Grotte di Frasassi

Il 25 settembre 1971, alcuni ragazzi del gruppo speleologico del CAI di Ancona decidono di avventurarsi in un misterioso foro scavato nel terreno nella zona di Genga, sulle montagne dell’entroterra anconetano. È l’inizio di un’incredibile viaggio al centro della terra, che da allora non ha smesso di creare stupore in migliaia di persone che decidono di seguire i loro passi coraggiosi, che quella prima volta si calarono con una corda in una cavità buia e profonda decine di metri. Ora, il percorso che porta a scoprire le Grotte di Frasassi, cuore del Parco naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi, è attrezzato con passerelle e luci che illuminano vere e proprie opere d’arte realizzate da Madre Natura nel corso di 190 milioni di anni. Stalattiti e stalagmiti che l’incessante lavorio dell’acqua ha trasformato in sculture dai nomi affascinanti ed evocativi: i “Giganti”, il “Cammello” e il “Dromedario”, l’”Orsa”, la “Madonnina”, la “Spada di Damocle” (stalattite di 7,40 m di altezza e 150 cm di diametro), “Cascate del Niagara”, la “Fetta di pancetta” e la “Fetta di lardo”, l’ ”Obelisco” (stalagmite alta 15 m al centro della Sala 200), il “Castello delle Streghe” e le “Canne d’Organo”, concrezioni conico-lamellari che se colpite risuonano come uno strumento. Si cammina per 1.500 metri, in un saliscendi che rapisce lo sguardo, ascoltando il rumore delle goccioline d’acqua che incessantemente scorrono su superfici in un eterno e lento mutamento, per un totale di circa un’ora e mezzo, a una temperatura di 14°C. Per un “viaggio” memorabile, certificato sostenibile dalla Carta Europea del Turismo.

Una volta risaliti in superficie, si può visitare il Museo speleo-paleontologico e archeologico di Genga, allestito nel cenobio della millenaria Abbazia di San Vittore, dove è conservato un esemplare di ittiosauro, rettile marino lungo circa 3 metri, simile a un delfino, vissuto nel Giurassico superiore, circa 150 milioni di anni fa.

Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone

Il Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone offre un’esperienza incantevole a meno di un’ora da Milano, dove la convivenza armoniosa tra uomo e natura si manifesta in un paesaggio unico. Quest’area abbraccia zone di notevole interesse ambientale, centri urbani, insediamenti produttivi e terre agricole, il tutto accanto a monumenti architettonici di grande valore artistico e culturale. Questo modello di sviluppo integra armonicamente l’attività umana con l’ambiente naturale.

Il Parco del Curone si estende nella Brianza sud-orientale, tra la pianura e le alture del Triangolo Lariano. La collina di Montevecchia, il punto più elevato, domina l’area attraversata dai torrenti Curone e Molgoretta da Nord a Sud.

Il borgo di Montevecchia Alta, situato nel punto culminante del Parco, ospita il suggestivo Santuario della Beata Vergine del Carmelo, offrendo una vista panoramica mozzafiato a 360 gradi.

Il Parco del Curone dispone di 11 sentieri accessibili a piedi, a cavallo o in mountain bike, che attraversano l’intero territorio protetto da Nord a Sud e da Ovest a Est, toccando tutti i comuni compresi nell’area protetta. Un invito a esplorare questo scrigno di bellezze naturali, dove la varietà degli ambienti incontra la ricchezza della storia e dell’architettura.

La Via del Sale

Le antiche “Vie del Sale”, percorsi che un tempo servivano da vie di passaggio per pastori, pellegrini, commercianti e viaggiatori, sono ora diventate un vero tesoro per gli appassionati di viaggi e avventure all’aria aperta. Questi sentieri, che collegavano il Ponente ligure alla Provenza e alle regioni settentrionali, sono stati gli scenari di scambi e interazioni che hanno plasmato storie e culture.

