Miniera d’Oro di Chamousira Brusson

Il sogno di trovare un filone d’oro ha accompagnato intere generazioni, soprattutto a cavallo fra Ottocento e Novecento, in cui il mestiere di minatore o cercatore d’oro era assai diffuso, regalando speranze di una vita migliore a qualsiasi latitudine. In Valle d’Aosta, dal 1899 tali speranze si sono concentrate nella stupenda Val d’Ayas, nella zona di Brusson, precisamente a Chamousira Fenilliaz, dove è stata scoperta la più importante miniera della Regione.

Attiva dal 1900 fino alla fine degli anni ’80, la miniera di Chamousira Fenilliaz è stata sfruttata principalmente da due società: la prima, fra il 1903 e il 1906, dalla compagnia inglese “The Evançon Gold Mining Company Limited”, che ne trasse un certo profitto, e poi dalla famiglia italiana Rivetti, che purtroppo non ebbe il medesimo successo.

La miniera ha un’estensione in sotterraneo di circa 1.600 metri, di cui oggi è visitabile la galleria al livello 7 del filone Fenilliaz. L’esperienza è di quelle che si ricordano perché consente di scendere nelle viscere della montagna, in totale sicurezza e relax grazie all’ausilio di guide esperte.

Una volta ritornati in superficie, si può proseguire il tour con il Museo della Miniera di Chamousira, situato in una struttura panoramica, e con il “Centro di documentazione Joseph Herbet”, ricco di interessanti testimonianze fotografiche e cartografie d’epoca.

Parco Nazionale Gran Paradiso

Sono due i “record” del Parco Nazionale del Gran Paradiso: istituito il 3 dicembre del 1922, è il più antico parco nazionale italiano ed è l’unico massiccio montuoso culminante a oltre 4000 metri interamente in territorio italiano. Motivazione alla base della sua creazione, la volontà di “preservare la fauna e la flora e di preservarne le speciali formazioni geologiche, nonché la bellezza del paesaggio”. Situato a cavallo delle regioni Valle d’Aosta e Piemonte, protegge un territorio di 70.000 ettari che trova il suo cuore nel massiccio del Gran Paradiso. Cinque le valli protette dai suoi confini: Val di Rhêmes, Val di Cogne, Valsavarenche in Valle d’Aosta e Valle dell’Orco e Val Soana in Piemonte.

Settantamila ettari da esplorare in mille modalità più o meno fitness oriented: si va dalle semplici passeggiate al trekking d’alta quota, dalla MTB al downhill, dallo sci alpinismo all’arrampicata con il supporto di guide alpine, senza dimenticare visite altamente consigliate a tutti, come per esempio quella al Giardino botanico alpino di Paradisia. Rifugi e bivacchi segnano i percorsi del CAI offrendo conforto ad alpinisti ed escursionisti in attesa dell’”incontro ravvicinato” tanto desiderato con camosci, stambecchi, rapaci o piccoli roditori.

Sul crinale del Gran Paradiso, uno dei “Giganti della Valle d’Aosta”, per tutelare il paesaggio si spinge anche verso la mobilità dolce, regolamentando il traffico automobilistico lungo la strada che conduce al Colle del Nivolet e favorendo gli spostamenti a piedi, in bici e con navetta. A integrazione di questo progetto è arrivato nel 2012 anche Rê.V.E. – Grand Paradis, cofinanziato con il fondo FESR dell’Unione Europea: nel Parco Nazionale del Gran Paradiso è disponibile una flotta di biciclette elettriche a pedalata assistita, che crea uno dei sistemi di bike sharing più grandi d’Europa.

Percorso di Barefooting

A piedi nudi nel parco. Come nel celebre film del 1967 che aveva come protagonisti Jane Fonda e Robert Redford, a Morgex ci si toglie scarpe e calze e si cammina a piedi nudi, su un tracciato di circa 600 metri di lunghezza, situato nella zona del campo sportivo comunale. Sull’erba, ma anche su legno, pietra, muschio, fango, acqua e sabbia, e ancora su petali di fiori, aghi di larice, pigne. Si chiama barefoot ed è una pratica wellness di recente “invenzione”, che stimola i sensi, il corpo e la mente, grazie al contatto con questi elementi naturali, ma anche al silenzio, ai profumi nell’aria, alla vista dei “Giganti della Valle d’Aosta” che si stagliano all’orizzonte.

