Costa degli Etruschi

C’è una scena iconica del cinema italiano che anticipa alcuni scorci del viaggio che stiamo per affrontare. E’ quella de Il Sorpasso, in cui Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant sfrecciano lungo un litorale assolato. Un frame che ha immortalato per sempre quella stagione della Costa degli Etruschi, anno 1962. Siamo in provincia di Livorno, e per avere da subito un assaggio di ciò che ci aspetta non c’è niente di meglio che fermarsi nel Golfo di Baratti, all’estremità sud della cosa livornese, dove insiste il Parco Archeologico di Baratti e Populonia. Il Comune è quello di Piombino – porto turistico verso l’Arcipelago Toscano e, in passato, scalo commerciale per i molti metalli estratti in zona e all’Elba – e la civiltà che si va a scoprire visitando gli scavi è quella misteriosa degli Etruschi, che sul lido di Populonia realizzarono l’unica Dodecapoli fra le dodici città-stato dell’Etruria. Alle spalle si scorge la macchia mediterranea dei Parchi naturali della Val di Cornia, macchia che invade anche il Parco Archeominerario di San Silvestro, ma per il momento, restiamo sull’antica Acropoli di Populonia, dove si “leggono” ancora templi, edifici, mosaici, strade in cui si sovrappongono anche resti di epoca romana. Sì perché questa fu anche terra di interesse romano, come testimoniano il passaggio della Via Aurelia e le Terme di Venturina, a qualche chilometro da qui nell’entroterra, in origine dette Acquae Populoniae, ricavate attorno a un cratere termale ampio circa 60.000 mq e con una portata di 12.000 litri al minuto. Si torna sulla costa ed ecco San Vincenzo, Comune che nel 1973, in tempi non sospetti, decise di tutelare flora e fauna locali istituendo il Parco naturale costiero di Rimigliano, 120 ettari per 6 km di litorale protetto da esplorare a piedi o su due ruote. O a cavallo, perché no. Risalendo ancora verso Livorno prende la scena un paesaggio disegnato da filari di vite, fra i più chiacchierati degli ultimi vent’anni. Siamo infatti nella zona compresa fra Donoratico, Castagneto Carducci e Bolgheri, oggi sinonimo di vini d’eccellenza, da esportazione, diventati cult wine che oggi gli intenditori vengono a degustare nelle molte cantine della zona, alcune delle quali da secoli di proprietà delle stesse famiglie nobili.

Si sale ancora, e si fa tappa a Castiglioncello, là dove si racconta ancora di habitué come Alberto Sordi e Marcello Mastroianni, e di Gassman al volante della sua Lancia Aurelia B24, seguiti da un entourage di personaggi del jet set che da allora non hanno mai smesso di trascorrere le vacanze qui, all’ombra dei pini marittimi che sono la costante del litorale livornese così come dei borghi dell’entroterra. Suvereto, Sassetta, Montescudaio e Guardistallo….

Costa del Molise

Trentasei chilometri in tutto. Meno di mezz’ora di strada, ma che vale la pena percorrere per scoprire questo breve tratto di litorale adriatico ancora poco noto. La costa molisana è un susseguirsi di spiagge per lo più sabbiose, attrezzate e facilmente accessibili, che verso l’interno diventano dune coperte da macchia mediterranea.

A dividere a metà il litorale è Termoli, il più grande comune costiero e unico porto della Regione, situato su un promontorio fortificato che racchiude il Borgo Antico. I vicoli del centro storico si stringono attorno alla Cattedrale, Monumento Nazionale tra gli esempi più belli del romanico in Molise, e al Castello Svevo, eretto nell’XI secolo e fortificato un secolo più tardi da Federico II di Svevia. A rendere ancora più suggestivo il panorama è un antico trabucco, “macchina” per la pesca su palafitta, eco del passato di città marinara e caratteristico del sud dell’Adriatico.

Proseguendo verso il confine con la Puglia si incontra Campomarino Lido, capace di sorprendere con la sua ampia spiaggia di sabbia e una cultura enologica che affonda le radici in un vitigno autoctono antico, il “Tintilia” il giusto accompagnamento ai piatti tipici, un mix di prodotti di mare e terra che attinge da territorio e tradizioni, alternando pescato, formaggi, salumi, carni di agnello e capretto e verdure. Campomarino ha anche un Porto Turistico, la Marina di Santa Cristina, così come lo ha il vicino borgo di Montenero di Bisaccia, la Marina Sveva, con numerosi sistemi green decisamente all’avanguardia.

