Riviera e Borghi degli Angeli

Tra le province di Catanzaro e Reggio Calabria, lungo la costa orientale del Basso Ionio, c’è una Calabria inesplorata, identificata con un nome quasi poetico, che ispira itinerari da slow travel. E’ la Riviera e Borghi degli Angeli. Partendo dalla costa, sono oltre 150 i km di spiagge che offre, compresi fra il promontorio di Copanello-Caminia fino a Capo Spartivento, in una sequenza infinita di lidi sabbiosi, calette nascoste e scogliere vertiginose, habitat prediletto delle tartarughe Caretta-Caretta.

Generoso è anche l’entroterra, per la natura incontaminata del Parco Naturale Regionale delle Serre, che va dall’Appennino calabro alle pendici dell’Aspromonte, e per le avventure bio-oriented che regala, fra grotte e cascate, siti archeologici, parchi avventura a misura di famiglie e, immancabili in una terra antica come la Calabria, punti di interesse come eremi, santuari e borghi millenari. Un esempio su tutti è la celebre Certosa di Serra San Bruno.

Greci, Romani, Normanni, Arabi, Angioini, Borboni Spagnoli e Francesi sono gli artefici dei “Borghi degli Angeli”, che messi insieme formano idealmente un museo diffuso a cielo aperto, una mostra permanente della vita, trasformata e tramandata nei secoli, lungo le viuzze dei paesini che abbracciano antichi castelli, feudi, chiese e monasteri. Qualche nome? Badolato, oggi rivitalizzato dalla presenza di cittadini stranieri e da progetti turistico-culturali interessanti. Monasterace, sul promontorio di Punta Stilo, con il parco archeologico dell’antica Kaulon. Stilo, con la chiesetta bizantina di Cattolica. Bivongi, borgo della longevità, con il suo vino Doc, il monastero greco-ortodosso di San Giovanni Theristis e le cascate del Marmarico. Guardavalle, incastonato tra rocce e vigneti. Santa Caterina dello Ionio, la cui ricchezza si trova in antichi palmenti rupestri, mulini e grotte bizantine. San Floro, modello di rinascita di un’antica tradizione, quella della bachicoltura e della produzione della seta grazie al progetto “Nido di Seta”. Sant’Andrea Apostolo dello Ionio, con un’oasi naturale di duna sabbiose.

Sacro Monte di Oropa

Grandioso. Guardando la spianata su cui sorge il Santuario di Oropa, circondato dalla corona delle Alpi Biellesi, non resta che pensare questo, che è semplicemente grandioso. Il più importante e vasto santuario delle Alpi, dal 2003 dichiarato Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco insieme al sistema di Sacri Monti di Piemonte e Lombardia, richiederebbe una giornata intera per essere visitato a dovere: si compone infatti di una serie di edifici, costruiti nel corso di secoli a partire probabilmente dal IV d.C. per volere di Sant’Eusebio, primo vescovo di Vercelli e del Piemonte. Le prime notizie certe si hanno invece nel 1207, quando in una Bolla papale si fa riferimento a due chiese in quei di Oropa, risalenti all’VIII secolo. Fu poi dal Quattrocento che le famiglie biellesi iniziarono a costruire case private per ospitare i numerosi pellegrini che giungevano qui per venerare la Madonna Nera. La maggior parte di ciò che vediamo oggi è invece frutto della devozione di Casa Savoia, che a partire dalla metà del XVII secolo mise a disposizione i suoi più grandi architetti – l’Arduzzi, lo Juvarra e il Guarini – per rendere spettacolare il Santuario. E ci riuscirono di certo.

Nel complesso si distinguono pertanto la Basilica Antica del Seicento, che al suo interno custodisce il sacello eusebiano decorato da preziosi affreschi del Trecento e la statua della Madonna Nera, realizzata nel Duecento in legno di cirmolo da uno scultore valdostano; la Basilica Superiore (o Chiesa Nuova), la cui realizzazione richiese più di un secolo di lavori. Iniziata nel 1885, fu portata avanti nonostante le due guerre, per essere infine consacrata nel 1960. Di questo edificio, si notano soprattutto le dimensioni mastodontiche della cupola che dominano tutta la valle: 33 metri di diametro per 80 metri di altezza.

