Arcipelago Isole Eolie

Nel 2000, le Isole Eolie, arcipelago a nord della costa siciliana, sono state proclamate dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Riconoscimento ottenuto in virtù della bellezza naturalistica delle “sette sorelle”, “figlie” di Eolo dio del vento, ricche di grotte, faraglioni e scogliere a picco su un mare ancora integro e pescoso, orlate da spiagge di sabbia bianca finissima alternata a rena nera per via dell’origine eruttiva.

Due i vulcani ancora attivi, cuore pulsante delle affascinanti Stromboli e Vulcano, cui si aggiungono Alicudi e Filicudi, “ruvide” e aspre con piccoli villaggi di pescatori, Salina, terra verdissima che genera eccelsi vini, Panarea, la più glamour e meta di Vip, e Lipari, l’isola più grande e popolosa. Qui approdano e si fermano la maggior parte dei 600.000 turisti che ogni anno scelgono l’arcipelago come meta di vacanza, offrendo accoglienza in case tipiche e strutture di ogni genere, oltre a una serie di attrattive da visitare: villaggi preistorici, solfatare, cave di pietra pomice e un Museo Archeologico che raccoglie i molti tesori rinvenuti sui fondali incontaminati.

Area dello Stretto e la Costa Viola

Lo Stretto di Messina è uno di quei punti geografici dalla forte valenza simbolica, strategica e, in questo caso, mitologica. La sua eco antica riporta alle figure della Fata Morgana, di Scilla e Cariddi, e in assoluto a tutti quei naviganti più o meno “Vip” che nei secoli hanno attraversato questo braccio di mare chiuso da due terre che si sfiorano, talvolta burrascoso e cattivo, ma anche placido e straordinariamente bello da ammirare.

Il territorio di Reggio Calabria e dello Stretto sono legati anche a “note olfattive” e gustative ben precise, quelle dell’essenza del bergamotto, prezioso e profumatissimo agrume ricco di proprietà salutari, e dell’annona, frutto esotico dalla polpa morbida e dal gusto aromatico. A queste due delizie si aggiungono poi le Arance di S.Giuseppe, i vini Arghillà IGT e Pellaro IGT, una ricca produzione dolciaria a base di mandorla e miele. Di artigianalità si parla anche nelle botteghe di orafi, ceramisti, ebanisti specializzati in radica e nella produzione di pipe e ferro battuto. Risalendo la Costa Viola, si trovano il Vino della Costa Viola IGT e Scilla IGT, il limone sfusato di Favazzina, il Torrone di Bagnara IGP e il Pane di Pellegrina.

Merita un cenno la coltivazione della vite lungo la Costa Viola, caratterizzata dai cosiddetti “vigneti eroici”, realizzati su terrazze costruite con le tipiche “armacie”, i muretti a secco che scendono fino al mare lungo irti terreni percorsi da una monorotaia, un tempo utilizzata per il trasporti delle casse d’uva, oggi dei turisti. Chi vuole esplorare il reggino, ha dunque anche questa possibilità, alternativa curiosa alle molte escursioni di trekking. Una da tenere in considerazione è sicuramente quella lungo il “Sentiero Italia”, che da Reggio giunge fino al monastero di Orti, passando dal fortino di Pentimele, Sito di Interesse Comunitario dove nidificano alcune specie rare di uccelli. Interessante la visita a Motta S.Agata, testimonianza delle antiche “motte” medievali costruite a difesa del territorio reggino, e all’ottocentesco Forte Umbertino di Arghillà.

Da Scilla – punto dello Stretto da cui si può capire il perché questo tratto di mare sia considerato una “galleria del vento”, ideale per windsurf, kite e vela – e dallo splendido borgo marinaro di Chianalea, si snoda appunto la Costa Viola, che oltre alla particolarità dei “vigneti eroici”, offre anche meravigliose spiagge tra le quali Cala Janculla, inserita tra le spiagge più belle d’Italia, e la spiaggia di Palmi con lo Scoglio dell’Ulivo, con fondali ideali per lo snorkeling. In questo territorio è possibile anche riscoprire le testimonianze lasciate dall’antico popolo dei Taureani che si spinsero fino all’Aspromonte, passando per Oppido Antica.

