Terme di Frasassi

Nel Parco Naturale Regionale Gola della Rossa e di Frasassi, attrattiva di punta dell’anconetano, le attrattive davvero non mancano. Oltre alle rinomate Grotte di Frasassi troviamo il Tempio del Valadier, l’Eremo di Santa Maria Infra Saxa, l’Eremo di Grottafucile e l’ex mulino nei pressi dell’abbazia romanica di San Vittore alle Chiuse. Per non farsi mancare niente, qui c’è anche uno stabilimento termale, quello di San Vittore, alimentato da acque minerali naturali sulfuree-sodiche dalle ottime qualità terapeutiche – già note ai tempi dei romani – che sgorgano a 13° dalle Fonte di San Vittore.
Malattie dell’apparato respiratorio, osteoarticolare o otorinolaringoiatrico sono curate in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale, ma chi frequenta le Terme di San Vittore può approfittare anche di un valido reparto Estetico e Massoterapico, che punta invece su trattamenti estetici, terapeutici e di benessere a 360 gradi, sfruttando anche una miscela di materiale argilloso e acqua termale da cui deriva il fango termale.

Terme Romane di Forum Traiani

Fondorgianus, nell’oristanese, è il più importante sito archeologico termale di epoca romana della Sardegna. Ad attirare qui, sulla riva del fiume Tirso, lungo la costa occidentale dell’isola, i Romani e prima ancora le antiche popolazioni sarde prenuragiche furono le acque surgive benefiche che sgorgano a 54 gradi, come ricorda il toponimo locale Caddas (calde, appunto), definite in latino aquae ypsitanae. Fu lo stesso imperatore Traiano a ordinare la costruzione dello stabilimento ai margini del centro urbano di Forum Traiani, il grande mercato di scambio tra comunità della costa e del resto dell’isola. Il forum divenne così anche luogo di benessere e di aggregazione sociale. Ciò che rimane di quell’epoca d’oro è ancora qui da ammirare: un’architettura imponente, con porticato, sale e vasche che lasciano ben immaginare lo splendore “imperiale”.

Il tepidarium, al centro dell’impianto, aveva un tempo una volta a botte ed era circondato da porticati dove si sostava e riposava tra un bagno e l’altro. Ai lati, si trovavano le vasche di captazione e miscelazione e il Ninfeo, contornato da nicchie per l’esposizione di statue e cippi votivi, spazio sacro dedicato alle aquae calidae. Il circuito dei bagni caldi (calidaria) e il frigidarium con spogliatoi e spazi per il ristoro completavano il percorso.
Tanta ricchezza attirò anche un pubblico di personaggi abbienti, come testimoniano le molte strutture che nacquero attorno: abitazioni patrizie, “strutture ricettive” per visitatori, edifici pubblici civili e per i culti funerari. Oggi, gran parte di questi tesori giacciono ancora nel sottosuolo di Fordongianus, che in tanti punti del suo reticolato urbano mostra i segni delle antiche vestigia. La caduta dell’impero romano e la successiva costruzione di chiese, conventi e luoghi di culto nel Medioevo determinò l’abbandono delle Terme Romane di Forum Traiani.

Nelle vicinanze di Fordongianus c’è da visitare anche la Casa “Aragonese”, un edifico databile tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600, interessante frutto della sovrapposizione di elementi architettonici e decorativi “internazionali”, importanti nel periodo della dominazione spagnola, come per esempio il portico anteriore, che apre su tredici stanze distribuite in due unità abitative. Sul retro della Casa Aragonese si sviluppano invece l’orto-giardino, la stalla e un ambiente adibito a ricovero dei carri agricoli. La singolarità di questa struttura è dimostrata anche da un accadimento: nel 1911, in Piazza d’Armi a Roma, nell’ambito delle mostre di etnografia italiana organizzate in occasione del cinquantennio dell’Unità d’Italia, fu realizzata l’esatta riproduzione di questa abitazione, considerata un vero unicum in Sardegna.

Oasi WWF Lago di Conza

L’Oasi WWF Lago di Conza è una delle più vaste aree umide della Campania e una delle più importanti stazioni di ristoro e riposo per le specie di uccelli migratori che attraversano il territorio tra il Tirreno e l’Adriatico. Data la sua importanza, l’area assume un rilievo sia nazionale che sovranazionale, specialmente per la varietà e la ricca avifauna che vi trova rifugio durante le migrazioni. L’ambiente si integra nel paesaggio Sannitico-Lucano, situato in un’area di basse montagne. La presenza di una diga influenza periodicamente il livello dell’acqua del lago.

La fruizione dell’Oasi è concentrata principalmente nella zona prossima al centro visite, da cui partono tre diversi sentieri in terra battuta, brecciolino o assi di legno, presentando un andamento prevalentemente pianeggiante, adatto a tutti i tipi di visitatori.