Il Monte Rosa da record

Sono ben 30 le cime superiori ai 4.000 metri incluse nel massiccio del Monte Rosa. Un numero importante che fa di questo gruppo montuoso quello con l’altezza media più elevata delle Alpi. E fra le 30 vette, la “regina” è la Punta Dufour, con 4.634 metri di quota, seguita dal gruppo del Breithorn, che culmina nei 4.165 metri del Breithorn occidentale, dai gemelli Polluce di 4.092 metri e Castore di 4.228, dal Lyskamm di 4.527 metri, la più elevata del Rosa in territorio valdostano, e ancora dal Colle del Lys, spettacolare passo alpinistico alto 4.153 metri e dalla Punta Gnifetti, 4.554 di quota, dove si trova la Capanna Regina Margherita, il rifugio più alto d’Europa.

Il Breithorn, in particolare, è il punto di riferimento per i frequentatori di Cervinia e in generale della Valtournenche, classica meta di avvicinamento alla pratica dell’alpinismo. Il Polluce invece si affronta partendo da Saint-Jacques, in Val d’Ayas, mentre da Gressoney-La-Trinité si parte alla volta della Punta Gnifetti e del Castore.

Lungo la Valle di Ayas e la Valle di Gressoney (o valle del Lys) si va alla scoperta della cultura walser ma anche di alcune delle destinazioni sciistiche più note dell’arco alpino: Verrès, Challand-Saint-Victor, Challand-Saint-Anselme, Brusson, Champoluc e Antagnod nella Valle di Ayas; Pont-Saint-Martin, Perloz, Fontainemore, Lillianes, Issime, Gaby, Gressoney-Saint-Jean, con il fiabesco Castel Savoia, e Gressoney-La-Trinité nella Valle di Gressoney.

I Giganti della Valle d’Aosta: I 4000 metri della Valle d’Aosta

Chi ama le alte vette, da guardare ma magari anche da sfidare, in ferrate, scalate e ogni altra forma di sport più o meno estremo, sa che la Valle d’Aosta è la Regione italiana che ha il privilegio di riunire nei suoi stretti confini quattro delle cime sopra i 4.000 metri, noti come i “Giganti delle Alpi”: iniziando dalla più alta, ecco il Monte Bianco, 4.810 metri di quota che ne fanno la montagna seconda in Europa solo all’Elbrus, del Caucaso. Scolpito nel granito, il Bianco è seguito dai 4.634 metri del Rosa, e dai 4.478 metri del Cervino, assai facilmente riconoscibile per la caratteristica forma piramidale. Infine, il Gran Paradiso, 4.061 metri ma tutti italiani, in quanto è l’unico dei “4.000” interamente compreso al di qua del confine.

La Valle d’Aosta è dunque una terra che sa incantare e dare vertigini, con spettacolari ghiacciai, pascoli e boschi, arditi profili di roccia che si stagliano nel cielo e panorami mozzafiato, invitando a scoprire l’emozione di vivere immersi nella natura più incontaminata, in gran parte protetta da aree soggette a tutela. Fra queste, per esempio, c’è anche il più antico Parco Nazionale d’Italia, quello del Gran Paradiso, fondato nel 1922, un modello che ha fatto scuola e che da allora regala l’emozione di potersi ritrovare faccia a faccia con esemplari di camosci, stambecchi, marmotte ed ermellini, che in estate si spingono a valle fino a lambire i centri abitati dei piccoli borghi di montagna, dove tradizioni enogastronomiche e folcloristiche fanno il resto.

Irpinia

Le aree tutelate del Parco Regionale dei Monti Picentini ricoprono gran parte dell’Alta Irpinia, facendo quindi di quest’ultima una destinazione vocata all’escursionismo naturalistico. All’interno del Parco sono identificati sei diversi percorsi principali, che consentono di entrare in contatto con le piccole comunità montane e di scoprirne le bellezze monumentali e di flora e fauna più nel dettaglio.

Un esempio concreto è offerto dall’itinerario denominato Dal Monte Terminio al Monte Cervialto: nella sola prima tappa, identificata con il Comune di Serino, si possono vedere il duecentesco Convento dei Frati Minori, i resti del Castello Medievale e la Grotta di San Salvatore, ricca di stalattiti. Nell’itinerario della Valle del Sele, ci si imbatte invece nella natura rigogliosa che circonda le sorgenti del Sele, le cui acque trovano il mare 250 km più a sud, a Santa Maria di Leuca, punta estrema della Puglia, incanalate nel cosiddetto Acquedotto Pugliese, il più lungo del mondo. Nelle vicinanze della sorgente si trovano poi il Santuario di San Gerardo Maiella, luogo di culto frequentato da pellegrini, e l’Oasi WWF Valle della Caccia – Senerchia. Una seconda Oasi WWF è in zona Lago di Conza, con sentieri anche di facile percorribilità.

