La Riserva naturale orientata Oasi Faunistica di Vendicari si estende fra Noto e Pachino, due luoghi che di per sé evocano la Sicilia Orientale. Noto per la valle con le Città del Barocco tutelate dall’Unesco, e Pachino per il pomodorino IGP che identifica l’estrema punta meridionale dell’isola. Nel mezzo, appunto, circa 1.512 ettari di ecosistema dove coabitano numerose specie faunistiche, fra cui fenicotteri, aironi, cicogne, gioia di birdwatcher e naturalisti che amano l’esplorazione silenziosa, fra canne e cespugli di macchia mediterranea, nell’attesa del momento giusto per uno scatto memorabile. Fra le specie della flora endemica, essendo Vendicari una “zona umida costiera”, abbonda l’acqua e con essa le piante alofite, adattabili a terreni salini e alcalini, e succulente.
Avatours / types of tourists: Turista Naturalistico
Montagna Cuneese
Le città d’arte e i borghi storici, le Spa e le stazioni termali, le dolci colline e le montagne più aspre. E tanta, tanta buona cucina ad attendere camminatori, trekker accaniti e cicloamatori slow o da downhill. Quanto a itinerari da testare, ce n’è davvero per tutti i gusti nel comprensorio della Montagna Cuneese. Fra le esperienze di primavera, per esempio, c’è anche il volo in mongolfiera, per ammirare distese di filari di vigneti rinomati nel mondo lambiti da boschi fittissimi, in cui, in autunno, si pratica la caccia più preziosa, quella al tartufo bianco d’Alba. E poi ancora, i tour guidati alle Residenze Sabaude come il Castello di Racconigi, o a uno dei molti manieri che punteggiano il territorio del cuneese e in generale il Piemonte, in un susseguirsi di spunti storico artistici che non smettono di stupire.
Fra le proposte di Cuneo Alps, ci sono i percorsi occitani in Valle Maira, effettuabile da maggio a settembre. Per completarlo a piedi si può dividere in sette tappe, con livelli di difficoltà assai diversi che vanno dagli 880 metri di dislivello e 13,5 km di distanza della tappa 1 ai 1233 metri di dislivello per 19 km di distanza per la tappa 5, forse la più tosta. Per avere un’idea di ciò che ci aspetta, la prima sequenza prevede la partenza da Macra da cui si prende il Sentiero dei Ciclamini, che conduce a Caricatori e Langra. La cresta della montagna porta fino alla conca di Centenero e Caudano, nel territorio di Stroppo, e poi alla chiesa di San Peyre. Una ripida mulattiera raggiunge Ruata Valle, e passando per Cucchiales si arriva a Ciamino e poco dopo a San Martino. Da San Peyre a San Martino ci vogliono un paio di ore di cammino. Così via, per altre sei tappe, in un’alternanza di borghi e immersione nella natura che non stanca mai.
Area pedemontana Bologna-Modena
Il sito di Interesse Comunitario dell’Abbazia di Monteveglio e il Parco Regionale dell’Abbazia di Monteveglio in provincia di Bologna sono una cosa sola: un’area naturale protetta istituita nel 1995 su una superficie di 878,31 ettari.
Un territorio tipico della collina bolognese, dominato da filari di vite e alberi da frutto, da calanchi, boschi e campi coltivati, fra cui spiccano i resti del castello di Matilde da Canossa, celebre per le sue tormentate vicende medievali, e il complesso religioso dell’Abbazia di Santa Maria di Monteveglio con la pieve millenaria. Vite, si diceva, che dà origine a vini di ottima qualità, come testimonia il fatto che è proprio qui nel Parco la sede del Consorzio Vini Colli Bolognesi.
All’interno dell’area protetta è attiva una rete di percorsi segnalati e tabellati, che si distinguono in Sentieri Natura e Itinerari, ideali da percorrere a piedi, scegliendo in base alla propria preparazione fisica e alla durata di ciascuno.
