Il Lazio e i luoghi della cultura monastica

Si chiamano Marroni Antrodocani e sono l’orgoglio di Antrodoco, paese in provincia di Rieti, e dei vicini Borgovelino, Castel S. Angelo e Micigliano. A importare la pianta nel Lazio, che qui attecchì dando origine a un importante indotto su tutto il territorio, fu la ricca famiglia dei feudatari Bandini di Toscana a cavallo fra il ‘500 e il ‘600.
La sua particolarità è di avere un frutto più grande e zuccherino rispetto alla castagna, più chiaro e striato e con una buccia interna molto sottile e facile da togliere. L’alto contenuto di idrati di carbonio ne fa inoltre un alimento prezioso, dal buon apporto energetico, oltre ad avere una concentrazione di vitamina “C” pari a quella di agrumi quali arancia e limone. Qualità uniche che hanno portato a due “marchi, nel 2017 la De.C.O., Denominazione Comunale d’Origine, e prima ancora lGP, l’Indicazione Geografica Protetta.
A portare avanti la tradizione del Marrone sono ancora oggi i castanicoltori di questi quattro borghi, che dal 1974 sono riuniti nella Cooperativa “Velinia” con sede a Borgovelino, mentre è ad Antrodoco che durante la Festa d’Autunno si possono gustare e acquistare insieme ad altre prelibatezze quali nocciole, noci e miele.

Partenio

Itinerari naturalistici e religiosi trovano in Irpinia una sovrapposizione con percorsi di tutt’altro genere, legati ai molti prodotti di cui questo territorio è generoso. Ospedaletto d’Alpinolo, per esempio, punto di partenza per l’escursione che conduce fino al Santuario di Montevergine e da qui ai trekking nel Parco Naturale del Partenio, è celebre anche per la produzione di torrone e ”castagne del prete”, così chiamate proprio perché fu un frate a scoprire il particolare processo di cottura che ancora oggi viene usato anche su scala industriale. Un accorgimento tecnico, per così dire, che conferisce al prodotto finale un sapore speciale, unico, che c’è solo a Ospedaletto. Alla sapienza dei Padri Benedettini di Montevergine si deve invece la produzione di ottimi liquori e prodotti erboristici dalle proprietà curative.

Avella è invece legata alla coltivazione della nocciola, orgoglio del piccolo Comune che ancora oggi vede il proprio nome legato a questo frutto tradotto in varie lingue: in catalano e spagnolo è avellana, in portoghese avela e in occitano avelana. La nocciola è una delle prelibatezze attorno alla quale sono stati creati cinque Tour di Degustazioni, con visite alle aziende locali alternate a quelle ai siti archeologi e monumenti di maggior interesse.

La Dieta Mediterranea

Il Cilento secondo solo alla provincia di Cuneo. Parliamo di numero di eccellenze del territorio e di prodotti diventati Presidio Slow Food e come tali vessillo di un’intera Regione. Ecco dunque l’Oliva salella ammaccata del Cilento, il Cece di Cicerale, le Alici di Menaica di Pollica e Pisciotta, il Cacioricotta del Cilento, il Carciofo Bianco di Auletta e di Pertosa, la Colatura di Alici di Cetara, il Fagiolo di Controne, la Soppressata di Gioi. Prodotti da gustare sul posto ma anche da portare a casa (o ordinare online, perché no, con spedizioni in giornata), e che spesso diventano nesso fra i visitatori e la gente del posto, grazie a sagre ed eventi che ruotano attorno alla loro bontà. Ne sono un esempio la Festa dei Ceci o Cilento Delizie a Cicerale.

Siena

Si inizia il pasto con i salumi a base di cinta senese e si termina con i Pan co’ Santi, i Ricciarelli e i Cantuccini. A Siena e provincia le leccornie non mancano, perché questa terra è generosa come poche quanto a prodotti e piatti della tradizione. Si prenda per esempio il vino: è in provincia di Siena Montalcino, patria del celebre Brunello, e questo già basterebbe per farne una capitale del buon mangiare e bere. Rosso Doc e Brunello Docg accompagnano dunque crostini di milza, pici col ragù di cinta, zuppa di fagioli, pappardelle con la lepre, bistecche di Chianina, mentre il Vin Santo si abbina ai molti dolci locali, fra cui, oltre a quelli già detti, non mancano mai il Panforte e i Cavallucci.

