Camminando nel Parco e Giardino della Villa Medicea Reale di Castello, situato in Via di Castello sulle colline appena fuori Firenze, si è pervasi dal profumo della zagara delle circa 500 piante di agrumi che adornano la seconda terrazza del parco, considerato il prototipo del giardino all’italiana del Cinquecento. Molte di esse sono piante storiche, derivate dalle antiche varietà medicee con esemplari di oltre trecento anni di vita, coltivate ancora come un tempo, con esposizione esterna da aprile a ottobre e per il resto ricoverate nelle storiche limonaie annesse alla villa rinascimentale. Fra gli spazi più suggestivi del parco c’è la Grotta degli Animali, straordinario ambiente adorno di statue e decori a corollario di fontane e vasche animate da complessi giochi d’acqua, realizzata dall’architetto Niccolò Tribolo e terminata da Giorgio Vasari, entrambi coinvolti insieme al Buontalenti nel progetto dell’intera villa.
A tal proposito merita un cenno la storia delle sue origini: costruita dai Della Stufa nel XIV secolo ed acquistata nel 1477 da Giovanni e Lorenzo di Pierfrancesco dei Medici, cugini di Lorenzo il Magnifico, Villa Medicea Reale di Castello fu il luogo per cui Botticelli dipinse i suoi massimi capolavori, La Nascita di Venere e La Primavera, oggi agli Uffizi. Situata lungo un antico acquedotto romano che alimentava Firenze, venne da subito soprannominata “Il Vivaio” per le grandi vasche poste davanti all’ingresso, funzione che ne anticipava già il futuro da “orto botanico”, che oggi fa da magnifica scena alla prestigiosa Accademia della Crusca e dell’Opera del Vocabolario Italiano.
Sulla cosiddetta Collina delle Forbici, in Via Giovanni Aldini al 12 a Firenze, c’è un cancello che si apre su uno dei parchi più belli del capoluogo toscano. E’ quello di Villa “Il Ventaglio”, che nella prima metà del XV secolo era nota come la “chasa da oste”, la “casa dell’oste”, e come tappa per i pellegrini che da Porta a Pinti si recavano a San Domenico di Fiesole. Una volta entrati, ci si ritrova immersi nell’atmosfera sognante tipica dei parchi in stile inglese, in 5 ettari di verde che alternano prati, boschetti e persino un laghetto con una piccola isola cui si approda tramite un ponticello. Dal 2015, il Parco di Villa “Il Ventaglio” è parte della Direzione regionale musei della Toscana ed è aperto al pubblico che può così godere della piacevolezza del contesto naturalistico e insieme delle ampie vedute sul Centro Storico di Firenze.
L’otium, lo svago, il piacere di godersi il tempo erano le uniche occupazioni di cui si dovevano preoccupare gli aristocratici nella Firenze del Rinascimento e oltre quando si recavano nei “Casini di Delizie”. Fu appunto fra il Cinquecento fino a metà del Seicento che nei dintorni del capoluogo toscano furono realizzate dimore sontuose, vanto delle famiglie più ricche che richiamavano a sé i migliori artisti e architetti. Ne è un esempio Villa Bardini, che per la splendida posizione panoramica su Firenze fu detta “Villa Belvedere”.
Dal 2006, grazie all’impegno di Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron e Fondazione CR Firenze, la villa è diventata spazio museale, centro culturale e meta di passeggiate naturalistiche nel Giardino Bardini, creato in origine con destinazione agricola e sin dal Medioevo appartenuto a personaggi importanti, per poi essere trasformato nel corso dei secoli in un modello di giardino all’italiana. Ultimo fruitore di tanta bellezza fu all’inizio del Novecento il collezionista Stefano Bardini, conosciuto come il “principe degli antiquari”, che amava accogliere in questo spettacolare ambiente di rappresentanza la sua illustre e facoltosa clientela. Il complesso accoglie oggi il Museo Capucci, omaggio alla creatività dello stilista Roberto Capucci, e il Museo Annigoni, che ospita circa 120 opere del pittore Pietro Annigoni.