Originariamente utilizzate per il commercio del sale e di altre merci preziose, le “Vie del Sale” attraevano viaggiatori provenienti da diversi territori, convergendo nel Colle del Cornio, noto oggi come Colle di Tenda. Questo punto di passaggio era il cuore pulsante delle rotte commerciali e la Via del Sale costituiva uno degli itinerari più caratteristici, segnato da mulattiere e affascinanti sentieri.

Oggi, sebbene abbiano perso il loro scopo commerciale originario, le “Vie del Sale” giocano un ruolo di primaria importanza nel mondo del turismo outdoor. Si sono trasformate in mete ambite per escursionisti, amanti del trekking e appassionati di mountain bike perché offrono un’opportunità unica di esplorare paesaggi incontaminati, abbracciando la bellezza naturale e l’abbondante biodiversità delle regioni attraversate.

Uno dei tratti più suggestivi si snoda lungo l’ex strada militare tra Limone e Monesi, un itinerario di media difficoltà che raggiunge la quota massima di 2.239 metri. La partenza può avvenire dalla Stazione Ferroviaria di Limone Piemonte, con un percorso di 53 chilometri, oppure dal Colle di Tenda, con una distanza di 39 chilometri. Il percorso si conclude a Monesi di Triora, a un’altitudine di 1378 metri, formando un anello che offre anche l’opzione di ritornare attraverso il territorio francese.

Riserva della Biosfera Transfrontaliera del Monviso

La Riserva della biosfera transfrontaliera del Monviso, una gemma naturalistica che abbraccia le bellezze di Italia e Francia, è il frutto della sinergia tra due Parchi regionali: il Parco del Po cuneese e il Parco naturale regionale del Queyras. Questa riserva è l’unica area protetta transfrontaliera italiana e rappresenta la testimonianza tangibile della volontà di tutelare e valorizzare la straordinaria biodiversità di questo territorio composto da 109 comuni, di cui 88 in Italia e 21 in Francia.

Un panorama unico che spazia dai pendii del Monviso alle colline del Roero, attraversando le valli della Maira, Varaita e Po, oltre ai territori di Bronda e Infernotto, l’area del Saluzzese, Racconigi e Savigliano. Completa questo affascinante mosaico geografico una porzione della provincia di Torino, con i Comuni di confine di Villafranca Piemonte, Pancalieri, Cavour e Bobbio Pellice.

La Riserva della biosfera rappresenta la diversità ecologica delle Alpi, con i maestosi rilievi del Monviso, il possente corso del fiume Po e una miriade di laghi alpini. Questo territorio è uno dei gioielli naturalistici delle Alpi e la sua ricchezza ecologica e biologica lo rende un habitat cruciale per un migliaio di specie vegetali e più di cento specie animali che trovano rifugio in questo prezioso angolo di mondo.

All’interno di questa straordinaria cornice, si ergono anche quattro siti che fanno parte del Patrimonio mondiale dell’UNESCO: Briançon, il Castello di Racconigi, il Castello di Pollenzo e Mont-Dauphin, ulteriori testimonianze dell’importanza e della bellezza di questa regione.

Da cime a fondovalle, dai 450 metri fino a toccare i 3841 metri sul livello del mare, questo territorio è un invito a immergersi nella bellezza e nella biodiversità delle Alpi.

Alpi del Mediterraneo

L’Italia ha presentato nel 2019 una candidatura di straordinaria rilevanza: le Alpi del Mediterraneo come Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Questo ambizioso progetto è stato una collaborazione transnazionale tra Italia, Francia e Principato di Monaco, per la tutela e la valorizzazione di un territorio di eccezionale bellezza e importanza.

L’area denominata “Alpi del Mediterraneo,” si estende su una superficie totale di 268.500 ettari, di cui il 60% costituito da terraferma e il restante 40% dal mare. Questo straordinario territorio abbraccia porzioni significative delle alte valli cuneesi tra Stura e Tanaro, l’entroterra del Ponente ligure, il Massiccio del Mercantour e la Costa Azzurra. Inoltre, comprende un vasto tratto di mare che si estende tra le città di Nizza e Ventimiglia. Tutte le aree coinvolte fanno parte di parchi (come il Parco Naturale delle Alpi Marittime, il Parco Naturale del Marguareis, il Parco delle Alpi Liguri e il Parco Nazionale del Mercantour) o di Siti di Importanza Comunitaria.