Distese di viti e olivi caratterizzano anche Petacciato, una collina alta appena 250 metri, ma da cui si apprezza un panorama a dir poco memorabile, che da una parte abbraccia le cime del massiccio della Majella e dall’altra il promontorio del Gargano, con il profilo delle Isole Tremiti all’orizzonte.

Monti Dauni

Dal Promontorio del Gargano al Vulture, dal Subappennino al Golfo di Manfredonia, abbracciando l’intero Tavoliere delle Puglie. I confini della Daunia la iscrivono in un territorio di dolci colline, foreste di querce e faggete, distese di campi disseminati di paesini di pietra.

Tra i borghi dei Monti Dauni ne è un esempio Biccari, riconoscibile da lontano per la sua torre bizantina e per l’area naturale Lago Pescara – Monte Cornacchia – Borgo Cerasa che offre la possibilità di svolgere numerose attività all’aperto, tra cui percorrere sentieri che portano sulla vetta più alta della Puglia (1151 mt), percorrendo i centri di Castelluccio Valmaggiore, Celle di San Vito, Faeto e Roseto Valfortore, dove è possibile scorgere i resti di splendidi e antichi mulini ad acqua. Qui è presente, inoltre, l’unica comunità franco-provenzale dell’Italia Meridionale.

Nell’Appennino Dauno settentrionale si fa sosta ad Alberona, Volturino e Volturara Appula, immersi in una rigogliosa vegetazione e noti per l’ottima cucina locale, rustica e dai sapori decisi. E ancora, Motta Montecorvino con il campanile in stile gotico e Pietramontecorvino, dove nel cuore del centro storico sorge un bel palazzo ducale di origine normanna. Castelnuovo della Daunia è un ottimo centro termale, Casalvecchio di Puglia conserva il dialetto di una comunità albanese del XV sec., mentre nei pressi di Casalnuovo Monterotaro sorgono i ruderi del castello edificato intorno al IX secolo. Carlantino, Celenza Valfortore e San Marco la Catola, invece, si affacciano sul più grande lago artificiale d’Italia, l’invaso di Occhito, che segna il confine con il Molise.

Sul versante meridionale dei Monti Dauni, la tappa è Troia, contesa da Romani e Cartaginesi e conosciuta per la sua bella Cattedrale romanica sulla cui facciata principale è incastonato un rosone a undici raggi, unico al mondo. Origini antiche anche per Orsara di Puglia, che per tutto il XIII secolo ebbe nel Palazzo Baronale la sede principale dei Cavalieri dell’Ordine di Calatrava, mentre oggi nel periodo estivo è scenario del rinomato Orsara Jazz. Nelle vicinanze, la verdissima Panni, che deve forse il suo nome a Pan, dio delle montagne e dei boschi.

Vicino Bovino sorge il duecentesco Santuario di Santa Maria di Valleverde, mentre a Deliceto è presente un Castello a pianta quadrangolare che ricorda le stratificazioni storiche avvenute al passaggio di Normanni e Aragonesi. Maestoso il Convento di Santa Maria della Consolazione, dove vissero per lungo periodo Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e San Gerardo Maiella. Fra sacro e profano, proprio qui ai primi di agosto è organizzata ogni anno la giornata del maiale nero dei Monti Dauni, tra giochi, balli, tradizioni e musica popolare.

Sant’Agata di Puglia, dalla cima del suo colle, offre uno dei più bei panorami di tutta la Capitanata e per questo motivo viene definito la “loggia delle Puglie”. Buoni motivi di visita sono anche il castello, le molte chiese, i palazzi nobiliari, il Convento di Sant’Antonio e un antico frantoio del ‘500 situato all’interno di una grotta. Hanno un vago richiamo dolomitico i panorami che si godono invece dalla medievale Accadia, sul crinale del Monte Tre Titoli, specie in prossimità della Gola di Pietra di Punta, un insieme di rocce carsiche che precipitano per circa 150 mt. formando giochi d’acqua spettacolari. Al confine con l’Irpinia, Monteleone di Puglia e Anzano di Puglia danno il meglio di sé a tavola, con formaggi e caciocavalli dal sapore inconfondibile.

