Porticciolo di Portofino

Portofino è per definizione sinonimo di vacanza, bellezza, charme, natura, arte, storia, lusso e lifestyle. E’ la summa del Made in Italy, di ciò che fa sognare di fare un viaggio nel Bel Paese, e che per magia si ritrova tutto in un luogo a misura d’uomo, da scoprire in ogni sua parte in pochi passi. Almeno se si vuole restare nell’abitato, stretto attorno alla famosa “Piazzetta”, perché per il resto, servono gambe e tempo per esplorare il Parco Naturale Regionale di Portofino che si inerpica sul promontorio, fino a Punta Chiappa, e si protende nel blu con l’Area Marina Protetta, offrendo ovunque vedute a dir poco spettacolari sul Golfo del Tigullio da una parte e il Golfo Paradiso dall’altra.

Il mito della destinazione da luxury lifestyle inizia nei primi anni del Novecento, grazie all’arrivo dei primi flussi turistici da Germania e Gran Bretagna. A dare un ulteriore sprint è ciò che accade negli anni della “Dolce Vita”, quando in Piazzetta arrivarono il Duca di Windsor e Wallis Simpson, e al loro seguito Humphrey Bogart e Lauren Bacall, Richard Burton e Liz Taylor e così via, senza sosta fino ai giorni nostri, in un crescendo di status della destinazione, delle strutture ricettive e di tutto ciò che le circonda.

Da allora, l’economia di Portofino è generata per lo più dal turismo, attirato dalle sue case colorate, dallo charme d’insieme fra natura e piccole perle d’arte, come per esempio la duecentesca Chiesa di San Giorgio, dedicata al santo patrono festeggiato il 23 aprile con il tradizionale falò in Piazzetta, e il Castello Brown, realizzato nel Medioevo dai Genovesi e diventato poi nel 1867 dimora del console inglese Montague Yeats Brown. Oggi il Castello è aperto al pubblico per le visite e come location di eventi che fra i plus hanno il vantaggio di godere di una terrazza belvedere invidiabile. Da quassù si domina tutta la Baia di Portofino, in un quadro d’insieme animato da decine di imbarcazioni in ogni stagione dell’anno. Il Porticciolo è innegabilemente il più famoso del mondo, nonostante i posti barca siano contati: 14 per imbarcazioni da diporto e Super-yacht, 2 posti per Mega-yacht, e 3 aree di ricezione tender. Pochi ma buoni, che si fanno notare per stazza, servizi a bordo e per chi con il tender sbarca in Piazzetta trasformandola ogni volta in un set con paparazzi al seguito.

Le Vie dei Tesori

Per far capire cos’è il progetto “Le Vie dei Tesori” bisogna farlo in numeri: 87 luoghi da visitare, 26 esperienze create ad hoc per scoprire la destinazione, 100 itinerari urbani e 9 fuori porta. E come se non bastasse, un festival nel festival, che vede svolgersi per le vie della città spettacoli teatrali e di musica. Le Vie dei Tesori è un Festival nato a Palermo nel 2006, pensato per aprire al grande pubblico luoghi solitamente inaccessibili e per far conoscere realtà uniche, trasformando il centro storico in un vero e proprio museo en plein air. Negli anni, la manifestazione si è andata allargando a macchia d’olio, e a oggi si svolge per 5 fine settimana, fra ottobre e novembre, in altre quattro città: Bagheria, Carini, Cefalù e Termini Imerese. Un evento pensato non solo per i visitatori, ma anche per i cittadini, in un’ottica di riappropriazione dell’identità culturale di un contesto sociale.

I Primi d’Italia

La cucina italiana significa tante cose, ma i primi piatti sono di certo il vessillo della cultura gastronomica più ricca del mondo e diversificata in base alle Regioni, talvolta anche alle province. A Foligno, da una ventina di anni, si svolge il primo e unico Festival dedicato proprio a risi e risotti, zuppe, gnocchi, polenta ma anche i prodotti agroalimentari indispensabili per la creazione di un piatto gustoso, oltre ovviamente alla “Regina” di tutti i primi, la Pasta. Nel cuore d’Italia, in Umbria, ecco una kermesse che ne celebra tutte le possibili varianti, da quelle popolati a quelle stellate, grazie all’intervento di chef di fama che animano la scena con show-cooking, degustazioni e momenti di incontro con il pubblico. Il Centro Storico di Foligno, adattato a set di “Villaggi dei Primi”, si trasforma per quattro giorni in un luogo dove accadono eventi di ogni genere, fra degustazioni continuative, lezioni di cucina, produzioni alimentari di qualità, ma anche momenti di spettacolo e di intrattenimento. Oltre cento ricette di primi piatti sono servite con orario no-stop, creando un percorso gastronomico d’eccezione che unisce esperienza, estro, genialità, sapienza e tradizione.

