Torrione del Podestà Amandola

Fra le tante case-torri e campanili del borgo marchigiano di Amandola, in provincia di Fermo, spicca il Torrione del Podestà, in cima al poggio di Castel Leone, l’antica Platea Comunis oggi nota come Piazza Alta, là dove si concentravano edifici civili e religiosi, in una sorta di Agorà medievale. Il suo aspetto lineare e compatto non lascia trasparire i numerosi interventi, datati al 1352, al 1518 e al 1547, anno in cui il Torrione del Podestà venne completamente ricostruito. Ultimo tassello ad arrivare fu, nel ‘700, il grande orologio al centro della facciata, proveniente dal campanile della Chiesa di S. Francesco.

Borgo di Ortezzano

Con i suoi quasi tremila anni di storia, il borgo marchigiano di Ortezzano, nel fermano, è un crogiuolo di storia, arte e cultura. I primi reperti parlano di un insediamento di Piceni già nel IX secolo a.C., cui seguirono i romani che divisero questo territorio in centurie per distribuirlo ai veterani. Dall’VIII secolo Ortezzano iniziò a essere parte dei domini farfensi, ossia gravitanti sotto il potere dell’Abbazia di Farfa, nel Lazio, mentre a partire dal IX, precisamente nel 927 d.C., furono i duchi di Spoleto a modificarne l’aspetto erigendo il Castrum Ortezanii, con mura castellane per proteggere l’abitato dalle frequenti scorrerie di Ungari, Saraceni e Normanni. Per secoli, fino al ‘700, fu poi parte dello Stato Pontificio, periodo durante il quale prese piede il sistema delle mezzadrie, con una capillare organizzazione del territorio in poderi sempre più frazionati. Questo determinò uno sviluppo dell’economia fortemente connesso all’agricoltura e a tutto ciò che comportava trasformazione e commercializzazione dei prodotti. Fra le colture che si diffusero di più c’erano olio, vino, frutta e verdure, e parallelamente l’allevamento di suini. Da qui derivò una cucina a base di piatti quali l’agnello arrosto co’ battuto, il castrato, la polenta, i vincisgrassi, leccornie oggi celebrate da una serie di sagre ed eventi a tema enogastronomico. Ne sono un esempio alcuni eventi che animano il calendario: “Somaria: l’Asino tra arte natura e poesia” per riscoprire il valore della “slow life”, il Festival Filosofico e il Certamen Latinum, dedicati questi ultimi all’illustre latinista Giuseppe Carboni nativo di Ortezzano e coautore del vocabolario di latino “Campanini-Carboni”.

Venendo a ciò che Ortezzano offre a un turista anche di passaggio, in Largo del Carmine ci sono due dei monumenti che vale la pena appuntarsi in un viaggio alla scoperta della provincia di Fermo. Si tratta della Torre Ghibellina, del XIII secolo, vessillo del borgo, e della Chiesa del Carmine, detta anche del Suffragio, in quanto proprietà dell’omonima Confraternita. Commissionata da Giulio Papetti, avvocato della curia romana, fu costruita tra il 1715 e il 1725 in un interessante mix di stile barocco e neoclassico. La Chiesa, a pianta a croce latina con copula ottagonale e campanile risalente al 1847, al suo interno mostra una decorazione moto sobria, in cui spiccano gli elementi architettonici della muratura, realizzata totalmente in mattoni rossi, elemento iconico delle Marche. Quattro piccole sagrestie con copertura a volta si trovano ai quattro angoli, collegate l’una all’altra raffigurazioni della Via Crucis Xilografica.

Proseguendo la visita del centro storico, si punta verso la Chiesa di Santa Maria del Soccorso, che deve il suo nome a un affresco che adorna una delle cappelle laterali: datato al 1323 e ad opera del monaco benedettino Giacinto di Morro di Valle, raffigura Santa Maria delle Grazie e i Santi Gerolamo e Maria Maddalena, il tutto a memoria della chiesa precedente scomparsa, appunto la Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Altre opere da ammirare sono una via Crucis di scuola romana e di ottima fattura, un fac-simile della Bibbia aurea di Borso D’Este, alcune vetrate in mosaici policromi istoriati, un mosaico in oro che corre lungo il cornicione interno e una serie di arazzi posti ai lati dell’altare e provenienti niente meno che dalla Reggia di Caserta. Da non perdere un organo datato al 1751, capolavoro di Giuseppe Attili, nativo di Ortezzano, Maestro costruttore di organi del Settecento, fra i migliori della scuola di Montecarotto, nell’anconetano.