Tra Palmi e Bagnara Calabra si articola un sentiero panoramico denominato Tracciolino che rappresenta uno fra i percorsi di trekking più belli e suggestivi di tutta la Calabria. Un ulteriore trekking ha inizio sopra Bagnara e conduce fino al cosiddetto “Tunnel militare di Murat”, una suggestiva grotta scavata a 40 metri dal mare che mezzo secolo fa metteva in comunicazione il porticciolo di Bagnara con i terrazzamenti della Costa Viola. Il territorio, abitato sin dalla preistoria, offre anche due siti archeologici di tutto rispetto: il Parco Archeologico e il Museo di Medma a Rosarno, e il Museo Archeologico di Metauros nella vicina Gioia Tauro. A Galatro, suggestivi i ruderi del Convento basiliano di S.Elia, vicino alle preziose sorgenti di acque minerali e termali sfruttate per il loro potere terapeutico.

Area Grecanica

Giù, nella parte più meridionale della Calabria, si sviluppa la cosiddetta area grecanica, crogiuolo di storia e cultura di un passato lontano, nei secoli e nello spazio. I paesi grecanici si trovano su alture più o meno accessibili e ad alcuni chilometri dalla costa jonica, lambita dalle spiagge di sabbia dorata, e sono culla di una civiltà antichissima, quella greca. A Bova, Roghudi, Chorìo di Roghudi, Gallicianò e Roccaforte, che devono le loro origini ai primi coloni Greci giunti in Italia, si parla ancora la lingua greco-calabra, un mix fra dialetto locale e greco antico.

Il paesaggio della zona è dominato dalla macchia mediterranea, spezzata solo da distese di coltivazioni di bergamotto, prezioso agrume dalle straordinarie virtù benefiche, definito ”oro verde” della Calabria, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

Un breve excursus delle tappe imprescindibili porta a Bova, che vanta il marchio del Ministero per il turismo “Comune gioiello d’Italia” ed è parte dei “Borghi più belli d’Italia”, e come tale è da visitare almeno una volta nella vita. Qui non si può mancare il Museo della lingua greca Gerhard Rohlfs, dedicato allo studioso tedesco che, fin dal 1924, sostenne l’origine magnogreca della parlata locale, e il Museo di Paleontologia, con circa 15.000 fossili di fauna e flora autoctoni.

Anche per le strade di Gallicianò si parla l’antico idioma, come a Pentedattilo, uno fra i più noti e piccoli borghi della zona, scenario del festival itinerante “Paleariza” e del “Pentedattilo Film Festival”, dedicato ai cortometraggi. Roghudi Vecchio è invece uno dei borghi disabitati alle pendici dell’Aspromonte, silenzioso quanto affascinante nella sua vita sospesa a qualche decennio fa, mentre a Palizzi Superiore si va per il Castello, dichiarato Monumento Nazionale dal Ministero dei Beni Culturali.

Arezzo

Piazza Grande ad Arezzo – con la sua caratteristica pavimentazione inclinata e chiusa da palazzi del Cinquecento che fanno da elegante quinta al celebre mercato di antiquariato – è il simbolo di questa cittadina della Toscana sud-orientale, situata all’incrocio fra quattro valli: Val Tiberina, Casentino, Valdarno e Valdichiana.

Qui nacquero alcuni personaggi illustri del passato, la cui eredità artistica e intellettuale è ancora ben visibile in città. Di Piero della Francesca sono visibili opere sia nella Cattedrale che nella Basilica di San Francesco, nella Basilica di San Domenico si trova invece il crocefisso dipinto di Cimabue, anch’egli aretino, così come Giorgio Vasari, di cui si può visitare la Casa Museo, impreziosita da opere d’arte e affreschi di rara bellezza.

Fra gli edifici del centro storico che meritano attenzione c’è il monastero medievale edificato sui resti di un anfiteatro romano, sede del Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio Mecenate, dove si possono ammirare sculture, mosaici e gioielli rinvenuti nella zona e attestanti le origini antichissime di Arezzo. Da non perdere anche la Fortezza Medicea, da cui si gode una vista spettacolare sulle quattro valli convergenti.

