Nell’Alto Medioevo, il termine Marca, da cui il toponimo Marche per l’odierna Regione, indicava i margini dell’Impero Carolingio. In seguito al terremoto del 2016, la Marca Maceratese ha deciso di tutelare le proprie tipicità storiche, culturali, gastronomiche e folcloristiche creando una rete di 54 Comuni inclusi nella provincia di Macerata, la cosiddetta “MaMa”. Fra le emergenze che il passato ha lasciato qui in abbondanza ci sono quelle legate alla religiosità, in particolare alla figura di San Francesco. Il “Poverello d’Assisi” visse e transitò numerose volte per le Marche, stimolando la nascita di eremi, monasteri, santuari e chiese a lui dedicati, a ricordo di episodi della sua vita o di miracoli e prodigi realizzati. Non solo. Nel territorio maceratese passano anche il Cammino Francescano, che attraversa gli Appennini fino ad Assisi, e il Cammino Lauretano, che anticamente collegava Assisi a Loreto.

Che quello marchigiano sia un luogo dal forte richiamo mistico lo sottolineano anche le tante manifestazioni che scandiscono il calendario, facendo da richiamo per turisti che vestono così i panni dei pellegrini: natività, presepi viventi e Corpus Domini sono fra le festività cristiane più sentite dalle comunità locali, celebrate molto spesso da exploit multicolore come le infiorate.

Alta Valle dell’Aniene

Subiaco, Comune della città metropolitana di Roma Capitale. Una definizione che non rende giustizia alla realtà di questa bella località appena fuori l’Urbe, dominata da un’imponente Rocca Abbaziale, circondata dal verde del Parco naturale regionale Monti Simbruini e con due monumenti religiosi di tutto rispetto e cuore della cosiddetta “Valle Santa”, che ogni anno attirano decine di migliaia i visitatori.

Il Monastero di San Benedetto, con i suoi mille e più anni di storia e il “Sacro Speco”, dove il giovane Benedetto da Norcia era solito ritirarsi in preghiera, è uno dei luoghi spirituali più importanti per la Chiesa, ma a impressionare è anche la sua struttura, incastonato com’è nella viva roccia in un’ansa del Monte Taleo, sospeso su nove grandi arcate. Internamente presenta poi un intricato labirinto di ambienti, chiesette e cappelle impreziosite da un ricco ciclo di affreschi che vanno dal periodo bizantino (VIII secolo d.C.) a quello che è passato alla storia come il più antico e il più fedele ritratto di San Francesco, datato al 1223.

Poco distante da qui si trova il Monastero di Santa Scolastica, talmente grande e articolato che per ammirarlo in tutta la sua completezza bisognerebbe sorvolarlo. Come il precedente è uno dei dodici monasteri fondati da San Benedetto, ma risalendo all’anno 520, è il più antico d’Italia e del mondo dello stesso ordine religioso. Sull’ingresso, la scritta “Ora et Labora” richiama subito la Regola del Santo da Norcia, introducendo a uno dei numerosi chiostri. C’è quello Rinascimentale, quello Gotico, poi il Cosmatesco, in una sequenza cronologica che passa dal XVI al XIV e infine al XIII secolo. La chiesa attuale è datata al Settecento, ma è solo l’ultima di ben cinque susseguitesi nel tempo. Ad aver reso speciale e unico questo posto è anche un altro episodio: fu qui che nel 1465, due chierici tedeschi allievi di un certo Johannes Gutenberg – che dieci anni prima in Baviera aveva stampato il primo volume al mondo, una Bibbia – impiantarono la prima tipografia italiana, arricchendo la Biblioteca posta accanto al Chiostro Gotico di incunaboli e volumi di straordinario valore. Visitarla oggi è come fare un tuffo nella storia, in stile “Il nome della rosa”.

Golfo di Squillace

Skylletion, Minerva Scolacium, Squillace. Il passaggio da un toponimo all’altro nasce dal continuo evolversi di questa cittadina, al centro del Golfo di Squillace, sulla costa ionica della Calabria e prima ancora del Bruzio. Brettii, greci, romani, bizantini, saraceni e normanni si sono succeduti nei secoli, lasciando ciascuno una preziosa eredità fatta di monumenti, arte, reperti oggi conservati nel Museo Vivarium di Scoletti, annesso all Parco Archeologico. La “città di Cassiodoro”, così era detta ai tempi dei romani, si annida in località Roccelletta di Borgia: bastano pochi passi nel Parco e si scoprono l’impianto della colonia con i monumenti più importanti, tratti di strade lastricate, di acquedotti, mausolei, impianti sepolcrali, resti della basilica e di un impianto termale. Il teatro, del I secolo, aveva 5.000 posti, adagiati sul naturale declivio della collina. Dagli scavi del teatro provengono la maggior parte dei reperti recuperati, come i gruppi scultorei ed alcuni elementi architettonici. Qui vicino si trovano poi i resti dell’anfiteatro, la cui costruzione risale all’epoca dell’imperatore Nerva. All’ingresso del parco non si può non notare la “Roccelletta”, la chiesa abbaziale di Santa Maria della Roccella, del XII secolo e di origine normanna, poi utilizzata come fortificazione e perciò detta “il castello”.