Posti a sud del sub-appennino si trovano i borghi di Rocchetta Sant’Antonio con la particolare torre del castello del XV secolo a forma di prua di nave, e Candela, dove è possibile ripercorrere le antiche stradine della transumanza. Ancora qualche chilometro ed ecco Ascoli Satriano, sede del Parco Archeologico dei Dauni e del Polo Museale, dove poter ammirare un tesoro di inestimabile valore artistico, storico, culturale e archeologico, ossia i Grifoni. Qui vicino risiede anche la Villa romana di Faragola, con i suoi preziosi marmi e mosaici, l’imponente impianto termale e la lussuosa cenatio, e con stratificazioni che coprono 14 secoli, dal IV a.C. fino al IX d.C.

Merita un approfondimento Lucera, definita “la porta dei Monti Dauni”, perla di rara bellezza per chiunque ami l’architettura. Nota per ospitare la Cattedrale dell’Assunta in stile gotico, la fortezza svevo-angioina e l’anfiteatro augusteo. La città ha origini antichissime, notevole è la presenza di reperti di epoche diverse: resti che vanno dall’età neolitica all’età del bronzo, testimonianze di epoca greca, dauna e reperti di epoca romana e di età moderna.

Distretto dei Laghi

Laghi, monti, valli e persino isole. Non manca proprio niente al Distretto Turistico dei Laghi, Monti e Valli dell’Ossola, area situata nella parte più settentrionale del Piemonte, incuneata fra il Lago Maggiore e il Lago d’Orta e con i paesaggi alpini del Monte Rosa e la cima del Mottarone alle spalle.

Per trovare le isole bisogna guardare negli specchi d’acqua: sul Lago Maggiore, al centro, ecco le regali Isole Borromee – la Madre, la Bella e dei Pescatori – tuttora appartenenti alla casata dei Principi Borromeo e da loro gestite come musei en plein air. Risalendo il lago verso la Svizzera, all’altezza di Cannero Riviera ecco gli omonimi isolotti rocciosi, con i ruderi di un castello che, nella nebbia del mattino, sembrano quasi uscire dal set di un film in costume. Lungo la costa, si aggiungono altre perle di rara bellezza, con i deliziosi centri storici di Meina, Belgirate, Baveno, Stresa, Verbania e Cannobio ma soprattutto le tante ville d’epoca circondate da giardini pennellati come in un quadro del Settecento o del tardo-Romanticismo. Anche il piccolo Lago d’Orta ha la sua Isola, quella di San Giulio con il palazzo vescovile, la basilica romanica e l’abbazia benedettina, mentre sulla terraferma, è il borgo antico di Orta con il Sacro Monte di San Francesco a richiamare i visitatori, dal 2003 Patrimonio dell’Umanità.

Dopo tanta arte, ci si può dedicare all’aspetto naturalistico, che qui trova sfogo nel Parco Nazionale della Val Grande, l’area protetta più estesa delle Alpi e d’Italia, nel Parco Regionale dell’Alpe Veglia e Devero e nell’Oasi Faunistica di Macugnaga, ai piedi del Monte Rosa, regno della comunità Walser. Anche le specialità gastronomiche sono specchio delle tradizioni alpigiane, e contemplano una rosa di prodotti che va dal gustoso prosciutto affumicato della Val Vigezzo, alla mortadella della Val d’Ossola, al profumato formaggio d’alpeggio Bettelmatt, da gustare con pane di segale o alle noci e un calice dei superbi Docg Ghemme e Gattinara.

Distretto delle Madonie

La superficie del Geoparco delle Madonie, classificato Unesco Global Geopark, ricopre un’area piuttosto piccola in provincia di Palermo, pari solo al 2% del territorio dell’intera Sicilia. Eppure, è proprio qui che si concentrano oltre la metà delle specie della flora dell’isola, circa 2.600 piante, che per capirci è lo stesso numero di quelle presenti in Egitto, Tunisia e Algeria. Una moltitudine di piante e fiori di cui molte sono endemiche, uniche al mondo e a rischio di estinzione, come per esempio l’abete dei Nebrodi. La conformazione geologica del terreno è il risultato della complessa sovrapposizione di oltre 220 milioni di anni, il cui scorrere incessante ha plasmato la roccia come acqua. Interessanti le morfologie carsiche, sia sopra che sotto il suolo, che trovandosi proprio al centro dell’Appennino siciliano, hanno permesso di ricostruire la storia geologica della catena appennino-maghrebina e quindi del Mediterraneo centrale.

