Castello Brown

Genova vs Milano. Si può riassumere così la storia all’origine del Castello Brown di Portofino. I fatti: nel 1425, Tomaso Fregoso, doge della Repubblica di Genova fino al 1421, occupa il borgo e la sua fortezza, per contrastare il tentativo di evasione di Filippo Maria Visconti duca di Milano. Nel 1430, ci pensa Francesco Spinola di Ottobono a rimettere le cose a posto e a far tornare Portofino e la fortezza fra i possedimenti della “Superba”. Strategico con la sua funzione di “vedetta” sul borgo e sul Golfo del Tigullio, il castello è nei secoli oggetto di numerosi assedi, e poi di diversi lavori di restauro e ampliamento, alcuni voluti e condotti persino da Napoleone Bonaparte in persona. Dal 1867 al 1905 diventa dimora di Montague Yeats Brown, console inglese a Genova, e poi dal 1949 della famiglia Baber. Nel 1961, Castello Brown viene acquistato dal Comune di Portofino, che ad oggi ne fa il suo vessillo, affittandolo anche come location per eventi e matrimoni. Decisamente da favola.

Baia delle Favole

Fra i tanti scrittori e poeti rimasti incantati da Sestri Levante c’è il danese Hans Christian Andersen, “vittima” pure lui del classico Grand Tour che nel 1833 lo portò a soggiornare per un periodo in questo angolo magico di Liguria. Al Maestro della letteratura d’infanzia si ispirò più di cento anni dopo il presentatore televisivo Enzo Tortora, ribattezzando una delle due anse di Sestri “Baia delle Favole”, contrapposta alla “Baia del Silenzio”, il cui nome si deve a un altro poeta, ligure questa volta, Giovanni Descalzo, che la chiamò così per la prima volta nel 1919. Non poteva dunque esserci location migliore di Sestri per il Concorso Letterario Premio Hans Christian Andersen, dal 1967 il più importante riconoscimento per l’editoria per i più piccoli. Così come non poteva esserci collocazione più romantica per il porticciolo turistico di Sestri Levante, con i pontili che si allungano davanti alla spiaggia di ghiaia e sassolini, punto ideale per attendere il tramonto.

Sentiero delle Genziane – Truoi dai Sclops

Il Sentiero delle Genziane, noto in dialetto locale come Truoi dai Sclops, si articola fra ampie praterie, boschi di fondovalle e pareti verticali tipiche del gruppo del Pramaggiore e dei Monfalcon di Forni.

L’area interessata è quella delle Dolomiti Friulane, in particolare di Forni di Sopra, in provincia di Udine, dove gli incontri con la fauna locale – stambecchi e camosci in primis – non sono poi così rari. Anzi. Per questo, oltre che per le difficoltà poste dal tracciato, il consiglio è di suddividerlo in almeno un paio di tappe, pernottando in quota in uno dei tanti rifugi che si trovano lungo il Sentiero.

Piani di Castelluccio di Norcia

Quella dei Piani di Castelluccio rivestiti di un tappeto di fiori variopinti è forse una delle immagini più iconiche del Centro Italia. La rigogliosità dell’area si deve anche all’origine carsico-alluvionale dell’Appennino Umbro-Marchigiano, dove i tre altopiani si innestano: il Pian Piccolo e il Pian Grande, in provincia di Perugia, quest’ultimo di 7 km per 3, che ne fanno il più vasto altopiano carsico d’Italia dopo quello del Fucino, e il Pian Perduto, in provincia di Macerata. Situati a circa 1.350 m s.l.m., insieme ricoprono una superficie di 15 km², tuttora interessata da fenomeni carsici, conosciuti dagli abitanti locali come Mergani, profondi inghiottitoi che solcano la piana principale e drenano le acque meteoriche in falde idriche sotterranee.
La stagione migliore per visitare i Piani di Castelluccio è quella della Fioritura, tra maggio e giugno, che trasforma il comprensorio in una distesa di papaveri, fiordalisi, margherite e le celebri lenticchie di Castelluccio. Anche i seminativi sono caratterizzati da una ricca fioritura, che convive con quella delle specie spontanee. Data la sua conformazione, la zona è quindi una perfetta meta per appassionati di trekking, equitazione e mountain bike, oltre che di addicted degli sport d’aria, deltaplano e parapendio in testa.

