, due lagune naturali separate dal mare da un sottile istmo di sabbia, coperto di pini ed eucalipti, largo circa due chilometri; a sud il lago Salso, oasi gestita dal WWF, habitat popolato da diverse specie di uccelli, hotspot per appassionati di trekking e birdwatching e semplici amanti dello spettacolo della natura.

Merita un cenno anche il volto storico di questa area del foggiano, che visse il suo periodo d’oro con l’arrivo dei Normanni e degli Svevi, grandi architetti di chiese, palazzi e castelli, seguiti poi da Angioini e Aragonesi. Tutta la zona ne è letteralmente disseminata, vedi il castello di Monte Sant’Angelo, di Peschici, di San Nicandro Garganico, di Vico del Gargano, di Vieste, e di Manfredonia che ospita anche un museo archeologico nazionale con preziosi reperti dell’antica Daunia, tra cui le famose stele daune.

Antichi vessilli di guerre di potere e prestigio che cedono il passo a suggestivi luoghi sacri millenari: il Santuario di Santa Maria delle Grazie e la Tomba di San Pio da Pietrelcina (San Giovanni Rotondo), i conventi francescani di San Matteo Apostolo e Santa Maria di Stignano (San Marco in Lamis), il Santuario di San Michele Arcangelo – patrimonio UNESCO – e l’Abbazia di Santa Maria di Pulsano (Monte Sant’Angelo), l’Abbazia di San Leonardo in Lama Volara e la Basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto, con annesso parco archeologico (Manfredonia). Tutti luoghi situati lungo la Via Sacra Langobardorum, antesignana della Via Francigena.

Il Gargano è anche cultura e tradizioni che si concretizzano in eventi suggestivi tra i quali ricordiamo: il “Carnevale Dauno” di Manfredonia con le celebri sfilate di carri allegorici e gruppi mascherati; il Carpino Folk Festival che attrae ogni anno migliaia di turisti in cerca delle proprie memorie; e “Suoni in Cava” ad Apricena, il jazz nelle suggestive cave di pietra.

Genova

Della Genova dei caruggi stretti e tortuosi che all’improvviso si aprono su eleganti piazze si sa già tutto o quasi. Quella è la Genova ante Colombiadi, ossia prima del grande evento celebrativo dei 500 anni dalla scoperta dell’America. Era il 1992 e il capoluogo ligure stava per vivere il suo momento di maggior fulgore dai tempi della Repubblica Marinara, con gli occhi del mondo puntati addosso. A partire da allora, la città divenne oggetto di un grande rinnovamento. Monumenti, chiese ed edifici del Centro Storico, a partire dai Palazzi dei Rolli appartenuti alle più importanti famiglie nobili, furono restaurati e molti edifici furono eretti nella zona del porto, là dove si era costruita la fortuna di “Zena” di un tempo e quella contemporanea, di porto commerciale e turistico, punto di riferimento nel Mediterraneo.

Il progetto per il recupero del porto fu affidato a chi con caruggi e tutto il resto aveva già dimestichezza, Renzo Piano, genovese Doc che conosceva bene risorse e soprattutto aspirazioni dei suoi concittadini. Così, ecco sorgere dal nulla il Bigo, il Padiglione del Mare e della Navigazione, la Città dei Bambini, la multisala cinematografica, la Bolla – la celebre sfera di cristallo e acciaio invasa di farfalle – e lì accanto l’Acquario, il più grande d’Europa. Al suo interno, 12.000 esemplari di animali per 600 specie, più 200 vegetali ospitati in 27.000 mq di superficie espositiva.

Extra l’Acquario – l’attrazione più visitata con oltre un milione di ingressi all’anno – Genova può contare su numerosi altri musei, fra cui il Museo di Palazzo Reale e la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, e una ventina di sedi dei Musei Civici, articolati in base alle tematiche: mare, arte, culture del mondo, scienza e natura. Storia e archeologia. Il Centro Storico, con le Strade Nuove e il Sistema dei Palazzi dei Rolli sono stati riconosciuti Patrimonio dell’Unesco nel 2006.

Golfo di Squillace

L’espressione navifragum Scylaceum coniata da Virgilio non doveva suonare un granché bene ai marinai dell’antichità in transito in quel tratto di costa calabrese oggi compreso fra Isola Capo Rizzuto e Stilo di Monasterace. Il Golfo di Squillace era ed è infatti da sempre considerato piuttosto pericoloso per le correnti, e l’assenza di porti naturali non aiuta di certo. Molti furono i naufragi registrati fino a tutto l’800, tanto che ancora oggi fra i naviganti circola un detto: Golfo di Squillace dove il vento mai tace!

Proprio al centro del golfo si trova Soverato, che pare voler tenere nascoste le sue bellezze, sia per terra che per mare. Nel centro storico cela infatti un sito archeologico, così come nei fondali davanti alla sua Marina presenta punti che si inabissano per centinaia di metri, che ospitano colonie di cavallucci marini e pesci ago.

Nella baia di Caminìa di Stalettì, chiusa da una scogliera che si allunga nel mare cristallino, molte le testimonianze di un remoto passato: reperti archeologici, una torre di guardia e antiche formaci per la calce, e in direzione Copanello, le Vasche di Cassiodoro, peschiera per l’allevamento delle murene in uso più di duemila anni fa. Poco oltre, la suggestiva Grotta di San Gregorio, meta di appassionati di snorkeling e immersione, e il Parco Archeologico Scolacium della Roccelletta di Borgia.

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