Fiera Nazionale del Tartufo Bianco di Acqualagna

I buongustai lo sanno: Acqualagna significa tartufo bianco, prezioso frutto della terra che in questo borgo in provincia di Pesaro Urbino viene omaggiato dalla Fiera Nazionale del Tartufo Bianco, fra le più importanti manifestazioni di settore a livello internazionale. Una kermesse che unisce performance gastronomiche e culturali, “vip” del mondo dello spettacolo insieme e riconosciuti Maestri della cucina italiana, in grado di esaltare il Tuber Magnatum Pico in creazioni gourmand.
Un prodotto d’eccezione che ha messo in moto un’economia virtuosa, che oggi nella zona di Acqualagna conta duecentocinquanta tartufaie coltivate di tartufo nero e una decina di tartufaie sperimentali controllate di Bianco pregiato, una dozzina di punti vendita dedicati al tubero e una decina di aziende che lo trasformano e lo commercializzano in tutto il mondo.

La Fiera è una grande mostra mercato, un “salotto” animato da cooking show con chef stellati, esibizioni, sfide in cucina, spettacoli e degustazioni, percorsi, mostre, laboratori didattici e creativi per un pubblico di tutte le età, volte a offrire esperienze sensoriali, visive e olfattive oltre che gustative di un sapore unico. Che Acqualagna sia stata in grado di sviluppare un suo “mercato” non è un caso: qui si concentrano i due/terzi della produzione nazionale, destinati a soddisfare anche l’ampia richiesta straniera, desiderosa di fregiarsi di menu arricchiti del pregiato tartufo Made in Marche. Una ricchezza alimentata da ben quattro varietà, una per ogni stagione: il Tartufo Bianco (Tuber Magnatum Pico dall’ultima domenica di settembre al 31 dicembre), il Tartufo Nero Pregiato (Tuber Melanosporum Vitt, dal 1° dicembre al 15 marzo), il Tartufo Bianchetto (Tuber Borchii Vitt, dal 15 gennaio al 15 aprile), il Tartufo Nero Estivo (Tuber Aestivum Vitt, dal 1° giugno al 31 agosto e dal 1°ottobre al 31 dicembre).

Mappamondo della Pace

Apecchio, in provincia di Pesaro Urbino, è famoso per due record: il primo, inserito nel Guinness dei Primati, è quello del Mappamondo della Pace, un globo geografico di 12,5 metri di diametro costruito interamente in legno, che grazie ad appositi meccanismi è in grado di simulare la rotazione terrestre e, aprendosi, può ospitare fino a 600 persone. Il secondo riguarda il vicolo più stretto d’Italia, nei pressi dell’ex quartiere ebraico e della chiesa della Madonna della Vita.
Apecchio ha però anche molto altro da offrire. Dentro Palazzo Ubaldini per esempio è allestito il Museo dei Fossili Minerali del Monte Nerone, con una delle raccolte di ammoniti più ricche e interessanti di tutta Italia. C’è poi il ponte medievale a schiena d’asino che attraversa il fiume Biscubio, un tempo unico accesso al castello che proteggeva il borgo, di cui oggi si può vedere solo l’imponente Torre dell’Orologio. Dal territorio, ricco e fertile, derivano i molti prodotti tipici della zona, che ad Apecchio animano una mostra mercato autunnale che ha come principale protagonista il pregiato tartufo bianco e nero.

Museo Civico del Mare di Tropea – MuMaT

Tropea al centro del mondo, paleontologico e scientifico. Per un borgo di poco più di 6.000 abitanti riconosciuto nel mondo per le sue bellezze architettoniche e artistiche non è una cosa scontata. E invece proprio qui, su un promontorio a picco sul mare Tirreno, ecco il MuMat, il Civico Museo del Mare allestito dentro al Palazzo Santa Chiara di Tropea, recuperato di recente insieme all’annesso Convento delle Clarisse.

Assai articolata e meritevole di menzione la storia dell’edificio originario: fondato nel 1261 per ospitare uno dei primi conventi dell’Ordine delle Clarisse in Calabria, fu riconvertito in residenza privata dopo il terremoto del 1783, e poi nel XX secolo in ospedale. Con l’apertura del museo, la chiesa è diventata l’auditorium, il refettorio e la cucina le sale espositive oggi custodi di reperti fossili e materiali provenienti dal territorio circostante e dalla costa.
Gestito dal Gruppo Paleontologico Tropeano, attivo da più di trent’anni nella zona, il MuMat ha avviato un programma di analisi dei reperti recuperati in collaborazione con istituti e studiosi di livello nazionale e internazionale, quali Daryl Paul Domning della Howard University di Washington, Nikos Solounias della American Museum of Natural History di New York, Lorenzo Rook dell’Università di Firenze, James Brink del National Museum Bloemfontein di Johannesburg.

