Pedemontana veneta e Colli

Una lunga teoria di rilievi collinari più o meno accentuali disegna la cosiddetta fascia della Pedemontana Veneta, cuore della Regione Veneto non solo a livello di estensione geografica, ma anche storico-culturale. Qui si incontrano infatti varie province, arricchendo ciascuna questo itinerario delle proprie specchiate peculiarità. Dici Verona e non puoi non pensare alla Val d’Illasi e Soave, terra di vigneti potenti, Amarone in testa, seguito dal Soave, di nome e di fatto, che arrivano a lambire ad ovest le sponde del Lago di Garda e a nord i Monti Lessini.

Poco più a sud, si sconfina nella provincia di Padova, ed ecco i Colli Euganei, territorio in cui ci si immerge con la consapevolezza di incontrare borghi murati, castelli antichi e le benefiche acque delle sue molte sorgenti termali. Si risale verso nord per virare a est, ed ecco Vicenza, il cui nome evoca immediatamente la sontuosità del circuito delle Ville Palladiane, capolavori progettati dalla mente eccelsa del Maestro dell’Architettura Andrea Palladio, dal ‘500 in poi modello di gusto e stile Made in Italy che tanto influenzò anche i vicini Signori della Serenissima che da lì a poco avrebbero fatto della Riviera del Brenta uno straordinario palcoscenico per le loro sontuose dimore. Vicenza è anche la città e la provincia dell’alta oreficeria, dei mobili in stile di Bassano del Grappa, dei vini dei i Colli Berici, della Valle dell’Agno e del Chiampo, delle medievali Schio e Thiene, della Valle dell’Astico e del Posina fino a Marostica, la “città della scacchiera”.

Infine, Treviso e la Trevigiana, con Asolo e il Monte Grappa, Montebelluna e il Montello, ma soprattutto la Valdobbiadene, con il suo saliscendi di colline ammantate di vigneti, che vanno a chiudere in gloria la Pedemontana Veneta, fra abbazie, pievi, borghi antichi cui brindare con un calice di Prosecco Doc.

Thermae Abano Montegrotto e Colli Euganei

Vantare un tesoro prezioso e unico al mondo, e soprattutto riconosciuto da un Brevetto Europeo, non è cosa da tutti, soprattutto se l’oggetto in questione è un fango. Il fango di Abano e Montegrotto Terme, tipico della zona dei Colli Euganei, a sud di Padova, è stato a lungo studiato per le sue proprietà antinfiammatorie, dovute alla presenza di particolari microrganismi, come il cianobatterio Phormidium, depositato all’Istituto Pasteur di Parigi.
In uso sin sai tempi degli Antichi Veneti e dei Romani, ha infatti proprietà curative certificate e garantite che lo rendono un unicum assoluto nel panorama delle Spa, dove l’acronimo qui più che mai, interpreta alla perfezione il concetto di Salus per Aquam, la “salute attraverso l’acqua”.

Dolomiti – sito UNESCO

Parlare di Dolomiti vuol dire parlare di tre Regioni – Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia – e cinque province – Belluno, Bolzano, Trento, Udine e Pordenone – ma il 70% di esse si trova in territorio bellunese. Il 26 giugno 2009, giorno della proclamazione delle Dolomiti a Patrimonio dell’Umanità per il loro valore estetico e paesaggistico e per l’importanza scientifica a livello geologico e geomorfologico, è stato quindi come dichiarare che la provincia di Belluno è un bene da proteggere, che ha in sé un’unicità che va preservata per le generazioni future.

I Monti Pallidi, questa una delle definizioni che si danno delle Dolomiti, non sono un’ininterrotta catena di cime, bensì nove diversi sistemi montuosi separati fra loro da vallate, fiumi, altre montagne, che messi insieme raggiungono la ragguardevole superficie di 142 mila ettari.