QC Terme Pré-Saint-Didier si presenta come un avveniristico “polo del benessere”, a pochi minuti dal resort di QC Termemontebianco, entrambi nella “galassia” del noto gruppo di hotellerie che negli ultimi anni ha creato un suo concept di benessere 2.0. Negli oltre 500 mq di superficie, QC Terme Pré-Saint-Didier raccoglie dunque una quarantina fra cascate tonificanti, idromassaggi con acqua termale, saune e sale relax, vasche panoramiche esterne e interne alimentate dalle acque ricche di ferro, silici, carbonato di calcio e acidi arsenicali già ben note per le loro proprietà benefiche agli antichi romani ma sfruttate sono a partire dalla metà del Seicento. A rendere ancora più suggestiva l’esperienza di remise en forme è la vista panoramica sul massiccio del Monte Bianco, che sovrasta il fondovalle in cui si trova Pré-Saint-Didier.
Con una proposta di oltre 300 itinerari di trekking tutti segnalati, la Valle d’Aosta è un vero paradiso per i camminatori incalliti. Il range va dalla passeggiata soft di poche ore alla giornata intera, fino ai tour di più giorni e persino a quelli transfrontalieri, che sconfinano in Francia e Svizzera, come per esempio la famosa competizione “Giro dei Giganti / Tor des Géeants”, il circuito che attraversa tutta la Valle d’Aosta lungo le due famose Alte Vie. Insomma, da giugno a settembre non resta che indossare scarponcini e ramponi e partire alla volta delle cime dei “Giganti delle Alpi” e di quel mondo di villaggi tradizionali e verdi vallate che gravita attorno.
Oltre alle camminate ardite in alta quota, ci sono itinerari alla portata di tutti, di cui la Via Francigena è un must: si tratta dello storico pellegrinaggio da Canterbury a Roma, che attraversa la Valle d’Aosta dal Gran San Bernardo a Pont-Saint-Martin. Nel fondovalle e sui versanti di media quota con un’altitudine compresa tra i 500 e i 1900 metri corre invece il Cammino Balteo, itinerario ad anello di quasi 350 km, praticabile in entrambi i sensi e per buona parte dell’anno. Il Cammino si articola in 23 tappe da 4-6 ore l’una, che parte da Pont-Saint-Martin e tocca tutte le principali mete valdostane, quali Fénis, Saint-Vincent, Verrés, Arnad e così via.
Inutile dire che in un territorio che vive di montagna si ha la certezza di trovare ovunque rifugi alpini di facile accesso, distanti l’uno dall’altro al massimo un’ora e mezza circa e spesso collegati da impianti a fune. Non solo. Gli escursionisti trovano accoglienza anche nei posti tappa, più semplici dei rifugi, con una trentina di posti letto e attrezzatura per cucinare, ma senza servizio di ristoro. I posti tappa si trovano anche in località raggiungibili in auto, mentre in luoghi di difficile accesso, si trova riparo nei bivacchi fissi, non custoditi e attrezzati sommariamente ma di conforto lungo vie ferrate e sentieri d’alta quota.
Car e bike sharing sono già soluzioni sostenibili, e se in più si tingono di “verde”, diventano indispensabili per preservare ecosistemi fragili come quelli della montagna. Green Valle d’Aosta è un Tour Operator e una rete di impresa, ma soprattutto un progetto della Società Alpine Green Experience in collaborazione con Engineering Ingegneria Informatica SpA, che punta alla mobilità sostenibile sul territorio transfrontaliero dell’Espace Mont-Blanc. Green Valle d’Aosta parte dalla possibilità di abbinare al soggiorno in strutture ricettive l’utilizzo di auto elettriche per muoversi nel territorio transfrontaliero, offrendo una soluzione tecnologica integrata in grado di rendere fruibili le informazioni sui servizi di mobilità e punti di interesse delle tre Regioni intono al Monte Bianco. Il noleggio di auto e bici elettriche avviene presso sette Aziende Agricole e Artigiane locali che rappresentano alla perfezione la cultura e la tradizione eno-gastronomica valdostana.
