Dal 2011 a oggi, “Una Marina di Libri” a Palermo è diventata la kermesse cultural-letteraria più importante del Sud Italia. Edizione dopo edizione, è andata accrescendo il suo status e la sua fama, attirando migliaia di visitatori – 30.000 in media ogni anno – più di 130 case editrici da tutto il Paese, scrittori nazionali e internazionali, ma anche musicisti, artisti e operatori culturali che hanno arricchito il programma di cinque giorni. Set della manifestazione è Piazza Marina, al centro di un progetto di valorizzazione territoriale portato avanti da un organismo no profit che mira a farne come Distretto Produttivo, Culturale e Turistico di qualità.
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Parco del Lago Trasimeno
Nel marzo del 1995 veniva istituito il Parco del Lago Trasimeno, il più grande dei parchi regionali umbri con 13.000 ettari di superficie comprendenti le tre isole al centro dello specchio d’acqua. Nell’insieme, una realtà di rilevante importanza naturalistica, storica e artistica, da scoprire con escursioni guidate o scegliendo come meta uno degli incantevoli borghi rivieraschi: Castiglione del Lago, Magione, Panicale, Tuoro sul Trasimeno e Passignano sul Trasimeno, il cui territorio è posto sotto tutela insieme a quello delle Isole Polvese, la più estesa, utilizzata come centro didattico e di studio ambientale, Maggiore, la seconda in ordine di grandezza, e Minore, di proprietà privata. Circondata dalle dolci colline umbre, l’area del parco ha da sempre rappresentato per l’avifauna acquatica un’importante meta per la sosta e la riproduzione, e per le specie ittiche un habitat ideale per vivere e proliferare. Cosa che sanno bene i pescatori, figure che da queste parti hanno un che di sacro, essendo i veri custodi dei segreti di questo scrigno naturalistico. E in particolare delle isole.
L’isola Polvese è dal 1973 Parco Scientifico-Didattico per la ricca flora e fauna che ricopre i suoi 70 ettari. Conserva inoltre importanti memorie storiche, quali la Chiesa di San Secondo, il Monastero Olivetano, la Chiesa di San Giuliano e un Castello del XIV secolo recentemente restaurato. Altra curiosità è il Giardino delle Piante acquatiche detto anche Piscina Porcinai, realizzata alla fine degli anni 50 dall’architetto Pietro Porcinai. Si tratta di una piscina della profondità di 5,30 metri alimentata dalle acque del Lago Trasimeno e completamente scavata nella roccia, attorno alla quale si trovano alcuni ninfei con piante acquatiche sia autoctone che alloctone. Un vezzo architettonico immerso in una natura selvaggia.
Dell’Isola Maggiore si intuisce già tutto dai numeri: 24 ettari di superficie, 309 metri di “quota” e 2 km di costa a circoscrivere un fazzoletto di terra ricoperto in gran parte da macchia mediterranea e popolato da una decina di persone o poco più. A differenza delle altre due isole del Lago Trasimeno, qui si trova l’unico villaggio isolano ancora abitato stabilmente, eco di quella che nel XIII secolo era una fiorente comunità di Frati minori, tanto nota da aver ospitato per un certo periodo San Francesco. Belle anche la Chiesa di San Salvatore, il rudere della chiesetta monastero delle Suore di San Leonardo, la Chiesa di San Michele Arcangelo e il borgo medievale rimasto fermo a qualche secolo fa. Si coglie uno spirito di attaccamento alle tradizioni del passato anche nel Museo del Merletto, dove sono esposti manufatti creati con “pizzo di Isola” o “pizzo d’Irlanda”, arte certosina vanto delle donne isolane.
Infine, l’Isola Minore, appendice della Maggiore, a soli 470 metri di distanza, è la più vicina a Passignano sul Trasimeno, sulla costa. Pini e lecci e una colonia di cormorani sono l’aspetto principale che si coglie di questa terra, abitata da una piccola comunità fino al XV secolo e oggi proprietà privata di qualche fortunato che può godere di tanta bellezza in totale relax.
