Lungo la Strada Statale 74 che transita da Aggius verso Trinità d’Agultu, in provincia di Sassari, si trova il Nuraghe Izzana, databile tra la fine del Bronzo antico e il Bronzo finale, ad oggi una delle strutture nuragiche più maestose e particolari della Gallura. Grandi massi di granito dalle curiose forme antropomorfe conducono nel cuore della Valle della Luna – nota per la sua bellezza selvaggia e per le grotte scavate da vento e acqua – dove si erge la torre del nuraghe, possente e formata da blocchi di granito appena sbozzati e disposti in filari irregolari. La struttura ha vari ingressi, che portano tutti alla camera a tholos, che fanno pensare a una serie di rimaneggiamenti succedutisi nel tempo.
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Fortezza Svevo-Angioina di Lucera
Capanne neolitiche, resti del periodo romano, paleocristiano, svevo e angioino. Passeggiare sul Colle Albano di Lucera, in provincia di Foggia, è come leggere un libro di storia. A ogni strato corrisponde una civiltà, in un susseguirsi di emergenze archeologiche e architettoniche che rendono prezioso questo lembo di Puglia. Fra i lasciti più importanti c’è di sicuro la Fortezza svevo-angioina di Lucera, detta anche Castello di Lucera, in una posizione strategica dominante sul Tavoliere di Puglia. La funzione originaria della fortezza doveva essere quella di ospitare il Palatium di Federico II, il palazzo imperiale del quale oggi purtroppo si possono ammirare soltanto alcuni resti, che a tratti ricordano la struttura ottagonale del celebre Castel del Monte ad Andria, altro capolavoro di ingegneria militare di epoca federiciana. Il Palatium, realizzato attorno al 1233, cinquant’anni più tardi veniva inglobato nella fortezza costruita in seguito all’assedio della città da parte di Carlo I d’Angiò, con una cinta muraria di circa 900 metri di perimetro, 13 torri quadrate, 2 bastioni pentagonali, 7 contrafforti e 2 torri cilindriche angolari, la Torre “della Leonessa” e la Torre “del Leone”.
All’interno delle mura, sfruttando anche materiali prelevati dalle costruzioni romane della zona, venne poi realizzata una vera e propria cittadella militare, con case, caserme, una cisterna e una chiesa gotica. Un microcosmo che, poco dopo, attorno al 1300, venne messo sotto assedio e distrutto, per poi rinascere nel XIX secolo grazie a importanti lavori di restauro ed essere dichiarato Monumento nazionale nel 1871.
Castello di Manfredonia
Per ammirare il Castello di Manfredonia in tutta la sua complessità e bellezza servirebbe sorvolarlo in aliante, in silenzio, per immaginare come doveva essere la vita nel Medioevo, quando in questo anfratto della costa pugliese sbarcavano mercanti e soldati in viaggio verso l’Oriente. Se oggi il maniero si presenta proteso verso il mare e circondato su tre lati dalla città, un tempo era isolato e difeso da un profondo fossato che ne lambiva le mura e i torrioni, tre tondi e uno pentagonale a ovest, detto dell’Annunziata.
Una struttura architettonica duecentesca imponente e severa, che richiama i canoni costruttivi degli Svevi – a fondarlo fu Manfredi di Sicilia, figlio di Federico II, da cui deriva il nome stesso della città -, non senza sovrapposizioni di influenze angioine e aragonesi, fino a quel 1620 che lo vide capitolare all’arrivo dei turchi. Con l’acquisto nel 1901 da parte del Comune e poi il passaggio allo Stato nel 1968, il Castello di Manfredonia è diventato sede del Museo Archeologico Nazionale del Gargano, offrendo un prezioso excursus storico-artistico dal tempo della dominazione dei Dauni nell’area del Gargano e del Tavoliere fino all’età rinascimentale.
Basilica di Sant’Andrea
La basilica concattedrale di Sant’Andrea a Mantova è la più imponente chiesa della città. La sua storia inizia nell’804, quando sorse un primo edificio preromanico dedicato a Sant’Andrea, in seguito alla scoperta della reliquia del Sangue di Cristo. Successivamente, nel 1049, il monastero benedettino fu ricostruito dopo un secondo rinvenimento della reliquia.