Il primo sentiero, chiamato “Sentiero Natura,” è un percorso ad anello accessibile tutto l’anno. Si sviluppa su un camminamento in legno, fruibile da tutti i visitatori. Lungo questo sentiero, sono posizionate bacheche e pannelli illustrativi che forniscono informazioni sull’habitat, la fauna e la flora dell’Oasi. Lungo il percorso si trovano numerosi punti di interesse come il Belvedere sul lago, che offre una vista panoramica sull’Oasi, gli antichi borghi di Conza e Cairano e lo Stagno Didattico.

Il secondo sentiero, conosciuto come “Sentiero della Cicogna Bianca,” è accessibile tutto l’anno ed è costituito da un camminamento in pietrisco che circonda l’area abitata dalle cicogne. Esso permette l’accesso a un capanno d’osservazione, da cui è possibile ammirare alcune esemplari di Cicogna Bianca. Quest’area ospita cicogne bianche nate in cattività, destinate a un progetto di ripopolamento nell’alta Irpinia. Il sentiero conduce anche al giardino delle Testuggini, dove sono ospitate quattro diverse specie di tartarughe affidate all’Oasi dal Corpo Forestale dello Stato.

Il terzo sentiero, conosciuto come “Sentiero Mountain Bike,” si estende per quasi 4 km lungo la sponda del lago, dalla diga al centro visite. Fanno parte di questo percorso delle vecchie strade di campagna, che attraversavano le case coloniche e offrono un paesaggio suggestivo. Lungo il sentiero è possibile avvistare diverse specie di uccelli tipiche degli ambienti prativi, come Cappellaccie, Allodole e Cardellini. Il sentiero offre numerosi punti di osservazione dell’avifauna acquatica.

I diversi ambienti presenti nell’Oasi includono il bosco igrofilo, i pascoli e gli ambienti steppici. Il bosco igrofilo è composto da varie piante, tra cui il salice bianco, la tamerice, l’ontano e il pioppo italico. La vegetazione palustre è estesa e comprende specie come il salice bianco, diverse varietà di pioppo, cannuccia di palude, tifa, scirpo, iris palustre, sagittaria e ranuncolo d’acqua. I pascoli e gli ambienti steppici sono caratterizzati dalla presenza predominante di Bromus erectus, accompagnato da avena selvatica, rovo, sambuco, biancospino, prugnolo e rosa canina.

L’Oasi WWF Lago di Conza è un ambiente ideale per lo studio dell’avifauna acquatica e delle migrazioni degli uccelli. Nel Centro Visite, è presente una sala conferenze, un laboratorio di educazione ambientale e un’aula all’aperto. La gestione dell’Oasi è affidata all’Associazione Campana per le Oasi del WWF (A.C.O.WWF), in collaborazione con l’Ente Irrigazione di Puglia, Lucania e Irpinia e la Provincia di Avellino. Il centro visite offre diverse strutture, tra cui una sala per conferenze, un laboratorio didattico, un percorso natura, capanni di osservazione e un’area attrezzata per la sosta.

Le visite guidate sono condotte da operatori esperti e includono parti dei sentieri natura, delle cicogne e delle mountain bike. Durano circa un’ora e mezza, sono su prenotazione e si svolgono per gruppi di almeno 10 persone. Inoltre, l’Oasi WWF Lago di Conza offre ai visitatori la possibilità di esplorare l’area protetta in modo indipendente, grazie alla tecnologia QRcode, che fornisce narrazioni guidate attraverso dispositivi abilitati come smartphone e tablet.

Marina di Villanova Ostuni

Il file rouge che collega idealmente l’antica Petrolla all’odierna Villanova (“città nuova”, appunto) è la Via Traiana, arteria di collegamento che un tempo convogliava i flussi di merci provenienti da Roma e diretti nei vari porti commerciali lungo la costa pugliese, fra cui quello di Villanova.

Oggi, il porticciolo turistico si trova ai piedi del castello angioino del XIV secolo, lambito da numerose spiagge, sia libere che attrezzate, in un’alternanza di sabbia bianca e di roccia chiuse alle spalle da dune ricoperte di macchia mediterranea. Il tutto a pochi passi da Ostuni, la “città bianca”.

Le Terme di Monsummano – Grotta Giusti

Centotrenta milioni di anni. Questa l’età approssimativa della grotta scoperta per caso nel 1849 da alcuni braccianti che lavoravano in una cava poco sopra Monsummano, a circa 10 minuti da Montecatini Terme e a mezz’ora da Firenze. Oggi quell’antro, che Giuseppe Verdi, habituè, amava definire l’”Ottava meraviglia”, è il simbolo di un avanzato Centro Termale e del Grotta Giusti Resort Golf & Spa, che si sviluppa in un parco secolare di 45 ettari attorno a quella che fu la dimora del poeta toscano Giuseppe Giusti. Impreziosita da affreschi e mobili d’epoca, la villa ospita 58 camere e 6 junior suite nelle cui sale da bagno in marmo bianco sgorga acqua termale.