Parco dell’Etna

Sciare con il mare all’orizzonte non è una cosa che si dimentica, così come esplorare una grotta interamente rivestita di ghiaccio o fare un’escursione di trekking in un paesaggio lunare. Queste sono solo alcune delle esperienze che si possono fare visitando il Parco dell’Etna – il primo istituito in Sicilia nel 1987 e dal 2013 entrato di diritto nella World Heritage List dell’Unesco – su un’area vasta 1260 km. che ha come fulcro la sommità del cratere centrale, alta circa 3350 metri.

È un paesaggio decisamente straordinario quello del vulcano più alto d’Europa, monitorato in modo costante nella sua attività sotterranea così come in superficie, a tutela di quel prezioso ecosistema di fauna e flora che lo caratterizza. Proprio una delle attrazioni principali, la Grotta del Gelo, è per esempio stata di recente messa sotto osservazione perché l’aumento delle visite rischia di far sciogliere il ghiaccio che la rende tanto speciale e unica. A meritare attenzione sono però anche tradizioni e storia dei numerosi borghi della zona, suddivisi nei dieci comuni alle pendici di quella che tutti qui chiamano “’a Muntagna”.

Fra gli itinerari proposti c’è quello nella bella cittadina medievale di Randazzo, uno dei pochi centri abitati non toccati dal terremoto del 1693, devastante per gran parte della Sicilia Orientale, poi il Sentiero delle Ginestre che da Linguaglossa conduce ai crateri dell’eruzione del 1928, al solitario Santuario Magazzeni e agli impianti sciistici, o ancora la traccia che consente di raggiungere la Valle del Bove, spettacolare per la vegetazione che comprende secolari castagni e Cerri dell’Etna, fra cui l’esemplare più antico e imponente, inserito fra le piante monumentali d’Italia.

Parco Nazionale del Pollino

Lo chiamano “Giardino degli Dei”, in quanto “santuario” di una specie arborea rara e preziosa, il Pino Loricato. Siamo sulla cima di Serra di Crispo, in provincia di Potenza, nel Parco Nazionale del Pollino, la più grande area protetta d’Italia, di cui qiesta particolarissima specie di pino è simbolo e vita. Istituito nel 1993, il Parco si sviluppa tra le vette del Dolcedorme e di Cozzo del Pellegrino, lungo il massiccio montuoso calabro-lucano del Pollino e dell’Orsomarso, ed è stato di recente inserito nel listing dei Geoparchi dell’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, in virtù proprio di flora e fauna endemiche da tutelare. Dalle sue vette alte fino a 2.200 metri si possono vedere non uno ma ben due mari: da una parte la costa tirrenica di Maratea, Praia a Mare e Belvedere Marittimo e a est il litorale ionico da Sibari a Metaponto.

Città tardo-barocche

Nel 2002, le città tardo barocche della Val di Noto sono diventate un bene protetto dall’Unesco. Un momento che ha segnato un nuovo capitolo nella storia della Sicilia, riconoscendo l’eccezionale valore universale al patrimonio artistico e architettonico di fine XVII secolo.

Nelle notti del 9 e dell’11 gennaio 1693, 54 città e paesi, più altre 300 località minori, furono duramente colpite da un devastante terremoto che causò la morte di circa 100.000 persone. A quel tempo la Sicilia era ancora sotto il controllo spagnolo l’aristocrazia locale, che contava la bellezza di 288 casate nobili, era in gran parte autonoma, chiusa in una sorta di sistema feudale. Essa possedeva la quasi totalità della terra ed era governata dal Vicerè Giuseppe Lanza, Duca di Camastra. Fu lui stesso che, all’indomani del sisma, diede subito il via ai lavori di ricostruzione, aprendo una stagione di grande fermento culturale. In breve, affluirono architetti da ogni dove, Roma compresa, arricchendo la Val di Noto e i territori limitrofi con gioielli architettonici.

Città di Reggio Calabria

Ci sono i miti tramandati dalle opere di Omero e Virgilio, ma anche le leggende celtiche che aleggiano sullo Stretto di Messina davanti a Reggio Calabria. Sono quelle legate alla figura di Morgana, che confondeva i marinai con le sue visioni fantastiche fino a condurli alla morte. Effetti “allucinogeni” cui sembra di assistere quando dal lungomare di Reggio si guarda verso la Sicilia, che pare quasi di poter toccare.

