La Via Postumia storica fu commissionata e costruita nel 148 a.C. dal console romano Postumio Albino per scopi militari, facilitando gli spostamenti delle truppe e migliorando le comunicazioni tra le regioni settentrionali dell’Impero. La strada collegava i due principali porti romani del nord Italia, Aquileia e Genova, attraversando la Gallia Cisalpina (Pianura Padana).
Oggi la Via Postumia è anche un itinerario turistico che attraversa ben 6 regioni del Nord Italia (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Liguria) e si snoda lungo 932 chilometri, da percorrere in 40 tappe. L’itinerario in territorio lombardo attraversa le province di Mantova, Cremona e Pavia, includendo anche il tratto emiliano che tocca la città di Piacenza e alcuni Comuni limitrofi, per un totale di 39 Comuni da percorrere in 14 tappe.
Il percorso lombardo permette di godere delle bellezze paesaggistiche dei fiumi Po, Mincio e Oglio, di gustare i sapori della Pianura Padana e dell’Oltrepò Pavese, di visitare le città d’arte Cremona, Mantova e Piacenza, di scoprire piccoli borghi storici di grande fascino, come Sabbioneta, patrimonio UNESCO.
La Via Postumia può essere raggiunta o percorsa anche in bicicletta, grazie alle numerose e importanti ciclovie e agli argini del fiume Po, che ben si prestano ad un turismo lento e sostenibile.
La Chiesa di Santa Maria del Carmine nel quartiere di Oltrarno a Firenze ha una storia travagliata. Sorta nel 1268 come annesso di un convento carmelitano, andò vieppiù ampliandosi nei secoli, fino a quando nel 1771 non venne distrutta da un terribile incendio per poi essere ricostruita su progetto di Giuseppe Ruggieri e terminata nel 1782 da Giulio Mannaioni. Fortunatamente, le fiamme risparmiarono alcuni dei capolavori conservati nella chiesa, fra cui la Cappella Corsini e soprattutto la celebre Cappella Brancacci, decorata dal ciclo di affreschi realizzato fra il 1424 e il 1428 da Masaccio e Masolino e concluso più tardi da Filippino Lippi. La visita merita di essere ampliata all’attiguo convento, dove si può ammirare l’Ultima Cena di Alessandro Allori, con un curioso l’autoritratto dell’artista.
Masolino da Panicale, Masaccio e Filippino Lippi sono tre degli artisti che hanno fatto di Firenze la “culla del Rinascimento”. Ebbene, proprio a loro si deve uno dei grandi capolavori di metà Quattrocento, periodo noto appunto come Primo Rinascimento, la Cappella Brancacci della Chiesa di Santa Maria del Carmine nel quartiere fiorentino di Oltrarno. Prima di cadere in disgrazia per un grave contrasto con i Medici, i Brancacci erano una delle famiglie più in vista del capoluogo toscano, la cui memoria è stata tramandata da un’opera pittorica di rara bellezza.
Il ciclo di affreschi della Cappella Brancacci, sopravvissuto al devastante incendio del 1771, è una delle più complete rappresentazioni delle storie di San Pietro, fondatore della Chiesa di Cristo, diventato un vero modello su cui intere generazioni di artisti si sono formate, fra cui niente meno che Leonardo da Vinci e Michelangelo.