Trasimeno

Duemila e più anni di storia, in un’incredibile alternanza di culture ed epoche diverse, si riflettono nelle acque del Parco Regionale del Lago Trasimeno, il più grande dell’Umbria. Il primo capitolo di questo immenso libro di storia en plein air è Castiglione del Lago, le cui origini etrusche si leggono ancora nonostante le molte stratificazioni su cui mise il suo sigillo anche Federico II di Svevia, che nel XIII secolo riedificò la fortezza del borgo ribattezzandola Castello del Leone, in seguito sede del marchesato e del ducato dei Della Corgna. Sorte movimentata anche quella di Città della Pieve, la potente Castrum Plebis che nel suo Centro Storico alterna elementi di ogni gusto ed età, dai resti di epoca etrusca fino a risalire i secoli e ad approdare alle architetture di gusto barocco, rococò e neoclassico.

Il Castello dei Cavalieri di Malta di Magione ha una storia a dir poco unica nel suo genere che vale la pena raccontare. Costruito nel XII secolo come ospedale per i pellegrini in viaggio da Roma a Gerusalemme, divenne poi una fortezza che nei secoli ospitò papi e personalità. Il Machiavelli ambienta qui la celebre congiura ai danni di Cesare Borgia, e nelle sue cantine in mattoni rossi c’è sempre qualcuno che ne rievoca i fatti. Oggi, sotto quelle volte riposano e si degustano i vini di un’azienda agricola dedita alla produzione di un rosso etichettato Colli del Trasimeno Doc e di olio extravergine. Magione è il punto di riferimento anche per chi vuole praticare birdwatching e conoscere meglio l’ambiente lacustre: qui si trovano il Centro visite del Parco e dell’Oasi naturalistica “La Valle”, il Centro di documentazione del Trasimeno, una stazione di inanellamento degli uccelli, alcuni osservatori e il Museo della Pesca di San Feliciano.

Paciano, che con meno di mille abitanti è uno dei Comuni più piccoli d’Italia, grazie alle sue tre porte e alla cinta muraria è riuscito a difendere per secoli la sua microrealtà, come pure Panicale, che deve la sua inespugnabilità alla pianta a cerchi concentrici stretti attorno al castello. Sono così arrivati intatti a noi la bella Collegiata di San Michele, il Palazzo del Podestà, il Complesso del San Sebastiano, immerso nella tranquillità di un parco e con due splendidi affreschi del Perugino. Vero unicum è il Museo del Tulle, allestito nell’ex chiesa di Sant’Agostino, dedicato alla memoria di una panicalese molto più che operosa, Anita Belleschi Grifoni, cui si deve il recupero di un tipo di ricamo su tulle denominato “Ars Panicalensis”, mentre in un’ex fabbrica di vetro di Piegaro è il Museo del Vetro a raccontare storie di tradizioni antichissime, di viaggi e commerci accaduti ai tempi dei Fenici.

Qualche ricordo scolastico lo suscitano pure Passignano e Tuoro sul Trasimeno, là dove nel 217 a.C. avvenne la famosa battaglia fra le truppe romane e cartaginesi di Annibale. In particolare, nei dintorni di Tuoro si sviluppa un percorso archeologico che tocca i luoghi dello scontro. Nonostante i successivi passaggi di Goti, Longobardi, Bizantini e di vari Signori e vassalli, entrambi i borghi hanno mantenuto un aspetto medievale, che si apprezza ancora di più in barca, a bordo dei battelli che fanno la spola verso due delle tre isole del Lago Trasimeno. L’Isola Maggiore, con il suo borgo di pescatori, e l’Isola Polvese, dal 1973 Parco Scientifico-Didattico per la ricca flora e fauna.

Tuderte

Lungo la Strada Provinciale Tuderte la mano dell’uomo è ovunque, nella natura, lavorata e addomesticata con viti e ulivi disposti ordinatamente sui crinali dei colli, e nei borghi, appollaiati sui promontori per scrutare la valle. Al centro di questo “sistema”, Todi, l’antica Colonia Julia Fida Tuder, che all’interno delle tre cerchia di mura concentriche mostra tutto ciò che ha saputo difendere: il volto umbro-romano delle origini, e medievale poi, corrugato di viuzze strette e irte che si arrampicano fino a Piazza del Popolo. Ci vogliono fiato e buone gambe per arrivarci, ma ne vale la pena, perché ad attenderci ci sono il Palazzo del Popolo, detto anche Palazzo Vecchio, il Palazzo del Capitano, o Palazzo Nuovo, e in cima a una ripida scalinata, il Tempio di San Fortunato, notevole esempio di stile gotico umbro. Nella cripta trovano spazio le spoglie del frate-poeta Jacopone da Todi e quelle dei santi protettori della città, ben cinque: Fortunato, Callisto, Cassiano, Degna e Romana. Ai margini del borgo sorge invece la Chiesa di Santa Maria della Consolazione, Rinascimento puro nelle linee, grazie al tocco del Bramante che diede avvio al progetto nel 1508.