Monti Dauni

Nell’ex Convento di San Francesco della città di Troia, in provincia di Foggia, si trova il Centro del Gusto, sede del GAL Meridaunia. Un luogo creato per la promozione del turismo enogastronomico e la conoscenza delle eccellenze della tradizione della Daunia, espressione di cultura e vetrina permanente di prodotti Dop, Doc, Igp, Igt, al centro di un progetto di costituzione del Distretto del Cibo dei Monti Dauni e Lucera.

La Daunia, che si identifica in quattro diversi territori – Gargano, Subappennino Dauno, Alto e Basso Tavoliere delle Puglie – assomma le tradizioni culinarie peculiari di ciascuno di essi. Ecco così il Caciocavallo dei Monti Dauni, il Prosciutto di Faeto, la pasta fresca fatta in casa detta Zanghette, e i vitigni autoctoni quali il Nero di Troia e il Tuccanese.

Martina Franca

Il Capocollo di Martina Franca sprigiona i profumi delle spezie e delle erbe della macchia mediterranea tipiche della Valle d’Itria, terra dove i suini sono allevati e poi le loro carni pregiate – solo quelle tra collo e costata – sono trattate secondo un rigido protocollo. Il risultato è un insaccato dal sapore unico, morbido, Presidio Slow Food. La leggera affumicatura, la lunga marinatura in salamoia e la concia con vino cotto sono le note distintive che lo rendono versatile negli abbinamenti in cucina o come street food con pane casereccio e formaggio pecorino. Per una degustazione perfetta, un calice di vino rosato pugliese o a una birra artigianale sono il perfetto abbinamento.

Pistoia e Montagna Pistoiese

Il bosco, il bene più prezioso. Da qui derivano gran parte dei prodotti agro-alimentari di Pistoia e dintorni. La Montagna Pistoiese si fregia infatti di dare origine a un presidio Slow Food fra i più apprezzati, un pecorino di latte crudo e caglio naturale con diversi periodi di stagionatura, da 7 giorni fino a un anno a seconda dell’intensità di gusto che si desidera. Ottimi anche il raveggiolo e la ricotta di pecora, quest’ultima ideale per farcire i necci di castagne, una sorta di crespella spessa. Dal sottobosco derivano poi primizie quali mirtilli, more, fragole, lamponi, da gustare in marmellate, liquori, sciroppi aromatizzati, ma la regina dei frutti di selva è sicuramente lei, la castagna, la cui pianta è forse la più diffusa in zona. E dai marroni ecco dunque il dolce principe delle tavole toscane, il castagnaccio.

Toscano Doc è il pane “sciocco”, senza sale, ma perfetto per accompagnare i piatti dai sapori corposi della tradizione regionale. Basti dire ribollita, panzanella, pappa col pomodoro o “fettunta”, quella semplice fetta di pane intrisa di olio extra vergine che però sa già di buono. Olio spremuto a freddo, ovviamente, e dell’anno in corso per assicurare la giusta fragranza anche a una bruschetta o al pinzimonio.

Il pane sciapo è perfetto anche con gli eccellenti salumi della zona: il salame toscano, il prosciutto crudo salato, la finocchiona, la coppa, la pancetta, l’arista cotta, le salsicce e il biroldo, altro Presidio Slow Food.

Se di vini bianchi e rossi toscani si conosce già tutto lo scibile, allora non resta che assaggiare il vinsanto, ottimo per i dessert, prodotto sulle colline di Montalbano. Prima, durante e dopo il dolce è sempre tempo di un confetto di Pistoia, definito “a riccio”, per la tipica forma bitorzoluta, ottenuta con antichi sistemi di lavorazione. Se una volta l’anima del confetto era di pura anice, oggi può essere sostituita da mandorle, nocciole, arancio candito, coriandolo, cioccolato.

Valdinievole

Sono oltre 140 i produttori iscritti all’Associazione “Strada dell’olio e del vino del Montalbano – Le colline di Leonardo”, e dediti per lo più alla produzione di vino e olio, ma anche di miele, formaggio, erbe officinali e confetture, oltre ad artigiani, commercianti, titolari di agriturismo, alberghi e esercizi ricettivi che hanno come scopo la promozione dei sapori e dei tesori della terra di Leonardo, la Valdinievole, in provincia di Pistoia.

