La valle dell’Esaro

La Valle dell’Esaro interessa alcuni borghi della provincia di Cosenza, fra cui Altomonte, Roggiano Gravina e San Marco Argentano, distribuiti su un territorio ad alta vocazione agricola. Roggiano, per esempio, dà il nome a due importanti cultivar calabresi, il peperone roggianese e l’olivo roggianella, diffusi anche in altre zone ma nativi di questa località, da mettere fra le tappe da non perdere anche per la presenza di un parco archeologico istituito nel 1989, all’interno del quale si possono ammirare i resti di una Villa Termale Romana.
In zona, si producono anche ottimi fichi, talmente in abbondanza che è tradizione essiccarli per conservarli anche per l’inverno, magari lavorati con noci, mandorle e cioccolato. Dai fichi deriva anche il miele aromatizzato al fico. Essiccati sono anche i peperoni, roggianesi ma non solo, che localmente sono detti “pipazzi cruschi”.

Itinerario degli antichi commerci. La Riviera dei Cedri e gli antichi vini

Parlare di un agrume con sistemi multimediali. Succede anche questo al Museo del Cedro di Santa Maria del Cedro, provincia di Cosenza, tappa che vale la pena di mettere in programma anche solo per la bellezza dell’edificio che lo ospita, un opificio del XV-XVI secolo conosciuto come il Carcere dell’Impresa. Qui si parte dalle origini antichissime del frutto, si ripercorrono le tappe principali della sua storia e della diffusione e si arriva al territorio che da secoli lo ospita e fa proliferare. A tal proposito, il Consorzio del Cedro di Calabria ha messo a punto anche due percorsi a tema. Il primo è il cosiddetto Percorso Artistico che parte dal Centro Storico di Santa Maria e coinvolge diversi artisti locali.
Poi c’è il Percorso Archeologico legato al sito di Laos, colonia della Magna Grecia, dove ci si concentra sul racconto dell’arrivo del cedro in Italia. Una volta che si è in cammino, vale dunque la pena lasciarsi guidare dall’istinto, lungo la Riviera dei Cedri.

Cosenza est: la costa Ionica e i fasti della Grande Sibari

Il borgo calabrese di Rossano, in provincia di Cosenza, è noto per due cose: il Codex Rossanensis, prezioso manoscritto miniato in greco del VI secolo d.C. contenente i Vangeli di Marco e Matteo, e la liquirizia. Entrambi questi “tesori” sono custoditi gelosamente “in casa”, il primo nel Museo Diocesano e del Codex, e il secondo nel Museo della Liquirizia “Giorgio Amarelli”. Quest’ultimo è un esempio illuminato di “museo d’impresa”, nato cioè per iniziativa di un imprenditore locale che ha voluto così valorizzare un certo prodotto e la tradizione, in questo caso gastronomica, che ne è derivata. Per intenderci, un altro modello simile è quello della Ferrari a Maranello, il più visitato d’Italia di questo genere, seguito proprio da quello della piccola Rossano grazie a una media di 50.000 visitatori all’anno. Nel 2001, in virtù di questi numeri importanti, il Museo della Liquirizia ha vinto il premio Guggenheim Impresa & Cultura, e nel 2004, è stato realizzato un francobollo della serie filatelica italiana “Il patrimonio artistico e culturale italiano”.
L’edificio che lo ospita si trova in Contrada Amarelli, omonima della famiglia che da tre secoli si occupa di estrarre, lavorare e commercializzare la liquirizia.

Luoghi del commissario Montalbano

Ha quasi quattro secoli di storia la scaccia ragusana, detta anche scacciata o schiacciata. Si tratta di una tipica specialità siciliana, diffusa soprattutto nella provincia di Ragusa, ed è un piatto dalle origini povere, che si presenta come una sorta di focaccia ripiena, farcita e ripiegata su se stessa. Il ripieno più classico è a base di pomodoro, caciocavallo stagionato grattugiato, oppure con pomodoro, melanzane fritte e basilico.

Torino e Area Metropolitana

La memoria olfattiva è un elemento importante di un viaggio, e a Torino è sicuramente legata all’aroma del Vermouth. Vino, zucchero ed erbe sono gli ingredienti base del liquore simbolo del capoluogo piemontese, al centro di quella che si chiama Esperienza Vermouth©. Un laboratorio che in qualche ora passa dalla teoria, attraverso documenti e curiosità legate al liquore, alla pratica, per consentire ai partecipanti di creare il proprio Vermouth. Ciascuno potrà dosare gli ingredienti e comporre il proprio blend, scegliendo fra vino bianco e rosse e le giuste tinture. Il risultato sarà un souvenir self-made, da gustare una volta tornati a casa.

Macerata

La tradizione contadina di Macerata e della sua provincia emerge tutta nel paesaggio, caratterizzato prevalentemente da campi coltivati e aziende agricole, e da ciò che queste microimprese producono. In primis, i salumi, quali lonza, salame lardellato e coppa che fanno da “contorno” al re degli insaccati marchigiani, il ciauscolo, il salame reso spalmabile per l’alta percentuale di grasso. Anche i formaggi sono da intenditori, grazie a due razze locali di ovini, la Vissana e la Sopravvissana, alla base della catena produttiva di ottimi pecorini e ricotte.

