Area Marina Protetta delle isole Tremiti

Realtà unica quella dell’Arcipelago delle Isole Tremiti, localizzata a circa 12 miglia a Nord del promontorio del Gargano, frammentata in tre isole maggiori – San Domino, San Nicola e Caprara – un isolotto denominato Cretaccio cui si aggiunge Pianosa, la più romita dalla costa, a 30 miglia dalla Puglia continentale.

Un piccolo paradiso per appena 500 abitanti stanziali, che in estate diventano svariate migliaia grazie a un pubblico internazionale che ha imparato a conoscerne e apprezzarne le molte bellezze naturalistiche, racchiuse dentro 3 kmq di superficie e 20 km di perimetro costiero lambito da un mare fra i più belli e cristallini dell’Adriatico. Un patrimonio floro-faunistico che rimane intatto grazie alla creazione nel 1989 della Riserva Naturale marina Isole Tremiti. In più, una volta a terra, si scoprono tesori architettonici come l’Abbazia di Santa Maria a Mare, sull’Isola di San Nicola, monumento protoromanico datato al 1045 che assomma in sé elementi di cultura bizantina e mediterranea.

Riserva Naturale Regionale “Valli Cupe”

Cascate, canyon, gole, monoliti, paesaggi incontaminati. Non c’è che dire, la Riserva Naturale Regionale delle Valli Cupe ha i numeri per essere una destinazione amata dagli appassionati di outdoor e natura allo stato puro, come attestato da Legambiente che l’ha definita una delle aree più interessanti del Sud Italia. Dunque, si punta sulla zona della Presila catanzarese, ai piedi dell’altopiano silano, là dove le Valli Cupe concentrano alcuni dei siti naturalistici più affascinanti e suggestivi dell’intera Calabria. La biodiversità, il ricco patrimonio floro-faunistico, le viste mozzafiato su dirupi e rilievi, i panorami a perdita d’occhio e i numerosi alberi monumentali fanno di questa Riserva nelle vicinanze del Monte Gariglione un locus amoenus da esplorare in libertà, ma il consiglio è quello di farlo al seguito di visite esperte che conoscono bene il territorio e soprattutto l’andamento delle piene dei vari corsi d’acqua.

Parco Naturale Regionale Costa Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase

Fra gli obiettivi del Parco Naturale Regionale Costa Otranto – Santa Maria di Leuca – Bosco Tricase, ci sono lo sviluppo eco-sostenibile e la tutela della biodiversità di un’area che comprende ben 12 comuni del Salento (Alessano, Andrano, Castrignano del Capo, Castro, Corsano, Diso, Gagliano del Capo, Ortelle, Otranto, Santa Cesarea Terme, Tiggiano e Tricase). Un percorso che, correndo lungo la litoranea per 57 km, conduce da Santa Maria di Leuca, limite meridionale della penisola, al punto più orientale d’Italia, il faro di Punta Palascìa a Otranto, con un’estensione totale che raggiunge i 3227 ettari e fa tappa anche in siti di interesse culturale e architettonico oltre che naturalistico.

Camminando su sentieri a strapiombo su un mare cristallino, dove i fenomeni carsici ed erosivi hanno aperto un gran numero di grotte e anfratti più o meno sommersi ed esplorabili, si incontrano le antiche “vie del sale” e ci si imbatte in specie botaniche endemiche di rara bellezza, quali il Garofanino Salentino, il Fiordaliso di Leuca, il Fiordaliso Nobile e il Veccia di Giacomini. Quanto alla fauna, con un po’ di attenzione si avvistano gheppi, poiane e falchi pellegrini. Molte anche le emergenze antropiche da notare: nella grotta Zinzulusa e nella grotta dei Cervi sono state rinvenute tracce di resti paleolitici e neolitici, mentre lungo i sentieri si può scorrere tutto il multiforme “campionario” di architetture rurali pugliesi, dalle semplici pajare, realizzate con la tecnica del muretto a secco, alle masserie fortificate di impronta medievale o barocca, a un’infinità di torri di guarda rimaste a memoria del passaggio di invasori di ogni provenienza.

Parco Nazionale del Pollino

Lo chiamano “Giardino degli Dei”, in quanto “santuario” di una specie arborea rara e preziosa, il Pino Loricato. Siamo sulla cima di Serra di Crispo, in provincia di Potenza, nel Parco Nazionale del Pollino, la più grande area protetta d’Italia, di cui questa particolarissima specie di pino è simbolo e vita.

Istituito nel 1993, il Parco si sviluppa tra le vette del Dolcedorme e di Cozzo del Pellegrino, lungo il massiccio montuoso calabro-lucano del Pollino e dell’Orsomarso, ed è stato di recente inserito nel listing dei Geoparchi dell’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, in virtù proprio di flora e fauna endemiche da tutelare. Dalle sue vette alte fino a 2.200 metri si possono vedere non uno ma ben due mari: da una parte la costa tirrenica di Maratea, Praia a Mare e Belvedere Marittimo e a est il litorale ionico da Sibari a Metaponto.