Festival Teatrale di Borgio Verezzi

Il “Paese del Teatro”. Dal 1967, Borgio Verezzi, borgo di poche centinaia di abitanti in provincia di Savona, si è guadagnato questo soprannome in virtù del celebre Festival Teatrale che vi si svolge ogni estate. Un evento oggi di fama internazionale, ma iniziato quasi per caso, come un sogno di una notte di mezza estate… Una rappresentazione con una messa in scena quasi familiare per l’atmosfera che si era creata, là, davanti alla Chiesetta di Sant’Agostino. Eppure, fu in quel momento che nacque l’idea e la voglia di trasformare quel momento fugace in una costante che fa ormai da richiamo a un turismo colto, attento e che sa apprezzare un evento di spessore in una location non comune. Bellissimo il borgo medievale, tenuto come un gioiello da chi ancora lo abita orgogliosamente, e bellissima la natura che lo circonda, in un silenzio quasi surreale per la totale assenza delle auto. La sera, quando si spengono le luci e si accendono i riflettori su quel palco immaginario sul sagrato, inizia la magia, lasciando che gli attori trasportino il pubblico in un’altra dimensione. Poi, una volta finita la rappresentazione, ci si volta e si rimane incantati dal mare rischiarato solo dalla luna.
Il Festival Teatrale di Borgio Verezzi ha un cartellone che vale la pena tenere d’occhio: cresciuto di anno in anno di importanza, ha visto transitare qui registi e interpreti diventati poi grandi protagonisti della scena nazionale.

La Via di Francesco

Cinquecento km in tutto, da La Verna in Toscana fino a Roma. La Via di Francesco è dedicata a tutti coloro che vogliono ripercorrere, passo dopo passo, opere e gesta del “Poverello di Assisi”, in un iter spirituale che attinge valore anche dalla bellezza e dalla serenità sprigionata dai luoghi in cui si fa tappa. Due i percorsi principali: La Via del Nord – 200 km in 10 tappe a piedi, 7 in bicicletta – e la Via del Sud – 300 km in 18 tappe a piedi, 11 su due ruote.

La natura selvaggia del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi avvolge il Santuario de La Verna, punto di partenza della “variante Nord”, ma soprattutto uno dei luoghi più amati da San Francesco. Si lascia alle spalle la Toscana alla volta dell’Umbria, attraverso le colline dell’Alta Valle del Tevere, toccando i centri di Citerna, Città di Castello e Pietralunga. Gubbio, con il suo ricco patrimonio d’arte e natura che invita alla sosta, evoca il ricordo del primo pellegrinaggio del Santo, lasciando poi riprendere la strada verso Valfabbrica. Una teoria di dolci colline porta ad Assisi, città che nel 1182 gli diede i natali e che dal 2000 è Patrimonio dell’Umanità, insieme alla Basilica di San Francesco, dove è conservato il sarcofago con le sue spoglie, alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, custode della Porziuncola – la piccola chiesa in cui il Poverello avrebbe compreso la sua vocazione – , e agli altri siti a lui legati nei dintorni.

La “variante Sud” parte da Roma e segue il corso del Tevere. Dopo aver attraversato la campagna romana, la Sabina e la Valle Santa di Rieti, si giunge al Lago di Piediluco, già in terra d’Umbria, e si attraversa la Valnerina, toccando i caratteristici borghi di Arrone, Ferentillo e Ceselli, e dopo aver visitato il Bosco Sacro e il Santuario francescano di Monteluco, si giunge nella Valle di Spoleto. Qui, il tempo scorre fra una visita alla città del Festival dei Due Monti, e i vicini centri di Poreta, Trevi – celebre per la Cascata di Comunacque sui monti Simbruini – e le medievali Foligno e Spello. Ultima tappa, Assisi, là dove il senso del viaggio si sublima anche negli affreschi di Giotto e Cimabue, nella Basilica dove dal 1230 il Santo riposa.

Fucacost e Cocce Priatorije

La carne e il pane arrostiti, il grano cotto con il mosto cotto e ancora patate, cipolle e castagne. A Orsara, nel cuore della Daunia, in provincia di Foggia, nella notte tra il 1° ed il 2 novembre il menu lo stabilisce un’antica tradizione legata alla festività dei morti, per certi aspetti simile ad Halloween, ma con delle tipicità che non lasciano dubbi sull’origine pugliese. Per le strade del borgo si accendono i “fuca cost”, i fuochi di rami di ginestra usati per purificarsi nell’attesa della “visita” delle anime dei cari defunti. Secondo la credenza popolare, infatti, i defunti, percorrendo le strade e i luoghi a loro familiari, si possono così riscaldare, guidati dalle zucche svuotate e intagliate a forma di testa (cocc priatorije), appese accanto all’ingresso delle case. Da qui l’usanza di allestire dei banchetti per festeggiare il ritorno dei defunti.

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