La zona offre il contesto perfetto per la pratica di numerosi sport outdoor: dalla speleologia al nordic walking, dallo sci sul pianoro della Battaglia alla parete attrezzata per arrampicata, in zona Passo Scuro, vicino al borgo di Castelbuono, e ancora orienteering, trail, equitazione, trekking. Per la mountain bike, oltre alla fitta trama di tracciati più o meno spontanei, l’Ente Parco ha in progetto la realizzazione di un vero e proprio Mountain Bike Resort, adatto a tutte le discipline della MTB, dal Cross Country al Downhill. A Petralia Sottana, dal 2008 si trova invece il Parco Avventura Madonie, il primo della Sicilia, dove ci si diletta fra percorsi acrobatici in altezza, gare di orientamento, attività ed escursioni di ogni genere.

Dolomiti Friulane

Valcellina, Valle del Tagliamento e Val Tramontina. Tre realtà contigue ma allo stesso tempo assai diverse fra loro, che insieme costituiscono le Dolomiti Friulane, e che senza esagerazione sono la parte più wild di tutto l’arco dolomitico. Tutti buoni motivi per organizzare una vacanza conoscitiva di un’area davvero ricca di peculiarità e curiosità che non mancano mai di stupire.

Si inizia da ANDREIS, cuore della Valcellina e sede del Centro Visite del Parco delle Dolomiti Friulane, da cui partono alcuni itinerari naturalistici. Prima di darsi all’esplorazione vale però la pena saperne di più sulla cultura locale facendo tappa al Museo dell’Arte e della Civiltà Contadina, dove sono illustrate la lavorazione di lana, legno e “scarpettes”, le tipiche calzature di pezza, e le caratteristiche dell’architettura locale, con abitazioni di blocchi di pietre secolari alternati a “dalt”, i ballatoi in legno.

Più evoluto e artisticamente interessante è il seicentesco Palazzo Mocenigo – Centi, con chiare influenze veneziane. Per visitarlo bisogna andare a BARCIS, noto in realtà per due attrazioni naturalistiche, o quasi: il suo lago è infatti artificiale, ma poco importa visto il notevole flusso turistico che regala grazie alle molte attività sportive che vi si possono praticare. Vela, widnsurf, pesca, hovercraft e canoa, il tutto circondati da splendide cime dolomitiche. Chi pratica la speleologia non deve invece perdersi la Grotta della vecchia diga, il più importante complesso carsico presente nella Riserva Naturale della Forra del Cellina.

A CIMOLAIS, quanto a sport non c’è che l’imbarazzo della scelta: il Campanile della Val Montanaia, raro esempio di monolite alto circa 300 metri noto anche come “l’urlo di pietra”, è una vera sfida per gli appassionati di alpinismo, classificato fra le “meraviglie d’Italia” e Patrimonio dell’Unesco. Se lo sport preferito è il canyoning la destinazione è la forra del torrente Cellina, un’incredibile gola formata da rocce ripide che si tuffano in acque cristalline. Per chi cerca qualcosa di più rilassante c’è il Parco Faunistico, ideale per birdwatching e trekking.

Ai bambini sembrerà di essere a Jurassic Park quando a CLAUT potranno vedere impronte di dinosauro risalenti a 215 milioni di anni fa. E con un po’ di fortuna, durante la visita del Parco non sarà difficile fare incontri ravvicinati con cervi, camosci e stambecchi. Anche qui non manca un Museo, detto di Casa Clautana, dove si possono ammirare utensili e manufatti di artigianato tipico, come oggetti in legno e “scarpèth”. L’Ice Park rimane invece un’attrazione per chi ama piccozze e ramponi in vista di scalate più sfidanti.

Anche a ERTO si arrampica ma senza ghiaccio, su una delle palestre di roccia più famose a livello internazionale. La storia del borgo è da sempre legata a quella del vicino CASSO. Entrambi i centri presentano infatti le caratteristiche case-torri, classificate Monumento Nazionale, affascinante esempio di architettura di montagna. L’altro “link” fra i due paesi è il Monte Toc, tristemente passato alla storia per la frana che nel 1963 causò la catastrofe della Diga del Vajont, cui è dedicato il Centro Visite di Erto. Spettacolare e da non perdere è invece la salita ai “libri” di San Daniele del Monte Borgà, vere e proprie cataste di lastroni rocciosi che una leggenda narra essere i volumi pietrificati di una biblioteca che il Santo salvò da un incendio.