Ma non è finita. Il Santuario comprende anche le 12 cappelle del Sacro Monte di Oropa, popolate di statue di terracotta policroma dedicate alla storia della vita di Maria. Costruito tra il 1620 e il 1720, richiese la collaborazione di alcuni dei più grandi artisti dell’epoca, che insieme realizzarono un vero e proprio paesaggio sacralizzato.

Savona

Perdersi nei meandri della Fortezza del Priamar è il modo migliore per approcciare Savona, capoluogo al centro dell’arco costiero della Liguria, dominato dalla mole imponente di questo vero e proprio modello di architettura militare del Rinascimento. Fondata nel 1542, la Fortezza, che ospita Museo Civico Archeologico e la collezione d’arte donata dall’ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini, è un perfetto belvedere da cui ammirare la città, porto commerciale sì, fra i più attivi del Tirreno, ma anche luogo d’arte.

Basti dire che nel Centro Storico accoglie una autentica, di nome e di fatto, Cappella Sistina. Già, perché dentro la seicentesca Cattedrale di Santa Maria Assunta, oltre a un prezioso Museo del Tesoro, si trova la cappella funeraria voluta per la propria famiglia da Papa Sisto IV, da cui “Sistina”, originario di Savona. Sisto IV fu lo stesso pontefice committente della ben più celebre Cappella Sistina in Vaticano, solo che qui, a “casa”, la volle in stile Roccocò. Tant’è, la Cattedrale merita di per sé la visita, così come Palazzo Gavotti con la sua Pinacoteca Civica, e Palazzo Della Rovere in Via Pia, il carrugio prediletto dai savonesi e dai turisti per i negozietti, l’architettura e le panetterie che ogni mattina sfornano la tipica panissa, ricetta locale della farinata ligure che nell’impasto utilizza il grano al posto dei ceci. Si continua poi con lo stile Liberty di Palazzo dei Pavoni in Via Paleocapa e quello Dellepiane in Corso Italia, detto anche “delle palle” per le sfere a decoro del tetto. Il Teatro Chiabrera in Piazza Diaz piacerà invece a chi ama le linee neoclassiche. Un suggerimento per scoprire Savona è la nuova pista ciclabile che transita sul Lungomare.

Serra San Bruno

Quando si arriva a Serra San Bruno si capisce subito che non è un semplice borgo di montagna, bensì un borgo con una storia speciale. La ricchezza di monumenti e opere d’arte racconta quel periodo illuminato che derivò dall’arrivo sulle montagne delle Serre calabresi di un personaggio straordinario, il monaco cristiano tedesco Bruno da Colonia. Giunto in questo angolo selvaggio di Calabria, fondò una certosa e una chiesa, prodromo dell’attuale Santuario, entrambe a pochi minuti da qui.

L’attuale Santuario regionale di Santa Maria nel Bosco è ciò che deriva dalla ricostruzione fatta dopo il terremoto del 1783 dell’antica chiesa voluta da San Bruno per dare ai suoi monaci un luogo adatto alla contemplazione. A 2 km dal Santuario si trova invece la Certosa di Serra San Bruno, la più antica e una delle tre ancora attive in Italia, la seconda in assoluto per longevità dopo quella di Chartreuse e una delle 23 nel mondo.

A differenza di quanto accade al Santuario, di stretta clausura, in paese tutte le chiese sono accessibili, offrendo anch’esse il giusto raccoglimento per la preghiera ma anche per la contemplazione di tanta ricchezza. Per costruire Santuario e Certosa, il piccolo centro di Serra San Bruno divenne per lungo tempo una fucina di artisti, scalpellini, architetti, falegnami, orafi, fabbri, artigiani di ogni genere chiamati a mettere letteralmente mano a un impressionante cantiere. Ed ecco che ne nacquero così molti altri in paese di cantieri, tanto da creare una sfumatura di architettura barocca del tutto “endemica” e circoscritta a questa zona, definita appunto “serrese”. Una caratteristica che si ritrova nella facciata semiellittica della Chiesa dell’Addolorata, del 1721, nella Chiesa dell’Assunta il cui prospetto barocco proviene dalla Certosa distretta dal terremoto, poi rimontato qui all’inizio dell’Ottocento.

Il momento migliore per cogliere il forte sentimento che lega ancora la gente del posto al Santo è il 6 ottobre, giorno della festa patronale, che vede la partecipazione di fedeli provenienti persino dall’Australia, dal Nord e Sudamerica e dal Canada.