Nell’incrocio tra le province di Napoli, Salerno e Avellino, nel Vallo di Lauro ricade Pizzo Alvano, che dall’alto dei suoi 1133 metri domina la Piana Salernitano-Napoletana fino a intravvedere l’inconfondibile profilo del Vesuvio. Questa vetta, insieme all’intero massiccio dei Monti di Avella e Partenio e alle aree tutelate come SIC (Sito di Interesse Comunitario) di Pietra Maula e dei Monti di Lauro, è oggi compresa nel vasto Parco Naturalistico Valle Lauro – Pizzo Alvano, che ricade sotto ben tre province, quelle di Napoli, Salerno e Avellino.

Al suo interno si sviluppano circa 50 km di sentieri naturalistici – segnalati secondo le indicazioni internazionali del CAI e identificate con il numero 400 – percorrendo i quali si ha la possibilità di avvistare molte specie di volatili, fra cui la maestosa aquila reale, la poiana, l’astore, il picchio rosso e il picchio nero, l’upupa e il falco pellegrino. Birdwatching da fare a piedi o su due ruote, meglio se in mountain bike, pronti a deviazioni nei piccoli borghi lungo la strada, quali Marzano, Pago, Vallo di Lauro, Taurano, Lauro, Moschiano, Quindici e Domicella, per scoprire prodotti e piatti locali che affondano le radici nel territorio.

Irpinia

Percorrere i 200 km del Trekking Partenio è come camminare indietro nel tempo. Tralasciando per un attimo l’aspetto preponderante, quello naturalistico, e concentrandosi invece sui segni lasciati dall’uomo, si può cogliere come questo tracciato sia un insieme di mulattiere, carrarecce, viottoli, sentieri più o meno comodi, ma sempre segnalati dal CAI, lungo i quali sono passati pastori, taglialegna, rifugiati e sfollati di guerre, briganti, contrabbandieri o semplici cercatori dei tesori del bosco, i funghi. Transiti che hanno cambiato, chi in un senso e chi in un altro, la storia stessa della Campania, e prima ancora della Valle Lauro e dell’Irpinia tutta. Dopo decenni di abbandono dovuto al fenomeno dell’emigrazione e della motorizzazione, l’esigenza di un ritorno alla natura ha permesso di ripristinare tali sentieri, coniugando attività sportiva e culturale e ridando al territorio il suo giusto ruolo, tanto che oggi il Partenio è considerato una delle oasi naturali più belle e incontaminate del Paese.

Il Trekking Partenio è l’itinerario principale che insiste sul Monte Partenio, mettendo in comunicazione i vari comuni attraverso un percorso che si snoda lungo la dorsale principale fra i passi dei Monti di Avella, Piano di Lauro e Mafariello, toccando le zone più alte del territorio e collegandole direttamente con le aree a valle. Un altro percorso che dà grande soddisfazione è quello che parte dal centro di Ospedaletto d’Alpinolo ed è detto Sentiero di Mamma Schiavona dedicato alla Madonna di Montevergine, meta che si raggiunge in circa 2 ore, a quota 1260 metri.
Per chi cerca l’emozione di camminare sospeso nel vuoto o fra le chiome di castagni e faggi secolari, sempre in località Ospedaletto d’Alpinolo c’è il Parco Avventura Montevergine, dove si entra in una modalità slow e di totale contatto con la natura. Le attività proposte hanno diversi gradi di difficoltà, fra liane, ponti tibetani o oscillanti, passerelle di cavo e ponti di corda per tutte le età.
A fare da raccordo a tutti i 33 sentieri del Parco e, simbolicamente, di 4 Province e 19 Comuni, è il Sentiero Italia, che attraversa il Massiccio del Partenio da Mercogliano a S. Martino Valle Caudina, passando per la cresta dei Monti di Avella.

Il Parco del Partenio offre quattro rifugi, situati in pianori di natura carsica, tappa ideale per spezzare cammini che possono durare anche svariate ore. Ne bastano invece due per effettuare il Percorso Ambientale Summonte-Campo San Giovanni che parte dal centro storico di Summonte per poi raggiungere località naturalistiche come Urupreta, Castellone e Becco dell’Aquila, terminando in zona Campo San Giovanni, a 1150 metri di quota.

Per organizzare un’escursione nel Parco Regionale del Partenio e ci si può rivolgere all’associazione Irpinia Trekking o al WWF che qui gestisce due Oasi. In alternativa è possibile consultare la Mappa Escursionistica del Partenio – Alta Via del Partenio, nata dalla collaborazione tra la sezione di Avellino del CAI e la Comunità Montana del Partenio.

