Come tutte le gare che si rispetti, è prevista anche una rivincita. La Giostra della Quintana di Foligno si divide infatti in due momenti diversi: la sera del secondo o terzo sabato di giugno si svolge la giostra della sfida, mentre nel pomeriggio della seconda o terza domenica di settembre la giostra della rivincita. Dieci cavalli e cavalieri si sfidano ciascuno per conto di uno dei rioni di Foligno, rievocando un fatto di cronaca del 1613. La Giostra della Quintana è rinata nel 1946 e da allora è sempre più seguita e apprezzata dal grande pubblico. La sera che precede la giostra, va in scena il corteo storico, con centinaia di figuranti agghindati con abiti del periodo barocco confezionati dalle sartorie rionali: il porta-targhe, il Gruppo Politico, il Gruppo Nobiliare, il Gruppo Equestre, il Comitato Centrale sfilano per le vie del Centro Storico, arrivando in Piazza della Repubblica, dove viene letto il bando di gara e i cavalieri vengono iscritti al torneo cavalleresco ricevendo la benedizione del vescovo.
Business area: Produzioni DOP
Palazzo Vitelli alla Cannoniera – pinacoteca comunale
“Affinché non perisse la memoria del loro nome e del loro valore” in città. Il luogo in questione è Città di Castello, dove fra il 1521 e il 1532 fu costruito Palazzo Vitelli alla Cannoniera, voluto da Paola dei Rossi di San Secondo di Parma e dal marito Alessandro Vitelli, condottiero al servizio dei Medici, con l’intento di perpetrare la gloria della propria casata. Il progetto fu affidato a due dei maggiori architetti dell’epoca, Antonio da Sangallo il Giovane e Pier Francesco da Viterbo, mentre la facciata decorata a graffito fu realizzata su disegno niente meno che di Giorgio Vasari.
Un edificio che quindi non passava inosservato, anche per la presenza di un giardino esotico che in breve tempo si guadagnò una certa fama in tutta Europa. La fortuna di Palazzo Vitelli alla Cannoniera si deve anche al fatto che fra i numerosi proprietari succedutisi ci fu un certo Elia Volpi, ricco antiquario e abile restauratore che nella seconda metà dell’800 ne ripristinò l’antico splendore, appena prima che l’edificio fosse donato alla città perché diventasse sede della Pinacoteca Comunale. Duccio di Buoninsegna, Luca Signorelli, Raffaello, Ghirlandaio, Antonio Vivarini, Giusto di Gand, Raffaellino del Colle, Pomarancio… Sono solo alcuni dei Maestri del Rinascimento autori delle opere di cui oggi la Pinacoteca di Città di Castello si può fregiare, impreziosita da mobilio proveniente da chiese e conventi locali e dai meravigliosi affreschi di Cristofano Gherardi, detto il Doceno, e di Cola dell’Amatrice con motivi raffiguranti le imprese di Annibale, Scipione, Cesare e Alessandro Magno, volute da Alessandro Vitelli a celebrazione delle proprie doti militari.
Chiesa di Santa Maria della Consolazione
Sull’altare maggiore del Tempio di Santa Maria della Consolazione a Todi si trova l’antica immagine de La Madonna con Bambino e Lo sposalizio di Santa Caterina d’Alessandria. Un “dettaglio” artistico che potrebbe sfuggire a un occhio distratto dalla curiosa pianta centrale dell’edificio, a croce greca chiusa da tre absidi poligonali e uno semicircolare. Una struttura architettonica complessa cui, a partire dal 1508, hanno contribuito importanti artisti rinascimentali: Cola di Matteuccio da Caprarola, Ambrogio da Milano, Antonio da Sangallo il Giovane, Jacopo Barozzi detto “Il Vignola” e Baldassarre Peruzzi, e secondo alcuni persino un Donato Bramante ultrasessantenne.
Ma è l’immagine la vera “star” di questo tempio appena fuori le mura perimetrali della città: secondo un’antica leggenda, sarebbe stata infatti rinvenuta sporca e coperta di ragnatele da un muratore in una cappella in rovina nel centro storico medievale. L’uomo l’avrebbe pulita con un fazzoletto, con cui poi si sarebbe asciugato la fronte, guarendo all’istante da una grave malattia a un occhio. A ricordo di ciò, ogni anno a Todi l’8 settembre si celebra la Festa della Natività della Beata Vergine Maria, nota anche come Festa della Consolazione, seguita da spettacolari fuochi d’artificio.
