Data della prima scoperta, 1748. Data del più recente rinvenimento, estate 2022. Pompei, come la Campania tutta, non smette mai di stupire. In ogni epoca ha regalato sempre soddisfazioni ai suoi molti studiosi e visitatori. Lo faceva nel Settecento, da fulcro dell’immancabile Grand Tour d’Italie che artisti, letterati, scienziati e aristocratici di tutta Europa compivano per abbeverarsi alla fonte delle molte antichità del Bel Paese, e lo fa ancora oggi, aprendo ogni tanto qualche nuovo spiraglio su quella civiltà ferma alla notte del 24 agosto del 79 d.C.. Quell’attimo fuggente che sigillò sotto metri di lava e lapilli una città intera con tutti i suoi abitanti, atroce destino che accomunò migliaia di persone ma che ha permesso a generazioni di archeologi, da quei primi fortunati scopritori al soldo di Carlo III di Borbone in poi, di ricostruire abitudini, conoscenze, stile di vita di duemila anni fa.
Alla casata dei Borbone si deve anche un altro dei siti Unesco di cui oggi si può fregiare la Campania, vale a dire la Reggia di Caserta, la “Versailles d’Italia”, che con le sue 1.200 stanze e saloni divisi in quattro parti da due bracci che si tagliano ortogonalmente e si aprono su altrettanti cortili e sul prospetto infinito dei Giardini è non solo uno dei massimi capolavori architettonici e artistici del Settecento, ma è in assoluto la residenza reale del passato più grande al mondo, una sorta di “cittadella” della bellezza in cui lasciarsi andare alla contemplazione delle tante opere in essa conservate. Perdersi al suo interno, nei chilometri di corridoi progettati da Luigi e Carlo Vanvitelli, è fin troppo facile, così come lo è nell’affascinante complesso di San Leucio, antica fabbrica serica nonché modello di industria d’avanguardia ante litteram, le cui pregiate produzioni già allora conquistarono le principali corti europee, da Buckingham Palace al Vaticano. San Leucio, insieme alla vicina Reggia e all’Acquedotto Carolino, altro capolavoro ingegneristico vanvitelliano commissionato dai Borbone, è oggi una tappa irrinunciabile per la conoscenza della Campania, Regione con alcune macro evidenze diventate a buon diritto fra le mete più gettonate d’Italia, ma accanto alle quali si nascondono molte altre perle tutte da scoprire.
Ne è un paradigma perfetto l’Arcipelago Campano, quella magnifica trilogia di suggestioni che ha inizio a Capri, meta d’élite scoperta dall’imperatore Augusto e da Tiberio poi, che vi costruì la mirabile Villa Jovis da cui, fra il 26 e il 37 d.C., governò persino Roma e l’impero. Se Capri, si sa, è l’isola della Grotta Azzurra, della riservata ed esclusiva Anacapri, degli hotel di lusso e dei locali frequentati dal jet set, dei porticcioli e delle calette affollati di yacht da sogno, e se Ischia è la meta delle vacanze benessere, da godersi da soli o in famiglia in uno dei numerosi parchi termali o Spa hotel che attingono dalle falde fanghi e acque medicamentose, Procida è l’isola che prima del 1994, anno di uscita de “Il Postino” di Massimo Troisi, era sconosciuta ai più e che solo nel 2022 ha avuto i riflettori finalmente accesi su di sé grazie al ruolo di “Capitale della Cultura”. Una “novità” o quasi a livello turistico, una meta in più, ma fondamentale, da aggiungere alla lista delle tappe campane.