Bisogna andare invece a Collazzone per leggere di quella notte di Natale del 1306 in cui Jacopone da Todi sarebbe morto nella cripta del Convento di San Lorenzo, dal 1227 benedettino, e poi dal 1236 francescano. Tutto attorno al Convento si sviluppa il borgo, con un’architettura militare tipica dell’epoca longobarda, fra terrapieni, contrafforti, torrioni e strette vie in cui ci si ritrova ad osservare piccoli dettagli, vasi di fiori a decorare terrazzini e davanzali, portali in pietra scolpita, lacerti di affreschi su palazzi un tempo nobiliari.

Per le strade di Fratta Todina, il restauro di edifici antichi ha preso piede, ed ecco allora rinata una parte delle mura castellane, il Palazzo Vescovile del Seicento e la Chiesa Parrocchiale edificata nel 1654 dal cardinale Altieri di fronte al palazzo di famiglia,
l’opera architettonica più imponente e fastosa del paese, con una galleria affrescata e una deliziosa loggia. A Massa Martana e a Marsciano non c’è una pietra fuori posto. Qui, monumenti, palazzi, edifici religiosi e civili sono tornati come una volta. A Marsciano in particolare si notino la Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista, patrono della città, con un bel dipinto della scuola del Perugino, il Palazzo Comunale, costruito nel 1871, il Teatro della Concordia, gli edifici in stile liberty e lo splendido Palazzo Battaglia, e la porta d’accesso chiamata Porta Vecchia, interamente ricostruita. Il Museo Dinamico del Laterizio e delle Terrecotte, con varie sedi nel territorio fra siti di produzione e laboratori, permette poi di ripercorrere lo sviluppo di questa antica tradizione locale. Una delle sedi è nel Centro Storico, a Palazzo Pietromarchi, residenza trecentesca della famiglia dei Conti Bulgarelli di Marsciano, dove sono esposti oggetti e opere di varie epoche.

Chiude questo itinerario tuderte Monte Castello di Vibio, che a dispetto del suo nome e del gran numero di manieri della zona, non ha un castello vero e proprio, ma solo una torre sopra la Porta di Maggio. Per chi ama collezionare luoghi da Guinness, qui si trova il teatro più piccolo del mondo, con solo 99 posti suddivisi fra palchi e platea. E’ il Teatro della Concordia, realizzato nel 1808 per iniziativa di alcune famiglie abbienti che volevano creare un luogo di divertimento in paese.

Turismo dell’Olio

Umbria polmone verde. Una definizione diventata nel tempo anche un claim pubblicitario capace di sintetizzare l’essenza di un intero paesaggio. A un’osservazione più attenta però, quel colore onnipresente ha le sfumature dell’argento, perché la splendida campagna umbra altro non è che una distesa di piantagioni di olivo, attività che dai tempi degli Etruschi a oggi non ha fatto che diffondersi sempre di più, come testimoniano le 28 mila aziende produttrici e gli oltre duecento frantoi. Un “motore” importante dell’economia, agricola ma anche turistica, che crea fra le varie parti in causa un sistema sinergico per la conoscenza del territorio e la sua promozione come destinazione.

Dopo gli Etruschi furono gli Antichi Romani a incrementarne la coltivazione, fino al I secolo d.C., quando sul mercato “globale” del Mediterraneo arrivarono da Spagna e Nord Africa prodotti a basso costo che fecero crollare produzione e vendita. Solo nel Medioevo, sulla spinta delle congregazioni religiose si ebbe un forte ritorno all’olivicoltura, che poi nel Quattrocento esplose in seguito a un decreto che obbligava gli agricoltori a impiantare ogni anno un certo numero di piante. Pratica ripresa nell’Ottocento su incentivo dello Stato Pontificio che aveva compreso le potenzialità di sviluppo dell’ ”oro biondo”.