A fine pasto, vasta la scelta di dolci, alcuni carichi di miele e di mosto, come per esempio i Cavallucci di Apiro, tipici del Natale, i Sughitti, realizzati con mosto, farina e mais, e alcuni tipi di biscotti diffusi in tutto il maceratese. Ottimi anche il Torrone di Camerino, la Pizza di Pasqua, il Calcione di Treia e la Serpe di Cingoli ripieno di cioccolato, da addolcire con il miele millefiori dei Monti Sibillini. Per un calice di accompagnamento, il Verdicchio di Matelica e il Rosso Piceno vincono su tutto.

Arcipelago isole Eolie

Il termine Cucunci dice poco o nulla a chi non è pratico di Sicilia o siciliano, ma se accostato a Capperi ecco che si capisce subito, e la mente, e soprattutto l’olfatto e il gusto, “atterrano” sulle Isole Eolie. Salina, Lipari, Stromboli, Panarea, Vulcano, Filicudi e Alicudi, le “sette sorelle” che guardano da lontano la costa Nord-Orientale dell’isola madre, la Sicilia. Dunque, i cucunci altro non sono che i boccioli di cappero non ancora aperti, colti e messi sotto sale per essere conservati a lungo, e ricordare anche in inverno, dopo mesi, anni, il profumo del “jardinu a mezzo di lu mari…”. Frutti antibatterici, anticancerogeni, antinfiammatori, che spuntano dai muretti a secco dei piccoli centri abitati delle Eolie, attingendo linfa vitale da un pugno di terra, prendendo quella poca acqua che il cielo dona ogni tanto, di certo di rado in estate. Ma questa è la Sicilia, e il sapore inconfondibile dei suoi capperi e dei cucunci, da qualche tempo orgogliosamente DOP, nasce anche da questa condizione estrema e bellissima.

Golfo di Squillace

Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore, o più semplicemente Cassiodoro, fu un politico, letterato e storico romano che visse ben 95 anni, a cavallo fra il IX e il V secolo d.C. A questo uomo che evidentemente aveva fatto della cultura poliedrica la sua cifra, si ispira l’itinerario enogastronomico che si snoda lungo il Golfo di Squillace, in provincia di Catanzaro, conosciuto appunto come Strada dei Sapori di Cassiodoro, Tale itinerario tocca in particolare le località di San Floro, Girifalco e Staletti, piccoli borghi del versante ionico delle Serre calabresi.

Di formaggi, ortaggi, olio e vini della sua terra, il letterato descrisse ampiamente proprietà e virtù in un’opera che divenne subito un manuale di riferimento del settore. Non c’è dubbio che, pur subendo una comprensibile mutazione nel tempo, la cucina di tradizione calabrese sia rimasta in grossa sostanza molto simile a quella a lui coeva, almeno per quanto riguarda gli ingredienti base, quali per esempio olio, vino e capperi, oltre a “ervi e timpa”, termini che in dialetto locale indicano le erbe di sentiero e le essenze spontanee. Fra queste, i capperi, l’origano, gli asparagi e il finocchio selvatico sono le più comuni, impiegate ieri come oggi per insaporire primi e secondi piatti, o contorni di verdure di stagione. Tutti questi prodotti sono oggi tutelati dall’Associazione Strada dei Sapori Cassiodorei.

Città di Reggio Calabria

Il bergamotto di Calabria è un prodotto talmente pregiato e raro da meritare un luogo che ne celebrasse storia, cultura, coltura e tradizioni. E’ il Museo del Bergamotto di Reggio Calabria, la cui visita stimola vista, olfatto e curiosità.

Se l’agrume più pregiato del mondo è l’ingrediente principale dell’industria profumiera e cosmetica in generale, ci sono altri prodotti locali che sono alla base della gastronomia di Reggio Calabria, che ha una caratteristica molto particolare: i piatti tradizionali sono spesso legati a eventi religiosi, a ricorrenze che affondano le radici nei secoli, fino a quasi 3.000 anni fa, ripescando dal passato elementi della cultura della Magna Grecia e di varie dominazioni fino all’Unità d’Italia.

A Natale e all’Epifania è usanza mettere in tavola tredici portate, a Carnevale si mangiano maccheroni e carne di maiale, mentre l’arrosto d’agnello e i pani spirituali sono sinonimo di Pasqua. Le acciughe, gli insaccati di maiale, i formaggi, le verdure sott’olio e i pomodori secchi fanno invece parte dei numerosi prodotti locali conservati con vari metodi, nati per necessità in periodi di carestia o di lunghi assedi dei nemici. Echi del passato che oggi alimentano la fiorente industria agroalimentare.

Langhe Monferrato Roero

Fra Asti e Cuneo, Monferrato da una parte e Langhe dall’altra, si va a scuola di degustazione di tartufo. Già, perché da queste parti, la più pregiata delle tuberacee raggiunge la sua vetta, con la varietà del Bianco d’Alba, e quindi, proprio qui, nella sua patria più eccelsa, si scoprono i mille segreti per esaltarlo al meglio a tavola. Degustazioni olfattive, test sensoriali, show cooking e ricette: tutto punta alla valorizzazione di questo fungo ipogeo dal profumo inimitabile, sotto la guida di un esperto che ci guiderà passo a passo, dalla teoria passando alla pratica, ai fornelli e poi a tavola.

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