Siena

Monteriggioni, Bagno Vignoni, San Gimignano, Montalcino, Montepulciano e San Galgano. La storia è stata generosa con le cosiddette Terre di Siena, che al culmine di questa kermesse di bellezze conservate da secoli, colloca Siena. Capoluogo perfetto nel ruolo di “guida” delle realtà “minori” che la circondano, Siena – dal 1995 entrata di diritto nel Patrimonio dell’Umanità Unesco – è un’ex colonia romana fondata ai tempi dell’Imperatore Augusto, ma che ha dovuto attendere per oltre dodici secoli prima di decollare. E’ solo con il Governo dei Nove, in carica dal 1287 al 1355, che la città si guadagna il suo posto nella storia di Toscana e non solo, regalandosi alcuni dei monumenti più belli giunti fino a noi, intatti e autentici: in primis Piazza del Campo con il Palazzo Pubblico e la Torre del Mangia, il cui profilo inconfondibile si scorge da lontano, insieme alla mole possente della Basilica Cateriniana di San Domenico e del Duomo, “vestito” di candido marmo che di giorno sembra illuminare la vallata attorno. Una città che nel suo essere antica conserva anche uno degli atenei più longevi del mondo, avendo fondato l’Università nel 1240 con le Scuole di Medicina e di Diritto, e diventando così oggi una delle città più giovani d’Italia per la nutrita popolazione di studenti che la frequentano.

Plurisecolare anche il Palio, di cui si hanno le prime notizie nel Duecento, ma che ha preso la sua forma attuale “solo” nel 1652. Con le due tornate fisse in calendario, il 2 e il 16 agosto, e tutte le fasi di preparazione che coinvolgono la città intera e le migliaia di turisti che accorrono da ogni parte del mondo per vedere uno spettacolo unico nel suo genere, soprattutto per il sentimento e la passione dei contradaioli.

Sila, presila e alto Ionio catanzarese

L’aria più pulita d’Europa si respira a Zagarise, in provincia di Catanzaro. Lo hanno detto recenti studi, che hanno valutato la qualità dell’aria, ovviamente, ma anche il microclima e la vegetazione della zona, particolarmente ricca e variegata. In effetti, chi abita a Zagarise – nella cui radice del nome c’è senz’altro il profumatissimo fiore della zagara, ossia dei pregiati agrumi calabresi – ha a disposizione le molte bellezze naturalistiche della Riserva naturale delle Valli Cupe. Il nome non è invitante, ma ciò che si vede sì. Situata ai piedi dell’altopiano silano, la riserva alterna cascate, boschi e monumenti geologici spettacolari, come per esempio il Canyon delle Valli Cupe, il secondo più alto in Europa, e nei dintorni quelli di Barbaro, delle Timpe Rosse, dell’Inferno, di Rupa, di Raga, di Melissaro e di Razzone e le Gole del Crocchio.

Fonte di valorizzazione del territorio sono anche i vari musei all’interno del parco: il Museo “Storia Economica di Sersale e della Sila Piccola”, il Museo del tempo e dello spazio –dotato di un planetario digitale, e il Museo dell’industria e del lavoro.

Inoltrandosi da qui verso la Sila, si incontra il borgo di Taverna, che ha in serbo alcuni piccoli tesori che non ci si aspetterebbe mai in un borgo di montagna: nel Medioevo, Taverna era il punto di riferimento per la produzione di velluti pregiati, e da qui partì uno dei più grandi artisti caravaggeschi del Seicento, Mattia Preti. Al figlio glorioso di questo angolo di paradiso è dedicata oggi una mostra permanente nel museo locale. Non solo. A pochi minuti dal centro, il paesaggio si apre su un bel lago artificiale, creato dalla vicina Diga del Passante, che fa da specchio al Museo della Scienza – Sila Science Park.

Sito archeologico di vassallaggi

San Cataldo, in provincia di Caltanissetta, non è una di quelle destinazioni che si scopre per caso. Bisogna proprio scegliere di andarci, di percorrere la SS 122 che porta fino a Serradifalco, nel cuore della Sicilia meno nota e battuta dal turismo. Una volta sul posto però si capisce perché, a partire dal 1905 e per oltre sessant’anni, il sito archeologico di Vassallaggi alle porte del paese è stato oggetto di accurati scavi e indagini che hanno riportato alla luce parte delle mura difensive di quello che dal XVIII secolo a.C., in piena Età del Bronzo, doveva essere un villaggio strategico, giusto a metà strada fra la costa meridionale e settentrionale dell’isola.