Questo rapido “rewind” di oltre venti secoli di storia fa capire la grande importanza che questo prezioso frutto ha avuto nel plasmare paesaggio e tradizioni, che com’è ovvio immaginare, si riverberano nella cucina locale. Crudo o cotto, l’olio è un ingrediente basilare della dieta regionale, nella sua versione “mediterranea di campagna” di altissima qualità, grazie a metodi di coltivazione e trasformazione naturali e senza l’uso di sostanze chimiche che hanno portato al primo riconoscimento DOP d’Italia. Cinque le zone della DOP umbra: Colli Assisi-Spoleto, Colli Martani, Colli Amerini, Colli Orvietani e Colli del Trasimeno, ognuna con le proprie caratteristiche peculiari, in alcuni casi adatte anche alla produzione di cosmetici e unguenti.

L’indiscussa bellezza del paesaggio umbro, plasmato dall’ulivicoltura ma non solo, è un invito alla scoperta di un altro genere di ricchezza, quella accumulata in numerosi borghi e città meta di pellegrinaggi religiosi ma anche di appassionati d’arte, che in entrambi i casi trovano qui ampia soddisfazione. Rilassanti trekking da fare a piedi, a cavallo o su due ruote, inframezzati da soste in agriturismi o affascinanti dimore storiche dove il relax ha il sapore di piatti antichi, esaltati da un sapere contadino di tutto rispetto. Magari da fare proprio con corsi di degustazione dedicati all’olio e a come sfruttarlo al meglio una volta tornati a casa.

Valdinievole

Il Nievole e l’Arno corrono parallelamente per un certo tratto, formando ciascuno la sua valle. Meno nota della vicina Valdarno, la Valdinievole, in provincia di Pistoia, ha dal canto suo molto da offrire: per prima cosa, 11 Comuni il cui territorio è interessato da sorgenti termali, natura rigogliosa e architetture medievali degne di nota. Inoltre, questa è la terra di Pinocchio, il burattino più famoso del mondo, e della “Svizzera Pesciantina”. Fra gli 11 Comuni c’è infatti Pescia, capoluogo storico della valle, che fra le sue frazioni ha Collodi, il paese dove trascorse l’infanzia l’autore delle Avventure di Pinocchio, Carlo Collodi. Il soprannome di “Svizzera Pesciantina” lo si deve invece a un altro personaggio che verso la fine del ‘700 trascorse qui alcuni anni. Era Simonde de Sismondi, ginevrino, che nel paesaggio delle dieci frazioni, dette “Castella di Pescia”, riconobbe alcuni elementi comuni con la sua terra d’origine: prati verdissimi, montagne irte e boscose, piccoli borghi medievali con castelli e torri di vedetta. Da qui, proseguendo verso Montalbano, si entra nella terra “vinciana”, legata alla figura del genio di Leonardo da Vinci.

Da secoli, la Valdinievole è anche nota meta di vacanze benessere, soprattutto per la presenza di due luoghi, Monsummano Terme e Montecatini Terme, fra le stazioni termali più note della Toscana. Di Monsummano non si può non vedere Grotta Giusti, enorme cavità sotterranea scoperta per caso nel 1849 e da allora sfruttata per la temperatura costante di 34° e un tasso di umidità del 90%, condizioni perfette per curare alcuni tipi di patologie respiratorie. Frequentata da sempre da personaggi illustri, la Grotta fu definita da Giuseppe Verdi, habitué delle terme, l’ottava meraviglia del mondo.

Langhe Monferrato Roero

Si dividono fra le province di Asti e Cuneo quelle terre preziose di Langhe-Roero e Monferrato che producono vini di qualità, dal 2014 Patrimonio dell’Umanità in virtù della bellezza dei loro paesaggi, della storia, dell’arte e della “cultura del vino” che qui si concentrano. Barolo, Barbaresco, Asti Spumante e Barbera d’Asti sprigionano quel ricco patrimonio di saperi e tecniche basati sulla profonda conoscenza dei vitigni coltivati da secoli su queste colline. Quattro quelli principe: Nebbiolo, Moscato Bianco e Barbera.