Assisano

Il termine Comprensorio Assisano potrebbe essere sinonimo di bellezza e spiritualità. Due caratteristiche di cui la città di Assisi è pervasa in ogni sua pietra, di quel tenue rosa che la sera si fa più intenso. Dal 2000, il suo Centro Storico e la quasi totalità del territorio comunale sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità, in virtù dei molti monumenti che qui, nella parte settentrionale della valle umbra, si concentrano. La lista delle tappe d’obbligo è pressoché infinita: a cominciare dalla Basilica di San Francesco, celebre per il ciclo di affreschi di Giotto e Cimabue, cui seguono gli altri siti francescani, la Cattedrale di San Rufino, la Basilica di Santa Chiara, il Convento della Chiesa Nuova, il Tempio di Minerva, la Chiesa di Santa Maria Maggiore, l’Abbazia di San Pietro, la Basilica di Santa Maria degli Angeli con la Porziuncola, il Santuario di Rivotorto, l’Eremo delle Carceri e il Monastero di San Damiano, oltre alla Rocca Maggiore e alla Rocca Minore.

L’importanza di questa culla della spiritualità sta anche nel messaggio di pura bellezza trasmesso dall’Ordine Francescano, che partendo da qui si è diffuso ovunque influenzando la storia dell’arte stessa. Assisi è un esempio unico di integrazione fra epoche, stili e mondi diversi, quello terreno e quello spirituale, giunto ai nostri giorni perfettamente in continuità e sinergia con il contemporaneo.

Nei dintorni di Assisi si può fare sosta a Cannara, dove dai tempi del “poverello” si coltiva un prodotto dalle proprietà benefiche, la cipolla, cui sono legate tradizioni e ricette ancora oggi in uso. Per apprezzarle, nel mese di settembre, c’è l’annuale Sagra della Cipolla, periodo in cui le strade del borgo sono invase dalle caratteristiche “trecce” che facilitano la conservazione del prodotto.

Una volta giunti fin qui, si può deviare verso il piccolo borgo etrusco di Bettona, sulla sinistra del Tevere, che ha in serbo una sorpresa: una passeggiata di circa 1 km lungo la cinta muraria che un tempo proteggeva il centro abitato, oggi straordinario belvedere sulla valle e sul fiume Tiber.

Borghi più belli d’Abruzzo

Se è vero che la toponomastica dice tanto di un luogo, nel caso dell’Abruzzo dice tutto. Racconta da una parte di una regione con chilometri di spiagge bianche – da qui nomi più che espliciti come la stessa Pescara e le tante “marine” lungo la costa – e dall’altra di borghi incastonati fra vette appenniniche – le più alte d’Italia, grazie alla presenza dei massicci della Majella, del Parco Nazionale d’Abruzzo e del Gran Sasso – come testimoniano per esempio Pietracamela, Rocca San Giovanni, Castel del Monte, Tagliacozzo e così via.

Borghi che, per la loro natura “arroccata” e di difesa dell’entroterra, hanno saputo attraversare secoli, arrivando a noi con un centro storico ancora intatto che sa trasmettere fascino ed emozioni dal sapore antico, tanto che ben 25 sono entrati di diritto nel novero dei “Borghi più belli d’Italia”.

Un ricco patrimonio architettonico, artistico e di tradizioni vive, che animano ancora adesso questi “avamposti” di cultura locale immersi in una natura incontaminata e prorompente.

Borghi più belli d’Italia in Piemonte

Diciassette borghi per sette province. Questo a oggi il patrimonio del Piemonte racchiuso in quelle “micro-realtà” annoverate fra i Borghi più belli d’Italia. Destinazioni che, per la loro caratteristica di essere distribuite su tutto il territorio e in contesti paesaggistici per lo più rurali, dalla campagna punteggiata di vigneti pregiati fino alle vette montuose, sono oggetto di uno “slow travel” che però, pur nel suo essere “lento”, è il fenomeno turistico che negli ultimi anni ha corso più degli altri. Il perché di questo successo è racchiuso in due fattori indispensabili: il paesaggio piacevole e ben conservato, e il valore storico, artistico e culturale dei centri abitati. Luoghi che ispirano viaggi alla scoperta della natura, con escursioni di trekking a piedi, in mountain bike, a cavallo o con gli sci, così come full immersion nella cultura locale, grazie a sagre e feste di paese che tramandano secolari tradizioni enogastronomiche e folcloristiche.

