Alta Valle dell’Aniene

La scoperta dell’alta Valle del fiume Aniene può seguire itinerari di vario genere, in cui arte, storia, natura e religione si fondono in un paesaggio a dir poco suggestivo, dominato dagli Appennini centrali e dal corso dell’Aniene. Costeggiando l’affluente del Tevere si parte dalle pendici dei Monti Simbruini, oggi tutelati come Parco Naturale Regionale, e si arriva fino a Tivoli, dove il “Teverone”, questo il suo soprannome, genera una spettacolare cascata alta 130 metri. Subiaco è il centro più importante della valle, non a caso inserito fra i Borghi più Belli d’Italia e noto anche come “culla” del monachesimo e della stampa. Qui si trovano infatti numerosi edifici religiosi, fra cui i Monasteri di San Benedetto e di Santa Scolastica, e fu proprio nella biblioteca di quest’ultimo che nel 1465 due monaci tedeschi allievi di Gutenberg stamparono il primo volume d’Italia. Curiosità che va ad arricchire le attrattive di un borgo che ha già molto da offrire: da non perdere la millenaria Rocca Abbaziale, per la sua posizione panoramica in cima a uno sperone roccioso, per gli splendidi giardini da cui si domina tutta la valle, e per gli appartamenti nobili, ex dimora di Lucrezia Borgia.

Sul confine orientale del Lazio con l’Abruzzo si trova Camerata Nuova, sorta nel 1859 al posto di Camerata Vecchia, distrutta da un incendio. Ad attirare qui i turisti è la particolare morfologia del territorio che comprende la Valle di Fioio, il Monte Autore e il fondo della Femmina Morta, dove si sviluppano numerosi sentieri a piedi e a cavallo, che in inverno diventano piste per lo sci di fondo.

Fra i borghi della Comunità montana della Valle dell’Aniene c’è Jenne, il cui toponimo segue varie suggestioni: da quella latina che fa risalire il nome a Janua, “porta”, ad indicare la sua posizione di “guardiano” della valle, a Gehenna, “le porte dell’Inferno”, forse per il clima rigido dei mesi invernali.

Le escursioni naturalistiche sono motivo di visita anche a Trevi nel Lazio, posto sul crinale tra i Monti Simbruini e i Monti Ernici, il cui centro medievale offre molti tesori artistici e architettonici, primi fra tutti la duecentesca Collegiata di Santa Maria Assunta e il meraviglioso Castello Caetani, sede del Museo Civico Archeologico, che nei suoi dieci secoli di vita ha ospitato pure Papa Bonifacio VIII.

Altro promontorio roccioso e altro borgo, Filettino, che con i suoi 1075 metri è il centro abitato più alto della regione. Il nome spiega la sua originale conformazione, con le case una in fila all’altra, per via del crinale su cui furono erette a partire dal VI secolo, dalle popolazioni del basso Lazio in fuga per le invasioni barbariche. Vicino all’abitato si trovano le sorgenti dell’Aniene, immerse in un contesto paesaggistico di rara bellezza e integrità: boschi di abeti, betulle, faggi e querce oltre al laghetto “del Pertuso”, con scorsi che spaziano dal Gran Sasso d’Italia fino al Mar Tirreno.

Alta Via dei Monti Liguri

Quarantaquattro tappe per 400 km di lunghezza. L’Alta Via dei Monti Liguri (AVML), nota anche più semplicemente come Alta Via, partendo da Ventimiglia arriva fino a Ceparana, nella piana di Bolano, al confine con la Toscana. Correndo lungo la costa, attraversa tutta la Regione e una serie di Parchi naturali regionali: quello del Beigua, delle Alpi Liguri, delle Capanne di Marcarolo, dell’Aveto e dell’Antola, toccando il suo punto più alto sul Monte Saccarello, a 2201 metri s.l.m.

Diverse le lunghezze e le difficoltà delle tappe, percorribili interamente a piedi e per lunghi tratti a cavallo e in mountain bike, e talvolta anche in auto e moto.

Creata nel 1983, l’Alta Via fa parte del progetto escursionistico chiamato Sentiero Italia, itinerario lungo oltre 6000 km che, partendo da Trieste, transita lungo l’intero arco alpino, gli Appennini, la Sicilia e la Sardegna fino a Santa Teresa di Gallura utilizzando anche le Alte Vie Valdostane, la rete piemontese GTA, la rete toscana GEA e i sentieri umbri.