La chiesa che possiamo ammirare oggi fu oggetto di una ristrutturazione decisa nel 1472 su progetto di Leon Battista Alberti, commissionato da Ludovico III Gonzaga.
La tomba di Andrea Mantegna, situata nella prima cappella a sinistra, è di particolare interesse, decorata con i disegni dell’artista eseguiti dal Correggio. La basilica di Sant’Andrea rappresenta un punto di riferimento architettonico e storico a Mantova, mantenendo viva la memoria di momenti significativi della città e della sua eredità artistica.
Circuito Museale della Spezia
Per valorizzare la ricchezza culturale della Spezia e arricchire l’esperienza turistica, è stato istituito un circuito museale che si snoda attraverso le vie del centro storico, che collega i musei Museo del Castello di San Giorgio, Museo Civico “Amedeo Lia”, Museo Navale, CAMeC – Centro di Arte Moderna e Contemporanea, Museo del Sigillo, Palazzina delle Arti “L. R. Rosaia”, Museo Etnografico “Giovanni Podenzana”, Museo Nazionale dei Trasporti.
Golfo dei Poeti
Il Golfo della Spezia, posizionato all’estremità della regione Liguria lungo la costa orientale del Mar Ligure, è un’ampia insenatura con affacci su Portovenere a ovest, La Spezia al centro e Lerici a est. Comunemente noto come Golfo dei Poeti, deve il suo nome alla presenza di numerosi scrittori, poeti e artisti che nel corso dei secoli hanno scelto questi pittoreschi borghi come dimora temporanea. Tra i noti residenti si ricordano lo scrittore David Herbert Lawrence, la scrittrice e pittrice George Sand, il poeta Lord Byron e i coniugi Shelley, Percy Bysshe e Mary, poeta e scrittrice.
La bellezza mozzafiato del paesaggio del Golfo dei Poeti si fonde con un’ampia offerta turistica che si estende dalla costa alle aree interne, collegando i vari borghi attraverso un circuito culturale ricco di musei, castelli e siti archeologici. Questi luoghi non solo catturano l’attenzione dei visitatori, ma offrono anche una connessione autentica con la cultura e le tradizioni locali, arricchendo così l’esperienza complessiva del viaggio.
Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci
Con circa 60.000 volumi consultabili, auditorium-cinema, bookshop, ristorante-bistrot e teatro all’aperto, il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci è una di quelle piacevoli scoperte che si possono fare sulla direttiva Firenze-Pistoia. L’uscita è la Prato-Est, e una volta arrivati ci si ritrova in una realtà a se stante pensata e dedicata interamente al mondo dell’arte del XX e XXI secolo. A volerne la costruzione fu il Cavaliere del lavoro Enrico Pecci, che affidò il progetto all’architetto fiorentino Italo Gamberini (1907-1990), fra i maggiori protagonisti del movimento razionalista toscano. Disegni e tavole architettoniche, datati dal 1978 al 1989, sono ora conservati all’Archivio di Stato di Firenze. La visita al Centro è il segno tangibile del carattere intraprendente e dinamico di una realtà improntata all’industria come ha saputo ed è Prato, attenta alla ricerca e all’innovazione sia in ambito economico che culturale.
Inaugurato il 25 giugno 1988 sul modello polifunzionale del Centre Georges Pompidou di Parigi, il polo artistico di Pecci è stato di recente oggetto di un ampio restauro, che ha visto aggiornare gli oltre 3.000 mq di sale espositive, l’archivio e la biblioteca specializzata sull’arte e l’architettura contemporanea del CID/Arti Visive.
Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone
Il Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone offre un’esperienza incantevole a meno di un’ora da Milano, dove la convivenza armoniosa tra uomo e natura si manifesta in un paesaggio unico. Quest’area abbraccia zone di notevole interesse ambientale, centri urbani, insediamenti produttivi e terre agricole, il tutto accanto a monumenti architettonici di grande valore artistico e culturale. Questo modello di sviluppo integra armonicamente l’attività umana con l’ambiente naturale.