Suggestioni a parte, Rhegion”, Reggio Calabria, capoluogo di Regione, mette sul “piatto” tutto ciò che ha: il Lungomare Falcomatà, definito da Gabriele D’Annunzio “il più bel chilometro d’Italia”, giardino rigoglioso di palme e specie esotiche, in un’atmosfera di profumi e colori intensi, che la sera è luogo di ritrovo per reggini e visitatori, in cerca di un po’ di frescura ma anche del magico tramonto sullo Stretto. Altrettanto invitante lo splendido orto botanico, poi si prosegue lungo Via Marina, dove le Mura Greche e le Terme Romane ricordano che siamo nel cuore della Magna Grecia. Pochi passi e si entra nel Museo Archeologico Nazionale, per ritrovarsi al cospetto dei Bronzi di Riace, intimiditi da tanta perfezione scultorea, così ricca di armonia delle forme e di mistero sull’origine vera e sulla storia di due delle statue più chiacchierate dell’antichità. Bronzi a parte, il Museo merita di essere visitato per le importanti collezioni ospitate, che vanno dall’età preistorica al periodo di colonizzazione greca, oltre a un’ampia collezione di opere d’arte romane, bizantine e medievali.

Ritornati all’aperto, ecco Corso Garibaldi con le sue boutique, i bei palazzi liberty, il Teatro Comunale sede della Pinacoteca Civica, con due importanti opere di Antonello da Messina, e l’area archeologica Ipogea di Piazza Italia. Sempre nel Centro Storico, ecco poi Piazza Duomo con la Cattedrale e l’adiacente Museo Diocesano, nel quale sono esposte preziose opere di oreficeria sacra del Quattrocento, e ancora Piazza Castello con il Castello Aragonese, datato alla metà del VI secolo, e la vicina Chiesa degli Ottimati. Palazzo della Cultura Pasquino Crupi è invece un inaspettato simbolo della lotta alla criminalità organizzata, con la sua raccolta di dipinti del Novecento sequestrati alla N’drangheta, esposta accanto a un’interessante collezione di icone della Fondazione “Piccolo Museo San Paolo”.

 

Cosenza e la Sila Grande

Il tesoro perduto più ricco della storia sarebbe pari a venticinque tonnellate d’oro e centocinquanta d’argento. E dal 410 d.C. lo si cercherebbe nei dintorni e nel letto del fiume Busento, là dove Alarico, re dei Visigoti, diretto in Africa con questo prezioso carico, morì e fu sepolto. La leggenda vuole che ci abbiano provato in tanti a scovarlo, ma il mistero rimane, anche perché si narra che gli schiavi deputati allo scavo e alla deviazione temporanea del fiume, siano stati uccisi al termine dei lavori.

Il Busento nasce sul versante ovest del Monte Serratore, e una volta disceso a valle attraversa Cosenza, legata alla figura dello “stupor mundi”, Federico II di Svevia, che ne ampliò il castello normanno, ancora oggi simbolo del capoluogo calabrese, e città di nascita di uomini illustri come Tommaso Campanella e Bernardino Telesio, esponenti dell’Accademia Cosentina. Il centro storico è carico di storia e denso di edifici religiosi, fra cui spiccano il Duomo e il Convento di San Francesco d’Assisi, ma una volta giunti qui, vale la pena dedicarsi alla scoperta del vicino Parco Nazionale della Sila, 150.000 ettari di ricchezze naturali uniche nel loro genere.

Costa degli Aranci

Spiaggia di sabbia e ghiaia o scogliera a picco sul mare? Se la meta è la Costa degli Aranci non c’è problema: la varietà delle spiagge soddisfa tutti, offrendo lidi di rena finissima così come deliziose calette da scoprire ombreggiate da pinete che arrivano a lambire l’acqua. Contesto, il Golfo di Squillace, quel tratto di costa ionica in provincia di Catanzaro, noto anche per l’incredibile patrimonio storico custodito da siti archeologici e borghi antichi.