Chiesa di Santa Maria della Consolazione

Sull’altare maggiore del Tempio di Santa Maria della Consolazione a Todi si trova l’antica immagine de La Madonna con Bambino e Lo sposalizio di Santa Caterina d’Alessandria. Un “dettaglio” artistico che potrebbe sfuggire a un occhio distratto dalla curiosa pianta centrale dell’edificio, a croce greca chiusa da tre absidi poligonali e uno semicircolare. Una struttura architettonica complessa cui, a partire dal 1508, hanno contribuito importanti artisti rinascimentali: Cola di Matteuccio da Caprarola, Ambrogio da Milano, Antonio da Sangallo il Giovane, Jacopo Barozzi detto “Il Vignola” e Baldassarre Peruzzi, e secondo alcuni persino un Donato Bramante ultrasessantenne.

Ma è l’immagine la vera “star” di questo tempio appena fuori le mura perimetrali della città: secondo un’antica leggenda, sarebbe stata infatti rinvenuta sporca e coperta di ragnatele da un muratore in una cappella in rovina nel centro storico medievale. L’uomo l’avrebbe pulita con un fazzoletto, con cui poi si sarebbe asciugato la fronte, guarendo all’istante da una grave malattia a un occhio. A ricordo di ciò, ogni anno a Todi l’8 settembre si celebra la Festa della Natività della Beata Vergine Maria, nota anche come Festa della Consolazione, seguita da spettacolari fuochi d’artificio.

Parco Naturale delle Dolomiti Friulane

Basterebbe la bellezza della natura incontaminata del Parco Naturale Regionale delle Dolomiti Friulane per giustificare la sua iscrizione nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco, avvenuta nel 2009, ma a renderlo un luogo speciale sono anche alcune emergenze geologiche uniche e imperdibili. Per esempio, dalla Casera Casavento – una malga nota per l’ottima cucina tradizionale – si dipartono una serie di percorsi tutti meritevoli di attenzione e focalizzati ciascuno su un tema. Seguendo il Sentiero per il Triassic Park si raggiunge il sito dove si possono scorgere impronte fossili di dinosauro, nello specifico di un teropode, già di per sé un buono stimolo per un’escursione, mentre per chi è appassionato di speleologia, la meta è Landre Sur, o Grotta del Bosco, accessibile fino a un certo punto da chiunque grazie alla sua apertura di 20 metri per 15. Seguendo invece la Strada degli Alpini, siglata 966, si percorre una mulattiera tracciata all’inizio del ‘900 che arriva fino a Forcella Clautana, a 1432 metri.

Cambiando zona, dal piccolo borgo di Casso – indissolubilmente legato al ricordo della tragedia del crollo della diga del Vajont – si punta al Monte Borgà dove si trovano i cosiddetti Libri di San Daniele, spettacolare fenomeno carsico in cui le lastre di pietra sono accatastate come fossero pile di volumi, a tratti ordinati e a tratti messi alla rinfusa, colpo d’occhio d’insieme reso ancora più emozionante dalla vista sulle cime dolomitiche a 360 gradi. Molti altri sono i percorsi che consentono di perlustrare i 36.950 ettari del Parco Naturale Regionale delle Dolomiti Friulane, chiuso ai due lati dai corsi dei fiumi Tagliamento e Piave, e che ne fanno un vero paradiso per gli amanti dell’escursionismo, del trekking e dell’alpinismo aperto a ogni genere di visitatore e accessibile anche alle persone con disabilità.

Umbria Jazz

Il primo concerto in assoluto di Umbria Jazz si tenne a Villalago a Piediluco, in provincia di Terni, il 23 Agosto 1973, e sul palco c’erano gli Aktuala e l’orchestra di Thad Jones e Mel Lewis, con una giovanissima Dee Dee Bridgewater che all’epoca muoveva i primi passi. Deus ex machina di quell’evento fu un certo Carlo Pagnotta, commerciante perugino appassionato di jazz, oggi considerato il “padre” di Umbria Jazz.

Dopo quella prima magica serata, si capì che quello non poteva rimanere un caso isolato. Così, in breve, oltre al teatro naturale di Villalago, anche piazza del Popolo a Todi, piazza IV Novembre a Perugia, il teatro romano a Gubbio, la fortezza dell’Albornoz a Spoleto e piazza San Francesco a Umbertide divennero location di concerti open air. I primi anni, l’Umbria Jazz aveva questa formula, itinerante e gratuita, che toccava alcuni dei luoghi più suggestivi del “cuore verde dell’Italia”, trasformati per una notte in palcoscenico dei più grandi artisti jazz del mondo. Una formula che piacque così tanto da creare seri problemi logistici in tutta la Regione, presa d’assalto da appassionati del genere. C’è ancora chi ricorda che un anno, Count Basi, travolto dalla folla, non riuscì a raggiungere il palco e dovette rinunciare a fare il concerto.