Assisano

Il termine Comprensorio Assisano potrebbe essere sinonimo di bellezza e spiritualità. Due caratteristiche di cui la città di Assisi è pervasa in ogni sua pietra, di quel tenue rosa che la sera si fa più intenso. Dal 2000, il suo Centro Storico e la quasi totalità del territorio comunale sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità, in virtù dei molti monumenti che qui, nella parte settentrionale della valle umbra, si concentrano. La lista delle tappe d’obbligo è pressoché infinita: a cominciare dalla Basilica di San Francesco, celebre per il ciclo di affreschi di Giotto e Cimabue, cui seguono gli altri siti francescani, la Cattedrale di San Rufino, la Basilica di Santa Chiara, il Convento della Chiesa Nuova, il Tempio di Minerva, la Chiesa di Santa Maria Maggiore, l’Abbazia di San Pietro, la Basilica di Santa Maria degli Angeli con la Porziuncola, il Santuario di Rivotorto, l’Eremo delle Carceri e il Monastero di San Damiano, oltre alla Rocca Maggiore e alla Rocca Minore.

L’importanza di questa culla della spiritualità sta anche nel messaggio di pura bellezza trasmesso dall’Ordine Francescano, che partendo da qui si è diffuso ovunque influenzando la storia dell’arte stessa. Assisi è un esempio unico di integrazione fra epoche, stili e mondi diversi, quello terreno e quello spirituale, giunto ai nostri giorni perfettamente in continuità e sinergia con il contemporaneo.

Nei dintorni di Assisi si può fare sosta a Cannara, dove dai tempi del “poverello” si coltiva un prodotto dalle proprietà benefiche, la cipolla, cui sono legate tradizioni e ricette ancora oggi in uso. Per apprezzarle, nel mese di settembre, c’è l’annuale Sagra della Cipolla, periodo in cui le strade del borgo sono invase dalle caratteristiche “trecce” che facilitano la conservazione del prodotto.

Una volta giunti fin qui, si può deviare verso il piccolo borgo etrusco di Bettona, sulla sinistra del Tevere, che ha in serbo una sorpresa: una passeggiata di circa 1 km lungo la cinta muraria che un tempo proteggeva il centro abitato, oggi straordinario belvedere sulla valle e sul fiume Tiber.

Borghi più belli d’Abruzzo

Se è vero che la toponomastica dice tanto di un luogo, nel caso dell’Abruzzo dice tutto. Racconta da una parte di una regione con chilometri di spiagge bianche – da qui nomi più che espliciti come la stessa Pescara e le tante “marine” lungo la costa – e dall’altra di borghi incastonati fra vette appenniniche – le più alte d’Italia, grazie alla presenza dei massicci della Majella, del Parco Nazionale d’Abruzzo e del Gran Sasso – come testimoniano per esempio Pietracamela, Rocca San Giovanni, Castel del Monte, Tagliacozzo e così via.

Borghi che, per la loro natura “arroccata” e di difesa dell’entroterra, hanno saputo attraversare secoli, arrivando a noi con un centro storico ancora intatto che sa trasmettere fascino ed emozioni dal sapore antico, tanto che ben 25 sono entrati di diritto nel novero dei “Borghi più belli d’Italia”.

Un ricco patrimonio architettonico, artistico e di tradizioni vive, che animano ancora adesso questi “avamposti” di cultura locale immersi in una natura incontaminata e prorompente.

Ciociaria

Spa, Salus per Aquam, la “salute attraverso l’acqua”. Un acronimo oggi ben noto in tutto il mondo, che già duemila anni fa doveva essere di casa a Fiuggi, Cassino, Ferentino e Guarcino,” quattro mete che fanno della della Ciociaria e della provincia di Frosinone una vera e propria destinazione benessere. Complice anche la sua posizione centrale nel Lazio e quindi nel cuore d’Italia, la Ciociaria è da sempre un luogo privilegiato, oltre che per le sue fonti termali, per le bellezze paesaggistiche e i borghi storici. Basti citare Anagni, la “città dei Papi”, o Alatri, nota per l’Acropoli ricca di testimonianze storico-artistiche.