Di pietra arenaria sono fatte anche le case di uno dei Borghi più belli d’Italia, POFFABRO, piccola frazione di FRISANCO, che all’architettura montana ha dedicato il singolare Museo delle case in miniatura “Da lì mans di Carlin”, con una serie di edifici in scala 1 a 10 realizzati nell’arco di una trentina di anni da un artigiano della vallata, tale Carlin. Piccole chicche in una Val Colvera tutta da scoprire.

Di ingegneria e archeologia industriale si parla invece a MONTEREALE VALCELLINA, borgo della vecchia centrale idroelettrica A. Pitter di Malnisio. Avviata nel 1905, illuminò per la prima volta Piazza San Marco a Venezia, e rimase in funzione fino al 1988. Oggetto di un lungo restauro, oggi è aperta per le visite.

Uno specchio d’acqua è protagonista anche della prossima tappa, il lago artificiale di Redona, noto anche come il “Lago dei Tramonti“, a TRAMONTI DI SOPRA. Qui il colpo di scena è di quelli che non si scorda: negli Anni Cinquanta, lo sbarramento del fiume causò l’allagamento dei borghi di Flors, Movàda e Redona, che ora, nei periodi di secca, riemergono quasi per magia. Un fenomeno che non avviene in una notte, ma chissà…

A chiudere questo tour ricco di panorami ed esperienze da incorniciare c’è FORNI DI SOPRA, da cui partono numerosi itinerari escursionistici, spesso allietati dall’avvistamento di linci, volpi, cervi e gufi, attività che in inverno cedono il passo a sci & co.

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Eugubino Alto Chiascio

In una terra dove l’espressione “bottega artigiana” ha ancora un senso vivo e autentico legato al volto di fabbri, intagliatori del legno, ceramisti, ricamatrici, librai, orafi e così via, il contesto storico-architettonico non potrebbe che essere quello intatto del Comprensorio Gubbio e Altochiascio. Qui, in provincia di Perugia, fra la catena appenninica e la Valle del Tevere, nella realtà floro-faunistica unica del Parco Regionale del Monte Cucco, ecco Gubbio, ricordata già nel III secolo a.C., in lingua umbra, nelle preziose Tavole Eugubine, oggi conservate nel Museo Civico di Palazzo dei Consoli. La visita all’edificio è d’obbligo, sia per la vista che si gode sulla vallata dalla Piazza Grande, sia per la bellezza degli interni, perfetto punto di partenza per prepararsi a ciò che ci attende nel Centro Storico, arrivato a noi intatto dal Medioevo, quasi come fosse rimasto sotto una campana di vetro.
Si inizia dal punto più alto, dove si trova la Basilica di Sant’Ubaldo. La salita a piedi richiede fiato e gambe, ma in alternativa c’è la funivia Colle Eletto che si inerpica sul Monte Ingino, fino a 827 metri. Qui sono custodite le spoglie del Santo Patrono eugubino, e da qui ogni anno il 15 maggio prende il via la famosa Festa dei Ceri di Gubbio. Un rito cristiano cattolico ma con “inflessioni” pagane, in corso dal XII secolo e perciò considerata uno dei più antichi eventi folcloristici d’Italia. Fra un vicolo e l’altro, senza correre come i “ceraioli”, si scoprono poi Palazzo Beni, Palazzo del Bargello con la famosa fontana detta “dei Matti”, e Palazzo del Capitano del Popolo, fino alla solennità rinascimentale di Palazzo Ducale, con ogni probabilità progettato da Francesco di Giorgio Martini, architetto di fiducia dei Montefeltro. Una costante lungo il percorso sono le chiese, tante, tantissimi, fra cui spicca la Cattedrale dei Santi Mariano e Giacomo. Arrivati nella parte bassa dell’abitato, si arriva in Piazza Quaranta Martiri, ex mercato, su cui affaccia la Chiesa di San Francesco, legata alla famiglia degli Spadalonga, che secondo le cronache del Duecento “vestirono” San Francesco dopo la spoliazione dai beni terreni e l’abbandono della casa paterna. Fuori dalle mura, altri edifici sacri – la Chiesa di San Secondo, la Chiesa della Madonna del Prato e la Chiesa della Vittorina – e i resti dell’antica Ikuvium, teatro e mausoleo romano.