Borghi più belli della Basilicata

I “Borghi più belli d’Italia” della Basilicata sono destinazioni lontane dalle consuete rotte turistiche, e per questo ancora più affascinanti. I Sassi di Matera e i siti archeologici della costa, fra tutti quello di Metaponto, rimangono una tappa obbligata per tutti, ma sono “altrove”. Sui crinali delle Dolomiti Lucane, nella campagna disseminata di campi di grano e vigneti, o ancora lungo il confine con la Puglia: è là che bisogna spingersi per ritrovarsi fra viuzze silenziose, dove semplici case di contadini si alternano a palazzi signorili, chiese, basiliche e castelli che ripercorrono a ritroso la storia, l’architettura e l’arte del Sud. Un piccolo mondo antico che a ogni stagione rivive attraverso sagre gastronomiche, feste religiose e rievocazioni in costume tutte da scoprire.

Campania Felix

Campania Felix. Gli Antichi Romani la chiamavano così, e il senso di questa definizione sta nella fortunata composizione di elementi naturalistici e “umani” che sono andati nel tempo a creare realtà straordinarie come Capri, Pompei e Sorrento, solo per citarne alcune. In periodo imperiale, la Regione comprendeva i territori che da Capua arrivavano fino a Salernum e poi tutta l’area circumvesuviana. Particolarmente apprezzati erano già all’epoca quelle che oggi chiameremmo wellness destination, ossia le sorgenti termali attorno a cui sorsero grandiosi stabilimenti termali frequentati anche da personalità e aristocrazia romana. Fra questi, le “Spa” di Contursi Terme, Telese e Napoli, attive ancora, oltre ovviamente a quell’unicum che è Ischia, vera e propria “Isola del benessere”. La natura generosa ha regalato alla Campania anche una serie di oasi verdi, a iniziare dal Parco Nazionale del Vesuvio e quello del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, cui si aggiungono il Parco Regionale del Matesesino, il Parco sommerso di Gaia e l’Area Marina Protetta di Costa degli infreschi e della Masseta nel Cilento.

Felix la Campania lo è anche per la ricchezza che ha saputo coltivare l’uomo, a volte letteralmente, con colture come la vite, presente da oltre duemila anni con vitigni autoctoni – vedi le vitis Hellenica, Apiana e Aminea Gemina – che oggi hanno ceduto il passo a Taurasi, Fiano di Avellino e Greco di Tufo, prodotti da esportazione che fanno parlare di questa terra in tutto il mondo.

Così come altri prodotti di tradizione locale: le ceramiche artistiche di Vietri sul Mare, i tessuti artigianali di San Leucio, i coralli e cammei di Torre del Greco, cuore di un fiorente distretto orafo noto a livello internazionale, e le ceramiche di Capodimonte nel capoluogo.

Caserta e dintorni

Prima dell’arrivo dei Borbone, non esisteva Caserta, bensì c’era Casertavecchia, cittadina che, fra alterne vicende legate all’una o all’altra casata, ruotava attorno al suo cuore medievale, la Cattedrale, circondata da case in tufo, logge, palazzi con eleganti bifore e poco altro. Poi, ecco la Reggia, realizzata da Luigi Vanvitelli fra il 1752 e il 1774 per rivaleggiare con Versailles, all’epoca modello assoluto di regalità.

Se la costruzione dell’edificio più sfarzoso della Campania del Settecento, e non solo, decretò la fine per l’antica Casa Hirta, poi Casertavecchia, la Reggia diede impulso alla nascita di un’altra realtà, quella di San Leucio. Acquistata nel 1750 per rifornire di acqua i giardini della dimora, nel 1789 diveniva già Real Colonia, incentrata sulla produzione di seta. Erano i prodromi del sogno di Ferdinando IV di Borbone, che puntava alla fondazione di Ferdinandopoli: le case a schiera iniziate nel 1786 testimoniano quell’impianto geometrico in corso d’opera, con una piazza centrale e strade radiali e concentriche. Ancora oggi, a San Leucio sono attive numerose aziende che per tradizione continuano a produrre preziose stoffe usate per l’arredamento, diffondendo l’arte serica di questo borgo nel mondo.

Di certo, anche se non fu mai ultimata, Ferdinandopoli fu il simbolo dell’Illuminismo borbonico, mentre la Reggia fu per Carlo di Borbone la risposta a due esigenze: la prima di risiedere in un luogo consono a un grande sovrano, al pari del Re Sole, e secondo di offrire al governo napoletano un luogo strategicamente sicuro, salubre e fertile, valorizzabile anche dal punto di vista politico-economico. E ci riuscì, tanto che ancora oggi la Reggia di Caserta è uno degli edifici più maestosi d’Italia e uno dei luoghi più visitati.

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