All’interno delle mura sono poi state rinvenute abitazioni, luoghi di culto e tombe che hanno custodito per decine di secoli una moltitudine di manufatti ancora integri, che oggi arricchiscono diversi musei della Sicilia. A fondare Vassallaggi furono con ogni probabilità i Sicani, come testimoniano le belle ceramiche rosse dipinte a motivi geometrici datate al II millennio a.C., che in seguito emigrarono verso zone più costiere, lasciando il posto, nel VI secolo a.C., a coloni greci-rodio-cretesi, giunti fin qui perché entrati nell’orbita della potente Akragas, Agrigento. Fra le curiosità rilevanti ci sono i resti di tombe cristiane risalenti al V secolo d.C., ricavate nelle grotte dell’Età del Bronzo circostanti le mura. Punto di unione fra due mondi divisi dal sottile confine fra preistoria e storia.

Spoletino

L’Umbria e l’olivo. Una storia che dura da millenni e che trova nel Comprensorio Spoletino, in provincia di Perugia, la sua area di massima concentrazione. Ha addirittura un nome: si chiama Fascia Olivata ed è un territorio prezioso, sia per la quantità e la qualità dell’olio prodotto, sia per aver ottenuto tre importanti riconoscimenti: è stata dichiarata dall’Unesco Paesaggio culturale evolutivo-vivente, è parte dei Sistemi del Patrimonio agricolo di rilevanza mondiale della Fao, ed è il primo territorio italiano ad essere inserito nel programma GIAHS (Globally Important Agricultural Heritage Systems.

Al centro del Comprensorio e della Fascia Olivata sorge Spoleto, la città che dal 1956 ospita il celebre Festival dei Due Mondi. Già da lontano si coglie l’atmosfera d’insieme, ferma all’epoca medievale, anche per la mole della trecentesca Rocca Albornoziana che incombe dalla cima del Colle Sant’Elia. Oggi la fortezza è sede del Museo nazionale del Ducato di Spoleto, e a collegarla alla città da quasi duemila anni c’è Il Ponte delle Torri, 230 metri di lunghezza e 82 di altezza, parte dell’altrettanto spettacolare Acquedotto di Cortaccione. Entrambi risalgono infatti al periodo romano, ed entrambi hanno suscitato nei secoli grande sorpresa – persino in Goethe che li cita nel suo Viaggio in Italia – per la qualità ingegneristica applicata a un’opera civile. Altra architettura spoletina che sorprende per le sue dimensioni è la Torre dell’Olio, che con i suoi 45,5 metri è le più alta della città. Curiosa la storia legata al nome: sarebbe chiamata così perché da qui veniva gettato olio bollente sui nemici che cercavano di entrare dalla sottostante Porta Fuga. La leggenda vuole che fra i nemici più durante colpiti da questa “tortura” ci siano stati Federico Barbarossa e Annibale. Moltissime, dunque, anche nel Centro Storico, le tracce che rimandano alla dominazione romana. Sotto il manto stradale di Piazza della Vittoria c’è per esempio il Ponte Sanguinario, formato da blocchi di travertino e in buono stato di conservazione, mentre l’Arco di Druso si trova sul sito dove un tempo transitava il tratto urbano della Via Flaminia. Dei moltissimi edifici religiosi, la Cattedrale di Santa Maria Assunta è sicuramente il più importante, nonché Monumento Nazionale: costruito nel XII secolo, il Duomo è decorato da un ciclo di affreschi di Filippo Lippi, e conserva un’opera del Pinturicchio e una scultura bronzea del Bernini. Nel Complesso monumentale di Sant’Agata, articolato in una serie di edifici, si possono scorgere anche i resti del Teatro Romano. Risalgono invece al periodo Rinascimentale o Barocco alcuni degli edifici aristocratici più belli: fra tutti, spicca il settecentesco Palazzo Collicola, dal 2000 location della Galleria d’Arte Moderna “G. Carandente”, punto di riferimento per l’arte contemporanea a livello nazionale.

Alle spalle di Spoleto si sviluppa il Bosco sacro di Monteluco, dove nel 1218, attorno alla cappellina-oratorio che spesso ospitò il “poverello di Assisi”, è stato innalzato il Santuario di San Francesco. Qui si ha la summa di ciò che significa vivere nel Comprensorio Spoletino: arte, spiritualità e natura fuse insieme. Un altro esempio è il Tempietto del Clitunno, nei pressi di Campello sul Citunno, eretto nel V secolo d.C. e riconosciuto Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco come parte del sito seriale “I Longobardi in Italia: i luoghi del potere”. Come sul Monteluco, sono i lecci la pianta “madre” di fitte foreste da esplorare lungo i percorsi tracciati. Altra meta adatta al trekking, a piedi e in MTB, è il Monte Martano, massiccio montuoso dell’Appennino umbro-marchigiano.

Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori di Toscana

In tutta Italia, i prodotti certificati DOP e IGP sono una cosa seria, tanto che in Toscana, realtà che forse più di altre ha fatto del turismo enogastronomico un suo vessillo, le Strade cosiddette del Vino, dell’Olio e dei Sapori sono state le prime del Paese a riunirsi in una Federazione, sin dal 2001, creando una sede di rappresentanza nel borgo di Montespertoli, in provincia di Firenze. Da qui, prendono abbrivio progetti di promozione delle eccellenze del territorio capaci di farle letteralmente arrivare in ogni angolo del mondo, instillando così il desiderio di godere di persona, prima con lo sguardo e poi con il palato, di tanta bellezza e bontà.

Per intraprendere uno di questi 20 percorsi che attraversano tutta la Regione basta però tenere gli occhi aperti lungo le provinciali o le mille strade bianche che “ricamano” le inconfondibili colline della Toscana: il territorio è infatti disseminato dei tipici cartelli marroni che identificano tali itinerari, in un saliscendi continuo fra viali di cipressi, distese di filari di vite e uliveti punteggiati di nobili castelli, torri, pievi, abbazie e cascine in pietra color dell’ocra dove è lecito sognare una vacanza di puro relax. Un insieme che sembra uscito da un quadro d’altri tempi, che regala la piacevolezza di panorami unici, da incorniciare in una foto, in un ricordo.

Le tappe segnalate lungo le Strade – agriturismi, aziende agricole, musei dedicati a culture antiche e botteghe artigiane – sono un invito a fermarsi, a respirare a pieni polmoni, a conoscere chi ogni giorno si dedica con passione alla terra, coltivando vini autoctoni e olio che il mondo ci invidia, e con essi gli altri molti prodotti, spesso tutelati dai rigorosi disciplinari dei Consorzi o riconosciuti come DOP o IGP. Abbondanza di sapori che, tradotta in numeri, ad oggi conta ben 30 di queste eccellenze certificate, fra 15 DOP e 15 IGP Made in Tuscany.

Terre di Pisa

“Inizia la scoperta delle Terre di Pisa da Piazza dei Miracoli, annoverata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, grazie ad autentici “miracoli” di architettura come il Battistero, il Camposanto Monumentale, la Cattedrale e la Torre Pendente. Il punto di partenza ideale per addentrarti nella città che è stata non solo una delle quattro Repubbliche Marinare ma anche culla dell’arte già prima del Rinascimento. Pisa vanta un interessante centro storico con la splendida Piazza dei Cavalieri, chiese in stile romanico pisano, lo scenario dei Lungarni dove si affacciano bellissimi palazzi, le mura medievali, una ricca offerta culturale tra cui il Museo delle Navi Antiche, Palazzo Blu, i Musei Nazionali di Palazzo Reale e San Matteo, il Sistema Museale di Ateneo, il murales di Keith Haring. Il percorso nelle Terre di Pisa continua raggiungendo luoghi di grande valore storico artistico come San Miniato, la città dei due imperatori lungo la Via Francigena, come Volterra, uno scrigno che conserva importanti testimonianze dell’epoca medievale, romana ed etrusca, oppure come il gioiello architettonico e spirituale della Certosa Monumentale di Calci. Sparsi tra mare e colline si incontrano tanti borghi spesso sconosciuti, con le loro storie e le loro orgogliose identità. Un susseguirsi di pievi romaniche e chiese, rocche e castelli, ville e dimore storiche, che hanno segnato la storia del territorio, spesso teatro di lotta nel Medioevo tra le città toscane.