Vini da intenditori che richiamano piatti e prodotti altrettanto importanti, come per esempio il tartufo bianco di Alba, in onore del quale ogni anno si tengono una Fiera Internazionale che fa parlare di sé in tutto il mondo, così come l’asta che si tiene nella prestigiosa cornice del Castello di Grinzane Cavour. Non poteva dunque che trovarsi in questo contesto vocato al buon cibo e al vino superbo, a Pollenzo, nel Comune di Bra, provincia di Cuneo, l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, primo ateneo al mondo interamente dedicato alla cultura del cibo, affiancata dalla Banca del Vino, posto unico al mondo in cui si possono conoscere e degustare le produzioni vinicole più significative di un’intera realtà nazionale.

Le Isole Cheradi

San Nicolicchio è l’isola che non c’è più. Era poco più di uno scoglio, di circa un ettaro, ed era la terza delle Isole Cheradi, il piccolo arcipelago a sud-ovest della darsena del Mar Grande di Taranto. Oggi restano solo San Pietro e San Paolo: su quest’ultima è vietato lo sbarco, mentre San Pietro è diventata un’oasi naturalistica, aperta in parte al pubblico. E’ infatti fruibile un’ampia spiaggia, raggiungibile dalla città con mezzi dell’Azienda Municipalizzata Trasporti (AMAT Idrovie). Seppur in modo limitato e controllato, fare un’escursione a San Pietro significa cogliere la ricchezza di un ecosistema unico nel suo genere, che offre un punto di osservazione sulla città che vale da solo il viaggio.

Lerici

Per delineare il contesto naturalistico in cui si inscrive Lerici ci si può rifare ai versi di Dante. Parafrasando il Canto III del Purgatorio, per far comprendere la ripidità della montagna del Purgatorio, il Divin Poeta afferma: è talmente irta che in confronto a essa i dirupi più scoscesi della costa ligure compresi fra Lerici e Turbia sembrano scale facili da salire. E in effetti, seguendo il profilo del promontorio su cui sorge la cittadina è un susseguirsi di grotte, anfratti e scogliere da raggiungere a piedi o via mare, come la Grotta di Maralunga, la Cala Maramozza, la Spiaggia delle Colonne… A dominare la scena, si ergono i due fortilizi che ricordano le lunghe contese fra Repubblica di Genova e di Pisa: il millenario Castello di Lerici, dal 2015 sede del Museo Geopaleontologico, e il Castello in frazione di San Terenzo.

Situato in provincia di La Spezia – quarto Comune dello spezino per numero di abitanti, circa 10.000 – Lerici è giusto dirimpetto a Portovenere, a chiudere idealmente il Golfo dei Poeti, denominazione romantica ma veritiera che allude ai molti scrittori giunti qui in passato per celebrarne la bellezza e, alcuni, anche per viverci. Fu così per il poeta inglese Percy Bysshe Shelley, che nel 1822 si trasferì qui andando ad abitare sul litorale di San Terenzo, ai piedi del promontorio di Marigola e dell’omonima villa (oggi sede di una banca, ma sempre immersa nel suo meraviglioso giardino, un mix fra stile all’inglese e all’italiana). Shelley scelse Villa Magni, una dimora certo non banale, risalente al XVI secolo ed ex monastero dei padri Barnabiti, e qui restò fino alla sua morte. Fra gli altri, come lui fecero anche Mary Shelley e l’immancabile Lord Byron, habitué della Liguria e delle Cinque Terre in particolare.

Poeti e artisti a parte, la zona è da sempre meta prediletta di nobili famiglie, il cui passaggio è testimoniato dalle molte dimore sparse lungo la costa. Nella frazione di Pugliola si trova per esempio Villa Rezzola, aristocratico lascito per il FAI – Fondo Ambiente Italiano da parte dell’ultima proprietaria, Pupa Carnevale Miniati. Gli interni, rimasti intatti e autentici, raccontano la storia dei molti personaggi che vi hanno soggiornato nei secoli, mentre i magnifici giardini all’inglese, con boschetto, frutteto, roseto e orto, regalano una delle viste più suggestive del Golfo dei Poeti.

A chiudere questo viaggio sentimentale, ricco di echi letterari e suggestioni pittoriche, c’è Tellaro, la frazione più orientale di Lerici, antico borgo marinaro oggi popolato da 1200 abitanti e compreso nel circuito dei “Borghi più belli d’Italia”.