Nel 1834, nel cuore della Valdigne, inaugurava lo stabilimento termale di Pré-Saint-Didier, da quel momento ribattezzato Pré-Saint-Didier-les-Bains, affiancato nel 1888 dall’apertura del casinò, entrambi luoghi frequentati per oltre 150 anni dai membri di Casa Savoia. A quel periodo ricco di fascino e glamour fin de siècle, sono poi seguiti nel Novecento tre decenni di totale abbandono, oggi bypassati da un restauro che ha saputo esaltare l’architettura ottocentesca delle origini, integrata da ogni forma di wellness device di ultima generazione. QC Terme Pré-Saint-Didier si presenta quindi come un avveniristico “polo del benessere”, a pochi minuti dal resort di QC Termemontebianco, entrambi nella “galassia” del noto gruppo di hotellerie che negli ultimi anni ha creato un suo concept di benessere 2.0. Negli oltre 500 mq di superficie, QC Terme Pré-Saint-Didier raccoglie dunque una quarantina fra cascate tonificanti, idromassaggi con acqua termale, saune e sale relax, vasche panoramiche esterne e interne alimentate dalle acque ricche di ferro, silici, carbonato di calcio e acidi arsenicali già ben note per le loro proprietà benefiche agli antichi romani. A rendere ancora più suggestiva l’esperienza di remise en forme è la vista panoramica sul massiccio del Monte Bianco, che sovrasta il fondovalle in cui si trova Pré-Saint-Didier.
Immaginare qualcuno che scala la vetta più alta delle Alpi nel 1786 ha molto più che del pionieristico. Eppure, in quell’anno, Jacques Balmat e Michel Gabriel Paccard tentarono l’impresa e ci riuscirono, piantando il loro vessillo in cima ai 4.807 metri del Monte Bianco. Oggi, il “tetto d’Europa” è una delle attrattive naturali e turistiche più note della Valle d’Aosta, oltre che una meta ambita dagli alpinisti di tutto il mondo, accessibile anche grazie all’ausilio di Guide Alpine esperte di questi luoghi.
La sfida della scalata più ardita del Vecchio Continente è di quelle riservate a pochi, ma dal 2015, bastano 10 minuti per godere delle stesse emozionanti visioni. Dieci minuti che coprono i 2.000 metri di dislivello fra Courmayeur, situato a 1.300 metri, e la stazione più elevata di Punta Helbronner, a quota 3.466, inframmezzate dalla tappa intermedia di Pavillon du Mont Fréty, a 2.200 metri. Una volata resa possibile da un impianto funiviario di ultima generazione, lo Skyway Monte Bianco: durante la salita, la cabina di forma semisferica gira a 360° regalando l’occasione unica di ammirare da vicino il “Gigante delle Alpi” e panorami a dir poco indimenticabili, che abbracciano anche le cime di Cervino, Monte Rosa e Gran Paradiso, e i comuni del fondovalle, La Salle, Morgex, Pré-Saint-Didier e appunto Courmayeur, che con La Thuile formano la cosiddetta “Valdigne”. Non solo, entrambe le soste lungo la salita offrono comfort da resort di lusso: una cantina in alta quota, 2 ristoranti, una sala conferenze e una speciale shopping area al Pavillon, mentre a Punta Helbronner si trovano un bistrot e un’esposizione permanente di cristalli. Da qui, attraverso un tunnel, si può anche raggiungere lo storico Rifugio Torino, punto di partenza per percorsi alpinistici e fuori pista come quello del ghiacciaio del Toula, dei Marbrées e i 24 Km della Vallée Blanche, che conducono fino a Chamonix.