Sono solo probabili invece le origini romane di Costacciaro, sorto lungo la Via Flaminia, sempre nel Comprensorio Gubbio e Altochiascio. Oltre al Centro Storico con emergenze importanti quali i resti della Rocca del Càssero e della cinta muraria con la Torre Civica del XIII secolo, meritano una visita il “Borgo didattico” e il Centro escursionistico naturalistico e speleologico, ricavato nell’ex monastero delle Benedettine, e il Museo-laboratorio del Parco di Monte Cucco, nell’ex chiesa di San Marco evangelista. Due intelligenti esempi di riuso di luoghi devozionali, a favore della comunità e della natura. Proseguendo lungo la Via Flaminia, sorge Fossato di Vico, che pur nelle sue ridotte dimensioni – 2.600 circa gli abitanti – è diviso fra parte pianeggiante e Fossato Alto, quest’ultimo rimasto come nel Medioevo: bellissime le “rughe”, le vie coperte da volte a tutto sesto, il vecchio Palazzo comunale, la Torre dell’Orologio, la Torre merlata d’ingresso, la Chiesa di San Pietro di stampo cistercense, la trecentesca Chiesa di San Benedetto e il Monastero di Santa Maria del Fonte, dimora delle monache benedettine di clausura.

Gualdo Tadino, ex prefettura e colonia romana, nel corso della sua lunga storia si scontro con due delle più importanti figure dell’antichità: Annibale, che nel 217 a.C. la mise a ferro e fuoco, Cesare, nel 48 a.C., e Totila, re dei Goti, che proprio qui fu ucciso da Narsete, re dei Longobardi. Da questi fatti si capisce l’originaria funzione militaresca della Rocca Flea, eretta nel XII secolo e poi rivista da Federico II di Svevia, nel 1247. Senza alcuna esagerazione, è ancora oggi magnifica, perfetta nella sua nuova veste da sede del Museo Civico e della Pinacoteca, così come il resto del borgo, fra Duomo, Palazzo del Podestà, Torre Civica e Museo Opificio Rubboli, ricavato nell’ex manifattura ottocentesca di maioliche a lustro. Salendo poi sul monte Valsorda, prende quota la voglia di escursionismo e contatto con la natura, così come a Scheggia, Pascelupo e Sigillo, centri antichi sorti lungo la Flaminia, più volte distrutti e ricostruiti, che oggi trovano la loro dimensione più apprezzabile nel silenzio delle belle e romite abbazie benedettine e camaldolesi, e lungo i sentieri del Monte Cucco e del Monte Catria.

Infine, Valfabbrica, le cui origini si devono ai monaci benedettini che nel lontano 820 fondarono l’Abbazia di Santa Maria in Vado Fabricae. Il sito prescelto fu lungo il corso del Chiascio, mentre quello per il Castello, oggi completamente restaurato, la sommità di un colle che domina la vallata fra Gubbio, Perugia e Assisi.

Folignate Nocera Umbra

La provincia di Perugia, e in particolare il comprensorio turistico Folignate-Nocera Umbra, è una carrellata di piccoli borghi che sembrano usciti da un compendio di architettura medievale, dove il calendario è scandito da eventi e tradizioni che riportano a secoli fa.
Se ne ha un primo assaggio nel cuore del Centro Storico di Foligno, dove c’è un luogo che ha segnato la storia della letteratura italiana: Palazzo Orfini, nel 1472 sede della stamperia della prima edizione della Divina Commedia. Il viaggio dell’opera di Dante, che ha travalicato otto secoli, prese avvio da qui e ancora non è finito. L’edificio è facilmente individuabile: si trova in Piazza della Repubblica, davanti al Duomo e al Palazzo delle Canoniche e accanto a quello del Comune. Qui attorno sono numerosi gli edifici degni di nota: vedi i Palazzi Cantagalli, Deli, Alleori Ubaldi, Bartocci e Candiotti, quest’ultimo sede dell’Ente Giostra della Quintana. Già, la Quintana, una delle rievocazioni storiche più belle e sentite del Centro Italia, ispirato a un fatto di cronaca del 1613 e riproposta in tempi moderni a partire dal 1946, a giugno e settembre.