Un generoso dono della natura, che si fa ancora più potente all’interno della grotta naturale, la più grande d’Europa con oltre 200 metri di lunghezza, suddivisa in tre sale: Paradiso, Purgatorio e Inferno, dove l’umidità tocca il 98%. Zone che hanno tutte temperature diverse, dove fermarsi e godere degli effetti benefici dei vapori termali, in un percorso di 50 minuti: acque ricche di minerali che vanno ad incidere su numerose patologie, curate grazie a fanghi, inalazioni e nebulizzazioni, ma anche attraverso le più moderne terapie e trattamenti del centro benessere, con area orientale, palestra e medicina estetica.

Al suggestivo “lago” nel cuore della montagna, circondato da stalattiti e stalagmiti, si aggiungono due piscine termali all’aperto a una temperatura costante di 35°C, una delle quali di ben 750 metri quadrati, con numerosi massaggi subacquei e una grande cascata scenografica. A Grotta Giusti è possibile dedicarsi a innovativi programmi di remise en forme, come Equilibrium, con un approccio olistico che associa educazione alimentare, fitness, tecniche antistress, cure termali ed estetiche, e Longevity, sviluppato dal team medico interno e pluripremiato a livello internazionale.

Parco Nazionale del Vesuvio

Immaginate per un istante di essere seduti sull’orlo del cratere del Vesuvio e di godervi uno spettacolo unico e allo stesso tempo inquietante. Ecco, è proprio questa la sensazione che descrive Francois René de Chateaubriand una volta giunto in cima. All’epoca non c’erano ancora i nove sentieri tracciati lungo il crinale del vulcano attivo più pericoloso dell’Europa Centrale. Pericoloso perché è il più densamente popolato, con case che arrivano a circa 700 metri di quota sui 1.232 totali della vetta.

Nove sentieri di trekking che permettono di scoprire il Parco Nazionale del Vesuvio, istituito nel 1995 per tutelare un ecosistema fragile e prezioso, conservare i valori del territorio e dell’ambiente e la loro integrazione con l’uomo, infine promuovere attività di educazione ambientale, formazione e ricerca scientifica. Al suo interno si riconoscono due realtà piuttosto diverse: la prima è l’area di Monte Somma, umida e con boschi misti di castagno, querce, ontani, aceri, lecci e betulle, oltre alle ginestre decantate da Giacomo Leopardi, e a ben 23 specie di orchidee selvagge. La seconda, sul Cono Vesuviano, è al di là della cosiddetta Valle del Gigante, a sua volta suddivisa in Atrio del Cavallo a ovest e Valle dell’Inferno a est, e presenta vegetazione tipicamente mediterranea con pinete e boschi di leccio.

I nove percorsi sono identificati da quattro tipi di segnaletica: itinerario agricolo (sentiero 7), panoramico (6), educativo (9) e circolare (dall’1 al 5 e 8). Un grande classico è quello che porta da Ercolano fino a quota 1170, per un totale di 4 km da percorrere in circa 3 ore. Una volta giunti in cima, si apre una vista su tutto il Golfo di Napoli e sul cratere principale, le cui misure lasciano letteralmente senza fiato: 600 metri di diametro e 200 metri di profondità. Se non si hanno fiato, gambe e soprattutto tempo per guadagnarsi questo traguardo da soli, ci sono dei comodi bus che conducono fino in vetta. Da quota 1017 metri si deve comunque proseguire a piedi, su un sentiero che giunge all’orlo del cratere.

Terme Sibarite

Con 2500 anni di attività alle spalle, le Terme Sibarite possono dire di godere di ottima salute. Fra le varie peculiarità vanto di questo complesso termale situato nei pressi del centro storico di Cassano allo Ionio, nel cosentino, c’è quella di accostare gli impianti moderni a quelli antichi, che si possono ammirare durante la visita del Parco e Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide. Un’esperienza unica nel suo genere, che permette di immergersi totalmente in quella che doveva essere l’atmosfera edonistica ai tempi della Magna Grecia, quando la grande e florida Sibari era frequentata da personaggi di spicco, come Protagora, Erodoto e Ippodamo di Mileto.

Motore di questa industria del benessere è, oggi come ieri, un complesso di cinque sorgenti naturali, dette Appicello, Caldane, Stufe, Clocco e Trabucco, le cui acquee, con una temperatura costante a 25°C, si differenziano dalle altre per la presenza di idrogeno solforato di origine biologica. In altre parole, sono ipotermali, sulfuree, mediominerali, caratteristiche che permangono anche nei fanghi, ottenuti da particolari processi fitobiologici di maturazione delle vegetazioni di alghe.