Se ami la bellezza in tutte le sue forme subirai il fascino delle opere degli artigiani delle Terre di Pisa. È propria di queste terre la lavorazione dell’alabastro, una tradizione che risale a 2500 anni fa quando Volterra era città stato etrusca. Grazie ai commerci della Repubblica Marinara di Pisa nel Mediterraneo si è diffusa lungo il corso dell’Arno la complessa e raffinata lavorazione della ceramica artistica che in ogni località ha sviluppato una scuola e uno stile unico. Le Terre di Pisa brillano anche nella lavorazione del cuoio. L’economia del Distretto di Santa Croce sull’Arno si sviluppa intorno alle concerie capaci di soddisfare la domanda sempre più esigente del mercato dell’alta moda e del design. Ai prodotti conciari sono strettamente legati quelli delle calzature e della pelletteria che si contraddistinguono per il loro inconfondibile artigianato “made in Tuscany”. Nelle Terre di Pisa, a Pontedera è stato inoltre realizzato lo scooter che ha rivoluzionato la mobilità urbana in tutto il mondo: la Vespa. Inserisci la visita del Museo Piaggio nel tuo itinerario di viaggio per ripercorrere la storia di un mito del made in Italy.

Un territorio dove le bellezze artistiche e naturali fanno da cornice ai profumi e ai sapori della buona tavola che, assaporati nei ristoranti o in occasione dei tanti appuntamenti enogastronomici, rendono il soggiorno nelle Terre di Pisa ancora più piacevole. Avventurati lungo la Strada del Vino delle Colline Pisane o la Strada dell’Olio dei Monti Pisani, accompagnato dai filari delle viti, dal verde degli ulivi e dal giallo dei campi di grano. Scopri i prodotti enogastronomici della cultura toscana: il vino rosso DOC Terre di Pisa, il vin santo del Chianti, l’olio extravergine di oliva IGP Toscano, il tartufo bianco, la pasta artigianale, il pecorino toscano DOP e quello delle Balze Volterrane. Visita le cantine più moderne e quelle tradizionali, assapora l’olio extravergine di oliva, gusta il prezioso tartufo bianco, non privarti dell’ottimo pescato, accompagnato dai pinoli delle pinete del Parco di San Rossore, della dolcezza del miele di spiaggia, delle varietà dei frutti e dei formaggi prodotti in queste terre. Ritroverai i veri sapori del territorio nelle botteghe artigianali dei paesi: nelle macellerie dove non mancano il cinghiale e il Mucco Pisano, dai verdurai che presentano le primizie di stagione, nei panifici o nelle pasticcerie in cui comprare il pane sciocco o l’originale “torta co’ bischeri” e, infine, in pizzeria dove ordinare un pezzo di “cecìna”, lo street food pisano.

Le Terre di Pisa sono caratterizzate da una ricchezza di aree verdi e riserve naturali protette, in cui immergersi per una vacanza lontano dallo stress. Un territorio bello per natura, che alterna vari ecosistemi: le dune sabbiose e la macchia mediterranea del litorale, la fertile pianura dell’Arno, l’ambiente umido del Padule di Bientina e i boschi delle Cerbaie, i dolci rilievi del Monte Pisano, le verdi colline della Valdera, gli aspri calanchi delle Balze Volterrane, le Riserve naturali dell’Alta Val di Cecina, fino allo spettacolo geotermico unico di fumarole e soffioni nella Valle del Diavolo. Ritrova la serenità dello spirito lungo l’antica Via Francigena che i pellegrini medievali percorrevano per raggiungere Roma verso la Terrasanta. Godi del verde del Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli, ma vivi anche il mare blu del litorale con spiagge attrezzate, il porto turistico di Marina di Pisa, i campi da golf e la pineta di Tirrenia, la lunga spiaggia bella e selvaggia di Marina di Vecchiano. E per gli amanti del benessere e del relax niente di meglio che una sosta alle Terme di Casciana o ai Bagni di Pisa a San Giuliano Terme per rigenerarsi e rimettersi in forma.

Vivi l’intensità delle tradizioni del Giugno Pisano: quella della Luminara la sera del 16 giugno sui lungarni illuminati da oltre 100.000 lumini oppure del Gioco del Ponte con i combattenti che sul Ponte di Mezzo danno vita ad una sfida spettacolare preceduta da un corteo storico di oltre 700 figuranti. Spettacolo e divertimento tutto l’anno e per tutti i gusti nelle Terre di Pisa. Non perdere il Concerto di Andrea Bocelli al Teatro del Silenzio nella sua Lajatico, la Settimana Medievale di Volterra in agosto, la Mostra mercato del tartufo bianco di San Miniato a novembre. Terredipisa.it sarà la tua guida per scoprire queste terre autentiche di Toscana”.

© Terre di Pisa. Testo tratto dal portale www.terredipisa.it

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