Fra le spiagge da cartolina c’è quella di Copanello, che segna l’inizio di un tratto di costa particolarmente ispido ma infinitamente suggestivo, ricco di anfratti e grotte da esplorare con pinne e maschera. Una di queste, la grotta di San Gregorio, si trova poco più a sud, verso Caminia di Stalettì, incorniciata da una fitta vegetazione selvaggia, così come le famose Vasche di Cassiodoro, dalla sabbia bianchissima, utilizzate dagli Antichi Romani per l’allevamento delle murene. Da visitare qui vicino è inoltre la Torre del Palombaro, da raggiungere in barca o con le immersioni organizzate. Pietragrande è invece nota per l’imponente scoglio che le dà il nome, altra tappa per chi sulla spiaggia – più che altro una caletta – ci sta poco e sfrutta il tempo per fare snorkeling. Ben più comodi e adatti alle famiglie i lidi di Montepaone, Monasterace e Soverato, quest’ultimo premiato dalla Bandiera Blu, con zone libere e attrezzati stabilimenti balneari.

Oltre alla bellezza paesaggistica, la Costa degli Aranci offre anche spunti culturali non indifferenti: si inizia con il Parco Archeologico di Scolacium, l’antica Squillace, per proseguire con i resti della monumentale Basilica di Santa Maria della Roccella, edificata nell’XI secolo dai normanni e ritenuta una delle maggiori chiese templari in Italia.

Costa degli Dei

Con un nome così, Costa degli Dei, le aspettative sono tante, e tutte ben riposte. Il tratto di litorale calabrese che va da Nicotera a Pizzo Calabro è un po’ l’orgoglio della provincia di Vibo Valentia, per il susseguirsi di lunghe spiagge bianche e scogliere frastagliate con piccole cale raggiungibili solo a piedi o in barca. Un vero paradiso per chi ama vivere il mare in versione wild, sia fuori che dentro l’acqua: sotto la superficie si nascondono infatti fondali meravigliosi, popolati da colonie di pesci e gorgonie.

L’espressione “dedalo di viuzze” trova una perfetta concretizzazione fra gli stretti vicoletti di Pizzo Calabro, arroccato su un promontorio a picco sul mare. Sul punto più alto sorge il Castello di Gioacchino Murat, dove il sovrano trascorse gli ultimi giorni prima di essere fucilato, mentre in una grotta a livello del mare c’è la Chiesetta di Piedigrotta, popolata di statue realizzate da un artista locale di cui vale la pena scoprire la storia.

Anche Tropea si divide fra la parte antica arroccata su uno sperone di roccia e quella inferiore, La Marina, a ridosso del piccolo porto. Basterebbe questo per farne uno dei “Borghi più belli d’Italia”, ma poi ecco quel quid in più, la suggestiva Chiesetta dell’Isola, scrigno di splendide opere messe al sicuro in cima a un promontorio circondato dal mare.

Nel Comune di Ricàdi, la località di riferimento è di certo Capo Vaticano, nota per le belle spiagge e il mare cristallino con fondali ricchi di fauna ittica, un anticipo di ciò che si ritrova a Zambrone, soprannominato il “paradiso dei sub”. La magia della Costa degli Dei continua così in un alternarsi di scogliere a strapiombo, riviere sabbiose, grotte e spiaggette isolate, sempre e comunque immerse in una natura rigogliosa e selvaggia.

Una sintesi perfetta di queste caratteristiche la offre Parghelia, località balneare fra le più gettonate di questa zona del Tirreno diventata famosa per la spiaggia della “Pizzuta”, con curiosi pinnacoli di roccia granitica che si innalzano dal fondale. Dettagli “pungenti” come alcuni prodotti locali, vedi la Cipolla Rossa di Tropea, la ‘Nudja di Spilìnga e il Pecorino del Monte Poro.

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