La Cavalcata di Satriano è invece l’evento che dal 1926 identifica Nocera Umbra: Un gruppo di cavalieri in costume d’epoca ripercorre l’ultimo viaggio fatto nel 1226 da San Francesco, da Nocera Umbra ad Assisi. Ideato dal podestà dell’epoca, coinvolse personaggi del calibro di Gabriele D’Annunzio e Guglielmo Marconi, cavalieri per un giorno in nome del “poverello di Assisi” poi Patrono d’Italia. Appena fuori dal Centro Storico si trova Bagni di Nocera, nota sin dai tempi antichi per le proprietà curative della sorgente Angelica.

Bevagna, fra i “Borghi più belli d’Italia”, si lascia scoprire con una rilassante passeggiata fra resti di epoca romana – templi, mosaici, mura, cisterne, colonnati e persino un teatro – e piazze e vie contornate di palazzi medievali suddivisi fra i quattro quartieri, detti Gaite: San Giorgio e San Giovanni, Santa Maria e San Pietro. La forbice temporale fra ciò che era alle origini e ciò che si vede oggi, risalente per lo più al Medioevo, ritaglia oltre mille e cinquecento anni di storia tutta lì da vedere. Accade la stessa cosa a Gualdo Cattaneo, conservato in modo impeccabile dai suoi cinquemila cittadini, orgogliosi di custodire vestigia preziose, fra cui spiccano la poderosa Rocca, eretta in soli quattro anni fra il 1494 e il 1498, e una serie di altri manieri appartenuti alle nobili famiglie del passato: Castello di Barattano, di Grutti, di San Terenziano, di Speltara e il Forte di Gregorio XIII, commissionata nel 1415 dal Papa in persona nella frazione Pomonte.

Il paesaggio del comprensorio del Folignate si identifica in due piante, vite e ulivo, che trovano il loro “portavoce” in Montefalco, borgo cui è legata la produzione di Sagrantino di Montefalco Docg e Montefalco rosso Doc. Inserito fra i “Borghi più belli d’Italia”, è considerato un vero punto di riferimento nel mondo dell’arte per la ricchezza e varietà di opere e monumenti conservati. Ne è simbolo il Complesso museale di San Francesco, articolato in tre spazi espositivi: l’ex chiesa, nota per il ciclo di affreschi di Benozzo Gozzoli, la Pinacoteca con dipinti di scuola umbra, e la cripta, scrigno di centinaia di reperti archeologici. Il resto del paese non è da meno, fra edifici religiosi e palazzi nobiliari impreziositi da affreschi di Maestri del Medioevo e del Rinascimento.

Terme, teatro, anfiteatro e mura di Spello sono invece di epoca romana, solida base su cui sono sorte nei secoli semplici case in pietra e palazzi aristocratici, committenti di molti tesori locali. Nella Chiesa di Santa Maria Maggiore si può per esempio ammirare la splendida cappella Baglioni decorata con affreschi del Pinturicchio, dipinti del Perugino e impreziosita da un pavimento in maiolica di Deruta. Il Palazzo che ricorda l’epopea della famiglia Baglioni è qui vicino, ed è da visitare insieme alla Biblioteca e all’Archivio storico del Palazzo Comunale.

Tra Foligno e Spoleto, ecco infine Trevi, altro luogo inserito fra i “Borghi più belli d’Italia”, arroccato su un colle che domina la Via Flaminia. Se il paesaggio ammantato di ulivi attorno incanta, lo fa anche ciò che si trova dentro le poderose mura, risalenti come molti resti di edifici al I secolo a.C. A fare da congiunzione fra “in & out” le mura è un magnifico viale alberato lungo 800 metri, che mette d’accordo tutti, appassionati di natura e arte. Pochi passi e si entra poi nel Complesso Museale di San Francesco, con la Raccolta d’arte di San Francesco e due distinte sezioni: la Pinacoteca con preziose tavole due-trecentesche di scuola umbra, e la sezione archeologica. Opere del Maestro del Rinascimento Federico Zuccari si ammirano invece nel Collegio Etiopico Pontificio, per poi passare ai giorni nostri nel Palazzo Lucarini Contemporary, centro per la produzione e promozione dell’arte contemporanea, nel cuore antico dell’Umbria.

Gargano

Gargano, dal greco Gargaros, “montagna di pietra” di matrice calcarea e morfologia carsica. La parte nord-orientale della provincia di Foggia si presenta proprio così, ispida, rocciosa, disseminata di grotte e doline, dove in un attimo la costa sprofonda nel blu.