Il Porto di Otranto

La Baia dei Turchi è una delle spiagge più belle di Otranto, e già nel suo nome ricorda un passato tormentato da invasori. In quanto borgo più a est d’Italia, era definito “Porta d’Oriente”, e come tale ha sempre subito influssi culturali di ogni genere. Il centro storico deve il suo perfetto stato di conservazione alle mura e al possente Castello Aragonese, che sono valsi nel 2010 l’inserimento nel listing del Patrimonio dell’Umanità.

Da città di mare qual è, Otranto deve molto al suo porto, ancora oggi affollato di pescherecci e paranze che al mattino fanno rientro con un prezioso carico di pesce che va a rifornire di materia prima i molti ristoranti del centro e della costa. Il porto si presenta come un piccolo golfo, diviso dal molo di San Nicola a tre bracci banchinati e da numerosi pontili, attrezzati di tutto punto con quanto necessita per riprendere poi il mare in sicurezza e con la cambusa rifornita.

Una volta sbarcati, meritano una visita la Cattedrale di Santa Maria Annunziata celebre per il suo mosaico pavimentale con l’albero della vita, la Chiesa della Madonna dell’Altomare, il complesso rupestre di Torre Pinta e Punta Palascia, estrema propaggine della penisola italiana verso est.

 

Porto di Savelletri

Il borgo di Savelletri di Fasano, in provincia di Brindisi, è ben noto ai naviganti, ai diportisti ma soprattutto a chi pratica la pesca. Il suo piccolo porto è infatti il classico approdo con molo di sopraflutto lungo circa 330 metri e molo di sottoflutto banchinato, con fondale sabbioso soggetto a interramento e profondità massima di 2 metri, ma i suoi 300 posti barca sono un punto di riferimento per chiunque navighi lungo la costa brindisina. Con un limite però: la lunghezza massima per le imbarcazioni è di 9 metri.

Marina di Villanova Ostuni

Il file rouge che collega idealmente l’antica Petrolla all’odierna Villanova (“città nuova”, appunto) è la Via Traiana, arteria di collegamento che un tempo convogliava i flussi di merci provenienti da Roma e diretti nei vari porti commerciali lungo la costa pugliese, fra cui quello di Villanova.

Oggi, il porticciolo turistico si trova ai piedi del castello angioino del XIV secolo, lambito da numerose spiagge, sia libere che attrezzate, in un’alternanza di sabbia bianca e di roccia chiuse alle spalle da dune ricoperte di macchia mediterranea. Il tutto a pochi passi da Ostuni, la “città bianca”.

Chiesa Santa Maria del Casale

La location non è di quelle dove ci si aspetterebbe di trovare un capolavoro architettonico, eppure, vicino all’aeroporto di Brindisi, ecco la Chiesa di Santa Maria del Casale, splendido esempio di stile romanico-gotico del XIII secolo: fuori una facciata in conci di carparo e pietra bianca, dentro un ciclo di affreschi di epoca bizantina rinvenuti solo il secolo scorso sotto uno strato di calcina. Il risultato è un edificio che dal 1875 è Monumento Nazionale, in cui si leggono tutti gli elementi di passaggio fra romanico e gotico. L’interno è a croce latina, con navata e transetto con copertura a capriate, mentre il coro dietro l’altare maggiore ha una volta a crociera. Interessante anche il ciclo di affreschi, fra cui spicca il Giudizio Universale eseguito da Rinaldo da Taranto ai primi del XIV secolo.

Marina di Brindisi

Il Forte a Mare di Brindisi è il baluardo militare che dal XV secolo difende la città. Ieri dalle incursioni nemiche che per secoli hanno interessato tutta la costa di Puglia, oggi dalle intemperie che potrebbero minacciare il porto e la Marina di Brindisi. Uno “scalo” ben noto ai diportisti che praticano il Mar Mediterraneo in rotta verso Croazia, Grecia, Montenegro e Albania, e che ne conoscono i servizi e le potenzialità: attorno alla piazzetta, ecco una serie di attività commerciali, bar, ristorante, circolo nautico, alaggio e rimessaggio, oltre all’assistenza tecnica per ciò che compete attrezzature e riparazioni. Il tutto affacciato su un tratto di mare che è tra i più belli e pescosi del “Mare Nostrum”.

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