Parco Nazionale della Sila

1968: Nasce il Parco Nazionale della Calabria. 2002: Viene istituito il Parco Nazionale della Sila. Il secondo è un’estensione di quello “storico”, e comprende le aree di rilevante interesse ambientale in Sila piccola, Sila grande e Sila greca per complessivi 73.695 ettari di pertinenza di ben 19 Comuni e 3 Province (Cosenza, Catanzaro e Crotone). Fra i target definiti dall’Ente Parco Nazionale della Sila, lo sviluppo ecocompatibile di tutto il comprensorio, per secoli crocevia del Mediterraneo di storia, arte e culture diverse. Un mix che alterna foreste, fiumi, laghi artificiali, dolci altopiani – fra cui il più grande d’Europa – rilievi protesi verso il Pollino e l’Aspromonte, che permettono di scorgere all’orizzonte anche l’Etna, le Isole Eolie, le spiagge dello Jonio e del Tirreno.

Questi i 19 Comuni che rientrano nel territorio dell’area protetta: 9 sono in Provincia di Cosenza (Acri, Aprigliano, Bocchigliero, Casali del Manco, Celico, Corigliano – Rossano, Longobucco, San Giovanni in Fiore, Spezzano della Sila), 6 in Provincia di Catanzaro (Albi, Magisano, Petronà, Sersale, Taverna, Zagarise) e 4 in Provincia di Crotone (Cotronei, Mesoraca, Petilia Policastro, Savelli).

Giardino Zoologico di Pistoia

Se non avete mai visto un lemure del Madagascar o una tigre, un elefante asiatico o un leone, potete andare in Toscana. Qui si trova il Giardino Zoologico di Pistoia, un parco con oltre 400 animali distribuiti in habitat ricostruiti su una vasta superficie in continua espansione. Al momento l’area ricopre infatti circa 14 ettari, ma di cui solo 7 sono già aperti al pubblico. Fondato nel 1970 da Raffaello Galardini, rappresenta una delle principali strutture zoologiche in Italia, inserita tra i membri fondatori dell’Unione Italiana Zoo e Acquari (UIZA) e membro dell’ EAZA e con acquisizioni e trasferimenti di animali realizzate strettamente seguendo protocolli per la salvaguardia delle specie minacciate o programmi di collaborazione tra zoo.

Il progetto di espansione va di pari passo a quello di continuo aggiornamento delle strutture atte a ospitare gli animali: gli habitat per lupi, linci, grandi felini, primati e orsi bruni sono stati rinnovati e molti altri lo saranno presto al fine di assicurare un elevato grado di benessere agli animali presenti e garantire ai visitatori un’ottima visuale in una dimensione naturalistica. In quest’ottica, nel 2011 lo zoo ha aperto un’area dedicata ai pinguini africani e data la crescita della colonia, a luglio 2017 ha inaugurato una nuova area più grande denominata Betty’s Bay.

Isola di Dino

Bastano poche bracciate a nuoto, o in alternativa pochi minuti di barca per circumnavigare l’Isola di Dino, quel lembo di roccia rivestito di macchia mediterranea adagiato di fronte all’abitato di Praia a Mare in Calabria, più precisamente davanti a Capo dell’Arena a sud del paese. Pochi minuti per scoprire che in una superficie così piccola si concentrano tesori meravigliosi. Lì, a pelo d’acqua, ecco affiorare le imboccature di anfratti dai nomi molto più che evocativi: grotta del monaco, delle sardine, del frontone, delle cascate, del leone e persino grotta azzurra.

Partendo da quest’ultima, il riferimento alla più nota grotta caprese non è un caso, anzi. Anche qui, cullati dalle onde, si entra nel fianco dell’isola avvolti dai riflessi verde-blu dell’acqua, mentre in quella delle cascate si rimane ipnotizzati dallo scroscio costante dell’acqua che precipita in una piccola gola. In quella del leone ci si diverte a riconoscere la scultura “felina” plasmata dal mare, in quella delle sardine si inseguono i banchi di pesci che vi si affollano, in quella del frontone si ascoltano le leggende di naviganti che qui hanno trovato tempesta, e in quella del monaco l’eco di racconti di un passato lontano sull’isola rifugio di eremiti. Ad avallare questa tesi, una delle due ipotesi fatte sul tiponimo: Dino deriverebbe da “Aedina”, il tempio dedicato a Venere che un tempo sorgeva sull’isola, oppure dall’etimo greco “dina”, ovvero vortice, tempesta, per via del costante mare mosso alla punta sud del Frontone.

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