Il Parco del Curone si estende nella Brianza sud-orientale, tra la pianura e le alture del Triangolo Lariano. La collina di Montevecchia, il punto più elevato, domina l’area attraversata dai torrenti Curone e Molgoretta da Nord a Sud.
Il borgo di Montevecchia Alta, situato nel punto culminante del Parco, ospita il suggestivo Santuario della Beata Vergine del Carmelo, offrendo una vista panoramica mozzafiato a 360 gradi.
Il Parco del Curone dispone di 11 sentieri accessibili a piedi, a cavallo o in mountain bike, che attraversano l’intero territorio protetto da Nord a Sud e da Ovest a Est, toccando tutti i comuni compresi nell’area protetta. Un invito a esplorare questo scrigno di bellezze naturali, dove la varietà degli ambienti incontra la ricchezza della storia e dell’architettura.
Castello Murat
Una storia intensa quella passata fra le mura del Castello Murat a Pizzo Calabro, in provincia di Vibo Valentia e a un centinaio di chilometri da Reggio di Calabria. A cominciare dalla fine del ‘300, quando gli Angioini ordinano la realizzazione di una serie di torri di avvistamento e difensive lungo tutta la costa calabra e oltre, erigendo fra le altre la Torre Mastia situata sul promontorio di Pizzo, a ridosso del mare.
Un prodromo di ciò che accade nel 1480, quando tale costruzione viene ampliata fino a diventare il castello che oggi vediamo. Il capitolo più avvincente è però quello dedicato alla morte di Gioacchino Murat, Re di Napoli, che nel 1815 trascorre qui gli ultimi giorni della sua esistenza, fino alla morte per fucilazione. La visita al maniero ripercorre quei tragici momenti, partendo dalle celle nei sotterranei dove viene rinchiuso, al primo piano dove è sottoposto a un processo sommario, salendo poi al secondo piano dove Murat si confessa prima di essere giustiziato. Eroici sono i suoi ultimi attimi, quando guardando negli occhi gli uomini del plotone di esecuzione, pronuncia parole rimaste negli annali, “mirate al petto, non al viso”. Una storia umana che ha in parte anche deciso le sorti di un popolo, quello del Regno di Napoli, e di un luogo, dichiarato già nel 1892 Monumento Nazionale.
Piccolo Teatro
Nel Dopoguerra l’Italia ha dovuto affrontare una fase di ricostruzione non solo materiale, ma anche culturale. A Milano, Giorgio Strehler, Paolo Grassi e Nina Vinchi, nel 1947, fondarono il Piccolo Teatro, sancendo la nascita del primo teatro stabile italiano. Attualmente, il Piccolo Teatro comprende tre sedi distinte: il Teatro Grassi, ubicato nella storica via Rovello; il Teatro Studio Melato, situato in via Rivoli, uno spazio sperimentale che ospita anche la scuola di teatro; e il Teatro Strehler in Largo Greppi, a Lanza, che ne è la sede principale.
Fin dall’inizio il repertorio del Piccolo Teatro si è caratterizzato per la sua natura internazionale, mirando a coinvolgere un pubblico diversificato. In circa sessant’anni di attività, sono state messe in scena oltre 300 produzioni teatrali, di cui 200 dirette da Strehler. Tra le opere memorabili, spiccano “Re Lear” e “La Tempesta” di Shakespeare, “La Vita di Galileo” e “L’opera da tre soldi” di Brecht, e “Il Giardino dei ciliegi” di Cechov.
Particolarmente significativo è “Arlecchino servitore dei due padroni” di Carlo Goldoni, presente nel cartellone sin dal 1947 e che, ancora oggi, registra sempre il tutto esaurito.
Nel 1991 il Piccolo Teatro di Milano ha ricevuto il titolo di “Teatro d’Europa”, sottolineando il suo impegno e la sua rilevanza a livello internazionale.