L’olio d’oliva Toscano IGP Montalbano, prodotto nelle zone comprese tra le province di Pistoia, Prato e Firenze, ha un sapore fruttato e piccante, caratteristiche che lo rendono inconfondibile, di qualità superiore, meno acido, più equilibrato e più stabile degli olii provenienti da zone meridionali della Toscana. La denominazione di origine controllata “Toscano” con la menzione geografica aggiuntiva “Montalbano” è riservata all’olio extravergine di oliva ottenuto dalle seguenti varietà di olivi, che devono essere presenti per il 100% negli oliveti: Frantoio, Moraiolo, Leccino, Pendolino, Rossellino, Piangente.

Passando al vino, l’uvaggio dei vigneti è tipico del Chianti: prevalentemente sangiovese, canaiolo, malvasia bianca, trebbiano, che danno origine a Chianti Montalbano DOCG e Bianco di Valdinievole DOC ottenuto, per almeno il 70%, dal vitigno trebbiano toscano seguito da malvasia del Chianti, canaiolo bianco e vermentino. Il Vinsanto della Valdinievole è un vino da dessert ideale per accompagnare i brigidini o i dolci rustici come il castagnaccio. Se di dessert si tratta, la Valdinievole è nota anche come “Chocolate Valley”, in quanto zona di grandi maestri cioccolatai di fama internazionale. A Monsummano Terme, fra la fine di gennaio e i primi di febbraio, si svolge “Cioccolosità”, un evento Slowfood che celebra proprio questa tradizione locale.

Presidi Slowfood sono anche il Pecorino della Montagna Pistoiese, eccellenza che rischia di scomparire e che merita di essere tutelata per le tecniche di lavorazione e per la qualità che da sempre lo identifica, e il Fagiolo IGP di Sorana, coltivato sul greto del torrente Pescia, raccolto a mano, tenuto esposto al sole per 3-4 giorni e conservato in appositi contenitori con l’aggiunta di pepe in grani, radici di valeriana o foglie di alloro. Si torna infine sulle note dolci con le cialde di Montecatini prodotte dal 1936 con ingredienti semplicissimi, come i brigidini di Lamporecchio, aromatizzati però con i semi d’anice.

Lunigiana

Ci sono due DOC che danno subito l’idea di ciò che si trova in tavola, o meglio, nei calici, in Lunigiana. Sono il Candia dei Colli Apuani, nel comprensorio di Massa-Carrara e Montignoso, e il Colli di Luni, in quello di Fosdinovo, Podenzana e Caprigliola. A queste DOC si aggiunge un IGT, il Val di Magra, vini celebrati lungo la Strada del Vino dei Colli di Candia e di Lunigiana, e da essa tutelari, insieme ad altri prodotti locali, come i funghi, l’olio extravergine d’oliva, le castagne, i testaroli, il miele e il lardo. Tutti ingredienti ottimi per creare o accompagnare le ricette tipiche di questa parte di Toscana: testaroli al pesto, torta d’erbi, bomba di riso, pappardelle al sugo di lepre, frittini alla Lunigiana e, per finire, l’onnipresente castagnaccio.

Caserta e dintorni

La storia si fa anche a tavola, soprattutto se la tavola è regale. E a Caserta, aveva la sontuosità della Corte dei Borbone. Qui, nel cuore di un territorio assai fruttifero di eccellenze enogastronomiche quali il maialino nero teanese, la mozzarella, l’Asprinio aversano, il Falerno e la mela Annurca, era imbandita in modo sontuoso. La base di partenza era di prodotti semplici, “poveri”, che poi venivano esaltati da ricette più o meno articolate. Molte di queste sono entrate di rigore nella tradizione locale, come per esempio la pasta fresca fatta in casa, o quella secca di grano duro, condita con legumi, sughi al pomodoro, ragù e olio extravergine d’oliva, o con sugo di agnello o di castrato e formaggio pecorino. E, strano ma vero, nei ricettari d’epoca del casertano, c’è oggi come ieri la polenta con salsicce di maiale o con verdure e fagioli.

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