Benché sia la natura a fare da padrona da queste parti, non mancano gli spunti storico-archeologici, e persino preistorici, come per esempio nella Grotta-Riparo del Romito, o in quella di Sant’Angelo, con una graziosa chiesa ipogea del V-VI sec. d.C., o ancora nei borghi di Mormanno e Civita, fermi al Medioevo. Per non farsi mancare nulla, c’è anche il tocco di “esotico” in più, dato dalle comunità di cultura Arbëreshe, presenti sul territorio dal 1470.

Alcuni nuclei provenienti dall’Albania si rifugiarono qui per sfuggire alle milizie turche, rimanendo fedeli alle loro tradizioni e alla loro lingua, parlata ancora oggi, e fondando paesi come Acquaformosa, Civita, S. Basile, Lungro, Plataci, Frascineto, S. Costantino Albanese e S. Paolo Albanese.

La comunità albanese presente nel Pollino è fra le più radicate d’Italia: a Civita e a S. Paolo Albanese, si trovano i Musei della Civiltà Arbëreshe dove sono conservati numerosi oggetti, attrezzi e costumi tipici. Di grande interesse religioso sono le funzioni di rito greco-bizantino e le Vallje, le particolari danze che gli Arbëreshë intrecciano uniti l’un l’altro attraverso un fazzoletto.

Il Parco Nazionale del Pollino è anche habitat di numerose specie faunistiche, che con un po’ di fortuna si possono incontrare praticando escursionismo: lupo appenninico, cinghiali e caprioli, scoiattoli, istrici e lontre, ma anche picchi, gufi e aquile reali, falchi pellegrini e gheppi. In epoche remotissime, su queste distese si aggiravano anche pachidermi, come testimoniato da fossili risalenti a decine di migliaia di anni fa, vedi lo scheletro di “Elepfhans antiquus italicus”, alto quattro metri e vissuto circa settecentomila anni fa, rinvenuto nelle Valli del Mercure e attualmente custodito nel Museo Naturalistico e Paleontologico di Rotonda, sede del Parco.

 

Oasi del Lago di Conza

Immersa nell’incantevole scenario dell’invaso di Conza, sul corso del fiume Ofanto, si estende un gioiello naturalistico: l’Oasi del Lago di Conza. Questa oasi costituisce l’area umida più estesa della Campania e si sviluppa nelle aree a valle della diga. Posizionata lungo l’asse Ofanto-Sele, che si snoda dal nord-est al sud-ovest, riveste un ruolo cruciale nella rotta migratoria tra il Mar Tirreno e l’Adriatico. In collaborazione con l’Oasi WWF di Persano l’Oasi del Lago di Conza è un rifugio prezioso per molte specie ornitiche in cerca di riposo e ristoro.

Questa area riveste importanza a livello nazionale e internazionale grazie alla sua ricca avifauna. Durante le migrazioni tra l’Europa e l’Africa, numerose specie trovano rifugio qui, rendendo l’area un autentico paradiso per gli appassionati di birdwatching e per gli studiosi che desiderano approfondire le migrazioni degli uccelli.

L’Oasi offre molteplici opportunità per esplorare e apprendere. Le scolaresche possono beneficiare di una sala conferenze, un laboratorio di educazione ambientale e un’aula all’aperto. Un sentiero appositamente attrezzato con capanni di osservazione e pannelli didattici offre la possibilità di avvicinarsi alla natura e all’avifauna in modo responsabile.
Inoltre, per coloro che desiderano immergersi ancora di più nell’esperienza, è possibile pernottare presso la foresteria dell’Oasi.

Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano

Un Appennino facile in tutte le stagioni e per ogni tipo di turista… Si può passeggiare, camminare, fare trekking, arrampicare, andare in bicicletta, a cavallo, sciare, ciaspolare, ecc.
Le montagne sono dolci, si visita più per ritrovarsi che per mettersi alla prova.
E’ un Appennino vicino a grandi città come Bologna, Firenze, Genova e Milano, ma che mantiene intatto un cuore autentico e selvaggio.
Il parco è dotato di 2 sedi e 4 centri visita dove si possono ricevere informazioni per godere pienamente di questo territorio.
Un punto di forza dell’intera area sono sicuramente i prodotti tipici e la gastronomia che possono ulteriormente allietare la visita.