Cave di marmo
Man mano che ci si avvicina a Carrara, il bianco nitido delle cave di marmo si fa più evidente, disegnando linee geometriche sul fianco delle Alpi Apuane. Poi, una volta in città, ci si accorge che qui il marmo bianco che ha reso celebre nel mondo questo angolo di Toscana è ovunque, impiegato come comune materiale da costruzione. Lo si trova persino nei bar, usato per i tavolini, i portacenere, i sottobicchieri e così via, e in tutte le case, anche le meno appariscenti, come soglia dei portoni o per i davanzali, i gradini e così via. Qui si vive di marmo, letteralmente, perché non c’è famiglia che non abbia qualcuno immerso nel mondo a sé stante delle cave. Materia prima preziosa sfruttata già ai tempi dei romani, che venivano qui per scegliere i migliori filoni e costruirci poi monumenti straordinari giunti anche a noi. L’attività estrattiva conobbe il maggiore sviluppo sotto Giulio Cesare, nella seconda metà del I a.C., periodo in cui l’esportazione avveniva tramite il porto di Luni, da cui deriva la dizione “marmo lunense. Ben nota è invece la predilezione che Michelangelo ebbe per il marmo di Carrara, che veniva fin qui per scegliere personalmente i blocchi migliori, da cui trarre poi capolavori come il David esposto in Piazza della Signoria a Firenze. Sulle sue orme, anche numerosi grandi artisti di arte contemporanea fanno lo stesso, scegliendo direttamente in cava il pezzo adatto a ciò che la loro creatività vede già.
Le cave possono essere di due tipi: chiuse e a cielo aperto, e con il passare del tempo, più vengono sfruttate più assomigliamo a gradinate di anfiteatri. Chi volesse vedere da vicino ciò che significa il lavoro in cava, può prenotare un’escursione guidata, durante la quale c’è modo di apprezzare le diverse tipologie di marmo e di conoscere le tecniche estrattive, da primitivi cunei di legno, al sistema della “tagliata” dei romani, al rivoluzionario “filo elicoidale”, all’attuale filo “diamantato”, tanto veloce quanto pericoloso.
La Via di Francesco
Cinquecento km in tutto, da La Verna in Toscana fino a Roma. La Via di Francesco è dedicata a tutti coloro che vogliono ripercorrere, passo dopo passo, opere e gesta del “Poverello di Assisi”, in un iter spirituale che attinge valore anche dalla bellezza e dalla serenità sprigionata dai luoghi in cui si fa tappa. Due i percorsi principali: La Via del Nord – 200 km in 10 tappe a piedi, 7 in bicicletta – e la Via del Sud – 300 km in 18 tappe a piedi, 11 su due ruote.
La natura selvaggia del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi avvolge il Santuario de La Verna, punto di partenza della “variante Nord”, ma soprattutto uno dei luoghi più amati da San Francesco. Si lascia alle spalle la Toscana alla volta dell’Umbria, attraverso le colline dell’Alta Valle del Tevere, toccando i centri di Citerna, Città di Castello e Pietralunga. Gubbio, con il suo ricco patrimonio d’arte e natura che invita alla sosta, evoca il ricordo del primo pellegrinaggio del Santo, lasciando poi riprendere la strada verso Valfabbrica. Una teoria di dolci colline porta ad Assisi, città che nel 1182 gli diede i natali e che dal 2000 è Patrimonio dell’Umanità, insieme alla Basilica di San Francesco, dove è conservato il sarcofago con le sue spoglie, alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, custode della Porziuncola – la piccola chiesa in cui il Poverello avrebbe compreso la sua vocazione – , e agli altri siti a lui legati nei dintorni.
La “variante Sud” parte da Roma e segue il corso del Tevere. Dopo aver attraversato la campagna romana, la Sabina e la Valle Santa di Rieti, si giunge al Lago di Piediluco, già in terra d’Umbria, e si attraversa la Valnerina, toccando i caratteristici borghi di Arrone, Ferentillo e Ceselli, e dopo aver visitato il Bosco Sacro e il Santuario francescano di Monteluco, si giunge nella Valle di Spoleto. Qui, il tempo scorre fra una visita alla città del Festival dei Due Monti, e i vicini centri di Poreta, Trevi – celebre per la Cascata di Comunacque sui monti Simbruini – e le medievali Foligno e Spello. Ultima tappa, Assisi, là dove il senso del viaggio si sublima anche negli affreschi di Giotto e Cimabue, nella Basilica dove dal 1230 il Santo riposa.