Ampie spiagge sabbiose, ma anche alte e rocciose con falesie a strapiombo sul mare; lungo la costa garganica la natura è libera di esprimere tutta la sua ricchezza. Acque cristalline, suggestive grotte marine, archi e insenature naturali, baie e calette ghiaiose, e gli iconici faraglioni di Mattinata scolpiti dal vento.

La varietà del paesaggio è una delle caratteristiche salienti di questo territorio: i borghi costieri di Vieste, Peschici e Rodi Garganico sono un susseguirsi di viuzze, piazzette e balconi che si affacciano a picco sul mare con una vista magnifica sull’adriatico; i borghi montani di Vico del Gargano, Monte Sant’Angelo, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, San Nicandro Garganico conservano per molti tratti le caratteristiche antiche medioevali, con sali e scendi di scale, dove storia, cultura e religiosità si fondono in un unico insieme.

Percorrendo una dorsale di muretti a secco e uliveti secolari, ad attirare l’attenzione si ergono i trabucchi, a ricordare l’origine antica dell’economia locale, la pesca. Ora, queste tipiche “peschiere” di legno sono in gran parte riconvertite in ristoranti, dove la combinazione del blu del mare, del rosso dei tramonti, del bianco della roccia e del verde della macchia mediterranea regalano un’atmosfera mozzafiato.

Lo “sperone d’Italia” comprende anche il Parco Nazionale del Gargano, l’area più verde della Puglia, con al suo interno la Foresta Umbra, selva incontaminata di faggete vetuste, entrate a far parte del patrimonio UNESCO, e l’incontaminato Arcipelago delle Isole Tremiti, tutelato da una Riserva Naturale Marina, meta ideale per immersioni e snorkeling.

A mare e montagna si aggiungono anche i laghi. Nella parte nord ci sono quelli di Lesina e Varano, due lagune naturali separate dal mare da un sottile istmo di sabbia, coperto di pini ed eucalipti, largo circa due chilometri; a sud il lago Salso, oasi gestita dal WWF, habitat popolato da diverse specie di uccelli, hotspot per appassionati di trekking e birdwatching e semplici amanti dello spettacolo della natura.

Merita un cenno anche il volto storico di questa area del foggiano, che visse il suo periodo d’oro con l’arrivo dei Normanni e degli Svevi, grandi architetti di chiese, palazzi e castelli, seguiti poi da Angioini e Aragonesi. Tutta la zona ne è letteralmente disseminata, vedi il castello di Monte Sant’Angelo, di Peschici, di San Nicandro Garganico, di Vico del Gargano, di Vieste, e di Manfredonia che ospita anche un museo archeologico nazionale con preziosi reperti dell’antica Daunia, tra cui le famose stele daune.

Antichi vessilli di guerre di potere e prestigio che cedono il passo a suggestivi luoghi sacri millenari: il Santuario di Santa Maria delle Grazie e la Tomba di San Pio da Pietrelcina (San Giovanni Rotondo), i conventi francescani di San Matteo Apostolo e Santa Maria di Stignano (San Marco in Lamis), il Santuario di San Michele Arcangelo – patrimonio UNESCO – e l’Abbazia di Santa Maria di Pulsano (Monte Sant’Angelo), l’Abbazia di San Leonardo in Lama Volara e la Basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto, con annesso parco archeologico (Manfredonia). Tutti luoghi situati lungo la Via Sacra Langobardorum, antesignana della Via Francigena.

Il Gargano è anche cultura e tradizioni che si concretizzano in eventi suggestivi tra i quali ricordiamo: il “Carnevale Dauno” di Manfredonia con le celebri sfilate di carri allegorici e gruppi mascherati; il Carpino Folk Festival che attrae ogni anno migliaia di turisti in cerca delle proprie memorie; e “Suoni in Cava” ad Apricena, il jazz nelle suggestive cave di pietra.

Golfo di Corigliano

Calabria, Cosenza, Golfo di Corigliano. Siamo lungo quel tratto di costa della Calabria compreso tra i capi Spulico a nord e Trionto a sud, parte del golfo di Taranto. Due le infrastrutture marine nella zona: a nord il Porto di Sibari, conosciuto anche come “laghi di Sibari”, a carattere puramente turistico, e a sud il Porto di Corigliano, frequentato da imbarcazioni dedite alla pesca e al commercio.

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