Golfo di Squillace
Skylletion, Minerva Scolacium, Squillace. Il passaggio da un toponimo all’altro nasce dal continuo evolversi di questa cittadina, al centro del Golfo di Squillace, sulla costa ionica della Calabria e prima ancora del Bruzio. Brettii, greci, romani, bizantini, saraceni e normanni si sono succeduti nei secoli, lasciando ciascuno una preziosa eredità fatta di monumenti, arte, reperti oggi conservati nel Museo Vivarium di Scoletti, annesso all Parco Archeologico. La “città di Cassiodoro”, così era detta ai tempi dei romani, si annida in località Roccelletta di Borgia: bastano pochi passi nel Parco e si scoprono l’impianto della colonia con i monumenti più importanti, tratti di strade lastricate, di acquedotti, mausolei, impianti sepolcrali, resti della basilica e di un impianto termale. Il teatro, del I secolo, aveva 5.000 posti, adagiati sul naturale declivio della collina. Dagli scavi del teatro provengono la maggior parte dei reperti recuperati, come i gruppi scultorei ed alcuni elementi architettonici. Qui vicino si trovano poi i resti dell’anfiteatro, la cui costruzione risale all’epoca dell’imperatore Nerva. All’ingresso del parco non si può non notare la “Roccelletta”, la chiesa abbaziale di Santa Maria della Roccella, del XII secolo e di origine normanna, poi utilizzata come fortificazione e perciò detta “il castello”.
Alle pendici della Sila Piccola si visita invece Taverna, borgo poco distante da Catanzaro, anch’esso frutto della colonizzazione greca, come attestano recenti scavi archeologici, la cui fama è legata al fatto di aver dato i natali a Mattia Preti, uno dei più importanti esponenti della pittura napoletana del Seicento. Basta fare un breve in giro per le vie del borgo per imbattersi in alcuni suoi capolavori, conservati nelle chiese. Sono circa una trentina le opere del “Cavalier Calabrese” e del fratello Gregorio, esposte sugli altari, nel Museo Civico e in altre collezioni. Solo nella chiesa monumentale di San Domenico sono 11 le grandiose tele pretiane, parte della Pinacoteca Pretiana. Tappe di questo itinerario pittorico sono anche la chiesa di S. Barbara, al centro dell’antico quartiere omonimo, e la chiesa di S.Martino.
Golfo di Squillace
Il Golfo di Lamezia verso Ovest e quello di Squillace verso Est creano l’istmo più stretto d’Italia, quella strozzatura che segna il profilo della Calabria. Sin dall’antichità, entrambe queste ampie insenature vennero colonizzate da insediamenti greci, sorti su iniziativa di Crotone, che in questo modo si assicurava di tenere sotto controllo sia il versante tirrenico che quello ionico. In quest’ultimo, sorse Skylletion, poi divenuta la fiorente colonia romana di Scolacium, il cui sito è oggi tutelato da un Parco Archeologico Nazionale e da un’Oasi Marina. Fra le varie emergenze architettoniche ancora oggi ben leggibili c’è anche l’unico anfiteatro romano di Calabria, con ben 3.500 posti.
Città di Reggio Calabria
C’è il trekking, e c’è l’archeo-trekking, per di più urbano. Fra i luoghi d’Italia dove si può praticare, e con grande soddisfazione, c’è Reggio Calabria, che passo dopo passo, in questo lento aggirarsi fra le vie trafficate del centro, svela i resti dell’antica Rhegion, fra le città d’Europa con la storia più lunga e articolata, che getta le fondamenta nella cultura della Magna Grecia.
Tappe di questo tour indietro nel tempo sono l’Ipogeo Piazza Italia, le Mura Greche, le Terme Romane, l’Odeon, il Museo Archeologico, “vetrina” che nella sala più grande e luminosa mette in mostra i celebri Bronzi di Riace, simbolo della Calabria stessa, oltre che del capoluogo. Un itinerario piacevole da fare a piedi, o in bici, con l’ausilio di guide esperte.