Guardando poi la costa da qui, si potrebbe puntare a occhi chiusi sulla linea dell’orizzonte ed essere certi che qualunque approdo sarà quello giusto. Per par condicio, la prima tappa potrebbe essere Sant’Agata sui Due Golfi, spartiacque di due realtà distinte ma similari: da un lato il Golfo di Napoli e la Penisola Sorrentina, dall’altro il Golfo di Salerno e la Costiera Amalfitana. Sorrento, Meta, Vico Equense, Castellammare di Stabia, Pompei, Ercolano e Oplontis da una parte, Positano, Praiano, Furore, Amalfi, Atrani, Ravello, Minori, Maiori, Cetara e Vietri sul Mare dall’altra. Altro non occorre dire, perché non c’è località che non richiami alla mente immagini di monumenti e palazzi aristocratici, spiagge e anfratti rocciosi da cartolina immersi in scorci da immortalare, profumi e sapori da gustare fra vicoli di luoghi incantati. Micro borghi di pescatori talvolta di poche case, che i Monti Lattari alle loro spalle trasformano in perfette Comunità Montane, attraversate da sentieri del Cai che sprofondano nel blu del mare. Al di là di queste cime, parte del cosiddetto Antiappennino campano, ecco la piana della Campania Felix raccontata da Strabone e Plinio il Vecchio, prospera per i ricchi centri di Capua, Atella, Cumae, Baia, Puteoli, Acerra, Oplontis, fino alle più grandi Neapolis e Salernum.
Terra che da allora non ha smesso di coltivare, per così dire, sacro e profano: l’antica Abellium, oggi Avellino, è punto di partenza per un’escursione al Santuario di Montevergine e verso la verde Irpinia, quasi una regione nella regione, grazie a un paesaggio che alterna zone selvagge da esplorare come il Parco del Partenio e l’Oasi del WWF Lago di Conza, o le misteriose grotte del Laceno, alla più placida piana del Dragone disseminata di cantine vitivinicole che di recente hanno portato alla ribalta gli autoctoni Taurasi, Fiano e Greco di Tufo, solo per un primo assaggio. Dal canto suo, Benevento, da città prima romana e poi longobarda qual è, mostra orgogliosa quel mix di culture che la rende unica, con il teatro romano e l’arco di Traiano, fra le massime espressioni dell’arte antica, e il Duomo medievale, oltre al Complesso di Santa Sofia, sito Unesco. Al medioevo deve tanto anche Salerno, che ha il suo cuore nel quartiere sorto in epoca normanna, attorno all’anno mille, di cui rimangono fra le tappe d’obbligo Castel Terracena e il Duomo, Anno Domini 1085. Senza dimenticare, qualche chilometro più a sud lungo la costa, di fare un tuffo nella Magna Grecia, nel Parco Archeologico di Paestum e Velia. Nota anche come Poseidonia in onore del dio del mare, Paestum era in realtà devotissima ad Atena ed Era, cui è dedicato il tempio al centro della vasta area di scavo. Nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, quasi al confine con la Basilicata ma sempre in provincia di Salerno, ecco la Certosa di Padula, che con i suoi 51.500 mq di superficie è il più esteso edificio religioso d’Italia nonché, come il Parco stesso, Patrimonio dell’Umanità.
Capitolo a parte merita il capoluogo, la bella Parthenope fondata nel 680 a.C. ed evolutasi poi in Neapolis e infine nella multisfaccettata Napoli. Altera come i suoi molti fortilizi – Castel dell’Ovo, Castel Sant’Elmo, Castel Nuovo e Castel Capuano – santa come le sue chiese, talvolta severe, vedi Santa Chiara e San Lorenzo Maggiore, talvolta opulente e barocche, come la celebre Certosa di San Martino, la Chiesa del Gesù Nuovo e della Pietà dei Turchini. Colta come i suoi teatri, dal San Carlo al Mercadante, dal Bellini al Sannazaro, e i musei di fama internazionale, dall’Archeologico Nazionale al Capodimonte, dal Filangieri al San Martino. Pittorica come Posillipo e l’Opera buffa. Scanzonata e folcloristica come i Quartieri Spagnoli, sfrontata come il lusso delle boutique della Riviera di Chiaia, raffinata come i palazzi aristocratici, da Palazzo Reale in giù. Infine, ecco la “Napoli segreta”, quella nascosta e silenziosa delle tremila grotte e catacombe sotterranee. Un ultimo mistero svelato da raccontare al mondo.