Alle pendici della Sila Piccola si visita invece Taverna, borgo poco distante da Catanzaro, anch’esso frutto della colonizzazione greca, come attestano recenti scavi archeologici, la cui fama è legata al fatto di aver dato i natali a Mattia Preti, uno dei più importanti esponenti della pittura napoletana del Seicento. Basta fare un breve in giro per le vie del borgo per imbattersi in alcuni suoi capolavori, conservati nelle chiese. Sono circa una trentina le opere del “Cavalier Calabrese” e del fratello Gregorio, esposte sugli altari, nel Museo Civico e in altre collezioni. Solo nella chiesa monumentale di San Domenico sono 11 le grandiose tele pretiane, parte della Pinacoteca Pretiana. Tappe di questo itinerario pittorico sono anche la chiesa di S. Barbara, al centro dell’antico quartiere omonimo, e la chiesa di S.Martino.

Cosenza e la Sila Grande

Sono le mulattiere e i tratturi tracciati secoli fa da pastori e animali a fare da guida ai Sentieri dei Passi Perduti, filo conduttore nell’entroterra cosentino, che dalla costa porta alle pendici della Sila e nel cuore del Parco Nazionale della Sila. Si parte dal rifugio montano Casello Margherita, a circa 1400 metri di quota, fra faggi e castagni secolari, raccogliendo i frutti copiosi di un sottobosco integro e ben conservato.

Cosenza e la Sila Grande

Sono le mulattiere e i tratturi tracciati secoli fa da pastori e animali a fare da guida ai Sentieri dei Passi Perduti, filo conduttore nell’entroterra cosentino, che dalla costa porta alle pendici della Sila e nel cuore del Parco Nazionale della Sila. Si parte dal rifugio montano Casello Margherita, a circa 1400 metri di quota, fra faggi e castagni secolari, raccogliendo i frutti copiosi di un sottobosco integro e ben conservato.

Portofino

La fede è da sempre motore di grandi viaggi ed eventi importanti. In Liguria, rimanendo a Levante, quelli più importanti sono la festa patronale di San Giorgio a Portofino, che si svolge il 23 aprile, la Festa Stella Maris di Camogli, che ogni anno, dal 1400, vede nella prima domenica di agosto il “Dragun” arrivare sull’altare di Stella Maris a Punta Chiappa, e il suggestivo Tributo di fede al Cristo degli Abissi, la celebre statua posta sui fondali della Baia Capo Croce di San Fruttuoso a Camogli, appuntamento estivo che ricorda la posta dell’opera raffigurante il Cristo avvenuta il 29 agosto 1954.

Ciociaria

Sono oltre 130 i sentieri che attraversano la Ciociaria, “Terra di mezzo” fra Roma e Napoli. La provincia è quella di Frosinone, parcellizzata in ben 91 Comuni distribuiti in una campagna felix che alterna dolci pendii, sorgenti, fiumi e boschi rigogliosi che custodiscono spesso luoghi di grande interesse storico, artistico e religioso.

Chiese e abbazie sono ovunque, tracciando una fitta rete di Cammini della Fede, quali per esempio la Via Francigena, il Cammino delle Abbazie e il Cammino di San Benedetto. Che sia a piedi, in bicicletta o a cavallo, l’esperienza che offrono questi itinerari è di quelle che coniugano bellezze naturalistiche e artistiche insieme, ammantate del fascino mistico proprio solo dei luoghi vocati al sacro, con in più la consapevolezza di trovare sempre tavole imbandite di prodotti e piatti del territorio che tramandano tradizioni secolari.

Un viaggio fisico che diventa anche profondamente spirituale, grazie a silenzi e orizzonti che si aprono fino alle cime dei Monti Simbruini, dei Lepini e del gruppo Meta-Mainarde, delle catene pre-appenniniche che comprendono parte dei Monti Lepini, dei Monti Ausoni ed Aurunci, ed arrivano fino alla Valle Latina e, nelle giornate più limpide, persino al Mar Tirreno.

Monti Lepini

Sono serviti non uno ma tanti musei per valorizzare la ricca eredità del passato che ancora oggi caratterizza la zona dei Monti Lepini, in provincia di Latina. Il circuito dei Musei dei Monti Lepini punta a promuovere un territorio ancora poco conosciuto, con tradizioni, monumenti e paesaggi degni di nota.

Ecco così i Musei Archeologici di Artena, Segni, Sezze, Priverno e Norma, il Museo selle Scritture Aldo Manuzio di Bassiano, il Museo Territoriale La Reggia dei Volsci e il Museo dei Cimeli di Leone XIII a Carpineto Romano, il Museo della città e del territorio di Cori, il Civico del Paesaggio di Maenza, quello Medievale di Fossanova a Priverno, l’Etnomuseo dei Monti Lepini a Roccagorga e quello del Giocattolo Ludus a Sezze.

Il solo vagare lungo le strade provinciali della zona permette di apprezzare castelli, rocche, palazzi, le cui architetture ripercorrono storie medioevali, rinascimentali e sei-settecentesche. Mistiche le chiese e le abbazie, tra le quali spicca quella di Fossanova, in stile gotico italiano. Sono itinerari che ripercorrono tradizioni, attività artigianali e feste dei sapori tramandando alle generazioni successive saperi antichi.

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