LE TERME DI FIUGGI
Il complesso di Fiuggi è composto da due stabilimenti idrotermali, vero toccasana per chi soffre di calcoli renali: la Fonte di Bonifacio, la più antica e scenografica, con numerose fontane poste lungo un viale di castagni secolari, e la Fonte Anticolana, quest’ultima attrezzata con campi da tennis, ping-pong, campi da bocce e il grande teatro delle Fonti, luogo di spettacoli e rassegne culturali soprattutto nel periodo estivo. Per la pratica del golf c’è invece un prestigioso Golf Club, sorto nel 1928 e fra i più antichi d’Italia. Chi non è avvezzo al green, può comunque visitare il suo splendido parco.

LE TERME VARRONIANE A CASSINO
Non è difficile immaginare Cicerone, Marco Antonio e Marco Terenzio Varrone seduti qui, a bordo delle piscine delle Terme di Cassino, dette appunto Varroniane. Chissà se soffrivano di disfunzioni epatiche, o se le frequentavano solo per quella forma d’otium che oggi chiameremmo relax. Di certo, allora, annessa allo stabilimento non c’era tutta l’area attrezzata per massaggi e trattamenti di bellezza che oggi fanno di Cassino una moderna Spa di tutto rispetto. Se poi si vuole integrare il relax con attività sportiva e un pizzico di avventura, il consiglio è di fare un’escursione di rafting che parte proprio dalle Terme.

LE TERME DI POMPEO A FERENTINO
Il nome parla chiaro: a scoprire e sfruttare le acque sulfuree medicamentose di Ferentino furono i Romani. La tradizione vuole che fu Domitilla, nipote dell’Imperatore Vespasiano, a far costruire il primo stabilimento, che da allora non ha mai cessato l’attività. Semmai, l’ha evoluta: oggi, il percorso termale è integrato da Kneipp, idromassaggi e bagni turchi, oltre che da massaggi, fanghi e inalazioni proposti anche in versione “kids”, per i bambini.

LA FONTE FILETTE A GUARCINO
Un buon prosciutto artigianale, amaretti e biscotti alle mandorle da assaggiare e portare a casa, e un’ottima acqua da bere. Il borgo di Guarcino offre proprio tutto per stare bene, fra cui appunto una fonte di acqua minerale ben nota al grande pubblico caratterizzata da un basso residuo fisso che aiuta l’assorbimento di minerali, facilita la digestione e apporta ossigeno ai tessuti.

Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori di Toscana

La Toscana è un crocevia di strade e itinerari religiosi, valevoli ciascuno di essere percorsi almeno una volta nella vita per immergersi in quell’atmosfera unica data dal connubio fra paesaggi naturalistici di pregio e mete ricche d’arte e cultura, uniti al senso profondo di una rinascita spirituale.

Strada maestra fra tutte è senz’altro la Via Francigena Toscana, che ricalca i passi fatti da Sigerico, arcivescovo di Canterbury, quando nel X secolo intraprese il lungo cammino fino a Roma, realizzando al termine quella che è da considerarsi una vera e propria “guida di viaggio”, ossia l’Itinerario di Sigerico. In tutto, calcolando solo le tappe dal Passo della Cisa a Radicofani, al confine Sud della Regione, si parla di 380 km attraverso 38 Comuni, in un continuo cambio di scenari.

Si innesta sulla Via Francigena all’altezza di Fucecchio e San Miniato un altro percorso medievale, la Romea Strata, che i pellegrini dell’Europa centro-orientale intraprendevano alla volta di Roma e Santiago di Compostela. Cinque le diverse direttrici che si riuniscono nel basso Veneto, da dove il cammino prosegue lungo il tratto noto come Romea Nonantolana-Longobarda. In Toscana si trovano le 6 tappe finali, passando per Cutigliano, San Marcello Piteglio, Pistoia, Vinci, Cerreto Guidi e Fucecchio. La Via Romea Germanica in Toscana transita solo nella zona del Casentino raggiungendo Arezzo e poi Cortona, ma in Italia sono ben 46 le tappe sulle 96 che scandiscono i 2.200 km totali, dal Mare del Nord a Piazza San Pietro a Roma.

Fra Firenze e il Santuario della Verna, sull’Appennino Toscano, e da qui lungo la Valtiberina fino ad Arezzo e poi Cortona con l’Eremo Le Celle, si snoda un tratto delle Vie di Francesco, legate al ricordo dei principali episodi della vita del “Poverello” di Assisi.