Degna di nota è la storia geologica straordinaria che caratterizza il territorio. Una menzione d’onore spetta al maestoso Massiccio dell’Argentera e al complesso carsico del Marguareis, siti geologici che rivestono una notevole importanza nello studio della dinamica terrestre. Uno spazio relativamente piccolo di soli 70 chilometri, collega il ghiacciaio più meridionale delle Alpi agli abissi più profondi del Mediterraneo occidentale. Le Alpi del Mediterraneo rappresentano il solo sito conosciuto in cui è possibile osservare le tracce di tre cicli geodinamici successivi, che si sono svolti nell’arco di 400 milioni di anni. Una vera e propria finestra sul passato geologico della Terra.

Ma non è solo l’aspetto geologico a caratterizzare l’area; fondamentale anche la biodiversità presente. Grazie alle caratteristiche geomorfologiche e climatiche che favoriscono una transizione rapida dall’ambiente alpino a quello mediterraneo, l’area è uno scrigno di diversità biologiche dove convivono specie provenienti da ecosistemi differenti, contribuendo a una ricchezza unica nel suo genere.

Pianoro della Gardetta Valle Maira

Nel suggestivo scenario del pianoro della Gardetta, si cela una straordinaria testimonianza del passato: reperti fossili marini, dune costiere, ciottoli portati dai fiumi di tempi remoti e tracce di flussi lavici. Questa eccezionale combinazione geologica ha portato nel 2001 al riconoscimento ufficiale, da parte dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici, come Patrimonio Geologico Italiano.

Il pianoro è incorniciato da maestose vette, tra cui Rocca la Meja. Questa cima, composta da calcare dolomitico con una distintiva stratificazione verticale, costituisce una meta ambita sia per la sua forma imponente sia per la sua storia intrigante, che aggiungono ulteriore fascino all’esperienza di chi decide di affrontarne la scalata o l’esplorazione.

Ecomuseo Adda di Leonardo

Il suggestivo percorso dell’Ecomuseo dell’Adda di Leonardo offre l’opportunità di esplorare un territorio affascinante e poco conosciuto da chi non vi risiede, attraversando le provincie di Milano, Monza e Brianza fino a Lecco, lungo il corso del fiume Adda.

L’ampia area dell’Ecomuseo coinvolge il Parco Adda Nord e il territorio circostante nelle province di Lecco, Milano e Bergamo, distinguendosi per la presenza predominante dell’acqua. Paesaggi pittoreschi si sviluppano lungo il corso del fiume Adda, abbracciando i navigli di Paderno e della Martesana.

Questo museo all’aperto valorizza il territorio e i suoi tesori e celebra il genio di Leonardo Da Vinci nei luoghi in cui condusse studi, inventò e contemplò la natura. Quando giunse a Milano nel 1482, Leonardo propose i suoi servigi a Ludovico il Moro come ingegnere militare, rimanendo al suo servizio per quasi due decenni. Durante questo periodo, dedicò parte del suo tempo allo studio dei corsi d’acqua.

Il percorso inizia al traghetto leonardesco che collega Imbersago e Villa d’Adda, culminando al Radun di Groppello, la porta sud dell’Ecomuseo. Lungo questa strada, si svelano testimonianze storiche come vestigia celtiche, longobarde e romane, insieme a opere idrauliche medievali, castelli, chiese, santuari, centrali idroelettriche, filatoi e opifici cotonieri. Un punto culminante è il sito UNESCO del Villaggio operaio di Crespi.

L’Ecomuseo ospita il suo centro principale, lo Stallazzo a Paderno d’Adda, originariamente un rifugio e punto di cambio cavalli per i barconi. La seconda sede ecomuseale è il Santuario della Rocchetta, una chiesa del XIV secolo situata a picco sull’Adda, paesaggio che ispirò Leonardo per lo sfondo della Vergine delle Rocce. Attraversando l’Ecomuseo lungo l’Adda, i visitatori fanno un viaggio nel tempo, rivivendo i secoli che ci separano dall’epoca di Leonardo Da Vinci e riscoprendo i luoghi che l’artista stesso esplorò e ammirò.