Piani di Castelluccio di Norcia
Quella dei Piani di Castelluccio rivestiti di un tappeto di fiori variopinti è forse una delle immagini più iconiche del Centro Italia. La rigogliosità dell’area si deve anche all’origine carsico-alluvionale dell’Appennino Umbro-Marchigiano, dove i tre altopiani si innestano: il Pian Piccolo e il Pian Grande, in provincia di Perugia, quest’ultimo di 7 km per 3, che ne fanno il più vasto altopiano carsico d’Italia dopo quello del Fucino, e il Pian Perduto, in provincia di Macerata. Situati a circa 1.350 m s.l.m., insieme ricoprono una superficie di 15 km², tuttora interessata da fenomeni carsici, conosciuti dagli abitanti locali come Mergani, profondi inghiottitoi che solcano la piana principale e drenano le acque meteoriche in falde idriche sotterranee.
La stagione migliore per visitare i Piani di Castelluccio è quella della Fioritura, tra maggio e giugno, che trasforma il comprensorio in una distesa di papaveri, fiordalisi, margherite e le celebri lenticchie di Castelluccio. Anche i seminativi sono caratterizzati da una ricca fioritura, che convive con quella delle specie spontanee. Data la sua conformazione, la zona è quindi una perfetta meta per appassionati di trekking, equitazione e mountain bike, oltre che di addicted degli sport d’aria, deltaplano e parapendio in testa.
Umbria Jazz
Il primo concerto in assoluto di Umbria Jazz si tenne a Villalago a Piediluco, in provincia di Terni, il 23 Agosto 1973, e sul palco c’erano gli Aktuala e l’orchestra di Thad Jones e Mel Lewis, con una giovanissima Dee Dee Bridgewater che all’epoca muoveva i primi passi. Deus ex machina di quell’evento fu un certo Carlo Pagnotta, commerciante perugino appassionato di jazz, oggi considerato il “padre” di Umbria Jazz.
Dopo quella prima magica serata, si capì che quello non poteva rimanere un caso isolato. Così, in breve, oltre al teatro naturale di Villalago, anche piazza del Popolo a Todi, piazza IV Novembre a Perugia, il teatro romano a Gubbio, la fortezza dell’Albornoz a Spoleto e piazza San Francesco a Umbertide divennero location di concerti open air. I primi anni, l’Umbria Jazz aveva questa formula, itinerante e gratuita, che toccava alcuni dei luoghi più suggestivi del “cuore verde dell’Italia”, trasformati per una notte in palcoscenico dei più grandi artisti jazz del mondo. Una formula che piacque così tanto da creare seri problemi logistici in tutta la Regione, presa d’assalto da appassionati del genere. C’è ancora chi ricorda che un anno, Count Basi, travolto dalla folla, non riuscì a raggiungere il palco e dovette rinunciare a fare il concerto.
Dal 1982, la manifestazione prende le sue sembianze attuali, diventando stanziale e trasformando il centro storico di Perugia in un unico grande music set, dove per dieci giorni, sempre nel mese di luglio, si avvicendano i più grandi artisti internazionali. E non solo di jazz ortodosso, ma anche black music con divagazioni nel pop-rock, come testimoniano le apparizioni di Elton John, Carlos Santana ed Eric Clapton.
Ex Ferrovia Spoleto Norcia
Quando nel 1926 fu inaugurata la Ferrovia Spoleto – Norcia, l’Umbria poteva dire di vantare una delle opere ingegneristiche più avanzate dell’epoca: una linea elettrificata a scartamento ridotto, che per decenni fu il mezzo più rapido e sicuro per muoversi tra Spoleto, la Valnerina e Norcia, collegate in due ore. Con la chiusura della linea nel 1968, la ferrovia cadde in disuso, fino a quando nel 2014 non si è pensato di trasformare questo simbolo della tecnologia del Novecento in un esempio di mobilità dolce. A oggi, 34 km sui 52 totali della linea, con tanto di viadotti, gallerie elicoidali e stazioni Liberty, sono stati ripristinati e messi in sicurezza, per garantirne la fruibilità e permettere di godere di paesaggi incantevoli. Il contesto è infatti quello del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e numerosi sono i Siti Natura 2000 attraversati.