Cortona è invece il punto di partenza della Via Lauretana verso Montepulciano e Siena, utilizzata dai romani prima come direttiva commerciale verso il Tirreno, poi come via di pellegrinaggio per la Santa Casa di Loreto. Come arteria di collegamento fra Firenze a Siena, in passato una delle vie più sfruttate era la Via Sanese, che ancora oggi offre una sequenza di luoghi affascinanti: Casciano in Val di Pesa, Badia a Passignano, San Donato in Poggio e Castellina in Chianti.

Ultima ma non meno importante era, ed è ancora oggi, la Via Matildica del Volto Santo, che da Mantova giunge in Toscana attraverso Passo di San Pellegrino, e da qui in Garfagnana e Media Valle de Serchio fino a Lucca, per terminare al cospetto della statua lignea del Volto Santo, conservata nel Duomo di San Martino.

I borghi delle Marche

Nella prima metà del Cinquecento, nelle Marche si diffuse la riforma francescana, lasciando tracce lungo quello che è oggi identificato con il nome di Cammino dei Cappuccini. Questo itinerario di fede si dipana per 400 km, in 17 tappe che portano da Fossombrone e Ascoli Piceno, toccando borghi incantevoli, boschi e laghi fuori dalle consuete rotte turistiche: la Gola del Furlo, Cagli, Fonte Avellana, Pascelupo, Fabriano, Poggio San Romualdo, Cupramontana, Cingoli, San Severino Marche, Camerino, San Lorenzo al Lago, Sarnano, Montefortino, Montefalcone Appennino, Rotella e Offida.
Il cammino è pensato per essere percorso solo da Nord a Sud, ma può essere diviso a tappe: bastano 10 giorni per coprire la tratta Fossombrone – Camerino (5 fino a Fabriano, e 5 da qui a Camerino), e 7 da qui ad Ascoli Piceno.

Turismo dell’Olio

Se l’ulivo è la pianta simbolo della pace, non c’è contesto più indicato che l’Umbria, la terra di San Francesco, che trova il suo fulcro nella Basilica a lui dedicata in Assisi, davanti alla quale campeggia un’enorme siepe di bosso sagomata a forma di tre lettere, PAX. E in effetti, questa coltivazione ha storicamente sempre fatto parte del paesaggio umbro, sin dai tempi degli Etruschi, connotandone in modo forte campagna e boschi, là dove a ricordare il forte legame con il Santo Patrono d’Italia transitano numerosi itinerari religiosi.

La Via di Francesco per esempio collega tra loro alcune “tappe” della sua vita, in terra e spirituale. Il cammino si suddivide in due tronconi, la via nord e la via sud, in cui Assisi fa da arrivo per la prima tappa e da partenza per la seconda, con destinazione Roma. Ottocento anni dopo il suo passaggio, l’Umbria è ancora oggi la terra di Francesco, nutrita di una spiritualità che parla di amore per le piccole cose, di rispetto e gratitudine per il creato, di accoglienza generosa dell’altro.

La campagna umbra fa da sfondo anche a parte della “Route 66” del Bel Paese, vale a dire l’itinerario noto come “Italia Coast to Coast”, 410 km suddivisi in 18 tappe di circa 20/25 km al giorno – 50 se si è in MTB, per un totale di 450 km su due ruote – tracciate su carrarecce, sterrati e sentieri segnalati che collegano fra loro quattro Regioni.

Quanto alla Via Romea Germanica, la prima volta che fu percorsa dall’Abate Alberto dei Frati Minori di San Giovanni era il 1236. Fu lui a volere una “retta via” che dalla Germania arrivava in Italia passando per l’Austria, che solo dalle Alpi a Roma conta 1000 km in 46 tappe. Quasi un Grand Tour ante litteram, in anticipo di mezzo millennio.

Perfette per chi viaggia in MTB sono anche le molte ciclovie che sfruttano i pendii dell’Appennino Umbro. Due delle più belle sono nella zona del Lago Trasimeno: la prima si chiama proprio così, Ciclovia del Trasimeno e transita nell’omonimo Parco Regionale, mentre la Perugia-Trasimeno esplora le inaspettate oasi urbane del capoluogo fino ai Monti del Trasimeno. Altre due piacevoli ciclovie sono quelle fra Assisi e Spoleto e da Spoleto a Norcia, quest’ultima ricavata dal tracciato della vecchia ferrovia che dalla città del Festival dei Due Mondi transita per Sant’Anatolia di Narco e raggiunge Norcia. Nel mezzo, gole, gallerie, ponti e colline verdi da “scalare” a piedi o in bici.