Da ex riserva di caccia di Casa Savoia, si può dire che il Parco Nazionale del Gran Paradiso ha un’origine regale. Una caratteristica che lo rende unico, insieme al fatto di essere stato il primo istituito in Italia, nel 1922, con lo scopo specifico di scongiurare l’estinzione dello stambecco. Il Gran Paradiso è anche l’unico fra i “Giganti della Valle d’Aosta” – le vette oltre i 4.000 – completamente in territorio italiano.
Il punto di partenza ideale per arrivare in vetta ai 4061 metri del Gran Paradiso è il Rifugio Vittorio Emanuele, raggiungibile percorrendo un pratico sentiero dalla località Pont, in Valsavarenche. Dagli esperti viene un po’ considerata una salita di iniziazione all’alpinismo, anche se il passaggio finale, classificato come facile, ha una parte esposta che è da vertigini. I neofiti sono avvisati, ma per svolgere tutto in sicurezza e godere a pieno delle emozioni che solo la montagna sa regalare, basta affidarsi alle guide alpine del posto.
Oltre che dalla Valsavarenche, il Gran Paradiso può essere osservato da Cogne, in Valnontey, e da un versante della Valle di Rhêmes. Nel complesso, l’area turistica del Gran Paradiso è assai più vasta rispetto alla zona del Parco, raggruppando quattro vallate che si sviluppano dalla valle centrale in direzione sud: oltre alle tre appena citate, c’è anche la Valgrisenche, cui si aggiungono i pendii che da Saint-Pierre salgono verso Saint-Nicolas per arrivare fino ai 3.000 metri del monte Fallère e del vallone di Vertosan.
Il Parco Nazionale del Gran Paradiso assicura la possibilità di vere e proprie full immersion nella natura, che a seconda della stagione offrono panorami ed esperienze sempre diverse. Basti pensare ai numerosi laghi e cascate disseminati sul territorio, che in inverno diventano spettacolari concrezioni di ghiaccio e in estate rinfrescanti tappe lungo il cammino verso le altre cime della zona, come la Grivola, decantata dal Carducci, il Ciarforon, la Grande Sassière e la Granta Parey.
Non è la cima più alta d’Europa, ma il Cervino, o Matterhorn, forse anche in virtù del suo profilo piramidale così riconoscibile, è da sempre una delle vette più ambite da ogni scalatore. Il 14 luglio 1865 è la data che ha visto conquistare per la prima volta i suoi 4.478 metri sul versante svizzero. A guidare l’equipe c’era in quell’occasione Edward Whymper, la cui spedizione volse però al peggio nella discesa, durante la quale morirono ben quattro dei suoi compagni di cordata. Pochissimi giorni dopo, un team interamente italiano, guidato da Jean-Antoine Carrel, lo scalò dal lato italiano. Chi volesse ripercorrerne i passi non ha che da affidarsi alle guide alpine per vivere al meglio questa emozionante esperienza.
Scalate e ferrate non sono però alla portata di tutti. Già la strada che attraversa la Valtournenche è un viaggio di avvicinamento alla piramide alpina: si entra nella valle a Châtillon, poi ecco Antey-Saint-André, i borghi di Torgnon e La Magdeleine, dalla caratteristica architettura alpina, e Chamois, raggiungibile solo in funivia o a piedi, e infine Valtournanche, poco prima di Cervinia.
Una volta giunti qui, se non si vuole rinunciare all’emozione di ammirare il Cervino da vicino, da Breuil-Cervinia è possibile salire con gli impianti fino a Plateau Rosa, paradiso dello sci invernale ed estivo grazie ai 3.500 metri di quota, belvedere sulle Alpi, Cervino compreso. Da qui ci si può inoltre collegare sci ai piedi con Valtournanche, sul fondovalle, e con la stazione sciistica elvetica di Zermatt.