Costa Apuana

La Costa Apuana si estende da Nord, dal promontorio di Capo Corvo, che pone fine alla Riviera Ligure, a Sud Cinquale, ultimo paese della provincia di Massa e Carrara prima della Versilia, già in provincia di Lucca. Un panorama unico, chiuso in appena 20 chilometri, fra il fiume Magra e il fiume Versilia, orlato di sabbia punteggiata quasi ininterrottamente da ombrelloni e, soprattutto, capannine, le iconiche “tende” da spiaggia che richiamano subito questo tratto di costa toscana. Così come i molti cantieri della nautica da diporto, specie di lusso, di cui la zona è patria rinomata a livello internazionale. Nautica da esportazione che va di pari passo a quella locale, grazie a numerosi centri nautici riforniti di tutto punto per la pratica di sport come vela, windsurf, kite, canoa. Fino alla crocieristica, che fa scalo nel vicino porto di Carrara.

Saline della Laguna

Come scrisse Voltaire alla fine del Settecento, “chi di saline vuole veramente discorrere, occorre che giunga qui, nell’occidente della Sicilia…vecchie, vecchissime saline fondate già dai Fenici…”. Una meta da appuntarsi in un viaggio alla scoperta della costa occidentale della Sicilia, fra Trapani e Marsala, insieme all’Isola di Mothia, museo archeologico a cielo aperto con i resti di un’antica conolia fenicia e alla Riserva Naturale Orientata Isole dello Stagnone, straordinario ecosistema che racchiude il tutto. Attorno alle “SEI”, Saline Ettore e Infersa, è nato il cosiddetto saliturismo, neologismo creato proprio qui nel 2016 che sta a indicare un insieme di attività di turismo esperienziale di tipo culturale, storico ed enogastronomico, che punta a promuovere la “civiltà” del sale marino e di tutto ciò che questa attività ha rappresentato per il territorio dall’antichità a oggi. L’esperienza inizia con la visita del Mulino d’Infersa e l’annesso percorso multimediale del museo, e poi può proseguire con la degustazione di piatti al Mamma Caura, struttura ricettiva ricavata in una caserma degli anni ’30. Magari al tramonto, con l’ultimo sole che illumina le vasche di “fioritura” del sale creando emozionanti giochi di luce.

La Riserva di Vendicari

La Riserva naturale orientata Oasi Faunistica di Vendicari si estende fra Noto e Pachino, due luoghi che di per sé evocano la Sicilia Orientale. Noto per la valle con le Città del Barocco tutelate dall’Unesco, e Pachino per il pomodorino IGP che identifica l’estrema punta meridionale dell’isola. Nel mezzo, appunto, circa 1.512 ettari di ecosistema dove coabitano numerose specie faunistiche, fra cui fenicotteri, aironi, cicogne, gioia di birdwatcher e naturalisti che amano l’esplorazione silenziosa, fra canne e cespugli di macchia mediterranea, nell’attesa del momento giusto per uno scatto memorabile. Fra le specie della flora endemica, essendo Vendicari una “zona umida costiera”, abbonda l’acqua e con essa le piante alofite, adattabili a terreni salini e alcalini, e succulente.

Riserva Naturale Speciale del Parco Burcina

Quella della Riserva Naturale del Parco Burcina Felice Piacenza è una storia di famiglia, che si tramanda da generazioni letteralmente di padre in figlio. La Riserva, punto di riferimento nella zona delle Prealpi Biellesi, situata com’è su un rilievo noto localmente come “Brich Burcina”, è un giardino storico di 57 ettari voluto a metà dell’Ottocento dall’industriale laniero Giovanni Piacenza. A crearlo fu il figlio Felice, che per oltre 50 anni, senza l’aiuto di alcun architetto, si occupò personalmente di realizzare prati circondati da boschi, un’area di vegetazione mediterranea, una faggeta detta Pian Plà, un laghetto, il viale dei liriodendri e la magnifica “valle dei rododendri”, che ogni anno in primavera si trasforma in un trionfo di colori vasto ben due ettari.

La proprietà passò poi nel 1950 in mano a Enzo Piacenza, figlio di Felice, che affidò al paesaggista fiorentino Pietro Porcinai un nuovo ingresso e portò qui i migliori botanici europei. Arrivando ai giorni nostri, Guido, figlio di Enzo, continua oggi a essere presente nella gestione dell’Ente Parco, tramandando quel dialogo perfetto tra boschi e giardino voluto dal suo avo, e custodendo quei sentieri creati apposta per chi ama camminare e ammirare fiori, piante e animali in libertà. Il tutto con un carattere paesistico informale, di apparente casualità e tale da esaltarne la spettacolarità naturalistica.

All’interno della Riserva sorgono alcuni edifici tipici dell’architettura contadina della provincia di Biella e della vicina Valsesia, cascine e casini dai nomi curiosi – Emilia, Bigatta, Filarmonica, Merlo, Lorenzo, Guglielmina e Venfenera superiore e inferiore, oltre alla Casa Blu e alla Casa Rossa – oggi utilizzati come deposito delle attrezzature per la manutenzione del giardino.

Skip to content