Scorre invece nella Valnerina la Ciclovia del Nera, che fra Sant’Anatolia di Narco e la Cascata delle Marmore si riunisce alla Greenway del Nera. Riservata alle gambe più esperte, la Greenway incrocia itinerari benedettini, la Via Francigena e l’ex ferrovia spoletana, creando un anello di 180 km diviso in 16 tratti. Il risultato è uno straordinario connubio fra natura selvaggia, spiritualità profonda e l’arte di piccoli borghi e santuari. In una parola, Umbria.

I borghi delle Marche

Sono trascorsi più di ottocento anni da che San Francesco ha percorso l’ultima volta questa strada, ma oggi, chi vuole seguire i suoi passi può ancora farlo, intraprendendo il Cammino Francescano della Marca, che transita lungo l’Appenino Umbro-Marchigiano, attraversando due regioni, quattro province e diciassette comuni.

Passo dopo passo, il viaggio fisico diventa viaggio nell’anima e nel tempo, risalendo indietro nei secoli, facendo tappa in piccole e grandi città, borghi, pieve, conventi e luoghi che hanno accolto il Santo nei suoi momenti di preghiera e di vicinanza a Dio. Si va da Assisi ad Ascoli Piceno, lentamente, per 167 km, su strade solo per il 40% asfaltate, e che per il resto lasciano spazio a sentieri nel bosco, fiumi e torrenti da guadare, in una modalità che permette di apprezzare le architetture medievali di paesi come Spello, Foligno, Amandola e Comunanza, e gustando piatti locali che di queste terre portano con sé profumi e sapori.

Un tracciato che nella sua prima parte, da Assisi a Pievefavera, coincide con la Via Lauretana, che nel Medioevo portava i pellegrini al Santuario di Loreto, e transita per aree verdi come il il Parco Nazionale dei Sibillini, il Parco Regionale del Monte Subasio e, dopo Foligno, il Parco Naturale dell’Altolina, fino a incontrare nel tratto marchigiano le Gole del Fiastrone.

La Calabria dei Borghi

Cunfrunta, Cumprunta, ‘Ncrinata, Svelata. Questi termini popolari si riferiscono tutti allo stesso rito pagano diffuso nelle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Catanzaro. Una manifestazione dalle origini millenarie, in cui si ritrovano elementi della cristianità bizantina mescolati con quelli di epoca romana: il giorno di Pasqua, per le vie dei borghi calabresi, le statue di Gesù Cristo, della Madonna e di San Giovanni portate a spalla dagli adepti delle confraternite si incontrano – da qui “cunfrunta” – dando il via a lunghi festeggiamenti, balli e canti di gioia. Celebrazioni religiose che si tingono delle tinte forti del folklore, tramandando nei secoli il fascino di culture lontane, nel tempo e nello spazio. Leit motiv che si ritrova anche nelle feste patronali, in cui riti spirituali e popolari invitano a onorare il santo protettore di un borgo, non senza trascurare l’aspetto luculliano di una festa, il cibo, con momenti dedicati alla degustazione di piatti e prodotti tipici.

Mistico oltre che rigenerativo è invece il viaggio dei cosiddetti luoghi bruniani, legati cioè alla figura di San Bruno di Colonia, monaco cristiano tedesco, fondatore attorno alla fine dell’XI secolo dell’Ordine certosino. Si parte da Serra San Bruno, piccolo borgo sorto a quel tempo proprio per accogliere le confraternite di ben nove chiese locali e gli artigiani intenti alla costruzione della monumentale Certosa dei Santi Stefano e Bruno. Un inaspettato crogiuolo di maestranze di lapicidi, pittori, artisti del legno intagliato e scolpito, fabbri, decoratori e altri artigiani che giunsero qui da ogni dove, creando una realtà unica, soprattutto in provincia di Vibo Valentia. Ci si immerge poi nel silenzio dei fitti boschi di faggio e abete bianco che circondano il paese, dove passo dopo passo si incontrano Il Calvario, il Dormitorio, il laghetto e l’Eremo di Santa Maria del Bosco, che oggi come allora rievocano i momenti più intensi della vita del Santo e della comunità religiosa che tanto ha contribuito alla storia della Chiesa e non solo. Per apprezzarne fino in fondo il valore, c’è il Museo della Certosa, custode dei numerosi capolavori d’arte prodotti in nove secoli dai monaci certosini.

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