Museo Capitolare e Area Archeologica della Cattedrale di San Lorenzo
Perugia, Piazza IV Novembre. Quasi uno “stargate” ai duemilacinquecento anni di storia del capoluogo umbro. Si varca la soglia del Museo Capitolare e Area Archeologica della Cattedrale di San Lorenzo e si ha accesso a un vero e proprio percorso archeologico che permette di scoprire, uno dopo l’altro, gli edifici qui sotto conservati. Un iter fisico che corre parallelo alla storia, in un continuum che va dagli edifici sacri e civili di epoca umbra e passa poi a quelli etruschi e romani, fino ai resti della cittadella medievale. Partendo dall’alto, si incontrano il Palazzo dell’amministrazione pubblica nel medioevo comunale, il podio del tempio etrusco, il grande salone medievale, il grande muro etrusco di terrazzamento, la case della torre bizantina, la strada etrusco-romana e una casa romana.
Centro visitatori INGV delle isole Eolie, Stromboli
L’acronimo INGV indica l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che dal 1998 a Stromboli vuol dire un punto di riferimento per rimanere informati in tempo reale sulle attività sismiche sull’isola e nell’arcipelago eoliano al largo della Sicilia. Lungo la Via Marina, poco distante dal porticciolo di Stromboli, si trova la sede dell’INGV che comprende un piccolo museo e una foresteria a disposizione dei ricercatori e del personale dell’istituto stesso. Tre gli ambienti aperti alla visita: la Sala 1, dove si possono consultare numerose informazioni sul vulcano e visionare i collegamenti diretti alle stazioni sismiche installate sul vulcano e alle webcam installate in prossimità dei crateri. La Sala 2, dedicata alla proiezione di filmati sull’attività vulcanica di Stromboli, e la Sala 3, che contiene anche un pannello informativo sull’attività della Protezione Civile a Stromboli. Fra i progetti dei Centri Visitatori di Stromboli e Vulcano c’è inoltre “ilVulcanoinforma”, incentrato sulla divulgazione scientifica e con l’obiettivo di accogliere e informare i visitatori sul vulcanismo eoliano e sui rischi ad esso connessi. Qui si possono anche trovare mappe, brochure e materiale utile per esplorare l’isola in tutta sicurezza.
Via della Lana e della Seta
Da Piazza Duomo a Prato a Piazza Maggiore a Bologna, 130 km che tracciano la “Via della lana e della seta”, un percorso trekking che tocca borghi, cime e vallate in un cammino che unisce due centri storici di grande valore. Inaugurata nel giugno del 2018, la “Via della lana e della seta” è un omaggio alle tradizionali produzioni delle due città: da una parte Bologna, per secoli capitale della seta; e dall’altra Prato, capitale del distretto della lana e del tessile. Nei dintorni di Prato si fa tappa presso gli impianti idraulici del Cavalciotto e del “Gorone” di Santa Lucia, lungo il fiume Bisenzio, un’area che di recente è diventata oggetto del progetto “Riversibility – il parco fluviale del Bisenzio” che porterà alla costituzione di una zona verde sul lungo fiume ideale per le attività all’aria aperta alle porte della città. Sul massiccio della Calvana invece, si ha la possibilità di ammirare da vicino alcuni esemplari di razza bovina “Calvana” e poco oltre, su Poggio Corolla, di cavalli allo stato brado. A Vaiano non si può non fare sosta nella bella Badia di San Salvatore, un gioiello architettonico di epoca longobarda. A Vernio è la volta della famosa Badia di Montepiano, risalente alla fine dell’anno mille e situata nei pressi del romitorio del beato Pietro. Qui, si apre infine il Parco Memoriale della linea Gotica, altra meta per appassionati di outdoor.
Porto Turistico Taranto
Taranto, Borgo Antico. Quell’isola di mezzo fra il Mare Piccolo e il Mare Grande, dove si concentrano la maggior parte delle emergenze storico-culturali, come per esempio il magnifico Castello Aragonese, simbolo del capoluogo pugliese, di proprietà della Marina Militare. A pochi passi da qui, è invece la nautica da diporto che prende il sopravvento con il Porto Turistico del Molo Sant’Egidio, accessibile a 254 imbarcazioni fino a 60 metri. A disposizione dei naviganti in transito, posti fissi e galleggianti, alaggio, piazzali di rimessaggio, parcheggi e aree verdi, bar e ristoranti e un punto informazioni dove si possono ricevere tutti i consigli del caso per scoprire le molte bellezze della “città dei due mari”.
Sul vicino Molo San Cataldo sono invece in dirittura d’arrivo i lavori per la nuova stazione marittima “Falanto Port Center”, avveniristico nella sua struttura architettonica dalle linee minimali, così come nei servizi predisposti per croceristi e turisti in transito. Al suo interno, anche un auditorium polifunzionale, sala convegni e spazi polifunzionali per attività espositive e didattiche per la promozione della cultura marittima.