Santuario dei Cetacei

Quando si parla di whale watching si pensa immediatamente ai mari lontani, quelli del Canada, delle coste del Centro America, del Sudafrica e così via. Non certo al Mare Nostrum. Invece, da Genova, Genova Pegli, Varazze, Savona, Loano e Andora ci si può imbarcare sui natanti del Consorzio Liguria Via Mare attrezzati per la pratica dell’ “avvistamento balene” per partire alla volta del cosiddetto Santuario dei Cetacei, al largo delle coste della Liguria. Compagnia ormai leader del settore per l’Italia, il Consorzio propone una serie di attività ed escursioni che fanno da richiamo anche al pubblico straniero, desideroso di scoprire la Riviera di Levante da un punto di vista insolito. Fra le tratte più gettonate, quelle che fanno scalo a San Fruttuoso, Portofino e alle Cinque Terre.

Gran Traversata delle Alpi – GTA

Per gli amanti dell’avventura e della natura la Grande Traversata delle Alpi (GTA) rappresenta un itinerario escursionistico eccezionale che si estende attraverso l’intero arco alpino occidentale.

Lunga 1.000 chilometri, la GTA è divisa in 55 tappe, ognuna da cinque a otto ore di cammino, corredate di strutture ricettive di accoglienza.

Il percorso è segnalato con un distintivo segno a tre bande colorate: rosso, bianco e rosso, con la scritta GTA al centro. Questa guida visiva accompagna i viaggiatori lungo il percorso, offrendo un orientamento sicuro durante la scoperta dei tesori naturali e culturali che punteggiano il cammino.

Tra le perle che si possono visitare in questa traversata:
Alpi Liguri e Marittime: dalla Val Tanaro a Valle Stura di Demonte
Alpi Cozie: dalla Valle Stura alla Val di Susa
Alpi Graie: dalla Val di Susa alla Dora Baltea,
Alpi Pennine: dalla Dora Baltea alla Valle Anzasca

Una opportunità di connessione con la natura, alla scoperta della ricchezza della flora e fauna alpina, sperimentando la cultura unica delle comunità montane lungo il percorso.

Riserva della Biosfera “Selva Pisana” (Sito Unesco)

Già nel 1968, c’era qualcuno che parlava di relazione equilibrata fra umanità e biosfera. Lo si faceva all’Unesco, che in quell’anno istituì il programma MaB, incentrato sulle aree di ecosistemi marini e/o terrestri create appunto per promuovere la conservazione della diversità biologica e la salvaguardia dei valori culturali ed essa associati. In altre parole, per stimolare l’individuazione e la relativa protezione delle cosiddette Riserve della Biosfera. Per capire di cosa si tratta si può andare a Bientina, in provincia di Pisa, dove si trova la Riserva della Biosfera “Selva Pisana”.

Cuore di questa vasta area in provincia di Pisa, ampia circa 23.000 ettari, è la Tenuta di San Rossore, ex proprietà della Presidenza della Repubblica, di cui si può ancora ammirare la Villa del Gombo. Oltre a questa chicca dall’allure altisonante, il Parco comprende numerose altre zone intatte e splendidamente selvagge: la Macchia Lucchese, il Lago di Massaciuccoli e l’area lacustre oggi Oasi Lipu, le foreste di Tombolo e di Migliarino e le foci dell’Arno e del Serchio. Ci sono anche tre “enclave” extra parco, vale a dire le Secche della Meloria e gli scogli compresi tra Livorno e l’isola di Gorgona. Nell’insieme, si tratta quindi di un mosaico di paesaggi assai diversificati fra loro, che vanno dalle dune di sabbia litoranee alle grandi e verdissime pinete dell’entroterra, dagli acquitrini ai boschi rigogliosi di macchia mediterranea profumata, il tutto fra i Comuni di Pisa, Viareggio, San Giuliano Terme, Vecchiano, Massarosa e Livorno.

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