Levanto

Parte del territorio di Levanto rientra nel Parco Nazionale delle Cinque Terre e dell’Area marina protetta Cinque Terre, il che già basterebbe per fare di questo borgo di 5.000 abitanti una tappa “di mezzo” imprescindibile. Ma Levanto, disteso su un fondovalle verde di ulivi, viti e pini che arrivano a lambire il mare, ha in serbo parecchie sorprese nelle sue strette vie. Prima fra tutte, l’inconfondibile bicromia bianco-nero, data dall’alternanza di marmo bianco e serpentino locale, della facciata della Chiesa parrocchiale di Sant’Andrea Apostolo. Edificata nel 1222 in stile gotico, la chiesa è la sede principale dei concerti estivi dell’Amfiteatrof Music Festival, evento che dal 1992 ricorda il violoncellista russo Massimo Amfiteatrof, trasferitosi in questo angolo di paradiso da San Pietroburgo e qui rimasto per oltre 60 anni fino alla sua morte. Le altre location dei concerti passano in rassegna tutti i luoghi più importanti della zona dal punto di vista storico-architettonico e naturalistico: chiese, conventi, castelli, piazze e piazzette, giardini di ville aristocratiche e alture immerse nei boschi, per una sera palcoscenico di artisti internazionali del mondo della musica da camera, solisti e intere orchestre.

Se dunque l’aspetto culturale è ampiamento soddisfatto, anche gli appassionati di trekking ed escursionismo non avranno di che lamentarsi, avendo a loro disposizione 59 sentieri per oltre 50 km di scorci, uno più emozionante dell’altro.

Lunigiana

C’è la dicotomia fra Liguria e Toscana, fra l’Appennino Tosco-Emiliano e le Alpi Apuane. La Lunigiana, a metà fra provincia di La Spezia e di Massa-Carrara, si presenta così, con l’animo diviso di una terra di confine, geografico e storico. Nei 14 Comuni che la compongono – una volta visitato il Museo Nazionale e Zona Archeologica di Luni, il più vasto e importante sito del Levante Ligure da cui deriva il toponimo stesso di Lunigiana – ci si può immergere nelle atmosfere medievali delle pievi romaniche di Fosdinovo, delle possenti mura di Caprigliola e della fortezza della Brunella ad Aulla.

Da sempre attraversata da eserciti e pellegrini, da mercanti e pastori, conserva un tratto di Via Francigena, che oggi rimarca antichi sentieri e mulattiere adattati alla pratica del trekking. I moderni viandanti possono così percorrere un affascinante viaggio indietro nel tempo, fra decine di castelli, torri d’avvistamento e fortezze arroccate, circondati da foreste e vallate dove domina il silenzio. A ritemprare i pellegrini d’oggi ci sono i piatti e i prodotti della tradizione locale: testaroli al pesto, torte d’erbe, focaccette di Aulla, panigacci di Podenzana e l’immancabile castagnaccio.

Luoghi del commissario Montalbano

Il 6 maggio 1999 andava in onda su Rai 2 la prima puntata de “Il Commissario Montalbano”, la prima di 37 episodi suddivisi in 15 stagioni distribuiti in oltre 20 Paesi. Ispirati ai romanzi di Andrea Camilleri, più che di semplici episodi si tratta di film TV a se stanti, che per trama, forza dei personaggi e soprattutto fascino delle ambientazioni hanno saputo creare un importante fenomeno turistico nelle destinazioni interessate come set.

Già le immagini che accompagnano la sigla iniziale offrono vedute dall’alto di tre delle location più sfruttate, Vigata, Montelusa e Marinella, nomi di fantasia che nella realtà identificano Ragusa Ibla, Scicli e Punta Secca, il piccolo borgo marinaro frazione di Santa Croce Camerina dove la fiction situa la casa del protagonista. Non solo il ragusano; a volte il commissario Montalbano lascia i comuni iblei per estendere le sue indagini in giro per la sua amata Sicilia. Questi siti sono diventati oggi mete di tendenza per un pubblico internazionale che vuole letteralmente rivivere con i propri occhi i luoghi e le atmosfere descritte nelle pagine di Camilleri.

Negli ultimi anni sono stati strutturati veri e propri tour organizzati che fanno tappa a “Marinella” e dintorni, regalando suggestioni cinematografiche, fra fiction e realtà. Per esempio, a Scicli, all’interno del Palazzo del Comune si trovano gli ambienti del Commissariato di Vigata e l’ufficio del Questore di Montelusa, mentre poco più in là ci si cala nelle atmosfere settecentesche dello splendido Palazzo Spadaro, usato in un paio di episodi.

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