Sempre nell’avellinese, altro punto di riferimento e di arrivo dei numerosi percorsi di trekking in Alta Irpinia è il Monte Cervialto, che con i suoi 1809 metri di quota è la seconda cima della Campania. Il suo nome lo deve al cospicuo numero di cervi che un tempo popolavano la zona, ma a essere rimasto inalterato è il panorama che spazia dalla Piana del Sele al Golfo di Salerno, fino a intravvedere il Tavoliere delle Puglie. Assieme al Montagnone di Nusco, il Cervialto costituisce un complesso orografico di grande interesse faunistico, tale da essere riconosciuto come area SIC (Sito di Interesse Comunitario). Attraverso fitti boschi di castagni, principale coltura arborea del territorio, si raggiunge l’Altopiano di Sazzano, a circa 1330 metri, e da qui quello di Gaudo, nei pressi del Santuario della Madonna della Neve.
Il vicino borgo di Calabritto con le sue 14 cascate formate dal rio Zagarone è una di quelle mete imperdibili, soprattutto se al trekking si vuole alternare il canyoning nella Forra di Calabritto.

Giardini di Villa Seghetti Panichi

I Giardini di Villa Seghetti Panighi rappresentano il primo esempio di giardino storico italiano classificato bioenergetico, dove cioè sono stati effettuati per due anni rilevamenti di aree bioenergetiche. In buona sostanza, si è verificato che, camminando nei viali del parco, fra specie autoctone della bassa Valle del Tronto quali faggi rossi e querce, miste a esemplari di piante esotiche come palme, Ginkgo biloba, Prunus rosa del Giappone, Taxodium disticum e Sophora japonica ‘Pendula’, si può godere dei benefici effetti che rilasciano nell’aria. A questi risultati “scientifici”, si aggiunga la piacevolezza di rilassarsi a bordo di un romantico laghetto, habitat di ninfee e fiori di loto, e nel “romitorio” creato a posta per la meditazione da Ludwig Wimter, uno dei più grandi paesaggisti di fine ‘800. Sfogliando gli annali della villa, si scopre che il rifacimento del parco gli fu commissionato da Vincenzo Carfratelli Seghetti, imprenditore che nel 1875 acquistò la dimora eretta nel ‘700 da Odoardo Odoardi lungo il tracciato storico della Via Salaria, vicino a Castel di Lama, in provincia di Ascoli Piceno. Ad oggi, il parco è aperto al pubblico per le visite guidate, mentre la villa è un’elegante luogo d’accoglienza, con camere, suite, appartamenti e persino una Casa d’Artista in cui il soggiorno è personalizzato in base alle richieste.

Terme di Acquasanta

Nell’ascolano si trova uno dei centri termali a scopo curativo più all’avanguardia delle Marche: le Terme di Acquasanta, convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale e attrezzate di un lussuoso resort termale per il massimo comfort durante il soggiorno.

Il toponimo richiama da subito i benefici della sorgente di acqua solfureo-salso-solfata che scaturisce in una serie di grotte situate a circa 16 metri sopra il letto del fiume Tronto, alla temperatura di 38,6°C. L’acqua è da qui incanalata e portata nello stabilimento per alimentarne i vari reparti di cura, punto di riferimento per la pratica di fanghi, bagni, cure inalatorie, docce nasali e insufflazioni endotimpaniche.

Terme Grotta Giusti

Monsummano Terme è una delle destinazioni termali più rinomate della Toscana, con un plus però che la rende unica, Grotta Giusti. Quello che si apre agli occhi stupiti degli ospiti dell’omonimo resort di lusso di cui oggi la grotta fa parte è infatti uno spettacolo della natura creato nell’arco di migliaia di anni: un percorso di oltre 300 metri fra laghetti di acque benefiche che sgorgano a 34°C, cunicoli, stalattiti e stalagmiti che si combinano formando un ambiente molto suggestivo, o come amava dire Giuseppe Verdi, habitué del luogo, “l’ottava meraviglia del mondo”.

La cavità millenaria fu scoperta nel 1849 per puro caso da alcuni operai che stavano lavorando in una cava di calce adiacente: rimossa una grande pietra, si ritrovarono di fronte a qualcosa di inaspettato, che Domenico Giusti, proprietario della villa qui accanto e della cava, iniziò subito a sfruttare per le cure, trasformando appunto la grotta in una meta frequentata da personaggi di spicco di mezza Europa.

Oggi, l'”ottava meraviglia” è il cuore del Grotta Giusti Thermal Spa Resort, rinomato per i numerosi trattamenti wellness & beauty e per i programmi di remise en forme.

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