Dal 1982, la manifestazione prende le sue sembianze attuali, diventando stanziale e trasformando il centro storico di Perugia in un unico grande music set, dove per dieci giorni, sempre nel mese di luglio, si avvicendano i più grandi artisti internazionali. E non solo di jazz ortodosso, ma anche black music con divagazioni nel pop-rock, come testimoniano le apparizioni di Elton John, Carlos Santana ed Eric Clapton.

Museo Capitolare e Area Archeologica della Cattedrale di San Lorenzo

Perugia, Piazza IV Novembre. Quasi uno “stargate” ai duemilacinquecento anni di storia del capoluogo umbro. Si varca la soglia del Museo Capitolare e Area Archeologica della Cattedrale di San Lorenzo e si ha accesso a un vero e proprio percorso archeologico che permette di scoprire, uno dopo l’altro, gli edifici qui sotto conservati. Un iter fisico che corre parallelo alla storia, in un continuum che va dagli edifici sacri e civili di epoca umbra e passa poi a quelli etruschi e romani, fino ai resti della cittadella medievale. Partendo dall’alto, si incontrano il Palazzo dell’amministrazione pubblica nel medioevo comunale, il podio del tempio etrusco, il grande salone medievale, il grande muro etrusco di terrazzamento, la case della torre bizantina, la strada etrusco-romana e una casa romana.

Centro visitatori INGV delle isole Eolie, Stromboli

L’acronimo INGV indica l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che dal 1998 a Stromboli vuol dire un punto di riferimento per rimanere informati in tempo reale sulle attività sismiche sull’isola e nell’arcipelago eoliano al largo della Sicilia. Lungo la Via Marina, poco distante dal porticciolo di Stromboli, si trova la sede dell’INGV che comprende un piccolo museo e una foresteria a disposizione dei ricercatori e del personale dell’istituto stesso. Tre gli ambienti aperti alla visita: la Sala 1, dove si possono consultare numerose informazioni sul vulcano e visionare i collegamenti diretti alle stazioni sismiche installate sul vulcano e alle webcam installate in prossimità dei crateri. La Sala 2, dedicata alla proiezione di filmati sull’attività vulcanica di Stromboli, e la Sala 3, che contiene anche un pannello informativo sull’attività della Protezione Civile a Stromboli. Fra i progetti dei Centri Visitatori di Stromboli e Vulcano c’è inoltre “ilVulcanoinforma”, incentrato sulla divulgazione scientifica e con l’obiettivo di accogliere e informare i visitatori sul vulcanismo eoliano e sui rischi ad esso connessi. Qui si possono anche trovare mappe, brochure e materiale utile per esplorare l’isola in tutta sicurezza.

Via della Lana e della Seta

Da Piazza Duomo a Prato a Piazza Maggiore a Bologna, 130 km che tracciano la “Via della lana e della seta”, un percorso trekking che tocca borghi, cime e vallate in un cammino che unisce due centri storici di grande valore. Inaugurata nel giugno del 2018, la “Via della lana e della seta” è un omaggio alle tradizionali produzioni delle due città: da una parte Bologna, per secoli capitale della seta; e dall’altra Prato, capitale del distretto della lana e del tessile. Nei dintorni di Prato si fa tappa presso gli impianti idraulici del Cavalciotto e del “Gorone” di Santa Lucia, lungo il fiume Bisenzio, un’area che di recente è diventata oggetto del progetto “Riversibility – il parco fluviale del Bisenzio” che porterà alla costituzione di una zona verde sul lungo fiume ideale per le attività all’aria aperta alle porte della città. Sul massiccio della Calvana invece, si ha la possibilità di ammirare da vicino alcuni esemplari di razza bovina “Calvana” e poco oltre, su Poggio Corolla, di cavalli allo stato brado. A Vaiano non si può non fare sosta nella bella Badia di San Salvatore, un gioiello architettonico di epoca longobarda. A Vernio è la volta della famosa Badia di Montepiano, risalente alla fine dell’anno mille e situata nei pressi del romitorio del beato Pietro. Qui, si apre infine il Parco Memoriale della linea Gotica, altra meta per appassionati di outdoor.

Skip to content