Langhe Monferrato Roero
La Land Art è ormai una forma diffusa di esposizione artistica, che coniuga a meraviglia la bellezza del paesaggio naturale e di opere d’autore che vanno a impreziosirlo con ulteriore significato. Ce ne sono ormai vari esempi in tutta Italia, e uno di questi è nel Monferrato, in un vigneto, elemento onnipresente in Piemonte. Si tratta del Parco artistico Orme su La Court, che fra filari di Nebbiolo e Barbaresco svela scenografie e opere d’arte che di notte s’illuminano di fuochi, luci e colori. Creato dall’azienda vinicola Michele Chiarlo, nella Tenuta Aluffi, cuore delle vigne di La Court e Cipressi, è un modo alternativo per raccontare le tradizioni, gli uomini, le glorie del Piemonte: si varca la “Porta Artistica sui vigneti” realizzata dal pittore e scultore Ugo Niespolo per poi passare in rassegna le sculture permanenti di Emanuele Luzzati dedicate agli elementi naturali, Acqua, Aria, Fuoco, scenografia di una fiaba in tre dimensioni che avvolge la mente del visitatore con personaggi e opere immaginifiche.
Langhe Monferrato Roero
Il tartufo è fra tutti i frutti del bosco il più ricercato, il più pregiato, soprattutto se si tratta del bianco d’Alba, originario delle Langhe piemontesi, e come tale richiama un’esperienza di lusso, esclusiva. E’ ciò che viene proposto da Langhe Experience, con il Vip Truffle Tour, che inizia con l’arrivo di una limousine presso il proprio albergo o relais e prosegue nei boschi a fianco di un esperto trifolao accompagnato dal suo cane fedele. L’olfatto del segugio fa il suo dovere e compie la magia, scovando nel sottobosco le preziose “pepite”. Anche sotto la pioggia.
Cosenza e la Sila Grande
Sono le mulattiere e i tratturi tracciati secoli fa da pastori e animali a fare da guida ai Sentieri dei Passi Perduti, filo conduttore nell’entroterra cosentino, che dalla costa porta alle pendici della Sila e nel cuore del Parco Nazionale della Sila. Si parte dal rifugio montano Casello Margherita, a circa 1400 metri di quota, fra faggi e castagni secolari, raccogliendo i frutti copiosi di un sottobosco integro e ben conservato.
Distretto dei Laghi
Ruggero Bonghi fu uno statista e letterato dell’800 la cui memoria viene tramandata più che dalle sue opere dalla bellezza della sua dimora, Villa Pallavicino, a Stresa, in provincia di Verbania. Nel 1862, la villa diventava proprietà della famiglia nobile genovese dei Pallavicino, cui si deve l’ampliamento del parco e la trasformazione in un vero e proprio museo floro-faunistico all’aperto: 18 ettari che fanno oggi di questa tenuta un gioiello del distretto Verbano-Cusio-Ossola, dal 2017 parte del circuito turistico Borromeo che trova nelle Isole Borromee del lago Maggiore la sua massima espressione.
La visita permette di ammirare i sontuosi interni della dimora e la ricca varietà di piante secolari, alcune delle quali sono annoverate tra le più antiche in Italia: castani, lyriodendri, faggi rossi, aceri, larici, ginko biloba, sequoie, magnolie e il grandioso cedro del Libano, posto nell’anfiteatro naturale di fronte alla villa.
Il Parco Pallavicino è famoso anche per le oltre 50 specie di animali, molte delle quli non propriamente autoctone, come il canguro, la zebra e i lama. È presente anche un’area “Fattoria” con docili caprette tibetane, caprette saltasasso, pecore, lama e daini che vivono liberi e che si possono facilmente avvicinare.